GIULIO CAVALLI, ATTORE, SCRITTORE, MILITANTE CONTRO LE MAFIE :: DECRETO SALVINI:: COME SI COSTRUISCE UNA SOCIETA’ PIU’ INSICURA ( SULLA PELLE DEGLI STRANIERI E DEGLI IMPAURITI )—

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LINKIESTA DEL 25 SETTEMBRE 2018

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Decreto Salvini, ecco come si costruisce una società più insicura (sulla pelle degli stranieri e degli impauriti)

Il cosiddetto decreto sicurezza è in realtà una legge che non fa strame (fare strame– distruggere) dei diritti degli stranieri, ma che peggiorerà la percezione di sicurezza di chi oggi li teme. Non solo: è la prova che di sinistra, nel Movimento Cinque Stelle c’è ben poco. E che la Lega se lo sta divorando, giorno dopo giorno

25 Settembre 2018 – 06:00

Segnatevi questa data sul calendario, lunedì 24 settembre 2018, e aggiungeteci un memorandum cerchiato di rosso per il settembre del 2023. Avrete cinque anni per farvi tornare in mente il Decreto Sicurezza sventolato dal capo del governo (che simula di essere solo ministro) Matteo Salvini. Cinque anni passati i quali, se riuscirete ad avere memoria, scoprirete che questo decreto è perfetto per scontentare tutti, gli italiani e gli stranieri, i solidali e gli impauriti. Se non ci riuscirete, invece, l’unico a guadagnarci sarà sempre lui, il buon Salvini. Che riuscirà a capitalizzare dal suo fallimento, lucrando sulle macerie di una società ancora più insicura e impaurita. Magari con un nuovo decreto, chi lo sa.

  1. Saranno scontenti, ovviamente, coloro che credono ancora ostinatamente che uguali doveri e uguali diritti camminino per mano, di pari passo, senza distinzione di razza, di provenienza o di credo religioso. Già, perché il decreto del ministro dell’inferno stabilisce che i tre gradi di giustizia siano un privilegio da non accordare a chi non è dei nostri e che sia utile (addirittura doveroso, a sentire lui) che la pregiudiziale dell’inclinazione alla criminalità valga per per una specifica categoria, catalogata ancora una volta per etnia. Chissà se qualcuno avrà abbastanza voce per dire che con questo decreto la Convenzione di Ginevra e tutte le presunte scartoffie che hanno reso l’occidente quello che avrebbe voluto essere da oggi diventano carta straccia, buoni propositi messi in mostra come quei brutti souvenir che sanno di finto e servono solo per imbellettare una casa che non riesce a nascondere d’esser brutta.

Ma saranno scontenti anche gli altri, le vestali dell’insicurezza percepita, cavallo di battaglia (e di Troia) di una Lega mangia voti. Coloro che non dormono la notte per i reati commessi dagli stranieri di cui sono quotidianamente informati nella loro bolla social, quelli che i cinquanta femminicidi di questo 2018 se li sono persi tutti ma quotidianamente si indignano per uno (uno solo, diventato perfetto per la propaganda) dell’anno scorso, coloro che davvero credono che Salvini possa fare i rimpatri che promette (con questa sua oscena tournée prossima ventura nei Paesi africani), quelli che si sentono insicuri per qualsiasi non-bianco che non reciti compito il rosario in una strada della loro città, quelli che davvero ci credono che la sicurezza sia legata all’immigrazione, rapiti dalla retorica di un uomo che non è riuscito a tenere sotto controllo nemmeno il conto corrente del suo partito.

2. Rimarranno scontenti anche loro perché questo decreto aumenterà l’illegalità, partorirà un maggior numero di clandestini (sì proprio loro, gli uomini neri che popolano i loro incubi) e renderà questo Paese più insicuro come naturalmente avviene in ogni luogo in cui le persone vengono indistintamente ammassate e non distribuite, in attesa di un verdetto che ne dovrebbe certificare il rimpatrio (impraticabile) e invece produrrà ulteriore sommersione. Sono gli stessi che hanno votato Salvini per risolvere un problema che in realtà è la sua unica ragion d’essere e ancora una volta (come successe per la legge Bossi-Fini) pagheranno lo scotto di scambiare come salvatore il più grande produttore delle loro paure.

Si segnino la data anche quelli del Movimento 5 Stelle, e i fans del premier Conte: l’appoggio unanime al decreto Salvini non è solo un’onta etica ma è (ancora una volta) l’idiozia di fare da spalla al partito che se li sta mangiando

Si segnino questa data anche tutti quelli che davvero sono convinti questo governo sia la sintesi di forze diverse, quelli che ancora si attaccano alla giustificazione di un contratto per illudersi di non avere niente a che fare con Salvini, quello stesso contratto che recita: «Si deve superare l’attuale sistema di affidamento a privati dei centri e puntare ad un maggiore coinvolgimento delle istituzioni pubbliche, a cominciare da quelle territoriali, affidando la gestione dei centri stessi alle regioni e prevedendo misure che dispongano l’acquisizione del preventivo assenso degli enti locali coinvolti, quale condizione necessaria per la loro istituzione».

3.  Quel contratto che invece oggi si sbrindella puntando su un’accoglienza (più simile alla segregazione) proprio in strutture private (i CAS) che sono le stesse che portano benzina alla retorica del lucrare sull’accoglienza.

Si segnino la data anche quelli del Movimento 5 Stelle, e i fans del premier Conte: ieri si è avuta l’ennesima (ma forse la più potente) rappresentazione plastica del loro ruolo di portatori d’acqua. Un decreto votato all’unanimità in Consiglio dei Ministri rende nulli i dubbi postumi che servono solo per rabbonire l’elettorato. L’appoggio di questo decreto non è solo un’onta etica ma è (ancora una volta) l’idiozia di fare da spalla al partito che se li sta mangiando.

Contenti loro. Ora. Ne riparliamo nel 2023, tra cinque anni. Non vi sarete dimenticati tutto per allora, vero?

 

 

 

GIULIO CAVALLI

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GIULIO CAVALLI::: ”  “L’antimafia si fa con la buona amministrazione, non con gli attori teatrali o gli scrittori” (HUFFINGHTON POST)

Giulio Cavalli, scrittore, attore a autore teatrale classe ’77, dal 2007 vive sotto scorta a causa del suo impegno contro le mafie. Collabora con varie testate giornalistiche e ha pubblicato diversi libri d’inchiesta. Ha fatto politica ed è stato membro dell’Osservatorio sulla legalità e consigliere regionale in Lombardia. (LINKIESTA)

 

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