(brano tratto da: Tanzania – Tales of a Child Bride: “My Father Sold Me for 12 Cows”, di Marc Ellison per UN Women, 12 luglio 2016, trad. Maria G. Di Rienzo.)
Il rapimento, lo stupro e il matrimonio forzato di ragazzine sono così comuni nella Tanzania del nord, che una singola parola viene usata per incapsularle tutte: kupura. Il termine è usato dalla tribù Sukuma per descrivere la cattura di ragazze in piena luce del giorno, mentre vanno a scuola: un eufemismo di tre sillabe che minimizza il loro abuso fisico e sessuale a lungo termine. Eppure qui, nella regione di Shinyanga, la pratica del kupura è convalidata dal motto che gli uomini Sukuma recitano a ogni piè sospinto: alcool, carne e vagina.
“Queste sono tre cose cui sentono di aver diritto come maschi.”, dice Revocatus Itendelebanya, che si occupa di diritto e genere per l’ong locale, “Agape”. Tale atteggiamento, in una società perennemente patriarcale, spiega anche perché i passanti non intervengono quando testimoniano un rapimento. “Quando un uomo Sukuma è attratto da una ragazza comincia a chiedere alla gente dove vive e quali sono le sue abitudini. – continua Itendelebanya – Una volta che ha scoperto questi dettagli la può aspettare al pozzo, o in qualsiasi altro luogo lui pensa sia il migliore per catturarla, e poi la rapisce.”
La cosa è così comune nella regione che quando una ragazza scompare i suoi genitori sospettano subito ciò che è accaduto. Ma invece di chiamare la polizia, cercano il rapitore: non per soccorrere la figlia, ma per negoziare la dote in bestiame. E se c’è una figura simbolo per gli effetti nocivi del matrimonio infantile, questa è Grace Masanja.
Grace e suo figlio Mathias
“L’amarezza mi riempie ancora il cuore quando le guardo.”, dice indicando le mucche che pascolano sul retro del campo recintato della sua famiglia. Per Grace, sono il promemoria giornaliero del modo in cui è stata trattata da bestiame, una merce da comprare e vendere. “Ma considerato quel che ho passato, qualche volta preferirei essere nata mucca.”, sussurra.
Suo padre aveva barattato una dozzina di mucche per la figlia ma, nonostante la picchiasse ogni giorno con bastone o cinghia, lei continuava a rifiutarsi di sposare quell’uomo molto più vecchio di lei. Tuttavia un patto era stato fatto, una dote era stata pagata. E così Grace fu rapita una mattina presto dal “promesso sposo” in motocicletta, con la complicità di suo padre.
Quella notte, e ogni notte successiva per 11 mesi, Grace è stata stuprata e bastonata. Aveva solo 12 anni. (…)
Solo attraverso la morte Grace Masanja ha recuperato qualcosa che assomiglia a una vita: dopo aver abusato di lei per 11 mesi, suo marito è morto in un incidente con la motocicletta. Grace, ora 13enne, non l’ha considerato un sollievo: l’uomo che la stuprava e che la batteva era morto, ma ora lei aveva un figlio e nessun reddito. Grace e suo figlio Mathias vivono oggi presso la famiglia di lei, dove Grace e suo padre hanno stabilito una tregua inquieta.
Dopo aver sentito gli annunci alla radio, Grace si è iscritta ai corsi di formazione professionale di “Agape”. Ogni anno, l’ong fornisce a dozzine di ragazza l’opportunità di apprendere un mestiere, di modo che possano mantenersi da sole. La maggioranza delle ragazze opta per i corsi di sartoria, ma altre vogliono diventare saldatrici ed elettriciste, professioni con cui sfidare gli stereotipi patriarcali di genere così radicati nella comunità in Tanzania. Si spera anche che la lusinga di questi introiti addizionali attenui, per i genitori, l’attrattiva a breve termine della dote.
Il padre di Grace, Kurwa Masanja, ora dice di rimpiangere quel che ha fatto alla figlia: “E’ stata la tradizione Sukuma che mi ha forzato a far sposare Grace non appena terminate le scuole elementari. Quando è tornata mi sono scusato e spero che ora potremo lentamente diventare padre e figlia di nuovo. Non posso ripetere un errore del genere, perché quando Grace è tornata ci ha raccontato cosa le era successo.”
Ma Grace ha i suoi dubbi e teme per la sua sorellina di quattro anni, Birha. “A mio padre restano solo sei delle mucche della mia dote. Ha venduto le altre per comprare una seconda casa. Cosa pensate farà, quando avrà dato via le altre e sarà povero di nuovo?”
N.B. Il governo della Tanzania ha messo esplicitamente fuorilegge i matrimoni precoci in questo mese, luglio 2016. Nulla però è stato fatto per risolvere il conflitto con altre leggi, tipo quella sui “Costumi locali” del 1963 che viene usata per coprire rapimenti e stupri con “le nostre tradizioni”, ne’ per arginare le dimensioni della corruzione all’interno di un corpo di polizia che preferisce accettare mazzette dai perpetratori di violenza o dai loro familiari piuttosto che soccorrere le vittime.
Se avessimo davvero coscienza dell’orrore di questo mondo, non so gli altri, ma credo che la bocca mi si cucirebbe. chiara