Chi siamo +++ commenti

 

“Perché la dimensione privata di molti  messa insieme può diventare pubblica”
(Roberto Saviano, 2011).

 

Chi siamo :

questo blog nasce per iniziativa di malati mentali, di psicotici guariti, più o meno completamente, di una dipendente da alcol e di un famigliare di un malato mentale, ma è aperto a tutti. Stiamo cercando  dei collaboratori che siano: pazienti come noi, famiglie e professionisti o chiunque si occupi di questo campo. Sarebbero necessari dei poeti perché conoscono il linguaggio del nostro mondo interno e la sua logica “notturna”, così diversa da quella “della luce del sole” che appartiene alla quotidianità.

Il nostro scopo principale è dare voce ai pazienti sia sui loro reali bisogni sia sulla patologia vissuta, allo scopo di fare – raccogliendo tutti gli scritti – una “raccolta di idee” sulla malattia mentale “dal punto di vista del paziente”.

A nostro parere tante cose che diciamo sul malato mentale valgono anche per i pazienti con altre malattie, ma sani mentalmente, e anche a questi rivolgiamo un gentile invito a darci una mano.

Inoltre, dal momento che “il malato” è tale in relazione “al sano”, speriamo nell’aiuto di persone sane per chiederci insieme “cosa vuol dire sanità mentale?” Noi abbiamo un’ipotesi che vi diremo in seguito.

Ma questo lavoro, se riusciremo ad attuarlo, ammessa tutta la partecipazione individuale necessaria, dovrà essere una storia che soprattutto esplicita i vissuti e le teorie di una comunità in cui malati e sani entrano in dialogo. Voglio dirlo ancora una volta: “… la dimensione privata di molti  messa insieme può diventare pubblica”.

Questa è l’idea centrale del nostro blog, quella che rende fattibile il nostro progetto.
Ma non è l’unica. E’ centrale in questo momento, in questi giorni in cui vi scrivo…in seguito si vedrà o  a vieremu, con si dice il Liguria.

Un’ultima considerazione, ma fondamentale: per quanto importante sia imparare a parlare della nostra malattia in quanto pazienti, questo blog come la raccolta di scritti di pazienti, cui sognerei di dar vita con il nostro impegno, sarebbe monco senza la voce di tutti i professionisti che si occupano di questo campo, esperti anche in senso lato come sociologi, geneticisti o genetisti, psicologi sociali ecc.) e, tra tutti i professionisti, sottolineo i medici di base che tanta importanza hanno nella prevenzione della malattia.

 

Come ho già scritto negli altri testi, non si parlerà solo di malattie, ma di tutti i problemi che ci toccano profondamente nella vita quotidiana: particolarmente cercheremo di dirci: “chi” è una persona, cosa significa dialogo, cosa significa questo “esistere” di cui parlo tanto, è possibile amare un altro e se stessi contemporaneamente? Discuteremo una frase di Marx (Biografia, PBE Einaudi): “Se il vostro amore per una persona,  non trasforma questa persona in una persona amata, il vostro amore è impotente”.

Altri temi caldi: cosa viviamo a fare: c’è un significato e c’è proprio bisogno di un significato?

Il dolore serve o è uno spreco di lacrime? Esiste il piacere: è un’illusione momentanea? Come renderlo continuo e farlo diventare “la felicità del cuore” ecc. ecc. Aspettate, perché questo è fondamentale: cosa è “un’illusione”, perché forse è la condizione necessaria per vivere. Ibsen parla di “menzogna vitale”.

E noi?

La prima cosa, però, che dobbiamo fare è formare un gruppo che stia bene insieme e voglia lavorare al progetto: ognuno porterà il suo sassolino, a cominciare da me, e costruiremo una… piramide! o preferite la catena dell’Himalaya?

Piano piano prenderemo fiato e il coraggio di volare verrà da sé.

 

 

 

 

bardelli, “Volare insieme” 2011

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12 risposte a Chi siamo +++ commenti

  1. LINA scrive:

    Grazie!!!Sono una bipolare,praticamente da tutta la vita,ma mi e’stata fatta la diagnosi due anni fa.Negli ultimi due anni ho perso entrambi i miei genitori,mi sono separata dall’ultimo compagno di turno,dopo una relazione di oltre dieci anni,che si era interrotta,presumo,anche a causa del mio disagio incipiente…sto seguendo una terapia emdr a firenze,dove vivo,ma oltre ai farmaci…che mi dite del metodo psicoanalitico??”Ho provato di tutto,ho trascorso anche periodi belli e durevoli,ma adesso e’ una fse di stanca….ho 48 anni emi sento poco forte di fronte alla malattia.Spero in una vostra risposta!

    • Chiara Salvini scrive:

      Ma certamente, carissima Lina, che ti rispondo, di noi rispondero’ proprio io, chiara, che sono una bipolare “guarita” (oltre che formata in psicoanalisi); “guarita” per me vuol dire che mi tengo sotto controllo dello psichiatra, il mio psicoterapeuta è mancato e, anche se avrei bisogno ogni tanto di due chiacchiere, non ho conosciuto nessuno che “nel mio cuore” potesse sostituirlo. Certamente, in coscienza, da queste poche righe non posso dirti niente ( a meno che tu te la senta di scrivere la tua storia- che se non vuoi rendere pubblica- mi puoi mandare a questo email: chiarasalvini2011@Gmail.com)– Posso pero’ assicurarti, testi scientifici alla mano, che oggi (da circa il 2000) qualunque malattia, ma ancor di più la nostra, ha bisogno di un duplice aiuto: farmaci e psicoterapia–Mi piacerebbe sapere su cosa ti basi per dire “sono una bipolare da tutta la vita”. Bipolare (almeno di tipo I) vuol dire che la persona ha sia delle fasi di agitazione dette tecnicamente “mania”(potendo arrivare al delirio), cui seguono – a mio parere perché nella cosiddetta “mania” consumi una tale valanga di energia che-per rimettersi in equilibrio, come fosse una bilancia o dei vasi comunicanti -il nostro sistema nervoso entra in “depressione”, cioè in un’inerzia dolorosissima, ma che gli permette-specie con un aiuto (che dipendendo dal caso puo’ essere un vero amico, o un altro paziente che ha già vissuto la stessa cosa—aggiungo che “i professionisti”, in certi casi, sono indispensabili). Hai qualcuno in famiglia che avesse questo tipo di carattere alti-bassi? Non necessariamente malato. Ti dico francamente che mi sembra strano ti sia stata fatta questa diagnosi a 48 anni, e a seguito di tutto quello che hai passato. Non ti pare che la tua, sia la normale reazione a delle perdite serissime che, semplicemente, possono aver minato o, addirittura, distrutto “le tue sicurezze”, diciamo le radici sulle quali stavi in piedi?—Non credere quasi a niente di quello che ti dico perché sto parlando ad una Lina virtuale…
      Spero di poterti risentire, anche se magari non ti è andato bene quello che ti ho detto; (ridendo): ti assicuro che con l’esperienza posso migliorare!
      PS: Purtroppo non conosco la terapia emdr- Se mi dai tempo, mi posso informare, sempre che tu voglio continuare il nostro dialogo. La cosa più importante che tu devi sapere è che , mettendoci tantissimo impegno, e se ben guidata (cosa non così semplice da trovare), puoi assolutamente guarire e fare una vita normale come tutti gli altri. Magari, per questa tua esperienza umana, essendo anche migliore di tanti altri. Ciao caro, ti voglio bene Lina-Linetta-48, chiara 70

  2. Tania scrive:

    Ciao a tutti.
    Sono Tania e mi è stata confermata una diagnosi di disturbo bipolare da non più di un paio di giorni. Nonostante sia in analisi da un anno e mezzo il mio analista non me lo aveva mai comunicato ufficialmente, né io avevo mai chiesto una diagnosi ufficiale. Devo dire che, nonostante lo immaginassi da diverso tempo, non è affatto semplice accettare la notizia. Ora mi sento piuttosto stralunata… Leggere l’articolo sull’analisi come cura al disturbo pubblicato su questo blog mi ha piuttosto tranquillizzata. Ma avrei necessità di avere informazioni su una possibile cura farmacologica (che forse diventa necessaria) e di conseguenza su un bravo psichiatra (nel pubblico) che abbia una buona esperienza con pazienti bipolari. Lo psichiatra a cui mi sono rivolta pochi giorni fa infatti lavora privatamente è caro e non mi ha fatto una buona impressione.
    Vi ringrazio anticipatamente. Buona serata

    • Chiara Salvini scrive:

      Cara Tania, sono io (chiara salvini) l’unica del gruppo ad avere avuto l’esperienza di un distrurbo bipolare. Come ho già scritto per un’altra persona che si è fatta viva e poi èscomparsa—- forse non era di un parere serio di cui aveva bisogno (nella prima pagina pubblico il mio curriculum, “anche di esperienza personale”) ma tanté rispondo di nuovo. Oggi mi sembra (ho 70 anni, sto prevalentemente a Sanremo per salute, sono quindi fuori dal giro di Milano dove stavo) che la diagnosi bipolare sia data un po’…come bere un bicchier d’acqua, tanto male non fa. Il tuo caso è una bipolare I o di tipo II? Te l’hanno detto o spiegato che fa lo stesso, anche se non danno l’etichetta. In genere, che io sappia, gli psicoanalisti non fanno diagnosi di tipo psichiatrico: nel mio cao, mentre lo psichiatra del posto dove ero stata ricoverata aveva parlato “psicosi maniaco depressiva), nome dell’epoca (fine sessanta) per il disturbo bipolare, lo psicoanalista da cui sono stata ha usato un’altra forma:” legame simbiotico con la madre e la sorella”. Per decisione mia, mi sono sempre curata con la psicoanalisi (da persone iscritte ad un’associazione legata all’IPA—come saprai ci sono psicoanalisti di varie tendenze, ti ho voluto dire dove sono capitata io, non per dire che sia “la meglio”! I pazienti non ci pensano, ma sarebbe importantissimo avere le credenziali della persona “cui affidano la propria anima” per farsi curare) e i farmaci: li ritengo entrambi fondamentali perché tali sono stati nel mio caso
      Nella prima pagina del blog c’è il mio indirizzo email: se vuoi scrivermi per darmi notizie più approfondite, potrei essere meno generica. Ti consiglierei di leggere un libro che forse già hai letto, ma non posso saperlo: “E liberaci dal male oscuro” – TEA -un’intervista al Prof. Gian Battista Cassano da parte di una giornalista (di cui, mi scuso con lei!, non ne ricordo il nome) che era stata curata da lui a quanto pare felicemente. Il Porfessore Cassano ha la cattedra a Pisa, se non è andato in pensione (è del ’36), e anche una clinica: visita e clinica hanno prezzi inavvicinabili per gente che non è decisamente “ricca”. Un mio amico che era stato ricoverato in questa clinica, sempre con la famosa diagnosi di bipolare, al secondo giorno che si trovava lì, saputo dalla moglie “quanto costava al giorno”, mi ha detto “Subito mi sono sentito guarito e sono voluto uscire.”–Si è poi curato bene con una terapia di indirizzo cognitivo. Ne approfitto per dire, per l’ennesima volta, e mi scuserete, che in qualunque disturbo voi possiate avere, mentale-fisico, l’unica cosa che conta è “essere in buone mani”—Le linee…lascerei che se ne preoccupassero le Ferrovie o, se proprio ci tenete, all’Azienda tramviaria. Senza alcuna modestia: detto da una che se ne intende—Cara Tania, qualcosa ti ho detto. Se ti servirà …è nelle mani del cielo e dei fiori, ciao, auguri di cuore, grazie di averci scritto, chiara

  3. mariapia scrive:

    sono capitata qui per caso molto interessante

  4. Paola scrive:

    Salve, buona sera a tutti, tutte, ho letto con molta sensibilità e anche curiosità vostre commenti,sento a cuore la vostra coscienza di sapersi in vostra situazione e curiosità per capire e magari cercare di anticiparmi a qualsiasi possibilità di avere anch’io una malattia.. (possiamo chiamarle cosi?) voi mi date qualche consiglio? come e perché sapete avete incominciato a sospettare di avere un “disturbo” (?)…grazie, buona sera.

    • Chiara Salvini scrive:

      Cara Paola, ti ringrazio della sensibilità e dell’interesse, credo che se tu avessi una malattia lo sapresti dal fatto che staresti male, poi, se fosse una malattia mentale, staresti talmente male che ne avresti, credo io, parlato con il tuo medico di base. Se provi un po’ di ansia, è normale, soprattutto in certe situazioni, ci sono delle tisane che puoi trovare dall’erborista. Non conoscendoti, non saprei cosa altro poterti dire, ti auguro ogni bene, un abbraccio, chiara

  5. Federica scrive:

    Ciao Chiara, che bello questo vostro progetto.
    Bello che tutti possano trovare la possibilità e uno spazio in cui esprimere e dar voce ai loro pensieri e idee senza la paura di essere giudicati (come purtroppo succede nel mondo qui fuori).
    Credo che la parola “normale” sia una “falsa” parola. Normalità in base a cosa, a chi? Chi definisce cosa sia normale e cosa no? Una persona autistica (il figlio della mia più cara amica lo è perciò conosco la situazione) è normale nel suo mondo ma “strano” per gli altri. Più che strano lo definirei speciale ma pur sempre normale nel suo mondo.
    Chi sono io per giudicarlo e dire che sia “diverso” da me che pur sono diversa da un altro.

    Mi farebbe piacere raccontare qualcosa per voi. Complimenti ancora

  6. fernanda scrive:

    ho settant’anni e non so di preciso come ci sono arrivata, viste le tante volte che ho provato il desiderio di farla finita. Lo dico senza vergognarmi perché penso sia una sensazione che molti sentono, soprattutto in un mondo in cui è obbligatorio socializzare, pensare positivo (cosa significa poi? illudersi cercando di nasconderselo?). Sono molto silenziosa anche se scrivo moltissimo cercando di guardarmi ma soprattutto di scoprire come sto guardando e cosa ne deriva creando quella che pensiamo sia interazione mentre per me e inter (intra) azione. Sono architetto, sono stata insegnante anche se mi chiedevo ogni volta cosa fosse importante imparare insieme e cosa offrire personalmente perché ognuno potesse fare il proprio cammino. Scrivo da moltissimo tempo e ho pubblicato abbastanza libri, di poesia, anche se non frequento gli incontri, anzi detesto le vetrinette, scriverete me significa spostarmi dentro di me e fuori come un altro dentro. Forse non posso esservi di nessun aiuto, non so ma mi metto a disposizione. Vi abbraccio tutte, tutti, questo grande teatro in cui la vita ci mette in scena trovo sia la cosa più spettacolare anche quando si fa oscura, credo comunque lo sia per natura e ciò che è in ombra è molto più profondo e ricco di quanto si aggira e dice di mostrarsi nella luce. La luce piena appiattisce.

    ferni

    • Chiara Salvini scrive:

      cara Ferni, per ora ti rispondo così :
      21 ottobre 2024 – ISTANTANEE- Fernanda Ferraresso: La scrittura frattale di “Piccolo taccuino occasionale” di Davide Zizza – 28 aprile 2023 – un piccolo omaggio a Fernanda e uno straordinario blog

      aggiungo, ma non ce ne sarebbe bisogno:
      Sono certa che quello che hai scritto, essendo tu una scrittrice, è tutto vero, ma il modo di commentare ” un racconto ” e una testimonianza biografica sono a mio modesto parere, molto diversi. Magari non avrai tempo né voglia di rispondere, così ci salutiamo ” con molta ammirazione ” per tutto quello che hai potuto realizzare nella tua vita e tanti anni ancora ti aspettano. La mia l’ho praticamente passata a curarmi, ma sia per la malattia che per la cura ( che non è indolore di conseguenze sul sistema nervoso ) mi è rimasta una sensibilità che mi rende ogni giornata difficile da passare. Devo dire che io non scriverei mai con la tua leggerezza ” tante volte ho pensato di farla finita “, cioa, grazie per ” quel che hai voluto donarmi “

      • fernanda scrive:

        Credo che per vivere serva imparare la leggerezza della vita, cosa difficilissima visto che lei è capace di sacrificare milioni di persone, in secoli e millenni sono tantissime creature, e fiorire prati quanto pensieri, sogni ,…una miriade di cose meravigliose e comunque anche tenebrose. Quando avevo otto anni dissero che mio padre era un malato di mente e non vi racconto tutta la storiava fu un calvario da cui mia madre lo salvò dagli elettroshock. Dai sei ai venti anni ho vissuto separata dai miei genitori, e credo che quel che sono sia stata la risposta a quello che sentii come un abbandono e ho poi rivissuto più e più volte perché il corpo e la psiche non dimentica nulla, lo mette in tana lo incarna come una ferita senza comunque mai guarirla.
        Quella che altri chiamano profondità nella mia scrittura è stato quell’andare in tana là dove c’era il dolore che mi faceva a pezzi, mai soddisfatta di quanto avevo raggiunto o ero.
        La mia cura è stata spalancarmi aprendo pezzo per pezzo tutto, uno squartamento dal cervello fino ai piedi. Non ne sono ancora uscita ma ho preso lezione di leggerezza altrimenti la pesantezza avrebbe condotto ad una sola via.
        Un piccolo regalo da quella mareggiata che è la mia scrittura di cui non sono fiera, mai. Per questo lavoro tanto.

        si squama ogni parola
        le frasi sono pesci dissanguati
        sulla pietra dei mercati
        non hanno fiato di mare
        le loro pinne non nuotano libere gli oceani
        non scrivono vocaboli
        dentro l’agguato della paura
        il coltello della notte ha piantato la sua lama
        senza luce è cieco il mare il pesce
        la corrente è solo una pozza ferma
        dove marcisce la pioggia
        .
        sotto i tetti
        di queste città tormentate
        una tempesta di silenzio
        un’acquazzone dopo l’altro
        s’imbeve di distanza lo sguardo
        il cuore senza cerimonia del battito
        è una linea chiusa tra due punti senza un corpo
        .
        con l’accetta
        ho abbattuto la tua casa
        con proiettili di acciaio ho frantumato le mie ossa
        ho forato il tronco sfasciando l’unica porta ancora aperta
        ma
        non è caduto il frutto di quel legno
        quello che credevo il verme funesto
        ha lasciato dal suo piede un vischio liquido
        e azzurro si è sciolto sopra il mio freddo
        disegnando il passo dei cervi e il cammino delle volpi
        le nuvole si sono lasciate tendere tra i rami secchi
        e qualcosa adagio è rifiorito come gemme
        come quei disegni dell’infanzia
        dove unendo tra loro i punti
        i numeri regalavano sorprese nascoste
        tra le linee come trincee di segreti
        spuntavano immagini di lepri e uccelli
        rifugi tra le rocce
        una cintura di stelle tra tetti di sogni
        e foglie secche
        sulla porta sono i resti di quell’ascia
        che mi aveva distrutta.
        .
        è di sillabe l’aria
        di squame luminose veste la mia notte
        aggredisce alla frontiera le mie paure
        mentre il silenzio cancella le mie tracce diurne
        e
        il mio passo non trema
        non aspetto che fioriscano voci
        un solo fiato da urlare spalanca la mia gola
        tra montagne di colori aspri e aridi nascono liberi voli
        costruiscono da depositi d’aria tutte le parole
        non ha più seme la mia lingua
        ma antica una sola enciclopedia di sabbie
        quarzi dell’origine e futuro
        storia che cresce nel ventre del presente
        il mio occhio è un’imposta aperta
        un fiato di frumento dentro la notte di nuovo pianura.
        è di sillabe l’aria del mio autunno.
        f.f.- PAGINE ORFANE
        .
        “Non c’è nulla da temere. Ho toccato il fondo. Non posso cadere più in basso del tuo cuore.”
        Marguerite Yourcenar – Fuochi (Fedra o della disperazione)
        .
        abbiamo parlato tanto
        tanto e tutto per niente
        di stare insieme non avevi più voglia
        io di stare con te solo rabbia
        più con me che con te
        per me per averti creduto
        perché a tradirti sono sempre e solo
        quelli in cui credi
        credi che non lo faranno mai
        così ti dispiace di averci perso tempo il mio è stato tanto
        e non avercela fatta
        non aver giocato fino in fondo
        mi dispiaceva mi faceva stare male
        mi faceva sentire che mi volevi in qualche modo
        ammazzare ero davvero impazzita
        ma alla fine c’erano tre fili da continuare a lavorare
        miei respiri da coltivare
        questa l’unica ragione per restare in piedi
        una ragione per continuare dritta
        anche in un regno che era più una ragnatela
        il mio cuore una caduta libera e il cervello
        continuava ad urlare ero proprio fuori
        fuori di testa e da me stessa
        ma ero comunque io l’unica medicina
        tra l’inferno del lavoro
        il purgatorio del silenzio
        lungo tutte le strade che mi annodavo ai piedi
        mentre in macchina correvo
        e correvo tutti quei chilometri
        che neanche un uomo avrebbe fatto
        per mantenersi in vita
        ma c’era anche un po’ di paradiso
        le parole brevi che mi mettevo sul rossetto
        che sgranocchiavo attimo per attimo
        e se anche quel mondo era crudo
        il mio delitto era perfetto
        stavo senza permesso seduta in cima
        al mio corpo vecchio e di dare ancora ascolto a qualcuno
        non ne avevo proprio desiderio né bisogno
        ho tirato tutto i miei fili ho stretto la cintura intorno ai vestiti
        in qualche modo potevo comunque costruirmi
        un sogno il mio segno
        tra i fantasmi che le parole senza strangolarmi
        ancora mi portavano
        f.f.- Ordinario- residenze
        .

        La costruzione dell’universo
        fu una storia lunga
        inquieta ma
        una volta che la musica
        mi ebbe giocata
        toccandomi la prima fibra
        il resto fu
        inarrestabile ogni istante e
        se ora guardassi sotto le mie vesti
        troveresti che articolo muscoli
        con grande talento per una danza
        che mi nasce nuova ora per ora
        e mi fa piccola e mi moltiplica
        magnifica finché dura la complessità della melodia
        ho fiori che mi nascono la schiena un aprire e chiudere
        un continuo morire che lascia il posto a un ulteriore
        venire e ritornare in equilibrio sulle proprie gambe
        siano i rizomi delle felci o primitivi peduncoli
        di esseri minuscoli
        le cui spore diffondono spartiti in stanze dove ogni nota
        persino la più sconclusionata me
        danza e ha piume
        completamente immersa è
        quella coreografia che di attimo in attimo
        mi trasforma e mi rende più leggera
        tanto che non mi sento più i polpacci
        eppure sono in piedi e dalle ginocchia alle spalle
        è tutto un cancellarsi di pesi
        una speciale gratitudine in me suona
        osso per osso musica e
        se solo ci credessi un po’ di più
        lo so
        lo so per certo
        potrei tra poco volare
        lontano
        anche lontano da te
        .
        era un sogno?
        oppure è questo credersi svegli il sogno?
        ricordo d’essere passata
        d’essere stata misurata
        attraversandomi in lunghe gallerie d’aria
        sospesa architettura di porte e torrette
        che credevo fisse a terra
        ma
        non era quella la misura del presente
        vivo solamente il volo
        l’attimo strappato alla notte
        scritture leggere
        lasciate alla finestra
        scritte col dito sul vapore
        che si condensa
        e in me allarga lo scorcio di visuale
        quel niente in dissolvenza
        che ancora mi sostanzia
        f.f.- ORDINARIO- di poche tracce sulla neve

        Resto, sempre che lo riteniate possibile, utile,…a vostra disposizione. Un saluto e un abbraccio nella stanza della di/ stanza

        fernanda

        • Chiara Salvini scrive:

          Ti ho risposto su Facebook ( credo che se ci diamo del tu potremo interderci meglio.. del resto nella tradizione i grandi amori iniziano sempre con qualche scintilla di .. rifiuto ), qui mi permetto di aggiungere solo il tuo commento su Facebook :

          Ringrazio per l’attenzione e la gentilezza dell’accoglienza. Il sito che curo con le altre / gli altri componenti del gruppo di cartesensibili ha aperto spesso i suoi spazi a percorsi non facili, il carcere, anche quello minorile, o di fine pena mai, degli ospedali e degli ospizi, la violenza alle donne, la guerra, ….Se pensate che possiamo essere vostre/vostri ospiti ne saremo lieti. Un caro saluto e un buon cammino.

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