Mauro Biani @maurobiani – 17.14 — 13 aprile 24 — — assai bella, come sempre grazie ! + 2 note del blog

 

 

#media #governo #minculpop
Ministero della cultura popolare.
Sorridi. E se sei un giornalista triste, in galera.
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nota 1

MINICULPOP = Ministero della Cultura popolare

 

 

Nell’Italia fascista, dicastero istituito nel 1937, quando il ministero della Stampa e della propaganda cambiò denominazione per assumere quella di m. della C.p., più adeguata alle ambizioni totalitarie del fascismo nella seconda metà degli anni Trenta. La sua origine è legata a un biennio cruciale della storia del fascismo, tra il 1934 e il 1936, ed è ispirata dall’esperienza dell’organizzazione della cultura nella Germania nazista, dove J. Göbbels aveva fondato il Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda. Le esigenze crescenti di organizzazione e direzione dell’opinione pubblica, la preparazione della guerra d’Etiopia e la proclamazione dell’impero spinsero l’apparato propagandistico del regime in direzione di una forte centralizzazione del controllo nel campo della comunicazione. L’antico ufficio stampa del presidente del Consiglio venne così elevato al rango prima di sottosegretariato per la stampa e la propaganda e poi di ministero, fino a questa nuova denominazione. Capo dell’ufficio stampa era stato fin dal 1933 G. Ciano, genero di Mussolini e uomo di primo piano del regime fascista. Nel 1937, il primo ministro della Cultura popolare fu D. Alfieri, già viceministro di Ciano alla Stampa e propaganda. Durante la Seconda guerra mondiale, il ministero esercitò il suo ferreo controllo sull’informazione e, più in generale, sul sistema della comunicazione culturale, a stretto contatto con le autorità tedesche in Italia. Fu soppresso il 3 luglio del 1944 dal governo Badoglio.

 

 

 

 

nota 2

articolo 21 della Costituzione

 

L’articolo 21 della nostra Costituzione sancisce la libertà di parola e di stampa, questo significa che nessun cittadino italiano può essere perseguitato per aver reso pubbliche le proprie idee. Infatti in una società democratica non basta la libertà di parola, è indispensabile la possibilità di manifestare il proprio pensiero.

Il dibattito culturale, etico e politico non deve trovare limitazioni: il modo più semplice per avere la meglio su un avversario politico è proprio quello di impedirgli di parlare e far conoscere le proprie idee e quindi di far credere ciò che conviene: in un paese non democratico chi ha potere potrebbe facilmente annientare l’altro quindi.

Non c’è democrazia senza libertà di manifestare le proprie opinioni ma prima è necessario avere la possibilità di creare queste opinioni. Dato che ciò avviene soprattutto attraverso i mezzi di informazione è essenziale che essi non siano concentrati in poche mani.

Nel momento in cui la Costituzione è stata scritta e approvata (emanata il 27 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948) i mezzi di comunicazione di massa erano principalmente i giornali (quotidiani e periodici) e la radio. Dagli anni Cinquanta a essi si è aggiunta la televisione e a partire degli anni Novanta Internet. Nonostante ciascuno di questi media abbia caratteristiche proprie, completamente differenti le une dalle altre, i principi sanciti dalla Costituzione possono in tutti i casi trovare applicazione senza la necessità di istituire nuove regole. Nel primo comma (tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione) si nota la lungimiranza dei padri costituenti: si fa riferimento a ogni mezzo di diffusione del pensiero, precisazione essenziale, se pensiamo che oggigiorno viviamo nell’era dei social network e che la democrazia è fortemente condizionata dal loro assetto più o meno libero e pluralistico.

L’articolo 21 si preoccupa in particolare di garantire la libertà di stampa, abolendo i controlli polizieschi di epoca fascista. Essa consiste nella libertà di diffondere notizie, giudizi, opinioni per mezzo di libri e giornali o di altri organi di informazione quali, come citato precedentemente, radio, televisione e Internet.

 

volendo, segue nel link:

https://www.liceoclassicovarrone.edu.it/index.php/saggistica/201-articolo-21-della-costituzione-italiana

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