MOSHE ZEIRI
IL PRESIDENTE MATTARELLA VISITA LA MOSTRA AL MUSEO ERETZ ISRAEL DI TEL AVIV CON LA MOSTRA DEGLI EBREI PARTITI DALL’ITALIA
Il termine deriva da Aliyah laReghel (עליה לרגל), che significa “pellegrinaggio“, per via della salita che si doveva compiere per raggiungere Gerusalemme durante i tre pellegrinaggi prescritti per le festività di Pesach, Shavuot e Sukkot. Per l’azione opposta, l’emigrazione da Israele, si utilizza il termine Yerida (“discesa”).
Periodizzazione del ritorno (ALIYAT) in Israele (WIKI):::
L’immigrazione sionista è scandita come segue (con la motivazione prevalente fra gli immigrati):
- Prima Aliyah (1882-1903), per i pogrom del 1880-1882
- Seconda Aliyah (1904–1914), per i pogrom del 1903–1906
- Terza Aliyah (1919–1923), per la rivoluzione russa e la successiva guerra civile
- Quarta Aliyah (1924–1929), per l’aumento del nazionalismo antisemita dopo la Prima guerra mondiale
- Quinta Aliyah (1929-1939), per l’ascesa del nazismo e la chiusura degli Stati Uniti (causa Grande depressione)
- Aliyah Bet (1933–1948) ossia “B”, clandestina (Ha’apala), in due fasi: prima (1934–1942) e dopo (1945-1948) la Shoah
- Kibbutz Galuyot (1948-1950) ossia rientro degli esiliati, per l’instaurazione del comunismo in Europa centro-orientale, e soprattutto l’antisionismo arabo (“Operazione Tappeto Volante”)
PROEDI EDITORE, 15 EURO
Una mostra, un catalogo (con didascalie in italiano e in inglese), che raccontano come l’Italia aiutò molti sopravvissuti alla Shoah a ricominciare a vivere. Alla fine della guerra, fra il 1945 e il 1948, partirono dalle sponde del nostro Paese dirette in quello che di lì a poco sarebbe divenuto lo Stato di Israele, delle “carrette del mare” cariche di uomini, donne e giovani ebrei giunti in Italia con l’aiuto dei soldati della Brigata ebraica e delle associazioni ebraiche.
Aliya Bet dall’Italia 1945-1948. Immigrati clandestini dopo gli eventi di La Spezia
Danimarca: la salvezza di 7-8 mila ebrei da parte di un popolo intero
MEMORIALE DELLA SHOAH A MILANO
I NOMI DELLE VITTIME
IL BINARIO 21 DEL MEMORIALE
L’ALBERO REGINA IN VIA SILVIO PELLICO ERA IL QUARTIER GENERALE DEI NAZISTI A MILANO
ARTE.IT
Dal 10 Aprile 2018 al 30 Giugno 2018
MILANO
LUOGO: Memoriale della Shoah
SITO UFFICIALE:http://http//www.memorialeshoah.it
COMUNICATO STAMPA:
Inaugura oggi, martedì 10 aprile, presso il Memoriale della Shoah di Milano, la mostra “Le navi della speranza. Aliya Bet dall’Italia: 1945-1948”.
Attraverso una serie di fotografie dell’epoca si ripercorre la migrazione degli ebrei sopravvissuti alla Shoah verso la Palestina, allora protettorato britannico, avvenuta nel triennio tra la fine della Seconda guerra mondiale e la nascita dello stato di Israele.
In particolare, la mostra pone l’accento sul ruolo dell’Italia per gli oltre 250.000 ebrei in fuga dall’Europa orientale: Paese di rifugio e “Porta di Sion” verso la Terra Promessa. Tra gli episodi narrati dal percorso espositivo la vicenda di La Spezia: per sei settimane tra aprile e maggio 1946, un migliaio di profughi rimase bloccato nel porto della città; iniziò così uno sciopero della fame per ottenere dal governo inglese le autorizzazioni necessarie per l’approdo in Palestina.
Come recita il testo di Elena Loewenthal in chiusura del catalogo della mostra “C’è tanta vita, in questa storia che lega l’Italia e Israele. Due sponde dello stesso mare, tanti destini che la storia ha fatto incontrare e unito in un modo tutto speciale. […] Quella della Aliyah bet, dell’assistenza ai sopravvissuti dai campi di sterminio, della collaborazione all’immigrazioni clandestina, del calore che i profughi – adulti e bambini – hanno ricevuto in Italia fra il 1945 e il 1948, è una storia straordinaria. Fatta di tante cose diverse, tutte davvero stupefacenti: coraggio e solidarietà, giustizia e intraprendenza. […] È una storia indimenticabile che, proprio come l’Italia “porta di Sion” si apre davanti agli occhi e al cuore di chi la guarda.”
L’esposizione, curata da Rachel Bonfil in collaborazione con Fiammetta Martegani, giunge in Italia per concessione del Museo Eretz Israel, che ha ospitato la mostra a Tel Aviv nel 2016 con il titolo “In risposta ad un Capitano Italiano” – dall’omonima poesia di Nathan Alterman – visitata in quell’occasione anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Gli ebrei superstiti della Shoah raggiungevano la Palestina a bordo di piccoli pescherecci; oggi i rifugiati tentano di raggiungere l’Italia su imbarcazioni di fortuna alla ricerca di un futuro migliore. Per questo, la mostra rappresenta un’opportunità per tutti per riflettere su come educarci a combattere l’indifferenza.” ha dichiarato Roberto Jarach, Presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano.
“A 80 anni dalle Leggi Razziali e 80 anni dalla Conferenza di Evian, vogliamo ringraziare l’Italia per aver aiutato gli ebrei in un momento in cui, come disse Chaim Weitzman «sembra che il mondo si divida in due zone: in una gli ebrei non possono vivere, nell’altra non possono arrivare»” ha aggiunto la Vice Ambasciatrice di Israele in Italia Ofra Fahri. “E anche grazie a questo aiuto, possiamo festeggiare i 70 anni dello Stato d’Israele.”
La mostra, disponibile sia in italiano sia in inglese, è stata organizzata dal Memoriale della Shoah di Milano con la collaborazione dell’Ambasciata di Israele, allestita da Morpurgo de Curtis ArchitettiAssociati e realizzata grazie al contributo 8 per mille dell’UCEI.
Sarà possibile visitare “Le navi della speranza. Aliya Bet dall’Italia: 1945-1948” in concomitanza con gli orari di apertura del Memoriale: il lunedì dalle 9.30 alle 19.00, dal martedì al giovedì dalle 9.30 alle 14.30 e la prima domenica del mese dalle 10.00 alle 18.00.
Profughi ebrei al Molo Pagliari nel maggio 1946, LA SPEZIA
LA NAVE EXODUS E LA SUA INCREDIBILE STORIA
MAGGIO 1946