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Se pensi ad un malato come a un “tu” con cui entrare in dialogo
qualcuno che può mostrarti un’immagine dell’essere
e il suo lato d’ombra
che tu non hai
che lascia apparire sentimenti e visioni
che fanno parte della tua esistenza
– anche se coperti dal vivere quotidiano – ’90-93
che ti rivela la fragilità dell’esistenza
il timore e il tremore che è anche in te
quando vedi l’impotenza dell’essere umano
di fronte al destino
qualcuno che vive quel mondo inconscio
che a te appare nei sogni
così incomprensibile
qualcuno che si mantiene vivo solo per curarsi
la cui mente lavora ventiquattro ore su ventiquattro
senza vantaggi pratici né lucro
e che senza volersi suicidare
sopporta sofferenze indicibili:
se pensi alla forza che tutto questo comporta
e sai leggere la dignità sul suo volto
una dignità inumana se vuoi
di chi non ha saputo piegarsi
allora non è difficile vederli come persone
delle persone come te.
Ma questo lo capisci solo se ti sei aperto all’estrema varietà del mondo, se sei uscito da quel
tunnel che ti fa dar valore solo a ciò che ti è simile.
Tu queste cose le sai tanto quanto me.
Non so neppure io a chi le dico queste cose…