ROBERTO RODODENDRO—BALLATA N. 4—- immagine scelta da mario bardelli / di bardelli, computer grafics 2017

bardelli, ballata n°4, 2017, computer graphics 4 8 17 Bx1

 

Ballata n° 4

 

Roma caotica infernale
stravolta da americani
dai selvaggi cittadini

Roma maleodorante putrefatta
invasa da cani metropolitani
da preti politicanti e questurini

Ci siamo rivisti a Borgo Pio
senza un motivo apparente
o senza un motivo per niente

Recitava il Papa quel giorno
e fra una moltitudine di gente
c’ero anch’io
anche se non c’entravo per niente

Lui era lassù e assai lontano
in alto al suo balcone
io smadonnavo poco cristianamente
su lui sul traffico su ogni accidente

Ti ho vista perché
c’eri anche tu e sembravi uguale a me
e ti ho sbattuto addosso
del tutto casualmente le mani sulle tette
forse un gesto di protezione
o un insano senso di conservazione
per me salute mentale

Ma no
gesto condizionato e tu
me l’hai abbrancato al volo
quasi facesse parte delle masse
o un cero al santo padre

come se l’aspettassi

Un punto fermo
un pilastro per la tua salvezza
un appuntamento fissato e puntuale

Me l’hai strizzato con gioia
allegramente ed io riluttante
t’ho lasciato il seno destro

per grattarmi il naso

Distratto come non ero t’ho detto
“Ciao ci si rivede”
Già
come fosse stato ieri o un’ora prima

Tu che non ridi mai o così dici
o così ti vedo
hai storto un po’ la bocca
tanto che sembrava un sorriso

Mi guardi sempre che non capisco
se mi vedi
o cosa vuoi da me
ma tanto basta io ci sono
stolido e goffo nei gesti e nel linguaggio
sono sempre un giorno indietro o un anno
e non so mai
come mi vuoi
se mi vuoi

Allora ho trascinato le braccia
lungo i fianchi – i miei – e tu
come niente hai intrufolato la mano
accarezzandolo per bene
un vecchio amico

“Ti lavi sempre e non odori mai”
hai detto annusandoti le dita
scuotendole come per buttarmi via

insomma
a te ti va così e ti diverte

Ti ho stretto allora
e ho premuto il tuo ventre
sul mio cazzo incandescente

Pioveva acido su noi e il Papa
le braccia levate la bocca che parlava
era imponente al suo balcone
ed io lo so che ci guardava

La gente era tanta e stretta stretta
smarrita rapita si beava
scoreggiava tossiva e non capiva

pioveva acido
e l’acre odore del sudore
dei fedeli e dei gas dei diesel
si miscelava al mio

non volevo baciarti gesto ostentante
ma il Papa ha parlato tuonando
di donne fedeltà focolare e calzette
e tu per rabbia e con livore
– ora lo so perché eri lì –
m’hai preso il viso tra le mani
con le tue mani le dita lunghe
Con le tue labbra calde
m’hai baciato in bocca
come null’altro ci fosse che noi

Perché tu c’eri eccome
ben piantata ed anch’io c’ero
e caddero schiantati
focolari fedeltà e calzette
schiacciati sul selciato infangato
infiorato di cartacce cioccolatini sfatti
di panini per metà mangiati
di preservativi usati e dimenticati
dai pellegrini deliranti e ottusi

Roma papalina mistica e bugiarda
Roma infingarda
sbracata e sbrindellata
vecchia baldracca

Roma città inculata
da politici e tassinari
da impiegati delle poste e da poeti
da bambini da attori e questurini

da invalidi di guerra e del lavoro
da vecchi pensionati
da donne grasse e magre
dai giovanotti in cravatta e ben stirati

da gentiluomini un po’ stempiati
con sguardo accusatore che san tutto
da grassi prelati pretini e suore
e dalle dolci fanciulle in fiore

baldracca che tutto accetta
e tutto vale

Me l’hai succhiato lì
che sembravi inginocchiata per pregare

E poi
domenica mattina andremo a vedere
le vetrine sbarrate a via Frattina
tenendoci per mano – donna fedele –
sorridendo ai calzini col buco
al focolare

Il Papa elegante e fiero al suo balcone
bianco biondo e lindo come un fiordaliso
ci ha puntato il dito addosso
quando ce ne siamo andati

ed ha tuonato il cielo.

 

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4 risposte a ROBERTO RODODENDRO—BALLATA N. 4—- immagine scelta da mario bardelli / di bardelli, computer grafics 2017

  1. Donatella scrive:

    A proposito della ballata n° 4 di Roberto:

    Sol per invidia e rabbia
    tuonò dall’alto il Papa:
    anche per se’ voleva
    tale assatanata.

  2. roberto rododendro scrive:

    ah ah ah ah bellissima!

  3. Donatella scrive:

    Bella la ballata di Roberto e bello il disegno di Mario: per quello che ricordo Roma in certi momenti della giornata ha quei colori preziosi, il rosso e l’oro, una regina orientale e maliziosa.

  4. roberto rododendro scrive:

    Mi è capitato per caso sotto il naso un commento di Donatella sulla “ballata n° 4” che improvvisamente m’ha ricordato, ahivoi! , che mancava la ballata n° 8. La considero sempre reietta, forse non voluta, un po’ come un bambino casuale nato da un atto sessuale incauto. Però , alla fin fine, è sempre lì, ed un po’ d’affetto se lo tira ,povera bastarda. E quindi; eccola:

    Ballata n. 8
    Via delle carrozze

    Era un tramonto rosso
    quasi orientale

    In via delle Carrozze ci siamo sfiorati
    noi banali passeggeri
    svagati
    di questo tempo

    ci siamo sfiorati e neanche.
    Neanche ci siamo riconosciuti

    tu altera gli occhiali scuri
    i capelli neri – sempre neri –
    lunghi e sottili
    le caviglie nervose le gambe snelle

    Io per l’appunto svagato
    in questo mai cambiato
    perdevo ciocche bianche di capelli
    non più riconosciuto
    neppure da me stesso

    Il sole rosso quasi orientale
    dieci passi più in là
    mi trasferì la tua immagine
    come un’aurora boreale
    e una nebbia vaga nel ricordo
    mi riportò i tuoi occhi verdi senza sole
    le tue labbra ladre come gazze
    le tue mani vivaci come rondini
    i tuoi pensieri come corvi
    rapaci e scuri

    Allora mi sono fermato
    e mi sono anche girato
    ho fatto per chiamarti
    ma
    il tuo nome strozzava la gola
    (il tuo nome amato dimenticato)

    Tu hai udito un grido silenzioso
    tu hai sentito il mio sguardo
    così anche tu ti sei fermata
    e se questa fosse una fiaba direi
    improvvisamente folgorata

    Hai voltato solo il capo
    e mi hai guardato
    o così a me è sembrato
    ma non hai sorriso alla mia bocca
    – fauci spalancate in un viso ebete –
    una bocca della verità sdentata
    senza neanche la forza
    per mordere le menzogne d’un bambino

    così incredibile
    così inutile da apparire un ghigno

    Ma ti giuro che no
    era un tentativo di sorriso
    così lacerato
    così inconsistente
    così poco convincente

    Non ho fatto un gesto perchè
    un banale movimento del braccio
    pesante e doloroso lungo il fianco
    avrebbe spezzato il mio incerto equilibrio

    non ho fatto un gesto
    una sorpresa
    un riconoscimento improvviso
    un inusuale saluto quasi un grido
    – ma sei tu?
    Sei proprio tu!
    se ricordo, dici?
    Suvvia! Ci ricordiamo di noi? –
    Come si grida tra amici
    come si mormora tra amanti
    come si sussurrano due sconosciuti
    che spesso si sono incontrati
    che a volte si sono amati
    senza volerlo
    soltanto perchè erano lì
    e lì non c’era nessun altro
    ma proprio nessuno

    Non ho fatto un gesto
    mentre Roma in un ritorno di fiamma
    in un brivido rosso d’allegria
    inondava di sole
    un sole quasi orientale
    le facciate fatiscenti delle case
    il selciato martoriato
    da miliardi di piedi nudi
    calzati
    ticchettanti come i tuoi

    I nostri corpi

    – Gli anni sono passati – pensai –
    – nome sconosciuto dolce viso –
    Dolce viso?
    da quale intrico della memoria
    affiora l’immagine
    Eppure è lì e così m’appare

    Gli anni sono passati e tu
    mi guardi e mi scruti
    Vagamente e senza impegno
    t’interroghi su un volto forse noto
    neppure del tutto girata

    Non sei cambiata in questo
    né nel tuo viso attento
    senza ombra di sorriso
    per te sono passati solo giorni
    ma un giorno ti basta per dimenticare
    perchè un giorno cambia sempre da un altro

    Il sole ha un guizzo
    un carminio violento
    l’ultimo prima del buio
    e ti colpisce sugli occhi verdi
    sugli occhiali scuri

    Hai un gesto infastidito
    ti rivolti e vai

    Roma Roma
    traballiamo insieme sul selciato sconnesso
    sulle tue buche storiche mi sorreggi
    Vecchia signora in via d’estinzione
    dimentica i tuoi improvvisi tramonti
    macchiati da un sole quasi orientale

    non giocare più
    come io ho dimenticato il suo nome
    come lei ha dimenticato il mio volto.

    Dimenticavo: cosa me l’ha ricordata? Dice Donatella sulla ballata n° 4: “Roma in certi momenti della giornata ha quei colori preziosi, il rosso e l’oro, una regina orientale e maliziosa.”
    Esatto, Donatella! Roma è quella ai tramonti.

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