REPUBBLICA DEL 28 MAGGIO 2019 –pag. 42
I paesi contro le loro città
di Michele Serra
GUIDO SCARABOTTOLO PER MICHELE SERRA
GUIDO SCARABOTTOLO
L’Europa sta un po’ meglio, l’Italia no. Ma si sapeva, e dunque non bisogna perdersi d’animo. Non serve maledire la sorte, serve capire che cosa ci aspetta. Il problema principale (dell’Europa? del mondo?) rimane l’impressionante cesura tra le città e tutto ciò che ne è fuori. Se l’Italia fosse Milano, Bologna, Torino, Firenze, Bergamo, Bari e perfino la povera sgangherata Roma, il sovranismo sarebbe un fenomeno di netta minoranza, e democratici, socialisti e liberali dormirebbero sonni tranquilli. Le città europee sono, quale più quale meno, cosmopolite, inclusive, dinamiche. A loro il mondo non fa paura. Ma evidentemente non c’è stata trasmissione all’esterno, per osmosi o per seduzione, del piacere di stare dentro il nuovo millennio, di reggerne l’impatto e anzi di trarne vantaggio. Milano è quasi una città-stato, la Lombardia le assomiglia poco, il voto della regione e del suo capoluogo sono capovolti.
Fuori dalle città i fantasmi dell’esclusione, quella psicologica ben più di quella economica (la Lombardia è ricca quasi ovunque) sono forti, e mordono. E sono ben più fragili, fuori dalle città, le difese contro l’isolamento (anche culturale), contro le fake news, contro i veleni della propaganda farlocca. La stessa parola “cittadini europei” rischia di diventare, nei fatti, ristretta alla sua etimologia: europeo si sente chi è di città. Le Pen non vincerà mai a Parigi, Salvini non avrà mai Milano. Magra consolazione se il resto dell’Europa diventa anti-europeo e anti-cittadino. Facessi politica, il primo appunto che scriverei sul mio foglietto o sul mio file è: città/campagna, questo è il problema.
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