Prima
UN’INTOLLERABILE DEGENERAZIONE ORGANIZZATIVA
massimo riva, editorialista (milano 1940)
FA BENE Letta a chiedere la «massima chiarezza» sul caso Mastrapasqua soggiungendo nel «rispetto dei cittadini ». Infatti, al di là degli aspetti penali la vicenda richiama l’attenzione degli italiani su un’inconcepibile degenerazione organizzativa dei pubblici uffici.
BASTI dire che un incarico così importante e delicato quale la presidenza dell’Inps — il gigante della previdenza sociale — dovrebbe essere ragionevolmente ricoperto da una persona che vi si possa dedicare in via esclusiva. Sta, viceversa, venendo alla luce che l’indagato Antonio Mastrapasqua oltre alla poltrona di vertice dell’istituto previdenziale ne occupa, a vario titolo, almeno un’altra ventina in enti di diritto sia pubblico siaprivato. Una simile situazione lascia esterrefatti. Ma non tanto per quanto riguarda l’evidente bramosia di potere (e connesse prebende) della singola persona. Ciò che allarma ben di più è che la struttura amministrativa dello Stato sia oggi siffatta da aver tollerato la costruzione passo a passo di un tale cumulo di incarichi senza che nessuno abbia alzato almeno un sopracciglio. Non chi ha governato nel frattempo e pure non perde occasione per squadernare promesse di moralizzazione della vita pubblica. E neppure chi dal versante dei sindacatiaveva e avrebbe titolo e poteri da esercitare in tema di gestione dell’Inps.
Come dire che, nel caso specifico, casta politica e società civile si sono trovate d’amore e d’accordo nel non voler vedere ciò che, ai rispettivi livelli di conoscenza, non poteva non essere visto.
Viene perciò da porsi un interrogativo increscioso ma inevitabile: quanti altri casi Mastrapasqua si nascondono, al riparo di occhi conniventi, negli uffici pubblici e quindi nei capitoli di spesa del bilancio dello Stato? Quesito che porta aporne altri e anche peggiori. Il potere politico sa esercitare il doveroso controllo sulle strutture della pubblica amministrazione? Ovvero nei pubblici uffici si è ormai consolidata una corporazione di alti burocrati che, sulle orme dei boiardi delle aziende di Stato, è in grado di perseguire propri e autonomi interessi in barba perfino ai mutamenti delle stagioni politico-parlamentari? Sono dubbi pesanti perché attengono all’identità stessa della funzione statale e fanno temere che, attraverso scivolamenti progressivi nel corso degli anni, il supposto primato della politica sia diventato un fragile simulacro dietro il quale operano in realtà persone e consorterie del tutto prive di investitura elettorale ma ben corazzate da occulte pattuizioni di potere.
Bene, allora, che Enrico Letta chieda la massima chiarezza sul caso Mastrapasqua. Ma perché questa richiesta suoni credibile per il paese occorre che la verità sollecitata dal presidente del Consiglio si spinga ben più in là del vertice Inps. C’è una “spending review” da fare che vada oltre l’esame puntuale dei singoli capitoli di spesa o i risparmida realizzare unificando i costi d’acquisto delle siringhe del servizio sanitario. Si tratta di compiere una revisione radicale delle strutture stesse in cui è articolata la pubblica amministrazione perché è qui che si annidano le fonti spesso occulte di ingovernabilità del bilancio.
Se così avverrà, anche della vicenda Inps potrà dirsi oportet ut scandala eveniant. Altrimenti anche le parole del presidente del Consiglio resterebbero chiacchiere al vento.
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