VIOLA PAPETTI:: AMBROISE BIERCE, IL COLPO DI GRAZIA, MATTIOLI 1885, pp.116, 10 euro — traduce e stampa sette dei racconti di guerra — RECENSIONE…

 

editore Mattioli 1885

… i suoi racconti sono considerati tra i migliori del xix secolo, in particolare quelli di guerra. Quelli fantastici invece, anticiparono lo stile del grottesco che sarebbe diventato un vero e proprio genere letterario nel xx secolo.

 

 

IL MANIFESTO DEL 5 NOVEMBRE 2017

https://ilmanifesto.it/bierce-scissure-della-sensibilita-nella-guerra-civile-americana/

 

 

ALIAS DOMENICA

Bierce, scissure della sensibilità nella guerra civile americana

Narrativa americana. Nel 1861 il diciannovenne Ambroise Bierce lasciò la famiglia di dieci fratelli per arruolarsi nelle forze dell’Unione. La sua drammatica esperienza nei racconti, ora parzialmente tradotti da Mattioli 1885: «Il colpo di grazia»

Da An Occurrence at Owl Creek Bridge, 1962, il cortometraggio di Robert Enrico tratto dall’omonimo racconto di Bierce
Da An Occurrence at Owl Creek Bridge, 1962, il cortometraggio di Robert Enrico tratto dall’omonimo racconto di Bierce

 

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Ambrose Bierce ( Ohio 1842) fu un rissoso giornalista, tanto da girare armato, inquietante scrittore, ispiratore della fantascienza più noir, battutista memorabile. Lavorò in un giornale satirico che gli era congeniale fin nel nome «The Wasp» (La Vespa), pubblicò raccolte di scritti eterogenei ma minacciosi, Dizionario del Diavolo ( Longanesi, 1985), La danza della morte (Serra & Riva, stesso anno), racconti non meno raccapriccianti, come «Il mio assassinio prediletto». E battute che il tempo non ha logorato: «Matrimonio: Stato o condizione di una piccola comunità, costituita da un padrone, una padrona, e due schiavi: in tutto due persone»; «Mortalità: la faccia dell’immortalità che noi conosciamo».

Manganelli ne era ammirato e irritato al tempo stesso: lo considerava imprevedibile, capace di un tocco da scrittore di gran classe, ma anche un provinciale, goffo, a volte lezioso: «E tuttavia aveva un suo strano, devio, insieme faticoso e scattante talento. Si muove talora con una malagrazia non ignara della irruenza della agile belva. È pesante, ma ha buoni nervi».
Della sua raccolta di racconti guerra, Tales of Soldiers and Civilians del 1897, ne sono ora tradotti sette in Il colpo di grazia (Mattioli 1885, pp. 116, € 10,00), a cura di Livio Crescenzi, autore anche dell’ attenta introduzione; in appendice Don Swaim ci dà una spassosa testimonianza dell’indiavolato estro di «Bitter Bierce»: «Amore e baci. Ambrose Bierce e Oscar Wilde».

Bierce non conosceva personalmente il celebre esteta, allora negli Stati Uniti per un giro di conferenze, né aveva letto niente di lui, ma era infastidito dalla sua fama, e lo attaccò con una lunga serie di epiteti oltraggiosi. «Accusò Wilde di girare per il mondo posando a far la statua di se stesso, di mitragliare grossolane insulsaggini, di pronunciare incontenibili torrenti di spettrali idiozie». Wilde, sfidato da quella controversa dichiarazione di amore, riuscì, in apparenza, a sedurre l’irsuto americano.
Allo scoppio della guerra civile americana nel 1861, Bierce allora diciannovenne, aveva lasciato la famiglia di ben dieci fratelli, e si era arruolato nelle forze dell’Unione, malgrado la dolorosa disapprovazione del padre. Partecipò alle battaglie più sanguinose, divenne tenente, poi ufficiale topografo, e si congedò dall’esercito solo alla fine. Aveva fatto la drammatica conoscenza che la guerra infligge a grandi e piccoli: il corpo crudelmente esposto, la perdita del (presunto) diritto alla propria vita, l’improvviso precipizio verso la morte; il caso come unico, algido e imperscrutabile giudice del destino del soldato o del bambino che si trovi a sul campo che la morte mieterà. La guerra civile americana, come ogni guerra civile, fu una guerra fratricida che lacerò e distorse ogni intimità: il figlio uccide il padre, l’amico l’amico, il marito la moglie e il figlio. Così nei più drammatici racconti di questa raccolta unica nel suo genere: «L’episodio di Coulter’s Notch», «Un cavaliere nel cielo», «Il ponte sull’Owl Creek» – quest’ultimo il più straordinario, e di cui fu girato un cortometraggio da Robert Enrico che vinse la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1962.

Ci sono situazioni che deformano anche il mondo morale del combattente: l’ubbidienza a un codice d’onore che impone di infliggere un colpo mortale al consanguineo, l’estraneità improvvisa di un paesaggio familiare, che come al solito splende dolcemente, indifferente alla tragedia umana e la percezione animale che la tua vita è indifferente a madre natura.
Oppure la casa, l’aia, l’orizzonte familiare, devastati crudelmente, sono uno spettacolo spaventoso, irriconoscibile per il bambino: «Girando lì intorno, a un certo punto scorse alcune rimesse che gli sembrò di riconoscere , ma in modo vago come se le avesse già viste in sogno. E mentre stava lì stupito, a osservare meglio all’improvviso l’intera piantagione e pure la foresta circostante gli sembrò che ruotassero come su un perno. Il suo piccolo mondo compì un mezzo giro su se stesso e i punti della bussola si capovolsero. E a quel punto riconobbe l’edificio in fiamme: era casa sua!».

Queste scissure interiori della sensibilità e dell’anima che la guerra civile provoca sono colte anche da Fenoglio in certe pagine del Partigiano Johnny.Un confronto superficiale tra il classico La battaglia come esperienza interiore di Jünger mette in luce la differenza profonda tra la battaglia di eserciti nemici schierati su fronti opposti – le vecchie guerre di trincea – quando il soldato si trova incorporato in quella struttura mistica che è l’ esercito della sua patria, e invece la maligna proliferazione di uno stato di guerra su un territorio un tempo familiare ma ora insidioso, di cui è protagonista un solitario spesso, e a volte ambiguo, combattente ideologico.

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