29 aprile 2013 ore 15:48 SIMONA POLI INTERVISTA OGGI ENRICO ROSSI, PRESIDENTE TOSCANA: E’ IL SECONDO DOPO ROSY BINDI CHE RIFERISCE DI ELETTI ALLE PRIMARIE NON ABITUATI ALLA VITA COLLETTIVA DI UN PARTITO. Una voce costruttiva che vale leggere.

 

 

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DA   REP. 29 APRILE 2013, p.18   (sotto, notizie su enrico rossi con foto bella)

Non voglio fare il segretario o il reggente, ma la situazione della sinistra è drammatica. Fare l’amministratore non basta”

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Intervista a Repubblica di Simona Poli del 29 aprile 2013

«Anch’ io in campo per la ricostruzione troppi indisciplinati scelti con le Primarie»

FIRENZE – «Segretario io? No, davvero non ci penso. Ho un contratto con i cittadini della Toscana, sono il loro presidente e intendo onorare l’impegno. Però non è il momento di stare alla finestra, la situazione della sinistra è troppo drammatica perché ci limitiamo a fare solo gli amministratori». Enrico Rossi è stato fedelmente al fianco di Bersani, nel bello e nel cattivo tempo. Adesso ha voglia di giocare un ruolo di primo piano.

Si candida alla guida del Pd sì o no?

«Io non voglio fare il segretario e neppure il reggente, ho già troppo da lavorare come presidente di Regione. E poi sono convinto che chi ha un incarico istituzionale debba portarlo fino in fondo, senza troppe chiacchiere. Ma come tanti altri che hanno a cuore il futuro del Pd anch’io voglio dire la mia e intervenire nella discussione nazionale. Se non lo facessi mi sentirei un pavido».

Che partito ha in mente? Quello di Renzi o quello di Barca?

«Quello di Rossi, direi. Un partito che ha il coraggio di affrontare le critiche, di parlare con la gente che ci contesta. Mentre ero a Roma a votare il presidente della Repubblica mi sono fermato in piazza di fronte a un gruppo di gente infuriata, mi sono preso addosso le loro infamie e ho perso la voce a forza di urlare. I politici non devono aver paura di questo, anche tra di noi dobbiamo imparare a parlare di più».

Non vi siete già scannati abbastanza?

«Intendo una discussione costruttiva, non gli insulti. Superiamo la logica delle correnti e la visione leaderistica che ci ha portati fin qui, facciamo invece proposte e confrontiamoci apertamente. Credo che uno dei punti chiave di svolta sia la separazione tra segretario di partito e candidato premier, perché la coincidenza dei due ruoli condiziona troppo la costruzione del Pd. È un errore, ce ne siamo accorti troppo tardi».

Questo lo sostiene anche Barca. Ma non è così in Gran Bretagna per esempio.

«Noi però siamo ancora fragili, il Pd va in parte ricostruito, serve un impegno a tempo pieno per farlo. Non va bene questo eccessivo schiacciamento sulle istituzioni. Non voglio certo inseguire Grillo ma è pur vero che un partito deve sapersi mischiare con i movimenti, le associazioni, la realtà insomma. Un partito deve avere l’ambizione di rappresentare tutti i cittadini in una società complessa e il Pd deve dare voce ai più deboli, agli ultimi della fila, oltre a dare risposte sui temi del lavoro e delle riforme istituzionali».


Il Pd non è riuscito a votare neanche il proprio candidato al Quirinale. Ci sono 101 franchi tiratori senza volto.

«E questo pone il problema della selezione di una classe dirigente che, prima di candidarsi alle primarie, dovrebbe essere scelta dentro al partito e seguire precise regole di disciplina interna. Basta insultarsi gli uni con gli altri, il tema oggi è come tenere in vita una sinistra dopo i disorientamenti che abbiamo avuto. Io credo ancora nelle ragioni fondative del Pd, che mette insieme le culture dell’emancipazione, quella post comunista e quella cattolico democratica, e le proietta oltre il Novecento».

Renzi e Barca insomma possono stare nello stesso partito?

«Devono starci. Mi batterò perché questo accada».

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File:Enrico rossi.JPG

Enrico Rossi è nato a Bientina da una famiglia operaia, il 25 agosto 1958. Dopo aver conseguito la maturità classica al liceo classico di Pontedera prosegue i suoi studi presso l’università di Pisa, iscrivendosi alla facoltà di filosofia. All’età di 24 anni si laurea con una tesi sulla filosofa ungherese Agnes Heller e nel 1985 intraprende l’attività giornalistica presso la redazione de Il Tirreno. Inizia poi ad avvicinarsi alla politica locale nelle file del PCI e diviene sindaco di Pontedera nel 1990, riuscendo ad ottenere più del 60% dei voti. Rossi mantiene la carica di sindaco fino al 1999; in questi anni, il suo impegno è anzitutto volto ad impedire la delocalizzazione della Piaggio.

Dal 2000 al 2010 è assessore alla Sanità nella giunta regionale toscana presieduta da Claudio Martini e alle elezioni primarie toscane del 2005 risulta essere il candidato che ha ottenuto il maggior numero di preferenze.

Il 29 marzo 2010 viene eletto alla presidenza della regione Toscana con il 59,7% dei voti, sostenuto da Partito DemocraticoItalia dei ValoriSinistra Ecologia e LibertàFederazione della Sinistra[1] e il 16 aprile successivo si insedia come nuovo presidente[2].

 

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