21 luglio 2013 ore 16:32 BLOG DI IVAN CAVICCHI (IL FATTO) : “Medici, il vero taglio lineare del governo Letta”

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Ivan Cavicchi
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Ivan Cavicchi

Docente all’Università Tor Vergata di Roma, esperto di politiche sanitarie

Biografia

Insegno Sociologia delle organizzazioni sanitarie e Filosofia della medicina all’università Tor Vergata di Roma, alla facoltà di Medicina. Primo ero alla “Sapienza”.

Da sempre mi occupo di politiche sanitarie e di problemi filosofici della medicina. Sono stato responsabile della sanità della Cgil nazionale, ma prima lavoravo in un ospedale romano. Durante il primo governo Prodi, per riparare il disastro dello scandalo Poggiolini, fui chiamato a dirigere Farmindustria. Sono stato l’inventore di una rivista che oltre a me molti rimpiangono, Keiron, e che prendendo sul serio la nozione di “complessità” interconnetteva economia, etica e scienza avvalendosi delle più belle teste pensanti nel mondo. Finito il primo governo Prodi mi dedicai alla supervisione di importanti progetti di riorganizzazione dei sistemi sanitari. Con il secondo governo Prodi invece sono stato “consigliere scomodo” cioè un rompiscatole che non condivideva le politiche sanitarie del ministro del tempo.

Partecipo a molti convegni, conferenze, dibattiti, seminari forse perché sono considerato un neoriformista post-moderno indipendente, cioè uno con un proprio pensiero di cambiamento. Da sempre scrivo libri, scrivere in realtà è praticamente la mia prima professione.

Mi è stata conferita la laurea honoris causa in medicina e chirurgia. Alla cerimonia piansi come un vitello svitellato. Essere autonomi di testa più che riformisti post moderni significa non avere una vita facile.

La mia bibliografia completa può essere consultata su www.ivancavicchi.it

 

 

 

 

 

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Medici, il vero taglio lineare del governo Letta

Più informazioni su: .

Il governo Letta aveva giurato che per la sanità non ci sarebbero stati più tagli lineari. In realtà il taglio lineare più odioso, per i malati e i cittadini utenti, è ancora in vigore: quello che da anni sta bloccando il turnover e i contratti degli operatori sanitari colpendo il lavoro che è la vera risorsa della salute pubblica. Anche senza essere esperti tutti capiscono che se a diminuire non sono le malattie ma i medici chi ci rimette sono i cittadini. Questo dimostrano gli studi sul sovraccarico dei servizi quando vanno sotto il minimo organizzativo tollerabile (overcrowding). È chiaro, dunque, che se non si fanno i contratti, a parte il danno economico agli operatori, si impoveriscono i servizi e le loro organizzazioni. Le cure diventano scadenti. Nel nostro sistema sanitario i contratti non si limitano ad adeguare le retribuzioni ma costituiscono discipline etico-organizzative. Dobbiamo chiamare le cose con il loro nome: il blocco dei contratti è blocco del lavoro.

Contro questo stallo l’intero fronte del sindacalismo medico ha dichiarato uno sciopero il 22 luglio e il 18 luglio ha visto il neo-ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin. La richiesta delle organizzazioni sindacali è di arrivare rapidamente alla sigla del contratto per gli oltre 115mila operatori ma soprattutto di sbloccare il turnover e di provvedere alla regolarizzazione dei precari che, spesso, sono coloro che garantiscono alcuni servizi come i pronto soccorso. Anche per questo la manifestazione del 22 luglio non si terrà di fronte al dicastero di Lorenzin ma al ministero dell’Economia.

In Italia i medici assomigliano a dei pugili che, con le mani legate dietro la schiena, prendono pugni da tutte le parti. Soprattutto dalla propria coscienza. E infatti non ce la fanno più. Da cittadino trovo rassicurante la loro ribellione. Un solo suggerimento: alzate il tiro. La situazione richiede che il lavoro, per non essere solo spesa, necessita di un nuovo genere di contrattazione. Rinnovare è quasi più importante che sbloccare.

Il Fatto Quotidiano, 17 luglio 2013

 

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