La polemica– Giudizio artificiale
Scontro sui robot “ Non date agli automi i nostri diritti”
Su “Nature” 150 esperti criticano la Ue: assurdo punire le macchine che sbagliano
GIULIANO ALUFFI
hanson robotic SOPHIA ha la cittadinanza saudita
UNA BREVE INTERVISTA –TRADOTTA … A SOPHIA
https://www.youtube.com/watch?v=AAD9FlEQyu4
“Non date diritti ai robot”: a ispirare a un numero crescente di esperti di intelligenza artificiale questa posizione così netta non è la cruenta rivolta dei robot contro gli oppressori umani che sta andando in onda nella serie tv Westworld, ma le preoccupazioni sul futuro concreto di auto senza guidatore e chirurghi robotici. E dei loro errori. Il dubbio è pratico: chi ripagherà i danni fatti da un robot? «Avevano la soluzione già gli antichi romani: a risarcire i danni compiuti da uno schiavo era il suo padrone» ha spiegato pochi giorni fa Luciano Floridi, docente di filosofia ed etica dell’informazione all’Oxford Internet Institute in un editoriale su Nature. «Attribuire personalità elettronica ai robot rischia di deviare la responsabilità morale e legale dei loro sbagli e usi impropri: i robot potrebbero essere biasimati e puniti invece degli umani».
La parola “personalità elettronica” usata da Floridi è in linea con la recente lettera aperta inviata alla Commissione Europea da 150 esperti di intelligenza artificiale, critici su una risoluzione del Parlamento Europeo che raccomanda, sul lungo termine, di «creare uno specifico stato legale per i robot, così che almeno i robot più sofisticati e autonomi possano avere lo status di “persone elettroniche”, responsabili di risarcire i danni causati». La necessità di questa curiosa innovazione sarebbe – motiva la risoluzione sulle norme di diritto civile sulla robotica – che in caso di robot capaci di apprendere e decidere in autonomia, sarebbe difficile far risalire le responsabilità di un reato lungo la catena di produzione.
Affermazione contestata dai 150 esperti.
È vero che più i robot si fanno antropomorfi, più diventa forte la tentazione di concedergli diritti, come il diritto a non essere spenti contro la loro volontà, o ad avere pieno accesso al proprio software e a non subire cambiamenti di software contro la loro volontà, il diritto di replicarsi e la privacy sui propri stati mentali, immaginati dal bioeticista George Dvorsky.
HitchBot
HitchBot attraversa il Canada, 27 luglio 2014
HitchBot è stato ucciso a Filadelfia
HitchBot n. II
HichtBot e il suo giro in Germania
qui è a Berlino: è fabbricato con una sedia che si porta addietro, così può riposarsi quando vuole…
L’ottobre scorso, del resto, al robot umanoide Sophia di Hanson Robotics è stata concessa la cittadinanza saudita. E forte fu il cordoglio virale sulla Rete quando il robot HitchBot, nel tentativo di attraversare in autostop gli Stati Uniti, è stato vandalizzato – e decapitato – a Philadelphia. Così come tutti ricordano il disagio provato davanti al video dove un barbuto e arcigno energumeno di Boston Dynamics spingeva con un bastone il robot Atlas per farlo cadere.
il magnifico robot Atlas mentre scende le scale…
il suo ” mondo interno “…come lo chiama Freud…
un energumeno umano…
Atlas in movimento…è in inglese, ma si vede in italiano…1 minuto e 57 secondi (segue ” L’ultima generazione dei robot” )
«Non facciamoci ingannare dai sentimenti che ci può ispirare un robot antropomorfo: dare status legale ai robot è una pessima idea», avverte Joanna Bryson, docente di intelligenza artificiale all’Università di Bath, nel Regno Unito. «L’unico motivo per cui oggi se ne discute, è perché i costruttori di robot temono di poter finire in prigione o di dover pagare i danni compiuti dai robot che vendono». E sarebbe anche un sistema inefficace per prevenire i reati. «Per avere una personalità giuridica sono necessarie la capacità di conoscere i propri diritti e la possibilità di essere soggetti alle stesse sanzioni legali applicabili agli umani. Ma, ad esempio, non ha senso punire un robot con la detenzione, perché è impossibile far sì che una Ia si preoccupi di cose come l’esclusione sociale, a cui noi umani invece teniamo moltissimo» spiega Bryson.
Questo per i doveri, e i diritti? «È vero che i robot possono essere maltrattati e abusati. Ma dobbiamo ricordarci che un robot non può sentire frustrazione o dolore a meno che non lo programmiamo esplicitamente per questo: e non c’è alcuna ragione sensata per farlo» spiega Bryson.«Anzi, dovremmo essere obbligati a costruire robot verso i quali non avere obblighi. I robot, soprattutto quelli che saranno usati come badanti per gli anziani, non dovrebbero essere antropomorfi, perché c’è il rischio che si crei un legame affettivo fasullo, nocivo sul lungo termine», conclude Bryson.
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