francesca bardelli
Il logo di Francesca mi piace molto: è semplice ed efficace. Mi sembra ottima poi l’idea di progettare cose belle a prezzi non esorbitanti: dovrebbe diventare una politica economica: tutti, progettatori e fruitori, starebbero meglio e il mondo ne acquisterebbe in bellezza /donatella.
lei (la do) è quella al centro…
ARTICOLO DONATELLA
Detto ciò (ormai dicono tutti così in televisione, come se non ci fosse una linea unica nel pensiero di chi parla), vorrei parlarti del libro
” Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche”, di Melanie Joy, edizioni Sonda 2012.
L’autrice, psicologa e docente di psicologia e sociologia all’Università del Massachusset, autrice di numerosi articoli di psicologia, giustizia sociale e difesa degli animali, sostiene alcune tesi che si possono applicare a tutti i viventi:
l’intorpidimento attraverso le culture e la storia;
l’invisibilità ( se i macelli fossero trasparenti forse avremmo orrore di quelle mattanze);
la negazione della realtà, perché il metodo più efficace per distorcere la realtà è negarla;
usare un linguaggio apparentemente tecnico (mi viene in mente lo spread, la decrescita, ecc. per non parlare dei ben più orrifici soluzione finale, pulizia etnica) anche per gli animali che vengono torturati ed uccisi ( operatore con coltello invece che uccisore finale; trattamento del becco invece che debeccare per tagliare il becco al pollame; decornazione per il taglio senza anestesia delle corna, ecc.). In ultima analisi,
si può dire per gli animali come per gli uomini, che sopportiamo certe crudeltà oscene perché consideriamo gli altri, sia uomini che animali, come delle cose, non come esseri viventi uguali a noi nella capacità di soffrire.
Le ideologie violente, come quella che riguarda gli animali e non solo, hanno implicito un contratto tra chi ha il potere, in questo caso i produttori di cibo, e chi invece ” consuma” il prodotto del delitto : non si parla del male che viene commesso, perché in questo modo il produttore può continuare a fare tranquillamente i suoi profitti e il consumatore può stare in pace a continuare il suo stile di vita senza preoccupazioni etiche. Insomma, è un sapere senza sapere, che purtroppo è applicato a tanti settori della vita.
Per parlare dei danni materiali degli umani, non si può pensare che i farmaci, le condizioni igieniche, la corruzioni degli ispettori che dovrebbero vigilare sui mattatoi, il condizionamento spaventoso di chi lavora in questi posti dove non si fa che uccidere, non abbiano delle ripercussioni pesantissime sugli uomini.
Una considerazione importante, che riguarda il comportamento umano, è quella che considera l’importanza che gli uomini attribuiscono all’autorità;
viene citato uno studio, ormai classico, di Stanley Milgram negli anni ’60, che dimostra come siamo sensibili alle figure autorevoli . Attraverso vari esperimenti Milgram dedusse che l’obbedienza all’autorità annulla la coscienza.
Tuttavia ci sono due circostanze attenuanti nell’obbedienza del singolo all’autorità: la capacità di mettere in dubbio la legittimità della figura autorevole e la distanza che si prende da tale figura.
Cioè, se chi mi ordina qualcosa non è per me un’autorità oppure la distanza mi permette di disobbedire, è molto probabile che io non obbedisca all’ordine che non condivido. Quando obbediamo contro coscienza ad un ordine che proviene da un’autorità che consideriamo legittima, non ci riteniamo pienamente responsabili delle nostre azioni.
L’autrice afferma che finché non impareremo a mettere in discussione l’autorità esterna e non riconosceremo la nostra autorità interna, seguiremo gli ordini di coloro che mantengono lo status quo.
Una psicologa americana, Judith Herman, afferma che:
” La risposta standard alle atrocità è bandirle dalla coscienza…Le atrocità, tuttavia, rifiutano di farsi seppellire. Altrettanto potente quanto il desiderio di negare le atrocità è la convinzione che tale rifiuto non funzioni”.
Recenti studi ipotizzano che l’empatia possa avere una base biologica ( neuroni a specchio). In qualche misura siamo consapevoli di quello che un altro sente non solo perché cerchiamo di metterci nei suoi panni, ma anche perché stiamo letteralmente sentendo la stessa cosa.
Se l’empatia è innata nei nostri cervelli, allora la nostra predisposizione naturale è di essere sensibili verso gli altri.
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Grazie per la bellissima foto.Ho sempre sognato di essere un orsacchiotto, non fosse che per il letargo!