GOFFREDO BETTINI ::: LETTERA APERTA A GIULIANO PISAPIA—IL MANIFESTO DI IERI, p.3

Giuliano Pisapia

giuliano pisapia (milano 1949)

 

Caro Giuliano, nell’appello di Campo Progressista che indice l’incontro nazionale di luglio, c’è un messaggio fondamentale: l’allarme per il distacco tra i cittadini e il potere. Per tentare di recuperare il terreno perduto servirebbe un soggetto del centro sinistra ampio e unitario: fondato non sulle divisioni, ma sulle idee e l’ascolto reciproco; sorretto da una rete di luoghi aperti dove le persone dovrebbero incontrarsi, discutere e deliberare. Tutto il contrario degli attuali partiti.

Tu hai praticato con coraggio questi principi nell’azione di governo a Milano. E oggi Milano, non a caso, è una città più competitiva, moderna e giusta. Io, nel mio partito, da anni lotto perché si generalizzi la consapevolezza del baratro in cui siamo precipitati.

Ho usato più volte il termine “agorà”; come idea di un diverso modo di stare insieme. Ma l’importanza di questo tema è proporzionale all’indifferenza che esso suscita nelle classi dirigenti.

Il futuro lo vedo ancora più difficile.

Non ci aiuterà uno schema elettorale proporzionale (l’opposto di quello che sostenemmo essere il fondamento del Pd); la spaccatura nella sinistra; il duello di vertice tra Grillo e Renzi; il ritorno ancora una volta di Berlusconi (tanto di cappello!) destinato a governare con il Pd; la concezione della sinistra radicale, ancora popolata di tenenti e luogotenenti alla ricerca di un ruolo per contare.

So che mettere in discussione se stessi è difficile. Ma è venuto estenuandosi un ciclo politico che tutti ha coinvolto.

I populismi nascono da questa crisi non affrontata dalle forze democratiche. Sono nati così i nazionalismi odierni; per molti aspetti simili a quelli che divorarono la democrazia negli anni 20 e 30 del ‘900. Alla crisi democratica, come ha ricordato Prodi nel suo limpido saggio, si è aggiunta l’incapacità di gestire il nuovo quadro sociale ed economico di stagnazione e regresso; dovuto al mescolarsi dell’innovazione tecnologica, della globalizzazione e della finanziarizzazione dell’economia reale.

Che fare?

Mi rivolgo a te da compagno del Pd; che ha contribuito a fondare e che non concepirebbe continuare a fare politica fuori di essa. Ma che, insieme ad altri in un’area di minoranza, quella che al congresso ha sostenuto Orlando, continua a vedere in lui una speranza.

Tuttavia Renzi ha vinto e ha il diritto e dovere di indicare una strada, senza temere che dall’interno qualcuno ostacoli le sue scelte. Tutti lavoreremo, alle elezioni, per una grande vittoria del Pd. Detto questo, spetta a noi della minoranza, negli organismi dirigenti, indicare un’altra via. Tenendo alto il punto di riferimento di un’alternativa fondata su un centro sinistra largo e rinnovato.

Ma, oltre a questo dobbiamo impegnarci a fare ciò che il partito di Renzi non farà mai. Viva le magliette gialle che puliscono Roma! Ma gli iscritti e gli elettori del Pd meritano di più. Sentirsi parte viva di un progetto che cammina sulle loro gambe; esercitare una militanza attiva, capace di stabilizzare spazi di discussione e deliberazione reale. Persino imprevedibile nei suoi sviluppi.

Solo così la gente, forse, tornerà a sperare.

Caro Giuliano, perché questi spazi non si possono praticare insieme già da ora? In modo aperto, al di là degli steccati dei partiti; per sedimentare qualcosa di ricco e nuovo alla base della piramide. Perché senza quella base le battaglie di vertice potranno avere lampi momentanei, ma prepareranno altri periodi di oscurità.

  • europarlamentare Pd
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5 risposte a GOFFREDO BETTINI ::: LETTERA APERTA A GIULIANO PISAPIA—IL MANIFESTO DI IERI, p.3

  1. roberto rododendro scrive:

    mi sembra una “lettera aperta” cominciata bene ma un po’ confusa nel finale.
    Non è che io non sia meno confuso, ma io posso.

  2. Chiara Salvini scrive:

    chiara: credo sia confusa come deve essere la testa di chi non rinuncia al PD anche se ha vinto Renzi, che lascera’ all’opposizione (Orlando) lo stesso spazio che ha già lasciato in precedenza a Bersani & C. Inoltre, Goffredo Bettini appartiene a quegli ex comunisti che hanno in mente i momenti (forse pochi) di reale ” centralismo democratico” nel partito per cui sanno che lì c’è l’autentica democrazia. E per questo li vorrebbe anche oggi: lui non può muoversi dal PD di Renzi né andare con Pisapia che, forse, a Milano qualche idea di organizzazione della gente se l’ha fatta in concreto, ma chiede di cominciare subito a farlo di straforo, tra gente di base senza aspettare le organizzazioni. Questo è almeno quello che riesco a capire io. Grazie sempre per i tuoi numerosi contributi. Se ti senti di farlo, avrei piacere di avere una breve “fisionomia ” di tuo figlio Filippo, da aggiungere alle sue poesie. Altrimenti è ” come fatto” ! ciao, un abbraccio alla troupe dei Rododendro.

  3. Carine scrive:

    Concordo con Roberto, su una certa confusione della lettera aperta. Non credo che il processo che ha cambiato il PD, facendolo diventare un partito di centro rivolto a destra, sia emendabile. La via, a parere mio, era stata indicata dalla mobilitazione per il no: lo straordinario lavoro che è stato fatto e che ha avuto anche uno straordinario successo era ed è la base per andare avanti. Finalmente si potrebbe lottare per attuare la Costituzione: questa potrebbe essere una motivazione concreta, che non divide le varie anime a sinistra del Pd, perché mette in primo piano dei valori ideali ma anche molto vivi e visibili. Basta pensare a lavoro, sanità, scuola, ricerca. Una lotta così impostata potrebbe essere sostenuta da tutti coloro che attualmente e con buone ragioni, non hanno più fiducia nella politica. Di questo argomento tratta un articolo su “il Fatto” di oggi 6 giugno pag.1 e 11, di Anna Falcone e Tomaso Montanari, rispettivamente vicepresidente del Comitato per il No e presidente di Libertà e Giustizia. Altro articolo, più interlocutorio, sempre sullo stesso giornale, è a pag.4 ” Antirenziani, e poi? i nodi della sinistra ( già divisa) di Fabrizio D’Esposito.

  4. roberto rododendro scrive:

    No Carine ,si Carine. No perchè non so quanti di sinistra siano riconducibili alla lista del “no”, ed anche perchè – a referendum concluso e digerito, vorrei che quel voto non risulti divisivo – es. Pisapia ha votato “si”, ma non lo si può esludere, se si partisse così, sarebbe bell’e finita,
    Si perchè, appunto, processo dovrebbe essere inclusivo senza troppe etichette. Non sulla base di nomi o di liste o partitini esistenti, ma sulla base di idee e programmi chiari. Vanno bene ( anzi benissimo ) Tommaso Montanari e Anna falcone, ma va altrettanto bene Pisapia, art. 1 Possibile, SI ecc ecc. più i tanti volontariati esistenti e le altrettante ONG che operano sul territorio.
    Ed una raccomandazione: nessun “antirenzianismo” : bisogna dimostrarsi “per” non “contro”. la gente è stanca dei “contro”. I contro non costruiscono niente!

  5. Carine scrive:

    Partire dalla mobilitazione per il no non vuole dire, secondo me, fare una campagna da ” duri e puri” della sinistra. Escludere a priori tanti personaggi degni ( Pisapia, Prodi, ecc.) che hanno votato sì sarebbe follia. Sono d’accordo che dovrebbe essere una mobilitazione inclusiva, non contro. Si tratta in fondo di partire da quel momento di unione popolare, che a volte miracolosamente ( e molto faticosamente) si verifica, come nel caso della vittoria del no, dove persone anche distanti ideologicamente, si riconoscono però nella difesa di un bene comune ( in quel caso la Costituzione).
    Mi viene in mente la Resistenza che, ripulita da tutti gli orpelli retorici, è stata proprio l’unione di persone di diversissime estrazioni sociali e politiche che hanno trovato una convergenza sul fare qualcosa per il bene comune. Insomma, un richiamo alla politica “alta”, che a volte può risuonare nel miserabile presente ed essere portatore di speranza nell’agire di tutti i giorni.

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