ore 00:06 ———-SUGGERITO DA NEMO: “ULTIMATUM PER LA SINISTRA. SE NON CAMBIA SARA’ LA FINE–FIRMATO MANUEL VALLS—SOCIALISTA—DA MARZO PRIMO MINISTRO FRANCESE (REP.DI OGGI P.19)

 

“ULTIMATO PER LA SINISTRA.  SE NON CAMBIA SARA’ LA FINE.”

firmato : Manuel Valls!

 

Parla il premier francese:

“Finora è mancato il coraggio di fare le riforme La globalizzazione ci ha gettati in una crisi molto profonda. Non si deve perdere un solo istante”

CARLOS YARNÓZ – GABRIELA CAÑAS (dal giornale spagnolo “El paìs”)

PARIGI


MANUEL Valls (Nato a Barcellona, 1962), primo ministro francese da marzo, sostiene in questa intervista che il suo Paese è «bloccato» per la «mancanza di coraggio» dei leader che lo hanno preceduto, ossia il coraggio di fare riforme profonde, e che la sua missione consiste nel farle adesso, nonostante la resistenza da parte di «corporativismi e redditieri», nonché dell’ala più a sinistra del suo stesso partito socialista. Già ministro degli Interni (2012-2014) e sindaco di Evry (2001-2012), Valls ritiene che la globalizzazione abbia creato una crisi in tutta la sinistra europea, la quale «potrebbe morire se rinuncia a governare, se rinuncia al progresso».

I grandi paesi dell’Ue hanno già fatto importanti riforme. La Francia, no. Perché questo ritardo?

«Perché ai responsabili politici è mancato il coraggio. Un esempio: non abbiamo un pareggio di bilancio da più di 30 anni. Bisogna mettere la Francia in movimento, fare le riforme. Non è facile perché ci sono dei blocchi, ci sono delle resistenze corporative, ma la Francia e i francesi sono disposti ad affrontare le riforme necessarie: riduzione del deficit, sostegno alla competitività delle imprese, riforme dello Stato, riforma territoriale, transizione energetica. Nominandomi primo ministro, François Hollande ha voluto aprire una nuova fase nel quinquennio. Non possiamo perdere un solo istante».

L’economista Jacques Attali dice che le resistenze sono dovute al fatto che la Francia è piena di corporativismi, come dice lei.

«Per questo motivo abbiamo preparato una legge contro i monopoli e a favore della crescita e del potere d’acquisto. La nostra economia si trova spesso a essere paralizzata. E da molto tempo non abbiamo avuto un sostegno agli investimenti. Abbiamo dunque lanciato il Patto di Responsabilità, che mette in movimento tutte le energie di questo paese. Abbiamo un obiettivo: la crescita e l’occupazione».

Ci sono anche delle resistenze a sinistra, nei sindacati e nello stesso partito socialista. Sostengono che questo patto comporta troppi vantaggi per le imprese e troppo pochi per i lavoratori.

«C’è un dibattito. È normale. Ma il dibattito non deve frenare la riforma. Le nostre scelte economiche sono adattate alla situazione attuale. La ripresa comincia a farsi sentire in Europa, anche in Francia, ma è molto debole. Dobbiamo reagire in tre direzioni: rafforzando la nostra economia e la sua capacità di investimento con sgravi fiscali alle imprese e riduzione del costo del lavoro per 40 miliardi. Una cosa che non si era mai vista. È necessario, inoltre, semplificare la vita delle imprese perché la nostra economia reagisca. Secondo obiettivo: ridurre il debito pubblico con 50 miliardi di risparmi in tre anni. E terzo obiettivo: non frenare la ripresa economica a breve termine. Questo significa sostenere il potere d’acquisto, in particolare delle famiglie più modeste».

A che cosa si riferisce quando dice che la sinistra francese rischia di scomparire?

«La sinistra riformista, socialdemocratica, ha davanti a sé delle autentiche sfide in Europa, in particolare gli effetti della globalizzazione e della crisi del welfare state.

In un mondo che cambia, non sempre siamo stati in grado di trovare le risposte giuste. Ma i valori sono ancora lì: l’indignazione di fronte alla povertà, alle disuguaglianze.
Per questo, la sinistra può morire se non si reinventa, se rinuncia a governare, a partecipare al processo di costruzione dell’Europa, se rinuncia al progresso. A un progresso economico, sociale, educativo, energetico. In particolare, ho questa convinzione: la sinistra non è mai tanto forte come quando si rivolge a tutti, e non solo a una parte della popolazione».

Il Partito socialista francese è entrato in una nuova fase social-liberale?

«Lo ripeto ancora una volta: ai francesi non interessano le etichette. Il messaggio eterno della sinistra è il progresso. La sinistra deve far avanzare la società. Chiamiamo le cose come vogliamo, ma effettivamente stiamo lavorando per reinventare una risposta di sinistra alle sfide del presente.
I miei punti di riferimento politici sono stati Michel Rocard, Willy Brandt, Olof Palme, Felipe González, perché hanno assunto pienamente l’esercizio del potere. Questa è la sinistra che funziona ».

Lei sostiene che la Francia è un paese bloccato, messo da parte. Ha un’influenza su questo il fatto che il Front National abbia ottenuto dei risultati così spettacolari nelle ultime elezioni europee?

«Non direi spettacolari. Direi inquietanti. Sono nato a Barcellona, anche se ho sempre vissuto in Francia. La mia lingua materna e paterna è il catalano. Poi, lo spagnolo e l’italiano. Imparai il francese grazie ai miei genitori e alla scuola repubblicana. Ho acquisito la nazionalità francese a 20 anni. L’ho detto nel mio discorso di insediamento come primo ministro: la Francia è un paese unico in cui un cittadino nato in un altro paese può avere posti di grande responsabilità».

La Francia è sempre stato un paese di accoglienza, ma ultimamente si registrano troppe tensioni: filoebrei contro filo-palestinesi, smantellamento dei campi rom.

«Il modello repubblicano viene messo in discussione da 30 anni. Si mette in dubbio la laicità. Assistiamo anche all’aumento delle rivendicazioni di gruppi sociali. Quando vediamo che ci sono dei giovani capaci di recarsi in Siria per combattere, vuol dire che c’è qualcosa che non funziona. L’antisemitismo e il razzismo, in una società in crisi, hanno avuto una recrudescenza. Di fronte a questo è necessaria la massima intransigenza. Attaccare le sinagoghe o gridare in piazza slogan di odio contro gli ebrei sono atti inaccettabili.
Abbiamo bisogno di ricostruire il tessuto sociale, di ricordare i nostri principi repubblicani, a cominciare dalla laicità, che è la migliore definizione della convivenza».
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ragazzi, se non li sapete a MENADITO, non perdetevi questi personaggi…almeno la faccia…e poi andrete avanti! Come cerchera’ di fare chiara

Felipe Gonzales (1942) Per ventanni circa  fu segretario del Partito socialista operaio spagnolo. Primo ministro dall’82 al 96, fu Presidente due volte del Consiglio Europeo, Durante le proteste in Spagna del 2011, iniziati il 15 maggio dello stesso anno, l’ex Presidente del Governo, Felipe González, paragonò le proteste, che considerava “un fenomeno eccezionalmente importante”,[1] con quelli della Primavera Araba,[2] sottolineando che “nel mondo arabo essi chiedevano il diritto di votare, mentre qui essi stanno dicendo che votare è inutile”.[1]

willy brandt 1913-1992–È stato sindaco di Berlino Ovest dal 1957 al 1966ministro degli esterivicecancelliere dal 1966 al 1969cancellieredella Repubblica Federale Tedesca dal 21 ottobre 1969 al 6 maggio 1974, quando si dimise dopo la scoperta del coinvolgimento di un suo consigliere in una rete di spionaggio a favore della Repubblica Democratica Tedesca. Il 10 dicembre 1971 gli venne conferito il premio Nobel per la pace.


olof palme   – stoccolma, svezia  1927-1986
è stato un politico svedese, leader del Partito Socialdemocratico Svedese dei Lavoratori e primo ministro della Svezia in carica al momento della sua morte per omicidio



michel rocard (1930) –partito socialista—una lunghissima vita di impegni nel partito e in vari governi, compreso quello di Sarkozy, per poco, quale membro di una commissione sull’educazione.

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