COME E’ OBBLIGATORIO DIRE SENZA ALCUNA RETORICA: “LASCIAMO CHE LA MAGISTRATURA LAVORI IN PACE” : LUSI E LA BANDA BASSOTTI.

 

Fiorenza Sarzanini
fsarzanini@corriere.it

25 maggio 2012 | 7:46

 

 

 

I verbali

«Ecco chi veniva pagato da Lusi»
La segretaria porta le fatture ai pm

Confermato l’arresto dell’ex tesoriere della Margherita

 

 

Lusi (Ansa)

ROMA – Sono registrate in una chiavetta Usb le fatture pagate da Luigi Lusi ai politici della Margherita. È stata Francesca Fiore, la segretaria del senatore indagato per associazione a delinquere, appropriazione indebita e illecito reimpiego, a consegnarla due giorni fa ai magistrati romani. Convocata dopo che davanti al Parlamento l’ex tesoriere aveva affermato di aver dato soldi a numerosi leader, la donna ha confermato i versamenti a numerosi esponenti del partito svelando anche dettagli su alcuni documenti finanziari riconducibili a Francesco Rutelli che non sarebbero stati registrati nella contabilità ufficiale. «Per Lusi passavano le fatture per l’attività politica», ha dichiarato la testimone, poi ha indicato anche altre spese che sarebbero state effettuate negli ultimi anni. Il suo verbale è stato depositato – insieme a quello delle altre segretarie della Margherita e dei due commercialisti indagati con Lusi – al Tribunale del Riesame che proprio ieri ha confermato l’ordine di arresto per il senatore confermando l’impianto accusatorio e fornendo ulteriori elementi alla Giunta di Palazzo Madama, mentre ha ordinato la scarcerazione dei due commercialisti che erano ai domiciliari. Il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il sostituto Stefano Pesci hanno così avviato verifiche sulle «uscite». Anche perché è stata la stessa segretaria ad evidenziare come «negli ultimi due anni Lusi mi iniziò a passare alcune fatture che dovevano essere “riviste” da lui».
Soldi a politici e assistenti
Racconta Fiore: «Tutto nasce con le europee 2009, quando Lusi mi parlò della necessità di trattare alcune spese distinguendole dal resto in quanto rimborsi della politica. Cominciai a raccogliere queste fatture segnando anche le persone che le portavano. Io ho tenuto una copia delle fatture e poi le avevo inserite in un file Excel. Una volta pronte tornavano a Lusi che me le ridava perché le passassi all’amministrazione. L’imputazione a questo o quel parlamentare la facevo sulla base di chi portava le fatture e di quel che mi diceva Lusi. Verso il 2010/2011 Lusi mi disse che occorreva essere precisi anche nelle imputazioni delle fatture ai vari soggetti autorizzati a spendere perché c’era un accordo per suddividere le spese in termini di 60/40. Non ricordo chi aveva il 60 e chi il 40». I magistrati chiedono chiarimenti, lei specifica meglio e fa i nomi dei destinatari.
«Bianco, Bindi, Bocci, Fioroni, Franceschini, Letta e Marini erano “popolari” e Gentiloni, Renzi e Rutelli invece “rutelliani”. Conoscevo alcune persone che venivano per conto dei singoli politici. Per Bindi veniva o la segretaria o un certo Paolo. Per Bocci veniva il suo assistente Paolo Martellini e a volte, forse, lo stesso Bocci; per Marini c’è ben poco; per Fioroni me le dava di solito lo stesso Lusi o Giovanni Iannuzzi che mi portava le fatture in busta chiusa; Franceschini non è mai venuto e veniva Giacomelli; per Letta non è mai venuto né lui né la sua segretaria, credo se ne occupasse lo stesso Lusi. Quanto a Rutelli le fatture me le dava Lusi; si trattava più che altro di rutelliani come Milana e anche Renzi, per il quale veniva un certo Gavini (si tratta di Bruno Cavini, ndr ), suo mandatario elettorale».
Fatture tolte e regali
La segretaria parla di un incontro avvenuto con il leader del partito dopo l’avvio dell’inchiesta sulle ruberie del tesoriere. «Dopo che era scoppiata la cosa, forse nel febbraio 2012, mi chiamò da lui Rutelli e mi chiese “Francesca, ma come è possibile che tu non ti sia accorta di niente?” riferendosi a quello che usciva sui giornali. Io gli dissi che non mi ero accorta di nulla e dissi anche di quello schema che io avevo preparato e che ora ho consegnato a voi. Lui mi parve stupito, tuttavia ricordo che in un’occasione, nel 2011, Lusi mi chiese di fare una stampata del tabulato perché doveva incontrarsi con Rutelli. Non so però se glielo abbia mostrato. Anzi. A ben pensare credo lo abbia mostrato, perché dopo l’incontro con Rutelli mi fece togliere alcune fatture imputate a quest’ultimo. Mi pare che fossero fatture di Cristina de Luca e di Mario Di Carlo, i cui costi dovevano essere ripartiti tra Rutelli e Gentiloni. Mi pare che poi me li fece ricambiare un’altra volta».
L’accusa sollecita spiegazioni sulle modalità di pagamento visto che Fiore specifica come «le prestazioni erano generalmente di tipografia in gran parte connesse a scadenze elettorali perché se non erano legate all’attività politica Lusi non concedeva il pagamento».
Pm: e il contante?
Fiore: Solo per i regali in occasione delle festività o per qualche compleanno. Si trattava di regali che faceva lui (Lusi ndr ). Forse molti anni fa furono fatti regali per conto di Rutelli e non so come fossero pagati e da chi. Quello che so è che il contante che prelevava era destinato a regali che faceva Lusi. Gli importi erano alti.
Pm: Diecimila al mese?
Fiore: Forse un po’ meno. Per Natale assai di più, solo di enoteca saranno stati 30 mila euro.
Pm: I destinatari chi erano?
Fiore: Politici, specialmente abruzzesi o a lui legati, come Fioroni e Rutelli.
I rendiconti modificati
Quando i pubblici ministeri chiedono alla segretaria se sia a conoscenza di «operazioni di modifica dei rendiconti» lei conferma e spiega: «A volte le ragazze si sfogavano perché veniva richiesto di effettuare modifiche “impossibili” e che loro non sapevano come fare. Sfoghi simili li aveva anche Sebastio», uno dei due commercialisti finiti sotto inchiesta insieme a Lusi. La donna racconta poi che quando si seppe dell’inchiesta «fu Lusi a dirmi che era scoppiato un problema a seguito di “accordi saltati”. Mi disse che la vicenda riguardava case che lui aveva comprato su accordi con altri che ora “si facevano indietro”. Disse che sarebbe cominciata la guerra e che lui si sarebbe dimesso».
Sulla gestione della contabilità si concentra l’interrogatorio del commercialista Giovanni Sebastio di fronte al giudice Simonetta D’Alessandro. E lui cerca di coinvolgere i vertici del partito: «Nella sua relazione il tesoriere riportava il dettaglio delle macrovoci: attività politica, consulenze, spese generali. Quindi informava anche chi non era un tecnico per potergli permettere di fare le sue valutazioni e quindi gli associati della Margherita potevano sapere se un partito che alla fine del 2007 è finito, è confluito dentro il Pd, nel 2008 come mai sono stati spesi più soldi dell’anno precedente. Queste cose non c’è bisogno di essere un tecnico per poterle leggere e infatti all’ultimo bilancio, nell’assemblea, Parisi alza la mano e dice: “Come sono stati spesi questi 4 milioni di attività politiche?”. Sospendono l’assemblea, si riuniscono a porte chiuse alla fine della giornata e approvano il bilancio». I magistrati ritengono che sia lui sia l’altro commercialista Mario Montecchia avallassero tutte le «uscite» perché inseriti nell’associazione a delinquere creata da Lusi. E quando il giudice gli chiede perché avessero avallato i versamenti alla società «TTT srl» di proprietà del tesoriere, Sebastio afferma: «Se al tesoriere che ha la fiducia di Rutelli e di tutto il partito gli vengono dati tutti quei poteri, i bilanci vengono approvati senza alcuna remora da parte degli stessi politici, perché se loro non hanno dubbi li devo avere io che sono un consulente?».

Fiorenza Sarzanini
fsarzanini@corriere.it25 maggio 2012 | 7:46© RIPRODUZIONE RISERVATA

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