Dmitrij Muratov (Kujbyšev, 30 ottobre 1961)
Dopo l’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio 2022, Muratov ha pubblicato due edizioni del suo giornale sia in russo che in ucraino e ha affermato che il suo giornale avrebbe sfidato le regole del cane da guardia dei media russi che, secondo lui, avrebbero portato a una situazione in cui si sarebbero potute segnalare solo le dichiarazioni del governo russo. La legge prevede che i media non diffondano consapevolmente notizie “false”, con la Federazione Russa che decide qual è la verità, “al fine di proteggere gli interessi della Federazione Russa e dei suoi cittadini e mantenere la pace e la sicurezza internazionale”. Il 28 marzo 2022 il quotidiano ha sospeso le sue attività di stampa dopo aver ricevuto un secondo avvertimento da Roskomnadzor; il 6 aprile 2022 è stata lanciata da Riga una versione straniera del giornale (Novaja Gazeta Europa) per evitare la censura. Il 7 aprile 2022 Muratov è stato attaccato da uno sconosciuto e coperto di vernice rossa mentre era su un treno da Mosca a Samara, presumibilmente come atto di sostegno alle truppe russe. Secondo le agenzie di intelligence statunitensi, l’attacco è stato organizzato dai servizi di intelligence russi.
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REPUBBLICA.IT — 22 GIUGNO 2023
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Nell’inferno Russia Putin ha cancellato una generazione
di Dmitrij Muratov
Il direttore di “Novaja Gazeta”, Premio Nobel per la Pace 2021, ha parlato al Global Media Forum di Bonn. Ecco cosa ha detto
Vivo e lavoro a Mosca e non ho una versione “export” del mio intervento. Dato che la parola “guerra” è vietata in Russia, ma la parola “inferno” ancora no, userò la parola “inferno”.
La procura generale russa ha riconosciuto l’associazione di avvocati Agora come organizzazione “non grata”, vale a dire “nemica del popolo”. Chi collabora con essa rischia di finire in prigione. Ciò significa che le centinaia di persone che Agora difendeva possono rimanere senza avvocati. Mentre volavo fin qui, è iniziato un altro processo contro il leader e politico dell’opposizione Aleksej Navalnyj. Viene processato in prigione. Rischia diversi decenni di carcere per la sua attività politica. Il processo è chiuso alla stampa.
Dal 2012 il numero dei processi a porte chiuse è aumentato di 25 volte. E il numero di assoluzioni nei tribunali russi è di circa lo 0,001 per cento. È uno dei risultati di quella che viene definita “operazione militare speciale”. Lo smantellamento del sistema giudiziario. L’operazione continua, ma molti dei suoi risultati sono già chiari. Ve ne citerò alcuni.
Ucraina e Russia non potranno mai più convivere. I loro popoli non saranno mai più popoli fraterni.
Un altro risultato. In Russia è stata fatta una grande scoperta geografica. La Russia non è più Europa. La finestra sull’Europa è chiusa ed è stata sbarrata.
Un altro risultato. In Russia è cambiato Dio. La Chiesa ortodossa russa ha sostenuto l’operazione militare speciale e ha iniziato a promuovere la propaganda della morte. Il comandamento “Non uccidere” sarà presto riconosciuto come errato. La morte per il proprio Paese, non la vita per il proprio Paese: è questo il nuovo credo.
Ecco una citazione di un esponente di chiesa. Spiega alle madri perché piangono quando viene consegnato loro il corpo del figlio ammazzato.
L’arciprete Vasiliev dice: «Se non aveste usato contraccettivi, avreste avuto più di un figlio e quindi non sarebbe stato così terribile perderlo». Viene detto in tv. Nel frattempo il sacerdote Joann Koval è stato ridotto allo stato laico perché nella sua preghiera aveva sostituito la parola «vittoria» con la parola «pace». Presumo che padre Joann si sia allontanato dalla Chiesa, ma si sia avvicinato a Dio.
Un altro risultato. La scomparsa di una generazione. La nuova generazione, nata sotto Gorbaciov e poco dopo, non è pronta a sacrificarsi. Sta costruendo il suo futuro, mentre le autorità russe stanno cercando di migliorare il passato. Molti hanno lasciato la loro patria, molti l’hanno fatto per sempre. Tra 700mila e un milione di giovani hanno lasciato la Russia. Non vogliono uccidere. E non vogliono essere uccisi. Hanno bisogno di aiuto. Possono essere elencati nella Lista Rossa delle specie da conservare, invece di ritrovarsi con le carte bancarie bloccate.
Ora segue la domanda più difficile.
Me la chiedono spesso. Perché i russi tacciono? Perché non si ribellano? Possibile che tutti i russi siano schiavi?
Non mi sottraggo a questa domanda e chiedo a mia volta. Dove poter parlare? Dove poter protestare? Le manifestazioni sono vietate. Ci sono 600 prigionieri politici nelle carceri. Ci sono 20mila casi aperti contro i sostenitori della pace, 300 media non statali sono stati chiusi. Non c’è un solo deputato in Parlamento che si pronunci per la pace. Quelle persone in prigione meritano rispetto, compassione e desiderio di aiutarle. Sono venuto qui a raccontare alcune brevi storie.
Sette anni di carcere per una parola di sei lettere che non può essere pronunciata in Russia — si tratta della prima parola del romanzo di Lev Tolstoj, dove la seconda è “pace”: è quanto ha ricevuto il deputato locale Aleksej Gorinov. Ha 61 anni. È uno scienziato. Ha gravi problemi di salute. Pensava che si potesse dire che, quando c’è un conflitto sanguinoso, non è il momento di organizzare concorsi di disegni per bambini. E per questo ha ricevuto sette anni di carcere. Poco prima di questa condanna, aveva raccolto per strada un cane randagio. Dopo la sua condanna, il cane non ha permesso a nessuno di avvicinarglisi ed è morto di angoscia e fame. È appropriato che io, durante questa terribile tragedia, parli di un cane? Sì. Perché in questa storia gli animali hanno sentimenti più nobili dei giudici e dei carnefici.
Il politico Vladimir Kara-Murza è stato condannato a 25 anni di galera. È uno dei promotori del Global Magnitsky Act che ha introdotto sanzioni contro funzionari russi corrotti, tra cui il giudice Sergej Podoprigoro. Entro in aula. Il processo è a porte chiuse, ma io sono un testimone. Entro in aula e sapete chi vedo? Il giudice Podoprigorov. È lui a condannare Kara-Murza a 25 anni. Kara-Murza non riesce a stare in piedi, ha perso 20 chili. In un anno non gli è stata data nemmeno la possibilità di chiamare i suoi tre figli, nemmeno una volta.
Lilia Chanysheva. È una bella donna di 40 anni. La sua colpa è che si occupava di politica presso la sede di Navalny. Non ha ucciso nessuno, non ha rubato, non è una stupratrice. Nella sua “ultima parola”, Lilia ha detto: «Se mi mettono in prigione, non avrò più il tempo di dare alla luce un bambino. Datemi una chance di diventare mamma». Il giudice Bekchurin non ha dato a Chanysheva questa chance. È stata condannata a 7 anni e mezzo.
La crudeltà ora è il patriottismo di Stato, il male è un atto di valore. Zhenja Berkovich e Svetlana Petrijcjuk sono state buttate dietro le sbarre con l’accusa di terrorismo. La loro opera teatrale aveva ricevuto il più alto riconoscimento teatrale in Russia. Ma un esperto ha scritto che erano «contro lo stato androcentrico della Russia». Cos’è uno stato androcentrico? È uno stato maschile. Il femminismo e il pacifismo sono riconosciuti come un crimine. Rischiano una pena enorme.
Qualcuno oggi mi ha chiesto: ma le repressioni sono già su larga scala come sotto Stalin? No, certo, in termini di numero di arresti, figuriamoci di esecuzioni, certamente no. Ma la repressione ha una peculiarità. Repressione significa che nessuno sa chi verrà preso stanotte.
Adesso c’è una lotta per il futuro. È in corso una battaglia su come sarà la società. Chi vincerà: la giunta o i cittadini liberi. Il programma della giunta è stato formulato, forse, dal popolare capo di una compagnia militare privata, Evgenij Prigozhin.
Vi rammento il suo programma, lo ha enunciato:
«Basta costruire ponti e teatri. Tutta la Russia deve lavorare nell’industria della difesa. Per un certo periodo, la Russia deve diventare la Corea del Nord. Occorre far tornare i figli dell’élite dall’estero in Russia. Indire la mobilitazione generale. Chiudere i confini». È un programma da giunta militare, ma sarà un nuovo tipo di giunta. Apparirà senza il rovesciamento del presidente in carica. Ci sarà un colpo di Stato senza cambio di potere.
Non è vero che nessuno sostiene Putin. La vecchia generazione sì che sostiene Vladimir Putin. È una generazione di vecchi abbandonati che vogliono di nuovo sentirsi vivi, che vogliono di nuovo contribuire alla grandezza della loro patria. Putin lo sa bene.
Ma chi è che si oppone all’eventuale giunta? Solo poter dire la verità può opporre resistenza agli uomini armati che rivendicano il potere.
Avremo o meno la possibilità, come disse il soldato Švejk (protagonista dell’omonimo libro di Jaroslav Hašek, ndt) di incontrarci alle «ore sei di pomeriggio dopo la guerra»? Quando verrà questo “dopo”? E avremo una tale possibilità? Almeno viviamo da cristiani quel tempo che rimane. Forse allora avremo le nostre «ore sei di pomeriggio dopo la guerra».
— Traduzione Aleksej Larionov
E’ agghiacciante la descrizione della società russa fatta dal direttore di “Novaja Gazeta”.