Obama chiede 5 miliardi di danni a Standard & Poor’s
con un’analisi di Alessandro Plateroti
Cronologia articolo5 febbraio 2013
NEW YORK – Oltre cinque miliardi di dollari di danni. È quanto potrà chiedere il Dipartimento della Giustizia americano a Standard & Poor’s, nella prima causa intentata dalla autorità federali contro una grande agenzia di rating accusata di responsabilità nella crisi finanziaria del 2008. La causa civile del governo è appoggiata da 16 stati e dal Distretto di Columbia, quello della capitale, Washington.
S&P, stando al governo, ha violato i suoi stessi criteri nell’assegnare i voti a bond collegati a mutui che hanno poi scatenato la crisi finanziaria e provocato costi per miliardi di dollari agli investitori. Immediata la risposta dell’agenzia, secondo cui l’azione del Governo, si legge in una nota diramata ancora prima che il ricorso fosse formalizzato, «è del tutto senza fondamenta fattuali o merito legale». In seguito la società ha aggiunto che «si difenderà con determinazione» dalle accuse. Il titolo della casa madre, McGraw Hill, è sceso oggi del 7% e ieri aveva gia perso il 14%, il calo peggiore in una seduta in 25 anni.
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La causa, presentata nella notte americana tra lunedì e martedì in un tribunale di Los Angeles, è stata annunciata direttamente dal Segretario alla Giustizia Eric Holder, che ha anche dato la stima dei danni multimiliardari che potrebbe chiedere alla società. Il calcolo dei cinque miliardi è pari alle perdite sofferte su derivati legati ai mutui, i Cdo, da istituti finanizari e banche assicurati dalle autorità federali durante la crisi.
La legislazione violata sarebbe in particolare il Financial Institutions Reform, Recovery, and Enforcement Act, passato dopo il collasso delle casse di risparmio della fine degli anni Ottanta per recuperare danni.
Le accuse riguardano i Cdo (collateralized debt obligation) emessi nel 2007 e legati a pacchetti di mutui subprime, i più rischiosi. Il Governo ha esaminato in particolare 40 valutazioni massime, spesso di Tripla A, assegnate a bond che hanno perso completamente valore subito dopo essere stati venduti agli investitori.
S&P era afflitta «da significativi conflitti di interesse», ha dichiarato Holder. Avrebbe cioè dato rating elevati a titoli tossici, anche sapendo che non erano meritati, per attirare il business delle società che emettono i bond. Nel ricorso, il Governo cita numerosi scambi di posta elettronica tra analisti e rapporti che a sua avviso dimostrano come la società non fosse affatto convinta dei suoi giudizi. Un analista aveva scritto persino una canzone sul crollo dei derivati nel 2007, spendendola in video ai colleghi, sulle note di “Burning Down The House” dei Talking Heads.