(AGGIORNATO AL 2000)
Applicazioni delle tecniche di Neuroimaging in Psichiatria
Negli ultimi venti anni si è assistito ad una crescita esponenziale del numero delle pubblicazioni scientifiche sul tema dei correlati anatomo-funzionali dei disturbi psichiatrici, studiati con tecniche di visualizzazione cerebrale (neuroimaging). La Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) e la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN), tecniche di neuroimaging strutturale, sono oggi relativamente accessibili in termini di diffusione e di costi. Le più recenti metodiche di neuroimaging funzionale, Tomografia Computerizzata ad Emissione di Fotone Singolo (SPECT), Tomografia ad Emissione di Positrone (PET) e Risonanza Magnetica Funzionale (RMF), pur se ancora poco diffuse trovano interessanti applicazioni in campo psichiatrico.Dal punto di vista clinico, le tecniche di neuroimaging hanno superato i confini di un utilizzo ristretto alla pratica neurologica ed appaiono sempre più spesso tappe imprescindibili nel processo di diagnosi differenziale tra patologie psichiatriche e condizioni mediche con presentazione psicopatologica.E peraltro da sottolineare che queste tecniche riconoscono a tuttoggi, come ambito preferenziale di utilizzo, la ricerca, ed in particolare lo studio del substrato biologico dei disturbi mentali.A partire dal 1993, la costituzione del Centro Interuniversitario di Neuroimaging in Psichiatria (Direttore: G. Invernizzi), tra le sedi universitarie impegnate in questo campo di studio (Milano, LAquila, Napoli, Ancona, Pisa) ha rappresentato un importante momento di integrazione di progetti di ricerca nel nostro paese. Testimone dellimportanza di questarea di studio in ambito internazionale è stata poi la fondazione, avvenuta nellAgosto 1996 a Madrid durante il Congresso Mondiale della World Psychiatric Association, di una apposita Sezione della WPA (Presidente: N.C. Andreasen) della quale il gruppo italiano è entrato a fare parte con una propria rappresentanza.Più recentemente, linteresse progressivamente crescente sulle diverse potenzialità applicative delle tecniche di neuroimaging in psichiatria, anche in ambito non strettamente di ricerca ma più ampiamente clinico, ha suggerito la costituzione della Società Italiana di Neuroimaging in Psichiatria (Presidente: A. Vita), che si propone come obiettivi primari lintegrazione delle conoscenze tra clinici e ricercatori in questarea, lo scambio di informazioni e materiale tra i soci, lavvio di collaborazioni e di iniziative di divulgazione e di aggiornamento.Questa pagina ha lo scopo di fornire una revisione della letteratura italiana ed internazionale sul neuroimaging in psichiatria ed una presentazione delle principali ricerche in corso ed in preparazione; si propone inoltre come “forum” di informazione e discussione per tutti i clinici e i ricercatori interessati a questarea della psichiatria di grande attualità ed in continua evoluzione.
CHIARA: purtroppo, come da sempre, i pazienti che sono i princiali protagonisti del sentire-conoscere la malattia, soprattutto perche’ la maggioranza di loro la sottopone ad un vera e propria indagine perché si accorge ben presto che ogni pezzettino in più che riesce a capire, anche se non con limpida chiarezza, lo mette subito in pratica /lo verifica cioè—e in genere sta un po’ meglio. Inoltre, tra i malati mentali, molti sono medici, psichiatri, psicoanalisti ecc. Quello che chiara chiederebbe – per esempio a questo forum- come a milioni di altri–sarebbe che i pazienti fossero ammessi come “collaboratori”. Anni fa, neanche troppi, erano gli studenti ad essere definiti dai professori di università: “minus quam”, ma lì c’è stata un’azione colletiva—Il malato mentale, qualunque cosa voglia intraprendere per “essere una persona e non un pacchetto da manuseare”, è inesorabilmente solo e, soprattutto, è “isolato” Senza voler adesso approfondire, quello che succede – davanti a questo muro di disprezzo – è che i pazienti si ritrovano tra loro senza volere neanche un collaboratore che li aiuti. Ma la malattia mentale non è come l’alcolismo per -direi addirittura-pericolo e complessità scientifica.
Chiara stessa ha pubblicato un sito di riferimento (in Collegamenti, prima pagina in fondo a destra) dove si affermano cose tragicamente pericolose come il fatto che “la malattia bipolare è in curabile”–Finirò oeer toglierlo, non l’ho ancora fatto per la gigantesca velleità di intervenire senza togliere loro la librta’ di ricercare tra di loro- Prima di tutto, non ho tempo né salute, ma perche’ mai dovrebbero crdermi dal momento non ho libri pubblicati, niente cattedra…e, poi, argomento decisivo, non ho preso neanche “un Nobel come paziente”…unico che potrei accettare visto che tutti gli studi-e la pratica di quaranta-cinquanta— – mi sono serviti, o piu’ precisamente li ho utilizzati esclusivamene in funzione
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