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DIVERTICOLI DEL COLON
Diverticolo
di-ver-tì-co-lo
SIGNIFICATO ::: Viottolo, sentiero che devia dalla strada principale; digressione, deviazione dall’argomento principale; sotterfugio; in anatomia, estroflessione a fondo cieco di organi cavi, in particolare di intestino e vescica
voce dotta recuperata dal latino diverticulum, derivato di divèrtere ‘deviare’ (de ‘in direzione opposta’, vèrtere ‘volgere’), col suffisso -culum proprio di sostantivi deverbali che descrivono luoghi.
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E’ divertente divertirsi diversificando con diverticoli divaricanti la diretta rotta.
Non c’entra, assolutamente no…
Per la nota e mondiale rubrica abbiamo visto “Il giovane Karl Marx”, regia di Raoul Peck, coproduzione di Francia, Germania e Belgio, 2018.
Ce la siamo spassata per circa due ore vedendo questo bel film, che faceva scendere da altari e altarini i due compagnoni Karl e Friedrich, mummificati in santini dalla nostra e altrui ignoranza. Ci è sembrato un film onesto, che cercava di rendere, riuscendoci, il clima storico e politico in cui si sono sviluppate le idee socialiste dell’Ottocento. I colori grigi, autunnali e invernali, ci trasportavano nella realtà durissima della rivoluzione industriale e mettevano in risalto la felicità dell’amicizia tra i due grandi ” compagni”. Notevoli anche le figure femminili, molto diverse dagli ” angeli del ciclostile”, stereotipo che ha resistito anche al dissacrante Sessantotto e dura tutt’ora. Insomma, abbiamo visto un film intelligente e divertente, ricco di storia , di filosofia e di politica, un film accessibile a tutti, insomma un film ” compagno”.
1818-2018: duecento anni portati bene. Accenniamo all’articolo di Salvatore Cannavò, su “Il Fatto Quotidiano” del 30 aprile 2018, pag. 9 , intitolato “Buon compleanno Marx, libertario letto molto male”.
“…Quello che è stato ” un rabbino mancato”, come scrive un rigoroso studioso di Marx, Marcello Musto, docente presso la York University di Toronto, si impone sulla scena più da morto che da vivo. Sicuramente grazie a uno studio talmente intenso da averlo fatto ammalare. Marx studiò sempre e senza pausa… alla continua ricerca della perfezione con l’opera omnia, “Il Capitale”, completato solo nel capitolo primo e poi ricostruito da Engels dopo la morte dell’autore. Questa incompiutezza e la mole sterminata dei suoi scritti rende l’opera marxiana fresca e vitale nonostante il santino del socialismo reale che gli è stato cucito addosso. A essere convinto che invece Marx faccia rima con libertà è lo stesso Musto che respinge l’idea di una linea di congiunzione tra il pensatore di Treviri e il totalitarismo…” Marx assegnò un valore fondamentale alla libertà individuale…Il suo comunismo è radicalmente diverso dal livellamento delle classi auspicato da tanti suoi predecessori e dalla grigia uniformità politica ed economica realizzata da molti suoi seguaci. Marx fu contrario a ogni tipo di socialismo di Stato e considerò essenziale, per ogni processo rivoluzionario, l’autoemancipazione dei lavoratori. La sua idea di società è, dunque, agli antipodi dei totalitarismi sorti in suo nome nel XX secolo. Marx fu il teorico dell’autogoverno dei produttori”. Su questa ipotesi c’è un filone di pensiero che è rimasto minoritario nella storia del marxismo occidentale, battuto dal comunismo reale, ma che ha poi trovato nuovi spazi nella “Marx Renaissance” di inizio 2000 e che può essere sintetizzata nelle parole del filosofo francese Jacques Derrida: “Sarà sempre un errore non leggere, rileggere e discutere Marx”.
Nonostante il lavoro non sia più non solo quello dell’800 ma nemmeno quello del ‘900 e nonostante il camaleontismo del capitale, quel rapporto ineguale ( tra capitale e lavoro) è tutt’ora vigente.Si può pensare che la soluzione risieda in un nuovo compromesso tra capitale e lavoro, ipotesi riformista forte, alla Sanders; oppure che il capitalismo vada abbattuto, ipotesi rivoluzionaria. Ma l’analisi di quella disparità resta tutt’ora in piedi… Anche per questo Marx non sente il peso dei suoi duecento anni.