EREDITARIETA’ E AMBIENTE NELLA MALATTIA MENTALE: una risposta che inizia l’argomento

 

Avevo pubblicato un articolo su questo famoso dilemma a partire dalla mia storia familiare, ma subito l’ho ritirato per correggere in parte l’ignoranza di fondo (mia) su un tema così complesso. Certamente lo ripubblicherò accettando i miei limiti. Ma, siccome non vorrei mettere in giro roboanti strafalcioni,  mi è venuto in mente che ho un’ amico di infanzia, ora molto famoso, che forse accetterà di mandarmi un contributo suo in correzione alle mie affermazioni. Almeno farò un tentativo: si chiama Carlo Redi.

Quel poco che so di genetica delle malattie mentali, lo so da “leggiucchiatine” dei libri di Eric R. Kandel che da qualche anno è diventato una delle persone per cui sento più affetto e simpatia essendo per me un punto di riferimento che sempre mi entusiasma per la chiarezza-profondità-precisione dei suoi testi e, anche per come appare la sua persona nel libro “Alla ricerca della memoria”, “un’autobiografia scientifica” a mio parere (ed. Codice 2007, ediz. originale 2006).

Un altro mio riferimento è una parte del Trattato di psichiatria del Prof. Cassano (che coordina molti collaboratori divisi per argomento) di cui ho l’edizione on line senza data, ma confesso che qui la mia mancanza di strumenti si fa sentire più violentemente.

 

Alla lettura di questo mio articolo, ora nelle bozze, Nemo (quasi il mio unico lettore e attento collaboratore, che ringrazio con gratitudine) aveva commentato:

 

La stanchezza, sicuramente, fa diminuire le difese fisiche e ‘psichiche’. Per il resto, feti compresi, non saprei. La convinzione che mi sono fatto è che l’ ambiente abbia un ruolo molto importante sulla psiche. Per questo, soprattutto quando si ha la responsabilità di avere generato, occorrerebbe assicurare serenità, presenza, amore e attenzione ai figli ( prima del benessere economico, del quale i bimbi stessi non sanno cosa farsene ). (sottolineatura di Chiara).

 

Pubblico la mia risposta perché mi pare che qualcosa cominci a dire e perché per ora non mi trovo in contraddizione con quello che scrivo. Ma la strada sarà lunga per capire. Trovo fondamentale questo tema sull’ereditarietà e ambiente, un tema storico, non solo perché è appassionante, ma perché è uno dei fondamentali pilastri, a mio parere,  su cui può basarsi una battaglia culturale di rieducazione per combattere quella miriadi di pregiudizi e luoghi comuni da cui, noi matti, siamo circondati e attaccati, come, la nostra, fosse una colpa personale che “con migliore buona volontà e impegno” avremmo evitato…non tanto per noi, ma principalmente per le sofferenze dei familiari. (vedi articolo pubblicato con più o meno questo titolo : “Una parente e l’origine della malattia mentale”).

 

 

Inviato il 26/09/2011 alle 15:16 | In replica a nemo.

 

 

caro Nemo, per quel poco che so, credo sia impossibile separare l’azione del corpo, che inizia, come sai, dall’unione di un gamete maschile e uno femminile, entrambi portatori di una storia, per dirla molto semplice, dall’ambiente in cui questo avviene cioè la pancia femminile. Immaginando solo, credo che già l’atto di unione dei genitori, come avviene, con amore o non, sia già, in un certo senso, “ambiente” che influenza il patrimonio genetico ed è da questo influenzato in una reciprocità così rapida difficile da immaginare; questo processo (a parte la mia idea che nasca già dall’atto sessuale) continua nella gravidanza e nei primi anni di formazione del bambino e di mio azzarderei tutta la vita.  Ripeto, per quel poco che so, un feto non è mai esclusivamente l’unione dei genitori, perché-mi avevano insegnato tanti anni fa all’università di psicologia- che nell’attuarsi di questa unione, diciamo il patrimonio ereditato dai genitori, contemporaneamente avviene “a caso” una mutazione per cui ogni bambino, pur essendo figlio di determinati genitori, è unico. Questa mutazione casuale è solo sua e gli fornisce un’identità che non è mai lo specchio dell’eredità dei genitori. Per questo guarda al mondo e ai genitori, fin da subito, con uno sguardo, o meglio, un punto di vista che è suo e non di altri. Con questo sguardo, chiamiamolo così, egli ha influenza sull’ambiente ed è da questo influenzato, altrimenti non si potrebbero capire due fratelli appartenenti alla stessa famiglia, possano essere diversissimi, anche fisicamente, ma soprattutto di testa. Per dirla corta, ciascuno dei fratelli ha reagito per es. ai genitori in un modo completamente diverso che, a sua volta, ha portato i genitori a trattarlo, uno o l’altro, diversamente e così in una circolarità. Certo, i genitori dovrebbero…ma “anche il bambino dovrebbe”, non è un foglio bianco né una cera molle che puoi formare: sono tre soggetti che entrano in un rapporto e se la responsabilità è certamente dei maggiori, una sua specifica responsabilità ce l’ha, a mio parere, anche il bebè. Non so quanto sia stata chiara, spero trovare qualcuno esperto che esprima meglio queste idee. Comunque come sempre ti ringrazio. Che poi i genitori “dovrebbero”…è una pia speranza che, a mio parere, non riguarda questo mondo che vediamo…ci sono, ma sono mosche bianche. Più invecchio e più mi accorgo (anche in me stessa) che l’egocentrismo, l’egoismo, l’inerzia…sono spinte fortissime nell’essere umano. Dentro questo quadro, a me pare che un figlio, parlando in generale che significa che ci sono eccezioni, è straordinariamente amato o curato ecc. finché riusciamo a vederlo (allucinando) come un nostro prolungamento. Aggiungo che personalmente non sono così disperata (come posso apparire dall’ultima affermazione) sulla realtà di un vero rapporto tra persone tra genitori e figli che si aiutano-arricchiscono a vicenda per crescere insieme. Grazie, chiara

 

Commento del 04-10-11: nel frattempo ho cominciato a scoprire, ammesso che ti interessi, che l’ereditarietà della malattia mentale non avviene da entrambi i genitori, ma da uno solo. Nel mio caso, i miei nonni materni erano cugini primi per cui la scoperta…del colpevole!, meglio, “del principale colpevole”, sempre nel mio caso, sarà più intricata. Ma ho trovato una pista indiretta che ti dirò (poveretto!) e certamente pubblicherò.


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4 risposte a EREDITARIETA’ E AMBIENTE NELLA MALATTIA MENTALE: una risposta che inizia l’argomento

  1. nemo scrive:

    Sai bene, cara Chiara, il mio ‘scetticismo’ sull’ attribuzione di ‘colpe’ reali o presunte … addirittura alle ‘ossa’ dei nostri avi … stiamo nuotando in acque ‘perigliose’ e, come diceva quello là ( Virgilio ? ) ‘ rari nantes in gurgite vasto ‘ ( traduci tu – che hai fatto latino e greco, io no – la metafora per chi conosce solo l’ inglese … o il sanremasco … ). Nemo

  2. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    Come ti ho detto già a voce, quando negli anni 80-90 in Italia cominciò a diffondersi la teoria per cui non era solo l’ambiente a determinare la persona, la considerai molto pericolosa, perché, erroneamente, pensavo che non si desse al malato la possibilità di guarire, dato che dipendeva da come era fatto lui. Grazie anche a te ho poi capito che tutte e due gli elementi, DNA e ambiente, concorrono a formare l’individuo. Credo che l’ ignoranza sulle malattie mentali sia diffusissima e alimenti la paura, in quanto è qualcosa che non si conosce ed è intollerabile, soprattutto per una società come la nostra apparentemente così razionale, che ci sia qualcosa o qualcuno che non è inquadrabile nei soliti schemi.

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