ROBERTO ESPOSITO, cattedra di filosofia teoretica alla Normale Superiore, RECENSISCE IL LIBRO DI ALBERTO ASOR ROSA PUBBLICATO DA EINAUDI IN QUESTI GIORNI ::: ” MACHIAVELLI E L’ITALIA. RESOCONTO DI UNA DISFATTA ” — sotto, il libro di Francesco Marchesi su Machiavelli, Il riscontro. Pratica politica e congiuntura storica, quodlibet, 2017

 

 

Risultati immagini per ALBERTO ASOR ROSA

Alberto Asor Rosa (Roma933) è un critico letterarioscrittorepolitico e docente universitario italiano.

 

Copertina del libro Machiavelli e l’Italia di Alberto Asor Rosa

2019
Saggi
pp. XII – 296
€ 28,00

 

 

Il libro

«Il pensiero non è spirito, è materia, al pari del corpo: ed esattamente come il corpo funziona e agisce… Non esiste nella storia operazione piú esemplare di quella che Niccolò Machiavelli ha perseguito e realizzato nel senso che ho cercato testé di descrivere. Non esiste: per questo siamo cosí pieni di ammirazione e d’invidia. Invece di separare e magari di contrapporre le due cose, le ha fuse. Di conseguenza: quando si giudica il suo pensiero, si chiama in causa il suo corpo. Quando si chiama in causa il suo corpo, la sua materialità, – anche quella apparentemente piú episodica e transeunte, – se ne ricava l’impressione e la persuasione di un poderoso organismo pensante, che abbraccia tutto senza sforzo (senza sforzo? Sí, è questa l’impressione che se ne ricava) e diventa una cosa sola con il testo o l’episodio storico che sta narrando e descrivendo. Frutto anche questo, oltre che del genio machiavelliano, di quel complesso di ragioni e di forze, che siamo soliti considerare tipiche del cosiddetto grande “Rinascimento italiano”? Sí, non c’è dubbio: ma questo non fa che aumentare l’impressione di globalità che l’esperimento machiavelliano esprime e contiene».

 

 

 

REPUBBLICA. IT— 18 FEBBRAIO 2019

https://quotidiano.repubblica.it/edizionerepubblica/pw/flipperweb/flipperweb.html?testata=REP&issue=20190218&edizione=nazionale&startpage=1&displaypages=2

 

 

 

CULTURA

La storia

Perché abbiamo ancora bisogno di Machiavelli

ROBERTO ESPOSITO

 

Fu il più acuto osservatore delle tragiche vicende accadute fra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Alberto Asor Rosa documenta in un saggio la preveggenza di quel pensiero e la sua straordinaria attualità

Esistono almeno due modi di trattare l’opera di Niccolò Machiavelli.

Si può situarla nella storia, solitamente all’origine, del pensiero politico moderno.

Comparando, per affinità o contrasto, i suoi concetti a quelli degli altri grandi pensatori politici — Hobbes, Spinoza, Rousseau, fino a Hegel. Oppure la si può calare nel contesto vivente della cultura e della storia italiana, in particolare nel traumatico periodo che va dalla discesa in Italia di Carlo VIII del 1494 al sacco di Roma del 1527, che apre la lunga stagione dell’occupazione straniera. Da questo punto di vista le pagine di Machiavelli forniscono una chiave di lettura eccezionale per interrogare l’enigma di una fioritura culturale che per tre secoli non ha avuto pari nel mondo, seguita da un crollo politico altrettanto lungo e profondo. Un processo di decadenza che prosegue fino all’unificazione nazionale del 1870 e mai del tutto superato.

Naturalmente per ricostruire un quadro di tale ampiezza occorre una sensibilità storica e un bagaglio culturale non comune, come quelli dimostrati da Alberto Asor Rosa nel suo Machiavelli e l’Italia. Resoconto di una disfatta, appena edito da Einaudi.

Le due polarità del titolo — Machiavelli e Italia — si rapportano, specchiandosi in controluce, con effetti di accostamento e di divaricazione in quello che appare a tutti gli effetti uno straordinario corpo a corpo tra intelligenza e realtà. In esso la storia italiana, con le sue risorse e le sue ferite, le sue inerzie e i suoi strappi, sembra incarnarsi in un pensiero esso stesso sempre commisto con la dimensione del corpo, con la materia pulsante della vita.

Come osserva subito l’autore, la peculiarità, irripetibile, del pensiero di Machiavelli sta nella sua capacità di non limitarsi a registrare gli eventi del tempo, ma «d’interpretarli, dominarli, orientarli, se necessario, e se possibile (quasi mai, anzi mai), cambiarli». È ciò che Machiavelli intende con il termine “riscontro” — l’articolazione tra pratica politica e congiuntura storica, nel tentativo di governare il presente, come è ricostruita in un altro bel libro recente di Francesco Marchesi, Riscontro. Pratica politica e congiuntura storica in Niccolò Machiavelli (Quodlibet).

La domanda da cui origina la ricerca di Asor Rosa riguarda appunto l’apparente distonia tra un acutissimo sguardo politico e una condizione storica, come quella dell’Italia del tempo, drammaticamente arretrata rispetto alla dinamica dei nascenti Stati europei.

Come può, Machiavelli, dal suo ristretto angolo di osservazione, elaborare categorie politiche ancora oggi sorprendentemente produttive, come quella di un conflitto che istituisce l’ordine? La risposta di Asor Rosa è che da un lato Machiavelli ebbe modo di conoscere, nel ruolo di segretario della Repubblica fiorentina, quegli Stati, soprattutto la Francia e l’Alemagna. Dall’altro che spesso, se non sempre, è proprio una crisi, biografica e politica, a spingere un pensiero aldilà del proprio contesto, consentendogli di cogliere ciò che i contemporanei ancora non vedono. Niccolò — osserva Asor Rosa — è uno sconfitto, ma proprio per questo portato «per un umanissimo bisogno di sopravvivenza, a rialzare la testa, a riemergere e guardare dall’alto il mondo circostante».

Né va dimenticato che Machiavelli opera e pensa nel più avanzato laboratorio culturale del tempo, al culmine di una tradizione che da Dante a Tasso, passando per Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Bembo, Castiglione, Guicciardini, elabora concetti e valori di portata universale. In pagine ricchissime di riferimenti a tale tradizione, Asor Rosa individua il punto critico che rovescia lo sviluppo in crisi e poi in disfatta proprio nella relazione irrisolta tra identità e alterità. Così la precocissima intuizione di una specificità italiana si costruisce, nei nostri autori, per contrasto con le altre culture, viste come “barbare” rispetto all’alto grado di raffinatezza raggiunto dalla tradizione rinascimentale italiana. Per una legge storica che proprio Machiavelli, prima di Vico e De Sanctis, aveva intuito, sarà proprio la violenza “barbara” degli eserciti stranieri a travolgere le fragili difese dei principati e delle repubbliche italiani. A tale esito, che fino all’ultimo Machiavelli cercò di evitare prima di cedere alla forza degli eventi, contribuì anche una percezione esagerata dell’eccezione italiana.

Dall’illusione sull’entità del “miracolo laurenziano” — il fragilissimo equilibrio costruito da Lorenzo dei Medici — fino alla teorizzazione, da parte di Gioberti, di un presunto primato degli italiani. Quello che nel Quattro e Cinquecento era una splendida realtà, a inizio Ottocento si tramuta in una presunzione che finisce per smarrire il senso delle cose. Asor Rosa segue questa vicenda drammatica, culminata nella sconfitta e in un’occupazione durata più di tre secoli, dall’interno delle opere di Machiavelli più coinvolte con le vicende del tempo, dal Principe alle Istorie fiorentine, con una inevitabile marginalizzazione dei Discorsi — il testo forse più grande, ma proprio perciò meno “attuale”, di Machiavelli. Aggiungendovi un’analisi approfondita dell’epistolario, che apre squarci di visibilità non solo sulla biografia, ma anche sui più importanti corrispondenti di Machiavelli, da Francesco Vettori a Guicciardini. A partire dagli scritti di quest’ultimo, dall’amaro disincanto che trapela dalle sue Storie e dai suoi Ricordi, Asor Rosa allarga la propria prospettiva al “dopo” Machiavelli — alla perdita di peso e prestigio dell’intera Italia, non certo bilanciata dalla lunga durata di Venezia e dello Stato pontificio. Alla sua base vi è stata l’incapacità italiana, oggi non ancora esaurita, di pensarsi come identità nazionale in un orizzonte più vasto, che è quello degli altri Stati europei.

Tuttavia, come conclude anche l’autore, il grande pensiero politico non è fatto solo di acuto realismo, ma anche della capacità di rompere i confini di un orizzonte limitato, per sporgersi al suo esterno. Di entrambe queste qualità, eminentemente possedute da Niccolò Machiavelli, oggi abbiamo un disperato bisogno.

 

 

Francesco Marchesi

Riscontro

Pratica politica e congiuntura storica in Niccolò Machiavelli

Materiali IT

Filosofia

ISBN 9788822900630
2017, pp. 336
150×220 mm, brossura
€ 26,50
€ 22,52 (prezzo online -15%)

 

 

IL LIBRO

Il pensiero di Niccolò Machiavelli è stato spesso interpretato come una tecnica politica autonoma e valida in ogni tempo, eppure esso si è formato in simbiosi con la riflessione di ambito storico. Una storia intesa come incontro tra l’azione degli attori politici e la qualità dei tempi: rapporto instabile e conflittuale che il segretario fiorentino tenterà di pensare per un’intera vita, in modalità diverse ma unificate dall’immagine filosofica del riscontro che di questa relazione restituisce il carattere discontinuo e, talvolta, antagonistico. Riscontrare i tempi significa dunque, di volta in volta, governare il presente o cercare di trasformarlo, assicurare la conservazione o tentare la rottura. Machiavelli rende così ragione del variare delle pratiche politiche e individua le cause dei mutamenti storici. Attraversando l’opera in tutta la sua estensione, con particolare attenzione alle Istorie fiorentine e nel costante confronto con la più recente letteratura critica internazionale, il volume propone una ricostruzione complessiva della dottrina storica machiavelliana. Un modello storiografico che, se avvicinato a paradigmi contemporanei (archeologia e genealogia), offre una prospettiva verso forme politiche avvenire.

 

FRANCESCO MARCHESI

Francesco Marchesi (Livorno 1987) è dottore di ricerca presso la Scuola di Alti Studi della Fondazione San Carlo di Modena e collabora con la cattedra di Storia della filosofia dell’Università di Pisa. Membro del comitato di redazione di «Officine Filosofiche», ha scritto su riviste italiane e internazionali tra le quali «Filosofia Politica», «Décalages», «Il Pensiero Economico Italiano», «Quaderni Materialisti». Si occupa della riflessione filosofica sulla storia tra prima modernità e pensiero contemporaneo.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *