È partita a maggio con l’appello “Le carceri sono fuorilegge” l’omonima iniziativa promossa da Antigone insieme all’associazione A buon diritto e in collaborazione con il settimanale Carta.
Corriere Inchieste:
Ecco come pestavamo i detenuti in carcereDibattito organizzato dall’Associazione Antigone in occasione della Giornata Mondiale contro la tortura, Roma, Sala Politecnico Fandango, 26 giugno 2012. Ida Dominijanni di Radio 3 Rai intervista Stefano Anastasia, fondatore e difensore civico di Antigone
Celle sovraffollate e violenze diffuse sembrano, a leggere le notizie di questi giorni, la regola nelle carceri italiane. Ma al governo non viene in mente di meglio che costruire nuove prigioni.
5 PER MILLE
L’Associazione Antigone è lieta di informare tutti coloro che lo desiderano che anche quest’anno è possibile sostenere tutte le realtà simili alla nostra Leggi tutto..
ADESIONE
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Sabato 7 marzo 2009. Siamo a Reggello, nelle colline intorno a Firenze, per ritirare un premio ad un Concorso Letterario Nazionale di Poesia. Ma il premio non è per noi, è di Carmelo Musumeci…continua
In Italia la tortura non è reato. In assenza del crimine di tortura non resta che l’impunità. La violenza di un pubblico ufficiale nei confronti di un cittadino non è una violenza privata. Riguarda tutti noi, poiché è messa in atto da colui che dovrebbe invece tutelarci, da liberi e da detenuti. Sono venticinque anni che l’Italia è inadempiente rispetto a quanto richiesto dalla Convezione contro la tortura delle Nazioni Unite, che il nostro Paese ha ratificato: prevedere il crimine di tortura all’interno degli ordinamenti dei singoli Paesi. Quanto accaduto nel 2001 alla scuola Diaz ha ricordato a tutti che la tortura non riguarda solo luoghi lontani ma anche le nostre grandi democrazie. Il caso di Stefano Cucchi, la recente sentenza di un giudice di Asti e tanti altri episodi dimostrano che riguarda anche l’Italia. Per questo chiediamo al Parlamento di approvare subito una legge che introduca il crimine di tortura nel nostro codice penale, riproducendo la stessa definizione presente nel Trattato Onu. Una sola norma già scritta in un atto internazionale. Per approvarla ci vuole molto poco.
L’Osservatorio sulle condizioni di detenzione in visita negli istituti di pena più critici d’Italia
Forlì, Lanciano, Cassino, Genova Marassi, Sulmona, parte con questi istituti Antigone in carcere nella calda estate italiana la nuova iniziativa dell’Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione che vedrà impegnati gli oltre 30 volontari dell’associazione autorizzati dal Ministero della giustizia ad entrare negli istituti di pena. Le visite proseguiranno, poi, per tutto il mese di agosto e l’obiettivo è quello di evidenziare le maggiori criticità delle carceri italiane durante l’estate. Già programmate le visite agli istituti di Augusta, Messina Gazzi, Livorno, Viterbo, Cagliari, Lucca, Savona, Pisa, Gorgona, Barcellona Pozzo di Gotto, Pontedecimo, Chiavari, Ascoli Piceno, Pescara, Catania Bicocca. Si andranno a monitorare la condizione di vita interna, gli spazi a disposizione, lo stato delle strutture. È intento di questa campagna mantenere alta l’attenzione pubblica verso il tema penitenziario e sollecitare il bisogno di riforme tendenti a decongestionare le 206 carceri italiane che oggi contengono 21 mila persone in più rispetto ai posti letto regolamentari. Roma, 26 luglio 2012
Appello al ministro della Giustizia e al capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria
In piena estate in questi giorni alcune decine di detenuti sono in via di trasferimento dal carcere di Spoleto verso altre destinazioni. Spoleto è un istituto dove ci sono gli ergastolani. Sono mandati via, dispersi in giro per l’Italia, per far spazio a nuovi detenuti che possano occupare più intensivamente le celle: in due, tre, quattro per volta. Buttati uno sull’altro non come quei vecchi ergastolani che invece necessitano di spazi individuali. Poco male, poi, se ne fa le spese un lavoro ultradecennale degli operatori dell’Amministrazione penitenziaria, che dovrà ricominciare da zero in altri istituti. Poco male se nel trasferimento è coinvolto lo scrittore Carmelo Musumeci che dopo molti anni di detenzione, a Spoleto si è laureato, ha scritto libri, aperto un blog (http://www.carmelomusumeci.com/) e alimentato una battaglia civile contro l’ergastolo senza possibilità di revisione. Nulla più di questi provvedimenti tradisce l’indifferenza dell’istituzione penitenziaria alle vite che vi scorrono dentro e al lavoro che tanti suoi operatori vi svolgono.
Antigone e L’altro diritto si costituiscono parte civile
Le associazioni Antigone e L’altro diritto entrano come parte civile nel processo in corso a Firenze nei confronti di quattro agenti penitenziari accusati, in concorso tra loro e abusando dei poteri inerenti la loro funzione, di aver maltratto cinque detenuti ristretti nella casa circondariale di Sollicciano tra settembre e dicembre 2005. È stata infatti accettata oggi, durante la prima udienza dibattimentale del processo, la richiesta di costituzione delle associazioni avanzata dall’avvocato Michele Passione, insieme a quella di due dei detenuti coinvolti.
Secondo la ricostruzione della Procura, che porta tra le altre fonti di prova la stessa segnalazione del Provveditorato regionale e la relazione ispettiva del Dap, oltre agli accertamenti clinici e alle testimonianze delle associazioni di volontariato presenti nella Casa circondariale, la «squadretta» agiva nell’ufficio del capoposto e nelle celle dei detenuti. Colpiva con calci, pugni e schiaffi, e in un’occasione anche con un manico di scopa in legno «sino a spezzarglielo addosso in più parti».
«Anche se fossero confermate tutte le accuse, i quattro agenti non rischiano molto: «Non più di due o tre anni – spiega l’avvocato delle associazioni, Michele Passione – ma il vero sforzo è quello di arrivare a sentenza prima che i reati si prescrivano, ossia nel giugno 2013».
Comunicato stampa congiunto Fp-Cgil Nazionale – Associazione Antigone
Dettori e Gonnella a Severino: serve conferenza nazionale su esecuzione penale la spending review paralizza un sistema già in crisi, si apra confronto in autunno
Con una lettera inviata stamane alla Ministra della Giustizia Paola Severino, la Segretaria Generale dell’Fp-Cgil Rossana Dettori e il Presidente dell’Associazione Antigone Patrizio Gonnella chiedono la convocazione in autunno di una Conferenza Nazionale sull’esecuzione penale in cui “amministrazione penitenziaria, rappresentanze del personale, associazioni e detenuti possano condividere le tappe di un percorso di rinascita del sistema penitenziario italiano”.
Una richiesta in linea con la pratica diffusa in molte democrazie, aggiungono Dettori e Gonnella, dove ciò “avviene regolarmente ogni anno. Il sistema penitenziario, che risponde direttamente alle finalità definite dalla nostra Costituzione, vive oggi un momento di profonda crisi a causa di una legislazione che ha prodotto un grave sovraffollamento, dell’assenza di risorse necessarie ad assicurare i diritti fondamentali delle persone detenute, delle dure condizioni di lavoro per tutto il personale, frutto di decennali politiche di tagli”.
Si potrebbe fare “molto di più e meglio” di quanto previsto dalla spending review del Governo per le carceri, che prevede anche un taglio sull’ approvvigionamento del vestiario di agenti e detenuti. L’associazione ‘Antigone’, che si batte per i diritti nelle carceri, lancia una proposta al ministro Severino che coniuga il risparmio e la necessità di migliorare la vita negli istituti di pena. “Con un piano per mandare entro l’estate 10 mila detenuti, in misure alternative, fuori dal carcere – spiega Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – si potrebbe arrivare ad ottenere un risparmio di un milione di euro al giorno”. “Il costo di un detenuto in misura alternativa alla detenzione – dice Gonnella – costa 6-7 volte meno che in carcere. Tenendo conto che la spesa media per ogni recluso ammonta a 130-140 euro al giorno, un rapido calcolo ci permette di affermare che 10 mila reclusi in meno porterebbero dunque un risparmio di un milione al giorno per 365 milioni l’anno”. In più, aggiunge Gonnella, “senza incidere sui diritti essenziali dei detenuti e degli agenti di polizia penitenziaria”.
Nei giorni scorsi avevamo lanciato da Il Manifesto un appello al ministro della Giustizia Paola Severino perché dicesse parole chiare contro la tortura. Purtroppo la ministra ha proposto alcune modifiche al testo di legge che rischiano di rendere evanescente il contenuto del reato e non perseguibile chi lo ha commesso. Modifiche che hanno sollevato forti obiezioni da Amnesty International oltre che da Antigone.
Non è facile spiegare perché le istituzioni italiane facciano resistenza ogniqualvolta si tenti di criminalizzare la tortura.
Non è facile spiegare in termini giuridici perché non si copi fedelmente una definizione presente in un Trattato dell’Onu firmato e ratificato da mezzo mondo ma si tenti di cambiarne parole, contenuti e senso.
Accountability è parola inglese di non semplice traduzione in italiano: per lo meno in tutte le modulazioni di significato che essa originariamente esprime. Indica la responsabilità di ciò che si è fatto, il risponderne, il darne compiuta spiegazione, l’assumere le conseguenze dei propri comportamenti. La mancanza di questa traduzione indica metaforicamente le mancanze che registriamo dopo la benvenuta sentenza della Corte di Cassazione sui fatti della Diaz. La responsabilità di chi agisce in funzione pubblica non si limita, infatti, alla sfera penale, include anche altri ambiti: amministrativo, politico, culturale. Sul piano della responsabilità amministrativa, le tardive decisioni del capo della polizia non sanano la ferita inferta dalla promozione – discrezionale, non certo automatica – di coloro su cui gravava il sospetto di responsabilità per un’azione così grave da definirsi come tortura…leggi tutto
Secondo Rapporto di monitoraggio delle Organizzazioni Non Governative e Associazioni del Comitato per la Promozione e Protezione dei Diritti Umani
con
ROBERTO NATALE – Presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana CAROLA CARAZZONE – VIS, Portavoce Comitato per la promozione e protezione dei Diritti Umani SILVANA CAPPUCCIO – CGIL TANA DE ZULUETA – Articolo 21 CELINA FRONDIZI – ASGI ORIA GARGANO – BeFree PATRIZIO GONNELLA – Antigone LAURA GUERCIO – LAW MARIA RITA PECA – Medici per i Diritti Umani ANTONIA SANI – WILPF Italia — Lega internazionale di donne per la pace e la libertà BARBARA TERENZI – FILB, Coordinatore Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani MONICA USAI – LIBERA
La tutela della salute della persona detenuta non è di importanza minore rispetto a quella garantita a chi viva in stato di libertà. Questo assioma costituisce l’orientamento del Legislatore nel passaggio di competenze della presa in carico del paziente detenuto, dal Sistema Penitenziario al Sistema Sanitario Nazionale, a partire dal 2008.
Quindi occorre ribadire con forza ed intransigenza che la declaratoria di impegno da parte dello Stato, non può che avere efficacia sostanziale. Gli impegni di principio senza risvolti concreti di effettiva garanzia dei diritti fondamentali generano sofferenze ulteriori, giuridicamente e umanamente inaccettabili. La pena è soltanto quella privativa della libertà. La salute è un diritto intangibile ma per essere garantito anche in carcere necessita di basi strutturali ed organizzative certe.
Polo universitario Studi superiori di Asti, Piazzale de Andrè
La tortura non è reato?!
Introduce
Patrizio Gonnella
Relazioni di
Antonio Marchesi e Mauro Palma
Interventi di
Carlo Federico Grosso, Luigi Pagano, Pietro Marcenaro, Vladimiro Zagrebelsky
Venerdì 15 giugno ore 15.00-18.30
Polo universitario Studi superiori di Asti, Piazzale de Andrè
La tortura esiste
Introduce e modera la tavola rotonda
Claudio Sarzotti Interventi di
Maria Pia Brunato, Pietro Buffa, Amedeo Cottino, Simona Filippi, Elena Lombardi Vallauri, Alberto Marcheselli, Mirko Mazzali, Giuseppe Mosconi, Davide Richetta, Giorgio Vitari Ai partecipanti verranno riconosciuti n. 5 crediti formativi da parte dell’Ordine degli Avvocati di Asti