Oxford contro Cambridge è la storia di una nazione
La Boat Race nacque nel 1829 per volontà di due amici, Charles Merivale di Cambridge e Charles Wodsworth di Oxford. Duecentomila persone lungo le rive del Tamigi per l’evento che segna l’inizio della primavera. È ben più che una semplice sfida di remi, d’altra parte la competizione e la meritocrazia sono i due pilastri sui quali la società britannica ha costruito il proprio passato politico, economico e culturale e sui quali tenta – tra tante fatiche – di garantirsi un futuro. Diventa quanto mai normale che più gradini si salgono, più il gioco si fa duro. Per la cronaca, ha vinto Oxford.
Un altro capitolo della lunga tradizione è stato scritto. Oggi pomeriggio Oxford e Cambridge si sono affrontate per la 157esima volta nella storica Boat Race sulle acque del Tamigi: una sfida a colpi di remi vinta da Oxford che ha tenuto dietro di sé l’imbarcazione avversaria per tutto il tempo del confronto diretto che segna non solo l’inizio ufficiale della primavera inglese, con 200.000 persone che si danno appuntamento ogni anno l’ultimo sabato di marzo o il primo di aprile lungo le rive del fiume londinese per assistere allo spettacolo, quanto l’ennesima pagina di una rivalità che sta all’Inghilterra come Buckingham Palace, i piatti di fish and chips o il volto orgoglioso di Winston Churchill, circondato dal fumo dell’immancabile Montecristo. La Boat Race non dura il tempo di un pomeriggio, non può. È la competizione a non concederlo.
Perché la competizione è alla base di tutto, in questo binomio tra università e sport. D’altra parte la competizione e la meritocrazia sono i due pilastri sui quali la società britannica ha costruito il proprio passato politico, economico e culturale e sui quali tenta – tra tante fatiche – di garantirsi un futuro. Diventa quanto mai normale che più gradini si salgono, più il gioco si fa duro.
Un esempio, tra i tanti. Prima che scendessero in acqua i due equipaggi titolari, si erano date appuntamento le squadre delle riserve: da una parte Isis, l’altra imbarcazione di Oxford, dall’altra Goldie, quella di Cambridge. Non deve stupire, dal momento che i club della Premier League hanno le rispettive squadre delle riserve che partecipano ad un campionato parallelo, dove le nuove leve che vogliono mettersi in mostra per guadagnarsi un posto in prima squadra hanno la loro occasione. Nota di colore: nel ruolo di timoniere di Isis, arrivata anche lei prima, c’era la 23enne Zoe De Toledo, studentessa in Psicologia che ha recitato in una piccola parte nel film “The Social Network”, dove interpretava il timoniere – guarda caso – dell’imbarcazione di Harvard durante una regata internazionale. Perché Harvard? Perché l’università del New England è stata frequentata dai gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, sesti alle Olimpiadi di Pechino 2008 nel 2 senza maschile e beneficiari di 65.000.000 di dollari per furto di proprietà intellettuale da parte di Mark Zuckerberg, l’uomo di Facebook.
Gli anni accademici d’Oltremanica sono scanditi non solo dagli orari delle lezioni e dalle sessioni di esame, ma anche dalla rivalità sportiva (http://www.unisportonline.co.uk/). C’è la rivalità dell’Inghilterra del Nord tra le università di Newcastle e di Durham o del Sud, tra Southampton e Portsmouth; quella delle Midlands, tra Derby e Lincoln; quella tra le università di York e Lancaster, reminescenza storica della guerra dinastica delle due Rose che insanguinò il regno tra il 1455 e il 1485. Ci sono i derby, con l’Imperial College di Londra che si confronta con l’Imperial College School of Medicine, la Leeds Metropolitan University che affronta l’University of Leeds, l’University of Nottingham contro la Nottinghma Trent University. E ancora Cardiff contro Swansea in Galles, Edimburgo contro Glasgow in Scozia, l’University College of Dublin contro la Dublin University in Irlanda. Cambridge e Oxford non fanno altro che apporre le loro prestigiose firme.
C’è un organismo che fa da ombrello allo sport applicato alle università, il British Universities and Colleges Sport che dal 2008 ha sostituito la British Universities Sports Association (BUSA) e la University College Sport (UCS) e che ogni anno stila una graduatoria finale, determinata dalle prestazioni degli atenei in tutte le discipline. La padrona indiscussa delle ultime stagioni è la Loughborough University, un campus universitario che sorge nel Leicestershire. Tutto questo ricorda l’altro lato dell’Oceano Atlantico, dove i campionati universitari americani della NCAA (National College Athletic Association) mobilitano migliaia di tifosi: tra basket, football, hockey e baseball, da lì passano i futuri professionisti sui quali mettono gli occhi le squadre e gli agenti della NBA, della NFL, della NHL e della Major League. D’altra parte, negli Stati Uniti fanno sempre le cose in grande.
Nel caso di Oxford e Cambridge, non vengono sfornati atleti, ma piuttosto i membri delle prossime classi dirigenti tra avvocati, esperti di economia, finanzieri, ingegneri, medici, scienziati, politici, uomini di cultura, lobbysti. “Oxford for arts, Cambridge for science”, sintetizza così un vecchio adagio inglese.
Da una parte le materie umanistiche, dall’altra quelle scientifiche: un biglietto da visita che i vertici dei due atenei non riconoscono, impegnati come sono ad assicurarsi i migliori studenti britannici e internazionali in entrambi gli ambiti, sfornando da secoli le classi dirigenti prima di un impero, poi di diverse nazioni.
Nel passato alla prima veniva riservata un’etichetta più conservatrice, alla seconda una più liberal, per quanto fu un intellettuale di sinistra, Philip Toynbee, figlio di Oxford, ad affermare che «una bomba sotto il parcheggio Ovest di Twickenham (lo stadio della nazionale inglese di rugby, ndr) durante una partita porrebbe fine al fascismo in Inghilterra per generazioni». Il riferimento è al Varsity Match, la partita di rugby che Oxford e Cambridge disputano ogni anno a dicembre nello stadio londinese.
A proposito di palla ovale e tornando a livelli più “normali”, recentemente la franchigia gallese degli Ospreys di Swansea ha raggiunto accordi con diversi istituti scolastici della zona che prevedono una stretta collaborazione tra le parti in causa, consentendo agli atleti promettenti di non abbandonare gli studi. Perché di questo si tratta: unire la mens sana al corpore sano, mettendolo anche in nero su bianco nei curriculum vitae da sottoporre ai prossimi datori di lavoro. Vantare successi sportivi prima o durante gli anni universitari, magari indossando colori prestigiosi come il blu di Oxford o il celeste di Cambridge, è una carta vincente da giocare.
Ciò che non deve mancare è la sfida con se stessi e con gli avversari, una lezione che si apprende dai primi anni di scuola, con l’alternarsi di sport in base al periodo dell’anno. Che si tratti del prestigioso Eton o di qualche altro angolo d’Inghilterra, nelle hall e nei corridoi vengono appese in bella mostra le foto delle squadre che hanno difeso i colori sia che si trattasse di una partita a calcio che di una corsa campestre.
La Boat Race nacque nel 1829 per volontà di due amici, Charles Merivale di Cambridge e Charles Wodsworth (nipote del poeta William Wodsworth) di Oxford e ogni anno, per prassi, l’imbarcazione che ha perso deve assumersi l’onere di chiedere la rivincita a chi ha trionfato. Questa volta tocca a Cambridge bussare alla porta di Oxford. Il conteggio fino ad ora dice la prima si è imposta 80 volte, la seconda 76.
Dopo tutto il duca di Wellington si dice che abbia appreso su un campo da cricket come arrestare l’avanzata di Napoleone in tutta Europa.