INTRODUZIONE: 12. I disturbi bipolari

 

 

 

 

 

La mia malattia è la psicosi maniaco-depressiva, detta anche “malattia bipolare” perché la persona oscilla tra il polo dell’entusiasmo (mania) e quello della depressione.

 

Sono sempre stata curata con il carbolitio dalla prima crisi nel maggio del ’76 fino all’aprile del ’98 quando, dopo molta indecisione, e con tutti contrari, ho cambiato psichiatra.

 

Il nuovo psichiatra ha fortunatamente riconosciuto che il carbolitio, nel mio specifico caso, non solo non mi evitava le crisi di mania e di depressione (né quella che precedeva la mania né quella che puntualmente seguiva), ma neppure diminuiva l’intensità e la durata di queste. Ha sostituito il litio con degli stabilizzatori come il Neurontin e il Depakin, togliendomi anche tutti gli ansiolitici nel giro di sei mesi.

 

Da allora sto molto bene e proseguo queste cure.

Ho bisogno ogni tanto di antidepressivi, ma per brevi periodi.

Ormai, da tanto tempo, faccio una visita di controllo dallo psichiatra una volta all’anno.

 

Mi ha detto un precedente psichiatra che se un malato passa dieci anni senza crisi, può considerarsi guarito. Ho questa speranza: adesso sono più di dieci anni che non ho una crisi di mania, anche se è difficile credere in numeri cabalistici.

 

 

Non ho mai avuto difficoltà ad assumere medicine come succede ad altri malati: all’inizio ero talmente spaventata che non mi sarei mai sognata di discutere l’operato di chi cercava di aiutarmi.

 

Ero inoltre convinta che la mia mente vivesse all’unisono con il mio corpo, anche se non so dire da dove mi venisse questa convinzione.

Per certe persone con questa malattia è difficile prendere medicine perché non riescono a rinunciare a quell’ebbrezza e a quella intensa vita immaginativa che gli stati di mania forniscono, quando non sono sfrenati.

 

Per quanto mi riguarda sono stata molto fortunata: quei momenti di leggera mania in cui potevo produrre molto, lavorando anche tutta la notte senza sentire il bisogno di dormire, li ho sempre guardati con sospetto e paura, perché non ho mai visto niente di “romantico” nella pazzia.

Temi come genialità e pazzia possono affascinare gli studiosi di letteratura, o anche i profani, ma, dietro questi argomenti, io ho sempre visto un teschio orribile.

La psicosi maniaco-depressiva è, infatti, una brutta malattia che, se non curata adeguatamente con farmaci e psicoterapia, può portare al deterioramento della persona e anche alla morte.

 

Solo recentemente gli psichiatri – dopo aver accompagnato, per cinque anni, un gran numero di malati (è una ricerca fatta negli

USA), sia quelli curati con soli farmaci, sia quelli che, oltre ai farmaci, seguivano una terapia psicologica, – si sono resi conto di aver sottovalutato questa psicosi nel passato.

 

Hanno verificato infatti che la percentuale dei pazienti che si recupera, potendo riprendere un’attività lavorativa e mantenere dei

legami affettivi costanti, è molto esigua e sempre si tratta di persone che, oltre a prendere regolarmente i farmaci( cosa già difficilissima per chi ha un disturbo dell’umore), si sono sottoposte contemporaneamente ad una terapia psicologica.

 

Tutto questo lo so dalle letture che ho fatto nel tempo, dal momento che non ho mai cessato di documentarmi sulla mia malattia. Questi dati che riferisco si trovano in: J.F.Goldberg e M.Harrow (a cura di), I disturbi bipolari. Decorso clinico e outcome (1998). Cortina Edizioni (2000)

 

 

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