MICHELE SERRA, L’AMACA E SERGIO STAINO…

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DISEGNO DI GUIDO SCARABOTTOLO

 

 

L’AMACA

Michele Serra

 

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STAINO

Essendo probabile (lo pensiamo in tanti; ce lo insegnò Berlusconi) che il ruolo di “perseguitato dai giudici” porti a Salvini più popolarità e più voti, torna a brillare sopra le nostre teste l’antico monito della politica vera, quella che ha lo sguardo lungo: non si cambia una società se non cambia la sua gente. Non ci sono scorciatoie, non ci sono alibi o trucchi che reggano la scena. Se gli italiani in buona maggioranza considerano eroe o Messia un bullo, lo votano oppure gli sono complici, ai cittadini di buona volontà non rimane che la fatica costante, paziente, quotidiana di fare e di dire qualcosa, ognuno nel suo, che riporti a princìpi migliori, a una cultura più gentile e a una società più rispettosa.

Soprattutto rispettosa degli ultimi e dei fragili (gli eritrei della Diciotti sono una sintesi inimitabile del concetto).

È l’obbligo della politica nei due sensi: che è obbligatorio fare politica soprattutto quando la politica genera pessime cose; e che la politica è obbligata a manifestarsi anche quando è soccombente, impopolare, impotente. Non bisogna avere paura e nemmeno fretta, i tempi sono lunghi anche nell’apparente velocità di un evo nel quale tutto sembra volatile e di corto respiro. Viviamo a stretto contatto con chi considera Salvini un grand’uomo e bisogna starci senza spocchia. Questo è l’aspetto più complicato: senza spocchia, anche quando verrebbe spontaneo sentirsi, se non migliori, persone meglio informate dei fatti.

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1 risposta a MICHELE SERRA, L’AMACA E SERGIO STAINO…

  1. Donatella scrive:

    Sì, siamo circondati da persone che hanno votato Lega, chi in buona fede, chi meno. Anche di Cinque Stelle siamo circondati, ma non dimentichiamoci che una loro parte ha votato così perché non sapeva dove girarsi e forse Leu era poco conosciuta o trOppo ” vecchia” soprattutto per un elettorato giovane. Senza spocchia, come dice Michele Serra, vanno controbattute le sciocchezze e le infamità dei due partiti al governo. Occorre mettere in piedi un “nuovo” modo di fare politica, che nei fatti e nei modi di esprimerli non sia violento, ma inclusivo e razionale. nonché fermo nel condannare razzismo e brutture del genere.

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