18 novembre 2012 ore 08:49 DA MERIMERI IN RITARDO PUBBLICO QUESTA PERLA DEL PARADISO UMANO…E NON E’ RIDONDANZA!

 

 

 

 

RAINER MARIA RILKE, (1875-1926), DA “LETTERE AD UN GIOVANE POETA” (sottolineatura di merimeri)

 

 

“Essere soli come s’era soli da bambini, quando gli adulti andavano attorno, impigliati in cose che sembravano importanti e grandi, perché i grandi apparivano così affaccendati e nulla si comprendeva del loro agire. E quando un giorno si scopre che le loro occupazioni sono miserabili, le loro professioni irrigidite e non più legate alla vita perché non continuare come bambini a osservarle come cosa estranea, dalla profondità del proprio mondo, dalla vastità della propria solitudine, che é anche lavoro, grado e professione? Perché voler mutare la sapiente incomprensione del bambino con la difesa e il disprezzo, poi che l’incomprensione è solitudine, ma la difesa e il disprezzo partecipazione a quello da cui ci si vuole separare con questi mezzi.”

 

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6 risposte a 18 novembre 2012 ore 08:49 DA MERIMERI IN RITARDO PUBBLICO QUESTA PERLA DEL PARADISO UMANO…E NON E’ RIDONDANZA!

  1. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    E se ci mettessismo una consapevole ma lieve comprensione da adulti?

  2. nemo scrive:

    Mi è oscuro l’ ultimo periodo del ‘pezzullo’ ( per brevità, non per sufficienza, ehh ) di Rilke da a . ( Sarà perché Nemo bambino non è mai stato solo ?? o per colpa della ‘traduzione’ ? mahh)

    • Chiara Salvini scrive:

      caro Nemo, sempre grazie delle tue preziose visite, non sono riuscita a trovare il testo completo della Lettera che è del 23 dicembre 1903, visto che anche a me era riuscito incomprensibile e speravo anzi che me lo spiegassi tu. Ma rileggendo con calma, mi pare ci sia proprio un errore di stampa, c’è un periodo saltato. Ho questo piccolo libricino, credo sia di Adelphi, ma ovviamente non lo trovo. E’ successo però –.prima cosa “gli anni sono passati e tanti”—che questo testo, rivisto così a pezzetti, come mandato da merimeri, mi ha colpito come allora non mi era riuscito. Mi procurerò le lettere e forse ritornerò qui su questo schermo-sempre che non mi sfugga dalla mente, ormai da vecchi abbiamo una valanga di cose cui star dietro e, per una serie ampia di lentezze, queste cose si moltiplicano invece di farsi. Ho capito che alla mia età se “non ti organizzi con listine mentali o cartacee, meglio” non combini nulla. Devo dire che questa organizzazione è più ariosa che ferrea. Si ha anche piacere di “lasciarsi vivere” così spontaneamente come le nostre associazioni ci portano…appunto, “dove ci porta il cuore”…Ma non voglio perdere l’occasione per dire che “il mio cuore mi porta spontaneamente sempre a te”, non solo a te, ma “a te”. chiara

  3. nemo scrive:

    Sì è perso per strada una parte del mio commento. Dicevo: ” da ‘Perché’ a ‘ mezzi’ “. Aggiungevo anche che ho smesso quasi del tutto di leggere poeti tradotti ( vasto argomento quello delle traduzioni ) e, ahimè, non conosco il tedesco….

    • Chiara Salvini scrive:

      Sai bene che sulle traduzioni si sono scritti fiumi. Personalmente preferisco avere un contatto – magari a me rivelatore- con uno scritto straniero che rinunciarvi- E’ una scelta come un altra, così come è una scelta come un’altra (ma questa aiuta a vivere) rinunciare alla perfezione ed accontentarsi “del meglio possibile”: ma questo sarebbe un discorso ancora più lungo anche, perché, poi, e soprattutto, non è un discorso, è, a mio parere, un vissuto a descrivere il quale non ho ora le quattro parole pronte, ma per dirla breve-se mai si potesse- sta insieme al capire sempre meglio che, se è vero che siamo una canna al vento pensante (cito a memoria, non sarà così), siamo pur sempre una canna. Ma, nella mia esperienza, anche se a parole siamo tutti d’accordo nel dire che l’uomo muore-è relativo ecc, nella nostra verità intima è estremamente difficile “rinunciare alla nostra natura divina”: con gli anni, sono sempre convinta che fa parte della natura umana (e millenni di storia lo dimostrano, archeologia ecc.) il rifiuto della morte e -che è lo stesso- l’aspirazione all’infinito o, più precisamente dicendo, a qualcosa “senza limiti”: come tu sai benissimo, i limiti umani impostici dalla natura sono pesantissimi, possiamo imparare ad essere “saggi” e a viverli con serenità – come mi pare tu faccia anche allegramente e come cerco di fare anch’io- ma la ribellione che giorno per giorno si accumula nel nostro cuore fin dai primi momenti di vita è un gigante che si erge a prendere tra le mani la luna. Cose stradette da secoli, che tutti sappiamo e viviamo, ma cosa ci vuoi fare? Stamattina, caro mio Nemo, è toccata a te la confessione del “quanto mi pesa!”- con il solito amore, grande, che non ti venga a noia, è lì, tranquillo, e c’è–“disponibile”—-parola enorme—una merce che non si trova assolutamente al mercato perché “è gratuito”.

  4. nemo scrive:

    Forse ‘idealisticamente’ nella poesia non si tratta, per me, ‘del meglio possibile’ ma di stile e contenuti, non sempre pienamente ‘fedeli’ e ‘capiti’ se tradotti. Non scopro l’ acqua calda se dico che il ‘significato’ delle parole è strettamente legato alla ‘familiarità’ e alla vita ‘vissuta’, ‘suono’ compreso.

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