Tommaso Currò (M5S): “Abbassiamo i toni, anche
Beppe Grillo”
Pubblicato il 29 aprile 2013 09.31
SU REPUBBLICA p. 10 | Ultimo aggiornamento:
29 aprile 2013 09.31
ROMA – Tommaso Currò, deputato del Movimento 5 Stelle,
invita ad abbassare i toni, anche a Beppe Grillo. La sparatoria
a Palazzo Chigi, puntualizza, non è “colpa del movimento,
chi lo dice strumentalizza”, però ammette che starsi zitti
sarebbe “meglio che andare in piazza”.
Ecco cosa Currò ha detto a Tommaso
Ciriaco di Repubblica: ”Chi dice
che è colpa del movimento strumentalizza.
Resta il fatto che la tensione è molto alta
e l’invito a chiunque rivesta un ruolo
nelle istituzioni è quello di mantenere
un profilo molto alto. Serve sobrietà.
Ci sono momenti in cui è meglio
stare in silenzio, anziché andare in piazza”.
”’Forse è stato eccessivo, da parte di Grillo,
parlare di missili sul Parlamento”,
ammette Currò, ma ”in campagna
elettorale la psicologia collettiva
contestualizza queste frasi, le considera
iperboli”. Adesso, comunque ”ci vuole
la massima attenzione. Le parole pesano
perché promanano dal Parlamento: non si scherza”.
Currò si dice ”addolorato” per i due carabinieri feriti ieri
davanti a Palazzo Chigi. ”La violenza – sottolinea –
non è mai la soluzione dei problemi”.
8 aprile
Intervista al deputato 5stelle Tommaso Currò
DA JACK’S BLOG DI GIACOMOSALERNO IL 8 APRILE 2013 • ( 42 )
“Insisto: serve un governo con il Pd. Nel movimento qualcosa si muove”
TOMMASO CIRIACO
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ROMA — Ora che qualcosa inizia a muoversi, che qualche coraggioso
senatore grillino si espone per reclamare il dialogo con il centrosinistra,
Tommaso Currò non ha voglia di esultare. «Io sollevato? Non so.
Mi hanno attaccato – ricorda il deputato – mi hanno dato del traditore.
Ma io non sto tradendo. E penso che nella vita bisogna
far prevalere la coscienza». La voce trasmette un po’ di ritrovata
fiducia: «Se abbiamo detto di avere un progetto di Paese
e poi stiamo a guardare il governissimo Pd-Pdl, tradiamo la nostra prerogativa di mandare a casa la vecchia classe dirigente».
L’alternativa?
«Se proponiamo un governo a cinquestelle, il Pd e Sel
faranno emergere persone che non hanno nulla a che
vedere con il passato negativo. Obbligheranno la vecchia
classe a fare un passo indietro, ne emergerà una nuova».
Prima lei, adesso un altro siciliano come il senatore
Bocchino. Avete dato la scossa?
«Sapevo che Fabrizio mi era vicino. Non so, forse alla base
ci sono ragioni sociologiche. Noi siciliani viviamo
una voglia di riscatto».
Forse pesa il famoso “modello Crocetta”.
«Certo, un modello che sta funzionando e dando
ottimi risultati. E non si capisce perché non essere
portato anche qui (a Roma, ndr)».
Resta lo scoglio della fiducia.
«La fiducia è un fatto tecnico per far convergere più forze politiche su un progetto. Noi il progetto e il programma cinquestelle l’abbiamo. Se il Pd vuole accettarlo, lo faccia: è qui che si gioca la loro maturità».
ch. E VICEVERSA ALLORA, SE E’ TECNICO…?
E poi c’è il Presidente della Repubblica. Come si dialoga?
«Deve essere un Presidente della Repubblica garante della legalità,
dell’equilibrio fra i poteri e lavorare per una giustizia snella e vera.
Se invece si sceglie un nome sulla base di condizioni ad personam,
staremo per altre sette anni a rigirarci le dita».
Restano le regole del movimento.
«Io rimango di un’idea: bisogna fare il bene
del Paese. Io sono qui per rispettare le regole
sottoscritte. Ma non in modo che siano fini
a se stesse, bensì per fare il bene dell’Italia.
Perché fra le due io scelgo sempre il bene dell’Italia».
Come?
«Per farlo ci passa l’intelligenza e la sensibilità, su questo
si gioca il destino degli italiani. Se siamo stati una rivoluzione,
è perché siamo in un momento storico di rivoluzione.
O lo si capisce, assumendoci una responsabilità proporzionale
alla gravità del momento, o passeremo ignorati dalla storia».
E’ uscito allo scoperto, ha pagato un prezzo.
«Per tre anni ho sacrificato anche la mia vita privata per
il progetto cinquestelle. In Parlamento sento una responsabilità
a cinquestelle. Posso aver sbagliato il modo, ma il progetto rimane».
Il velista Soldini: “Il vaffa stavolta è per l’ex comico”
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«Caro Grillo, permettimi, ma questa volta a fanculo ti ci mando io». A liberare il “vaffa” è il velista Giovanni Soldini, che ieri ha pubblicato su Twitter l’appello di un grillino deluso, accompagnandolo con i commenti «Condivido pienamente!!!» e «un grillino che ha il coraggio di dire le cose come stanno». L’attivista Andrea Baio, genovese che vive a Palermo, così si è sfogato su Facebook: «Credevo di aver fatto bene a votare Movimento 5 Stelle, ma le mie illusioni sono svanite. C’è solo da avere paura, il paese con te rischia una deriva totalitaria».