24 ottobre 2012 ore 09:00 Se potete, tenetelo a mente quando leggete cose mie (chiara), lo ripeto e lo ripeterò ogni tanto perché e’ qualcosa che vi chiedo in ginocchio.

 

Io temo tanto la parola degli uomini.

Dicono tutto sempre così chiaro:

questo si chiama cane e quello casa,

e qui è l’inizio e là è la fine.

……….…………………………………..

A me piace sentire le cose cantare.

(Rilke)

 

 

Questa poesia è un invito a leggere quello che mi riguarda

mettendo tra parentesi, per quanto è possibile,

il mondo della realtà e il suo modo di inquadrare le cose,

per lasciar affiorare l’immaginazione e le emozioni,

insieme al loro modo un po’ sognante di accogliere il mondo di un altro.

 

Ma quello che vorrei davvero io sarebbe una cosa impossibile e che oso dire solo a voce bassissima.

“Vorrei essere letta tenuta stretta in un grande abbraccio!”

Allora sarebbe possibile sentire il profondo canto di gioia che sale da tutto il racconto.

Voglio però chiedere venia per la sua “drammaticità”, così lontana dal bisogno di divertimento e di svago che caratterizza la nostra epoca, facendo miei i versi della poetessa polacca Wislawa Szymborska:

 

“Non avermene lingua se prendo in prestito parole patetiche e poi faccio fatica a renderle leggere”.

 

 

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