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GIOVANNI TAURASI IN UNA FOTO NUOVA CHE LO FA PIU’ BELLO!
“La scommessa di Pascal” di Giovanni Taurasi
Dio è morto, Marx è morto, il Governo Letta è morto e anche io non mi sento molto bene.
Dei primi tre, ammetto che è dell’ultimo che sento meno la mancanza; non per Letta in sé o per la sua compagine di Governo (che in questi mesi ha svolto una difficile opera di servizio), ma perché, per una serie di ragioni, quel Governo aveva ormai il fiato corto.
Rischiavamo effettivamente l’accanimento terapeutico e invece serviva, e serve, un colpo di reni per affrontare la grave situazione economica e sociale. L’accordo sulla legge elettorale era solo sulla carta e evidentemente stava affondando nella palude parlamentare e l’opzione del voto senza una nuova legge elettorale non porterebbe a nulla (non mi spiego in altro modo il precipitarsi degli eventi, l’ultimo post che ho scritto risale a qualche giorno fa e sembra scritto il secolo scorso). Altre riforme come il superamento del Senato avrebbero fatto la stessa fine. Di agnelli pronti a festeggiare la Pasqua se ne vedono sempre pochi in circolazione. Ed anche in questo caso dubito avremmo trovato altrettanto spirito sacrificale tra i parlamentari (di destra, di sinistra, di centro, di sopra e di sotto). Ma è soprattutto sul campo economico che si gioca la partita.
Serviva un cambiamento e uno scatto che non era all’orizzonte. Però non in questo modo, non con una modalità che ricorda tutti i vecchi riti della politica di palazzo e che compromette l’unica figura del panorama politico italiano che, a torto o ragione, poteva presentarsi come immune da queste modalità. La carta migliore da spendere per noi democratici alle elezioni, Matteo Renzi, che per queste ragioni ho sostenuto con convinzione alle primarie. La nostra principale risorsa. E direi non solo del Partito Democratico, ma del Paese intero.
Ci ho pensato a lungo. Le mie perplessità sono ancora tutte lì (e speravo che si evitasse tutto ciò). Non mi accontento del “è un rischio ma lui se lo è preso e ci ha messo la faccia”. Non mi basta questa risposta, perché non è una partita di poker questa. Ci giochiamo il destino dell’Italia e anche di ciò che resta della fiducia degli italiani per la politica, e dei nostri elettori nei confronti del Partito Democratico. La riforma delle pensioni avrebbe dovuto inserire tra i lavori usuranti anche l’iscrizione al Partito Democratico.
Renzi ha una energia straordinaria, naturale, rafforzata anche dal consenso di cui gode nel Paese. Ma per quanto incarni l’unica speranza nel futuro, tutto ciò non basta e da solo non può produrre questo scatto (tra l’altro partendo dalla medesima maggioranza o poco diversa e dunque si fatica ancora di più a capire cosa possa cambiare). Non esiste l’uomo della Provvidenza in politica. Esistono però i leader e i grandi statisti. Lui è indubbiamente un leader e adesso deve dimostrare di essere un grande statista (carisma e capacità politiche sono due doti diverse). Il suo compito principale in questo momento è risvegliare tutte le energie nascoste nelle viscere di questo Paese e del suo popolo, che ha dimostrato di essere grande proprio nei momenti più difficili. E imprimere una svolta alle politiche rigoriste (sulla linea dell’intervento del Presidente della Repubblica al Parlamento europeo che ha criticato una politica europea che persegue l’austerità ad ogni costo). E allora capisco che per non uccidere l’ultima speranza, non mi resta che la scommessa di Pascal, quella sulla fede, che però si può impiegare anche in politica. Applicando il ragionamento di Pascal, conviene credere nel Governo Renzi, perché se ci sbagliamo, almeno la speranza alimenterà ancora un po’ della nostra passione politica, prima di consegnare il Paese definitivamente al populismo e al baratro, se invece quella scommessa era giusta il Paese ce la farà. Lo so, non è molto, e come ragionamento politico fa acqua da tutte le parti, ma l’ho detto in premessa… anche io non mi sento molto bene.
GT
Io mi sento malissimo. Questa mattina sono andata a votare ( per l’ultima volta in ambito PD) per il Segretario regionale. Penso che pochissima gente sia andata a votare, anche perché questa votazione non è stata minimamente pubblicizzata. E poi, ormai importa ben poco a tutti: il colpaccio è stato fatto, adesso avanti a manetta con Renzi, pensando che lui possa recuperare tutte le occasioni perse in tanti decenni. Sono andata a votare perché le illusioni sono dure a morire e ho messo la preferenza sulla candidata di area civatiana ( che vedano almeno che qualcuno non è d’accordo con la maggioranza). Per la prima volta in vita mia, mi sono pesati i due euro che è obbligatorio dare. Avrei voluto che li dessero a me, come piccolissimo risarcimento morale per il lavoro usurante di iscritto o simpatizzante PD.
potevi aggiungere anche la tua lunga carriera politica nel PCI e nella CGIL, e prima nel PSI…e “l’intervallo” nall’APM (Avanguardia proletaria maoista!), che per me è durato piu’ a lungo del tuo, e mi ha segnato per “sempre”, nel senso che mai più avrei potuto iscrivermi a qualunque partito né associazione sindacale. E poi avete militato (tu e Franchino) anche nel Movimento Studentesco della Statale, che era un vero e proprio partito… Insomma, cara Do, quello che si ha, in esperienza, si puo’ anche dire “senza falsa modestia” o anche “nonostante la modestia”, perché la gente che vede il blog, ha un’altra considerazione per le tue parole (come facciamo tutti) in base alla “formazione” anche “sul campo” che abbiamo avuto. Non so se mi leggerai, ma pazienza! Adesso conta solo che tu ti riprenda da questo grande malessere, ciao mia bimbi, chiara
Chi ha frequentato il PSI del ‘prima di Craxi’ (formandosi all’ insegnamento civile dei Lombardi, dei Santi, dei Codignola, perché no, dei Pertini, dei Nenni e via enumerando, e dei compagni ‘minuti’ -i Roggeri, i Tardito, i Littardi, ecc. ecc – e imparando cosa sia l’ impegno sociale senza miti né illusioni) penso abbia la saggezza di prendere con ‘filosofia’ quello che sta avvenendo. Qualunque cosa succeda, siamo tutti obbligati a trovare un modo di coesistere, cioè a ‘fare politica’. E’ la via obbligata di tutti i cittadini ( anche di quelli che pensano di tirarsi fuori ).