GILBERT GARCIN ( LA CIOTAT, 1929 –2020 ) — un fotografo autodidatta che inizia a oltre sessant’anni — sembra “ricordare a volte il teatro dell’assurdo di Ionesco ” o certi quadri di Magritte — come di altri surrealisti

 

scoperto da tiziana campodoni  @tizianacampodon- 9.28 – 12 aprile 24

 

 

Nato a La Ciotat, in Francia, nel 1929. Dopo aver trascorso gran parte della sua vita gestendo una fabbrica di lampade, si ritira dall’attività nel 1993 e scopre, da autodidatta, la forte passione per la fotografia. Dopo uno stage ad Arles, inizia a utilizzare il fotomontaggio attraverso il quale rappresenta le più disparate situazioni e paesaggi surreali. Dopo uno stage ad Arles, inizia a utilizzare il fotomontaggio attraverso il quale rappresenta le più disparate situazioni e paesaggi surreali. Il suo stile è singolare: le sue piccole messe in scena teatrali hanno in comune la derisione, l’assurdità e un umorismo umanoide che talvolta ricorda il teatro dell’assurdo di Eugène Ionesco. Le sue opere sono state esposte in Europa e nel mondo in numerose mostre, fiere e festival di fotografia. In occasione del suo ottantesimo compleanno Postcart e Filigranes hanno pubblicato una retrospettiva del suo lavoro nel libro fotografico Mister G.

 

 

 

 

     

 

DA:

https://www.postcart.com/catalogo/autore/19/gilbert-garcin

 

 

 

Gilbert Garcin

 

 

 

 

Le immagini meditative di Gilbert Garcin colpiscono per il loro potere simbolico e la loro sapiente miscela di umorismo e gravità.

 

 

 

Gilbert Garcin, Upward, 2012, stampato nel 2013, fotografia alla gelatina d’argento

 

 

 

Attraverso le scene poetiche e filosofiche di Garcin , ci permette di diventare migliori osservatori della nostra condizione umana; parla di tutti mentre racconta di sé. Considerando il lato nascosto della vita e sollevando domande su aspetti della vita, come la transitorietà della nostra esistenza o la tenacia necessaria per andare avanti, Garcin si propone come modello dell’uomo comune per offrire una risorsa per la meditazione sulle piccole cose della vita. assurdità e il significato della condizione umana.

 

 

 

 

 

Queste composizioni profonde e magistrali provengono da un venditore di luci marsigliese che si è avvicinato per la prima volta all’arte fotografica alla tarda età di 65 anni. Ora, all’età di 83 anni, Garcin continua a produrre arrangiamenti semplici e minimalisti senza l’ausilio di alcuna tecnologia digitale.

 

 

 

Diogene o della lucidità

2005, stampato nel 2013
Fotografia alla gelatina d’argento

 

Il suo lavoro è incluso nelle collezioni del Fonds National pour l’Art Contemporain di Parigi, della Maison Européenne de la Photographie di Parigi e del Fonds Communal pour l’art Contemporain di Marsiglia, tra gli altri. Scatenando sempre una serie di emozioni, gli autoritratti di Garcin di un uomo comune alle prese con una varietà di situazioni kafkiane parlano di verità che riguardano tutti noi.

 

 

 

 

La rottura

2009, stampato nel 2010
Fotografia alla gelatina d’argento

L’heure Exquise (L’ora squisita)

2006, stampato nel 2013

Fotografia alla gelatina d’argento

Guardando la pittura contemporanea

2005, stampato nel 2013

Fotografia alla gelatina d’argento

Niente è perfetto

2007, stampato nel 2013

Fotografia alla gelatina d’argento

 Girare una nuova pagina

2004, stampato nel 2010
Fotografia alla gelatina d’argento
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  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara : l’unica foto che mi dà l’idea di entrare nell’immagine è ( in italiano ) “La rottura” in cui due presunti coniugi, comunque una coppia uomo- donna, già di età, sono appesi ad un filo che al minimo movimento potrebbe travolgerli. Mi sembra addirittura l’essenza di un rapporto quasi con chiunque, anche amici, rapporti di lavoro ecc. parenti ” stretti ” ( sempre ): perché no ? Il proverbio ” parenti-serpenti ” c’è sempre.

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