Rete Italiana Pace e Disarmo @RetePaceDisarmo – 16.27 –6 aprile ’24 + Rete Italiana Pace e Disarmo @RetePaceDisarmo –10.08 –10 aprile 2024

 

 

“Per un 25 Aprile di Pace, nel segno del Disarmo e della Nonviolenza”

 

“Per un 25 Aprile di Pace, nel segno del Disarmo e della Nonviolenza”

 

 

 

Per questo il nostro impegno per la Pace, per il disarmo e per la nonviolenza è lo stesso impegno per la difesa della Costituzione e per i diritti universali.

Per questo rinnoviamo la richiesta ed il nostro impegno per il cessate il fuoco in Ucraina e nella Striscia di Gaza, per fermare la follia delle guerre, per il rispetto del diritto umanitario, per l’eliminazione delle armi nucleari, per condannare ogni violazione del diritto internazionale ed ogni forma di violenza contro la popolazione civile, per denunciare chi vuole delegittimare le organizzazioni umanitarie dell’Onu e quelle non governative che assistono le popolazione civili vittime dei signori della guerra.

Sono questi i motivi che ci spingono ad aderire all’appello de Il Manifesto per l’Anniversario della Liberazione: saremo a Milano il 25 Aprile con l’ANPI, così come l’ANPI è con noi nella costruzione della Pace. E lo facciamo proprio a 10 anni di distanza dall’Arena di Pace Disarmo di Verona in cui è iniziato il percorso di convergenza che ha portato alla nascita della nostra Rete e al rilancio di tutte le sue campagne su riduzione delle spese militari, disarmo umanitario, controllo della diffusione delle armi, percorsi nonviolenti di costruzione della Pace

 

 

 

10 aprile 2024– 10.08

L’aumento della #SpesaMilitare è purtroppo una tendenza davvero globale. Ma tutto questo dove ha condotto? Con il commercio di #armi ciò rende difficile il processo di crescita, di sviluppo, di #Pace, di dialogo… creando al contempo situazioni di tensione, di conflitto…

 

 

 

 

La #Legge185 del 1990 è a rischio: forse non avremo più quadro chiaro su #ExportArmi italiane proprio mentre il settore è sempre più florido Le preoccupazioni di

e la mobilitazione collettiva #BastaFavoriMercantiArmi sono su

 

 

 

@lifegate –https://www.lifegate.it/export-italiano-di-armi

 

 

La legge 185/90 è a rischio: forse non avremo più un quadro chiaro sull’export di armi italiane proprio mentre il settore è sempre più florido.

  • La relazione annuale sull’export italiano di armi conferma la crescita dei numeri: nel 2023 affari per 6,3 miliardi di euro.
  • Preoccupano le esportazioni verso Arabia Saudita, Turchia, Kuwait che contribuiscono all’attuale instabilità geopolitica.
  • L’allame di Vignara di Rete pace e disarmo: “La legge che regola l’export è a rischio, potrebbe essere l’ultima volta che abbiamo un quadro chiaro sull’export di armi”.

L’export italiano di armi vive un periodo di assoluto splendore, oggi ne abbiamo una nuova conferma, e presto potrebbe essere sottratto al controllo della società civile. Nella recente Relazione annuale sulle esportazioni di armi, presentata in Parlamento a fine marzo come previsto dalla legge 185/90 sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, sono stati evidenziati dati cruciali relativi al 2023, che confermano trend già noti ma rivelano anche dettagli importanti che ci permettono di rafforzare la comprensione dell’industria bellica italiana e dei suoi flussi finanziari.

E proprio qui sta il punto: mentre il notevole incremento del +86 per cento nell’export italiano di armi negli ultimi 5 anni era noto grazie al rapporto del Sipri, lo Stockholm international peace research institute, ora abbiamo informazioni dettagliate, per esempio, sulle banche coinvolte nell’export, sui principali paesi destinatari e sulle criticità legate a determinati scambi commerciali.

 

 

Ma dall’anno prossimo questi dati, fondamentali per innescare un dibattito pubblico su una questione dalle mille implicazioni etiche e geopolitiche come quella della vendita di armi, potremmo non averli più a disposizione. Tutto perché la legge 185/90 in questione è fortemente a rischio nelle sue fondamenta: il provvedimento è stato già depotenziato da una recente modifica in Senato, adesso la parola spetta alla Camera ma se nel secondo passaggio parlamentare non dovessero essere ripristinati alcuni punti chiave il danno, a livello di trasparenza, sarebbe notevole. A lanciare l’allarme sono in molti: l’ha fatto Banca Etica, istituto bancario che per statuto non investe in export militare, l’ha fatto recentemente anche Rete pace e disarmo, il network composta di decine di associazioni, organizzazioni, sindacati, movimenti della società civile italiana guidato da Francesco Vignarca: proprio nei giorni scorsi le associazioni sono state ascoltate in audizione alla Camera, nell’ambito dell’esame della modifica alla legge 185/90 per esprimere tutte le loro preoccupazioni.

 

Il boom dell’export italiano di armi nel 2023

 

I numeri, intanto: nel 2023, l’export italiano di armi è aumentato significativamente
raggiungendo un valore di 6,31 miliardi di euro, con un notevole incremento delle autorizzazioni individuali di esportazione, ovvero quelle effettuate dall’Italia verso singoli Paesi e su singoli prodotti: tale incremento ha superato il 24 per cento, portando le autorizzazioni a 4,766 miliardi di euro. Le licenze globali, sia di progetto che di trasferimento, per co-produzioni strutturate con Paesi Ue-Nato, dunque concesse a livello comunitario, hanno mostrato un aumento del 37%, arrivando a un valore di poco meno di 1,5 miliardi di euro. Anche se non ai livelli record del triennio 2015-2017, queste cifre confermano una crescita strutturale nell’export militare italiano.

 

Tra gli 82 paesi destinatari delle esportazioni nel 2023, emergono dati significativi che richiedono una valutazione critica. Francia, Ucraina (solo al secondo posto), Stati Uniti e Arabia Saudita si posizionano ai vertici delle autorizzazioni concesse, mentre paesi come Turchia, Azerbaijan e Kuwait destano preoccupazione per la loro situazione politica e per il coinvolgimento in conflitti o controversie internazionali che riguardano tutto il Medio Oriente. La stessa autorizzazione di esportazioni verso l’Ucraina, sottolinea Vignarca, nonostante lo stato di guerra in corso, solleva interrogativi sulla coerenza con i trattati internazionali e sul rispetto delle normative vigenti. Oltre a costituire un vero e proprio paradosso: “In tutti questi anni il Parlamento ha autorizzato più volte la cessione di armi all’Ucraina in deroga alla legge, una cosa che non serviva perché effettuata dallo Stato. Mentre invece si scopre che nel frattempo molte aziende private hanno continuato a vendere armi e materiali a Kiev, senza autorizzazioni”.

 

 

 

 

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