Ricordiamo :: ILAN PAPPE’ – La pulizia etnica della Palestina – FAZI EDITORE- 2008 – un commento di Tatiana Bertolini + PAOLA CARIDI, 31 DICEMBRE 2023 SU X ; link di PAOLA CARIDI, CISGIORDANIA E GAZA RIUNITE NELLA NABKA -LIMESONLINE, N. 11 2023 –5 Dicembre 2023 –

 

 

 

 

 

 

Ilan Pappé

La pulizia etnica della Palestina

Collana:  Le terre

Numero collana :  172

Pagine:  364

Prezzo cartaceo:  € 19

Prezzo eBook:  € 9.99

Traduzione a cura di Luisa Corbetta e Alfredo Tradardi

 

Nel 1948 nacque lo Stato d’Israele. Ma nel 1948 ebbe luogo anche la Nakba (‘catastrofe’), ovvero la cacciata di circa 250.000 palestinesi dalla loro terra. La vulgata israeliana ha sempre narrato che in quell’anno, allo scadere del Mandato britannico in Palestina, le Nazioni Unite avevano proposto di dividere la regione in due Stati: il movimento sionista era d’accordo, ma il mondo arabo si oppose; per questo, entrò in guerra con Israele e convinse i palestinesi ad abbandonare i territori – nonostante gli appelli dei leader ebrei a rimanere – pur di facilitare l’ingresso delle truppe arabe. La tragedia dei rifugiati palestinesi, di conseguenza, non sarebbe direttamente imputabile a Israele. Ilan Pappé, ricercatore appartenente alla corrente dei New Historians israeliani, ha studiato a lungo la documentazione (compresi gli archivi militari desecretati nel 1988) esistente su questo punto cruciale della storia del suo paese, giungendo a una visione chiara di quanto era accaduto nel ’48 drammaticamente in contrasto con la versione tramandata dalla storiografia ufficiale: già negli anni Trenta, la leadership del futuro Stato d’Israele (in particolare sotto la direzione del padre del sionismo, David Ben Gurion) aveva ideato e programmato in modo sistematico un piano di pulizia etnica della Palestina. Ciò comporta, secondo l’autore, enormi implicazioni di natura morale e politica, perché definire pulizia etnica quello che Israele fece nel ’48 significa accusare lo Stato d’Israele di un crimine. E nel linguaggio giuridico internazionale, la pulizia etnica è un crimine contro l’umanità. Per questo, secondo Pappé, il processo di pace si potrà avviare solo dopo che gli israeliani e l’opinione pubblica mondiale avranno ammesso questo “peccato originale”.

 

«Ilan Pappé, che conduce una battaglia radicale contro l’establishment politico e accademico di Israele, è forse il più anticonformista degli israeliani».
Mario Vargas Llosa

«Ilan Pappé è il più coraggioso, più onesto, più incisivo degli storici israeliani».
John Pilger

«Insieme all’ultimo Said, Ilan Pappé è il più eloquente narratore della storia palestinese».
«New Statesman»

«Un importantissimo contributo a una discussione che dovrà continuare. Non c’è speranza di una pace duratura in Medio Oriente finché i fantasmi del 1948 continuano a camminare».
«The Independent»

«Il “memoricidio” è la colpa principale che Pappé imputa agli ebrei a danno dei palestinesi: un coraggioso j’accuse verso i vincitori e un gesto generoso verso gli sconfitti».
Angelo d’Orsi, «La Stampa»

 

 

 

RECENSIONE :: 

segue da :

 

Zap18_16-Recensioni

PDF (storieinmovimento.org)

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Ilan Pappe, La pulizia etnica della Palestina Roma, Fazi, 2008, pp. 364, euro 19,00

 

Anche nel caso della nascita dello stato di Israele la storia di quegli avvenimenti l’hanno scritta i vincitori. Per un riesame di quei fatti si è dovuto attendere 60 anni, sufficienti perché nell’opinione pubblica si sedimentasse la visione rispondente a quella che, alla luce di ciò che è narrato nel libro, può essere definita senza dubbio propaganda sionista. Il libro di Pappe prende infatti in esame gli avvenimenti che hanno preceduto e seguito la guerra del 1948, chiamata dagli israeliani guerra d’indipendenza, e dai palestinesi “Nakba”: la catastrofe.

Le fonti della ricerca di Pappe sono soprattutto i diari di Ben Gurion, figura che ne esce notevolmente ridimensionata, se non immersa in una luce sinistra. Egli aveva in mente un piano ben preciso, ancora dieci anni prima: occupare il più possibile della Palestina cacciandone la popolazione locale, i palestinesi, con tutti i mezzi, non ultimo la violenza militare. Ecco quindi i reali rapporti tra l’Haganà, il nucleo dell’esercito israeliano, l’Irgun e la banda Stern, forze armate paramilitari, che in apparenza sfuggivano al controllo dell’Haganà, in realtà con il loro sottinteso beneplacito, che in un primo tempo si preoccupava di sconfessarli poi neanche più quello.

Così si intrecciano vili attentati nei confronti di una popolazione inerme e disposta in un primo tempo a convivere con i nuovi arrivati, per scatenare da parte loro una reazione che poi legittimasse rappresaglie, fino all’assalto ingiustificato a villaggi e alla loro distruzione.

Il caso più famoso è quello del villaggio di Dir Yassim, ma altri che sono seguiti come quello di Tantura, hanno visto un maggior numero di morti, sia fra uomini che fra donne, vecchi e bambini; assalti che avvenivano spesso di notte, durante i quali si facevano saltare le case con dentro gli abitanti e poi si minavano le macerie. Da notare come già allora i soldati fossero indottrinati a considerare i palestinesi meno che uomini, e come fossero strumentalizzate le recenti vicende della Shoà; le scarse e male armate forze arabe, che avrebbero dovuto difendere i palestinesi, sarebbero state pronte, secondo la propaganda sionista, a scatenare un nuovo olocausto, mostrando così Israele come paese aggredito e in costante pericolo, quando in realtà esso era stato da subito aggressore. La scelta dei villaggi da attaccare segue una logica geografica: creare appunto aree omogenee da un punto di vista etnico, aree che corrispondano alle zone più fertili della regione o a punti strategici. Ecco perché pulizia etnica.

In questo testo viene inoltre messa in luce la posizione a dir poco ambigua e filo sionista delle truppe britanniche, nonché il doppio gioco condotto sul piano diplomatico, in particolare all’Onu, da parte dell’entourage di Ben Gurion, che portò al rifiuto da parte palestinese di riconoscere la spartizione della Palestina.

Un libro interessante quindi, e soprattutto coraggioso, volto a far cadere tabù e luoghi comuni nei confronti di un paese, spesso presentato come l’unica democrazia della regione, in realtà abile a sfruttare situazioni sicuramente drammatiche vissute in precedenza a proprio vantaggio, a dare di sé un’immagine di vittima, lontana dalla realtà, anziché di persecutore, e che fornisce una visione reale di ciò che è stato il sionismo, ovvero uno degli aspetti più controversi del colonialismo europeo.

Tatiana Bertolini

 

 

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X- ex Twitter

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paola caridi  @invisiblearabs

13.26 / 15.31 —

31 dicembre 2023

Israele prova a chiudere il capitolo della nakba 1948 con l’espulsione (nel 2024) della popolazione palestinese da Gaza attraverso la più devastante, distruttiva guerra urbana che la storia ricordi. E prova a farlo anche in Cisgiordania. Non abbiamo nulla da dire?

Seguite il filo.

Il 70% degli appartamenti, e metà degli edifici distrutti, dice il Wall Street Journal. Trasferimento forzato di oltre la metà della popolazione verso il sud di Gaza. Bombardamento sistematico e distruzione di oltre 200 scuole, delle università, di buona parte degli ospedali, di edifici civili. Bombardamento sistematico dei panifici. Blocco dell’ingresso di cibo, medicinali, assorbenti, pannolini, qualsiasi prodotto per vivere.

Riduzione alla fame della popolazione civile, sfollata ormai nelle tende nel sud della Striscia dove si stanno già diffondendo malattie trasmissibili.

Ognuno di questi atti viene definito dallo statuto del Tribunale Penale Permanente (ICC) come un crimine di guerra, e su lo ICC ha già dichiarato di avere giurisdizione. Il Sudafrica si è nel frattempo appellato alla Corte di Giustizia Internazionale  accusando Israele di compiere un genocidio nei confronti della popolazione palestinese. Una violazione (l’attacco compiuto da Hamas dentro Israele il 7/10, in cui sono stati uccise circa 1200 persone secondo gli ultimi dati forniti dalla stampa israeliana) non giustifica un’altra violazione (la guerra su Gaza scatenata da Israele, in cui sono state uccise a oggi oltre 21mila persone, tra cui almeno 9mila bambini. Il 70% delle vittime è composta da donne e bambini).

Nessuno degli ostaggi israeliani è stato liberato attraverso la guerra che si è concentrata  sulla popolazione civile palestinese di Gaza, per l’85% sfollata, il che equivale a quasi 2 milioni di persone.

In Cisgiordania, dove non c’è nessun ostaggio israeliano, sono stati uccisi da forze armate e coloni israeliani oltre 500 palestinesi e poco meno di 5mila sono stati arrestati dal 7 ottobre a oggi.

Degli oltre 500 palestinesi uccisi nell’intero 2023, oltre 300 sono stati uccisi dal 7/10 a oggi.

Cosa vuole ottenere Israele?

Il ministro delle finanze Bezalel Smotrich è solo l’ultimo dei tanti membri del governo e della maggioranza al potere che   parla apertamente di espulsione dei palestinesi da Gaza.

Finire il capitolo del 1948 con una nuova nakba, insomma.

I paesi occidentali, USA e UE, non dicono nulla. Balbettano, tacciono, continuano a sostenere Israele facendo finta di chiedere pause umanitarie e attenzione ai civili. Questo non è neanche doppio standard: questo significa che abbiamo dimenticato cosa siano i diritti umani e civili da noi, in mezzo a noi.

Cisgiordania: la nakba è in corso, in modo capillare, da mesi anche nella West Bank. Ne ho scritto sull’ultimo numero di   @limesonline

La Cisgiordania è l’altro fronte della stessa guerra. Sia in West Bank sia a Gaza il movimento dei coloni vuole espandere la presenza, a spese della presenza palestinese. Smotrich lo ha confermato pubblicamente: gli israeliani, per lui, torneranno a popolare la Striscia, dove potrebbero rimanere al massimo 200 ca palestinesi, un decimo della popolazione. Una Grande Israele, senza palestinesi se non quelli ritenuti
‘necessari’ perché regga l’economia.

Buon 2024.

 

 

 

 

 

LIMESONLINE – N. 11 2023 –Pubblicato il

CISGIORDANIA E GAZA RIUNITE NELLA NAKBA

 

Geografia della strategia di Ḥamās nella guerra locale. Smotrich, Ben-Gvir e i rischi dell’interventismo di Israele. Rāmallāh sempre più vicina alla Striscia: il popolo palestinese ritrova un destino comune. Ma nessuno sa cosa fare della Palestina.

 

di Paola Caridi

 

Pubblicato in: Le intelligenze dell’intelligence – n°11 – 2023

Dettaglio di una carta di Laura Canali - 2023.

Dettaglio di una carta di Laura Canali – 2023.

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