Venafro (Venafrum in latino, Venafrë in dialetto locale) è un comune italiano di 11 218 abitanti ( senza data del rilevamento ) della provincia di Isernia, in Molise. È la quarta città della regione per popolazione.
Ha origini molto antiche, risalenti al popolo italico dei Sanniti, dove nel III secolo a.C. combatterono aspramente contro Roma durante le guerre sannitiche.
Tra l’autunno del 1943 e la primavera del 1944 fu teatro, come altri paesi dei dintorni (Pozzilli, Filignano, San Pietro Infine ed altri), di aspri combattimenti fra i Tedeschi, asserragliati sulle montagne a nord e gli Anglo–Franco–Statunitensi, lungo la linea Gustav, per la conquista di Cassino e Montecassino. Scambiata per quest’ultima dai piloti anglo-americani, Venafro venne colpita duramente dai bombardamenti alleati il 15 marzo 1944 che causarono circa 400 vittime tra civili e militari.
CASTELLO PANDONE A VENAFRO-ISERNIA
Situato ai limiti nord-occidentali della Venafro romana, trae origine da una fortificazione megalitica trasformata successivamente nel mastio quadrato longobardo. Tale trasformazione avvenne quando il conte Paldefrido vi pose la sua sede X secolo. Nel XIV secolo, al mastio quadrato, furono aggiunte tre torri circolari e la braga merlata. Fu trasformato completamente nel XV secolo dai Pandone, signori di Venafro; era difeso su tre lati da un grande fossato alla cui realizzazione fu coinvolta l’intera popolazione
CASTELLO PANDONE
AFFRESCHI DEL CONTE DI PANDONE NEL CASTELLO –SEC. XVI
Tra il 1522 e il 1527 il conte Enrico Pandone trasformò questa possente roccaforte in un elegante palazzo nobiliare, ingentilendolo con la collezione dei suoi cavalli preferiti immortalati in affreschi a scala reale.
Questi affreschi sono fatti a leggero alto rilievo, per dare più volume ai cavalli, e sono ricchi di particolari curiosi come le scritte originali del cinquecento che svelano il nome di ogni cavallo e a chi fu donato, rivelando la rete di relazioni politiche del conte Enrico
La ricchezza e la spensieratezza della vita a Castello Pandone anche dopo la gestione del conte Enrico, si possono vedere nel Salone Nobile dove un bellissimo ciclo di affreschi a soggetto pastorale fa rilassare e fantasticare la mente del visitatore, così come accadeva con gli ospiti del castello molto tempo fa.
Nell’ala dedicata alle esposizioni di arte, la devozione, la tecnica, il gusto della pittura molisana e napoletana tra settimo e diciottesimo secolo. Non si può perdere la finissima opera in rilievo su alabastro dell’inizio del quindicesimo secolo proveniente dalla Chiesa del’ Annunziata di Venafro, tra le pochissime al mondo di questo genere conservatasi interamente.
Museo nazionale di Castello Pandone
Venafro
http://www.musei.molise.beniculturali.it/musei?mid=214&nome=museo-nazionale-di-castello-pandone
L’ANFITEATRO ” VERLASCE ” DI EPOCA ROMANA, I SECOLO A.C.–VERRA’ RESTAURATO– ( notizia rimarcata nell’aprile 2019)
L’ANFITEATRO ” VERLASCE ” DI VENAFRO VERRA’ RESTAURATO, STANZIATI DAL COMUNE 600.000 EURO–notizia del 29 ottobre 2018
un’altra foto dell’anfiteatro romano ” Verlasce “–
Il Verlasce di Venafro è un anfiteatro romano risalente al primo secolo A.C. Di forma ellittica, fu originariamente utilizzato come spazio per lo spettacolo dei gladiatori, potendo contare su gradinate capaci di ospitare fino a quindicimila spettatori. Durante il Medioevo l’anfiteatro fu poi abbandonato a se stesso e usato come cava di pietre.
venafro, il fiume San Bartolomeo
Venafro – La Palazzina Liberty con il laghetto (la pescara)
Il complesso sistema di vasche e canali delle sorgenti di Venafro deriva da “un solo acquedotto, e ciò per opera dei Romani, i quali fecero un’opera di allacciamento completa, rimontando le sorgenti con un lavoro sotterraneo meraviglioso, e coadiuvandosi in tale opera con mezzi pozzi di servizio” (Le Acque di Venafro, Pietro Lucenteforte, 1920).
Venafro, il fiume San Bartolomeo
Dopo aver raccolto le sue acque nell’alveo, il San Bartolomeo andava a bagnare, fino a qualche decennio fa, “ubertosissimi ortaggi”, per andare a raggiungere poi, dopo 11 km., il fiume Volturno, poco oltre Sesto Campano. Le sue acque erano limpidissime e ricche di trote, barbi, epinochi (spinaruoli), rivelle e gamberi di fiume. Il meraviglioso patrimonio di vita e di cultura rappresentato da questo fiume attorno al quale si imperniavano le attività di un’intera città, sono oggi quasi del tutto compromesse, soprattutto a causa dell’urbanizzazione che ha soppiantato i fiorenti e famosi orti di Venafro.
http://remoblogga.blogspot.com/2012/10/il-fiume-san-bartolomeo.html
Palazzina liberty è stata restaurata ed è sede di concerti e di opere liriche
adesso la palazzetta Liberty è così !
palazzo Liberty notturno —
stradine in pietra di Venafro
un’altra più allegra…
Il dialetto venafrano è considerato una variazione del dialetto campano al quale si avvicina molto seppur con svariate variazioni. Ciò scaturisce dal fatto che fino ai primi del novecento la città apparteneva alla Terra di Lavoro e quindi alla provincia di Caserta. Ma già secoli prima apparteneva all’antico Regno di Napoli. Per questo motivo il dialetto, ma anche le tradizioni e gli usi sono molto più vicini alla Campania e non al Molise a cui appartiene. Esplorando il lessico troviamo elementi linguistici che riconducono inequivocabilmente al dialetto napoletano e campano in generale (“ngòppa” = sopra, “iàmm” = andiamo, “nisciuno” = nessuno, cìènte = cento, vìènte = vento ecc.). C’è poi l’uso del verbo servile “aggia” = devo, “agg’ fatt” per ho fatto. Cambiamenti ci sono invece per quanto riguarda gli articoli: si usa “i” (ad es. “i can” = il cane, “i sciume” = il fiume), gl’, le. Pochi altri sono i cambiamenti oltre che una differente cadenza nel parlare rispetto al napoletano.
Parco regionale dell’Olivo a Venafro
L’abitato è circondato da campi di ulivo, con piante secolari da cui è prodotto un olio di qualità, citato anche dai grandi scrittori latini: Varrone, Plinio il Vecchio, Strabone, Orazio, Marziale e Giovenale.
mura romane nel parco dell’olivo
mura ciclopiche nel parco
terrazzamenti
cattedrale di Venafro
interno
foto di tripadvisor.it
un affresco–foto di it.tripadvisor.ch
La Madonna con Bambino e Cobella di Castelpetroso
Nel 1458, quando ancora vescovo di Venafro era Antonio Mancini, moriva Cobella di Alferio di Castelpetroso. Il marito Cristoforo Mancini (evidentemente un familiare del vescovo) commissionava l’affresco che è tra i più belli del Molise per la freschezza di esecuzione e l’immediatezza compositiva. La parte dominante è costituita da una Madonna seduta mentre tiene in grembo il Bambino benedicente vestito di una tunicella le cui pieghette sono raccordate all’orlo del girocollo.
http://www.francovalente.it/2008/11/02/cattedrale-di-venafro-il-vescovo-antonio-mancini-1427-1465
il castello, entrata laterale
la “Venere di Venafro” – Foto di Museo archeologico, Venafro …
PER CHI VOLESSE ANDARE QUALCHE GIORNO A VENAFRO, QUESTO SI’ E’ ” DULCIS IN FUNDO “…
IL SITO E’ QUESTO !
http://www.dimoradelprete.it/
SALONE ROSSO
SALA POMPEIANA
DIMORA DELPRETE RESIDENZA D’EPOCA IN VENAFRO
La Dimora delPrete di Belmonte sorge nel centro storico della città di Venafro sulla piazzetta di Cristo, accanto all’omonima chiesa. Il palazzo, che si allinea a uno dei cardi dell’antica città romana, costruito in epoca precedente, fu ristrutturato in stile neoclassico intorno al 1860.
All’interno si apre un incantevole giardino, circondato dai palazzi circostanti. Ai piani alti le stanze, arredate con mobili d’epoca, vengono offerte per la residenza degli ospiti.
La prima colazione e il pranzo sono serviti nei saloni affrescati e nel grande terrazzo utilizzato anche per le cene estive.
La tranquillità del luogo è rotta solo dal canto degli uccelli e dal suono delle campane, mentre l’antico androne delle carrozze al piano terra è stato trasformato in sala per conferenze, convegni e occasioni conviviali.
La Dimora delPrete di Belmonte, residenza d’epoca, è la location ideale per i tuoi eventi in un ambiente elegante dal sapore antico. Le raffinate sale affrescate, il panoramico terrazzo e il romantico giardino interno faranno da cornice al tuo sogno.
Nella nostra struttura è possibile organizzare:
- meeting, congressi e colazioni di lavoro;
- banchetti, feste di compleanno e comunioni;
- matrimoni e cerimonie di gala;
La Dimora del Prete renderà il tuo evento unico ed indimenticabile.
LA SERRA
SCALA DI MARMO
L’edificio, nella forma che ci appare oggi, sebbene risulti costruito nel 1860, alla vigilia dell’Unità d’Italia, vede il suo fronte principale allineato con uno dei cardi della città romana, sicché la sua facciata ripete il limite di un’insula dell’antica Venafrum. Il portale e l’androne, invece, sono stati realizzati mediante la sovrapposizione ad un dismesso vico che da via Porta Guglielmo portava direttamente alla scomparsa chiesa di S. Giovanni (inglobata nel palazzo Macchia-Nola). per cui appare evidente che nel 1860 la famiglia Del Prete abbia effettuato un’opera di vero e proprio recupero urbano con la demolizione parziale di alcuni edifici preesistenti, la riorganizzazione degli spazi e la ricucitura formale delle volumetrie che vennero aumentate per ottenere una soluzione architettonica in linea con le modifiche che avvenivano nel cuore del nucleo medioevale.
leggi l’articolo intero
LE NOSTRE CAMERE
CAMERA DEL CAMINO
CAMERA CON TERRAZZO
QUESTE E ALTRE SIMILI SONO MARCATE NEL SITO PER 100.000 A NOTTE
LA VISTA
LA CAMERA VERDE A 80.000
LA DIRETTRICE DELL’ALBERGO, FORSE PADRONA…
Dorothy Volpe in del Prete ha inventato questa attività turistica unica per il suo genere in tutta la regione Molise, riscontrando tanto successo. Lingue parlate inglese e francese.
DIMORA DEL PRETE E’ SU FACEBOOK
https://www.facebook.com/dimoradelprete
chiara: in tutti questi borghi, paesi e paesini nei quali un po’ giriamo qualche volta, quello che più si osserva è l’enorme voglia della gente di ” mettersi all’onor del mondo ” con grandi sforzi…in uno visto di recente, dei giovani hanno pensato di abbellire il loro paese e attirare i turisti che portano soldi e benessere con la street art…
Orazio,tra gli autori di cui sopra,ricorda nelle Satire e nelle Odi Venafro,per dove sono passato varie volte,ma non ho mai sospettato che fosse così ricca di storia,di arte e di bellezza.Nell’0de sesta del libro secondo celebrando tangenzialmente la qualità dell’oliva e dell’olio di Venafro,affronta,da par suo, il tema dell’amicizia,considerata un valore senza tempo,superiore a tutti gli altri.Toccante,vera e sempre attuale l’ultima strofe.Vi conferma l’essenza della filosofia epicurea,che contrariamente a quanto comunemente si crede,esalta i migliori e permanenti valori dello spirito…Per ritornare al prodotto- non si sa fino a che punto oggi genuino- così sinteticamente si esprime:”Viridique certat baca Venafro”,gareggia con l’oliva della verdeggiante Venafro.Riportarne il testo integrale credo non sia affatto superfluo per chi ama la poesia….