TESTA GIGANTE DI ANTIOCO DI COMMAGENE
Antioco I di Commagene (69-31 a.C.) aveva fatto erigere su questa terrazza naturale, la sua tomba costituita secondo il costume anatolico e secondo le sue esigenze, e due giganteschi altari litici, dietro dei quali si leggono le sue intenzioni di un tale monumento:
“…Così giustifico le mie intenzioni nell’erigere,
vicino al trono celeste ed in un luogo inattaccabile allo scorrere del tempo,
questo mausoleo dove il mio corpo,
dopo essere stato purificato,
dormirà separato dal pio spirito
volato in alto nelle regioni celesti governate da Zeus Oromasdes…“
Antioco I di Commagene ( 69 a.C. – 36 a.C.) fu il più importante re del piccolo stato ellenistico di Commagene.
Durante il suo regno tentò di fare gli interessi del proprio regno malgrado la presenza ingombrante dei Romani, ma alla fine la Commagene entrò nella sfera d’influenza di Roma, diventando uno stato satellite sotto l’imperatore romano Augusto.
Antioco è oggi noto soprattutto per l’erezione del santuario di Nemrut Dağı, vicino alla città di Kahta: il monumento più importante del complesso è lo Hierothesion, dove venne seppellito, e che fu costruito per ospitare cerimonie religiose in occasione del suo compleanno o della sua incoronazione.
Il Nemrut Dağı è un rilievo della Turchia appartenente al gruppo del Tauro Orientale ed è, con i suoi 2 150 m s.l.m., il più alto della Mesopotamia settentrionale.
Sulla sua sommità si erge la tomba santuario del re Antioco I di Commagene, riportata alla luce nel corso di scavi effettuati dalla American School of Oriental Researches diretti da Theresa Goell nel 1953. Si compone di un tumulo di pietra frantumata, di 150 m di diametro per un’altezza di 50 m. Alla base tre terrazze: terrazza nord, terrazza ovest e terrazza est, formano il santuario; altari e statue gigantesche a creare uno scenario toccante che coglie il suo apice alla luce dell’alba e al tramonto del sole. Data la sua ardua collocazione, la natura ha prevalso sull’uomo e con fulmini, terremoti e lo stesso trascorrere del tempo, le statue sono state decapitate e le teste sistemate intorno all’incredibile tumulo. Il luogo della sepoltura, nonostante diversi tentativi, è ancora da scoprire.
LA DEA FORTUNA
Trovo surreale questo paesaggio: sembra di essere a Cinecittà, con le statue e i mascheroni di cartapesta. Mi è simpaticissima quell’aquila o rapace che sia, un precedente bellissimo di tutte le aquile simbolo di potere.
Quell’aquila punta lo sguardo su un tempo eterno: non ha le ali, o se le ha non si vedono, sotterrate come sono. Viene quasi voglia di farle il solletico sotto il becco, per vedere se si distoglie dal suo pensiero fisso: custodire e rappresentare il potere. Per il resto sembra una ragazza simpatica, costretta suo malgrado a stare lì ferma per l’eternità, mentre vorrebbe tanto volare.