SALVATORE SILVANO NIGRO, ‘LA FUNESTA DOCILITA” (SELLERIO, pp. 214 – 15,00 euro).::: ansa.it 15-11-2018 +++ PAOLO ISOTTA, Tutta la verità sui “Promessi sposi”. A confessarla è Leonardo Sciascia- IL FATTO QUOTIDIANO 11 LUGLIO 2019

 

 

SALVATORE SILVANO NIGRO, ‘LA FUNESTA DOCILITA” (SELLERIO, pp. 214 – 15,00 euro).

 

presentazione:

Ad aprile del 1814 a Milano il conte Giuseppe Prina, ministro delle Finanze del Regno d’Italia napoleonico, assai odiato per avere imposto sempre maggiori tasse per finanziare le guerre dell’imperatore francese, durante il saccheggio del suo palazzo da parte di una folla inferocita fu trovato nascosto in un armadio, preso di peso, gettato dalla finestra e linciato. E’ l’episodio da cui pare sia nato l’assalto ai forni nei ‘Promessi sposi’ cui prende parte anche Renzo Tramaglino, coinvolto e convinto delle ragioni del popolo che irrompe nell’abitazione del Vicario di Provvisione ma solo sino a quando, vedendone le intenzioni assassine della folla, all’improvviso ritrova lucidità e si adopera a cercar di salvare la povera vittima. Si riscuote insomma da quella “funesta docilità degli animi appassionati all’affermare appassionato di molti”, quel trovarsi condiscendente allo spirito e sentimenti della maggioranza, che Manzoni gli attribuisce, rammentando la propria nel caso tragico di Prina.

    Ed è questa “funesta docilità” dello scrittore a intrigare Nigro, fine critico, docente di letteratura italiana in Italia e all’estero, cultore di Manzoni, sulla scia della curiosità analoga che già ebbe Leonardo Sciascia legata all’affermazione “Vedete bene che il popolo è dovunque buona giuria ma cattivo tribunale”. Nasce allora questo libro, “dialogo impossibile, ripresa di dialogo con i maestri che tanto mi mancano”, a cominciare da Elvira Sellerio, come annota Nigro, che è racconto quasi romanzo con una sua vena gialla, inquisizione morale e saggio letterario che vede prendervi parte le voci, oltre che di Sciascia, di Mario Pomilio o Natalia Ginzburg cercando di indagare i veri sentimenti del Manzoni, di scoprirne tra pieghe delle sue opere, fra le righe, una qualche nota di rimorso, di pentimento per quel momento di debolezza in un frangente dagli esiti tanto tragici. La soluzione alla fine c’è, ma la sorpresa sta altrove, ovvero nelle illustrazioni per l’edizione definitiva 1840 dei ‘Promessi sposi’ controllate, discusse e corrette dallo stesso scrittore col pittore Francesco Gonin. ma non basta, Nigro collega a quelle moderne, volute da Giulio Einaudi per una edizione 1960 del libro con prefazione di Calvino, di Renato Guttuso, Mimmo Paladino o Bruno Caruso, che suscitò discussioni a contrasto sulla attualità reazionaria del romanzo di Moravia, Gadda e altri. (ANSA).
   

 

ANSA.IT — 15 NOVEMBRE 2018

http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/unlibroalgiorno/2018/11/15/libri-nigro-e-la-docilita-manzoniana_d529c16e-a16c-4f76-afbd-d6bf63c83169.html

 

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 11 LUGLIO 2019

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/07/11/tutta-la-verita-sui-promessi-sposi-a-confessarla-e-leonardo-sciascia/5316084/

 

 

» CULTURA

giovedì 11/07/2019

Tutta la verità sui “Promessi sposi”. A confessarla è Leonardo Sciascia

Lo studioso Salvatore Silvano Nigro spiega Manzoni con le parole del Sommo di Racalmuto

Tutta la verità sui “Promessi sposi”. A confessarla è Leonardo Sciascia

Ho affermato più volte che uno dei culti della mia vita è Leonardo Sciascia. Su queste colonne ho raccontato che l’estate del 2017, mentre attendevo alla correzione di un impegnativo libro, l’ho dedicata a rileggere l’intera opera di questo genio. L’avevo anche conosciuto, seppur poco. Ricordo, a tavola, lunghissimi silenzî, quegli occhi pazienti che ti scrutavano da lontananze difficili da calcolare, la ceneriera sempre accanto al piatto: un boccone, una boccata. Sciascia non è soltanto il narratore che sappiamo, il saggista che sappiamo. Ricorda Salvatore Silvano Nigro che nella sua narrazione c’è sempre il saggio, che nel suo saggio c’è sempre la narrazione. L’induzione a interrogarsi, che ti viene anche solo da un inciso. Nel mio piccolo, lo considero anche il mio modello di prosa.

La ricerca storica di Sciascia è di quelle fatte per appassionare i viziosi della lettura, quale sono io. L’amore per i cosiddetti petits faits. La capacità archivistica alla ricerca di quella carta da far parlare, e parlare sì che un sol particolare cambia il piano d’insieme.

L’esempio massimo sono le ricerche manzoniane del Sommo di Racalmuto. Con l’occasione debbo ribadire quanto egli, e Nigro con lui, dichiarano: la Storia della Colonna Infame è parte integrante dei Promessi sposi, e che le edizioni correnti del Romanzo dei Romanzi la omettano mostra ancora che l’Italia e la cultura in genere con Manzoni non sono stati all’altezza di fare i conti. A partire da Goethe.

Dunque, a leggere La funesta docilità (Sellerio, pp. 210, euro 15), l’ultimo libro di Salvatore Silvano Nigro, si apre davvero il cuore. E non solo ai viziosi della lettura. Questa splendida opera letteraria è un dialogo con Manzoni attraverso Sciascia (in parte anche Natalia Ginzburg): è dedicata a costringere Manzoni a confessioni che non vuol fare attraverso dubbî che già Sciascia insinuò. Le parti generali sono impressionanti.

In quale misura Manzoni è davvero cattolico? Come mai un paese che cattolico si dichiara lo respinge? Qual è l’autentica funzione del cardinale Federico? Come può conciliarsi il totale pessimismo storico di Alessandro con la sua dichiarata fede nella Provvidenza? E chi è il vero vincitore, alla fine del romanzo? C’ero arrivato persino io, da solo: Don Abbondio. Che è anche colui al quale Alessandro commette di dire le verità, la verità.

Nigro parte da una cronachetta (ch’è poi grande e tragica) prettamente sciasciana. L’assassinio crudelissimo da parte di una marmaglia filoaustriaca del ministro delle finanze del Regno d’Italia, Giuseppe Prina (1814). Manzoni non volle dolersene. Sciascia e Nigro leggono spettrograficamente il romanzo per trovare un’eco di un tardivo rimorso a tanto egoismo, ch’è poi la funesta docilità. E rileggono l’assalto al palazzo del Vicario di Provvisione, il terribile sadismo della folla. Nessuno come Manzoni descrive la violenza della massa; e quella del potere, nel caso degli “untori”. E nessuno come Nigro, che si muove in Manzoni guidato da Sciascia come Dante è guidato da Virgilio, sa far confessare la prosa del Sommo. (Sia chiaro, e senza offesa: Virgilio è poeta superiore a Dante).

A questo libro difficile come tutte le cose a lungo pensate e che fanno pensare auguro gran fortuna. Posso permettermelo. Nigro e io siamo insieme nella terna di un importante premio.

Non posso augurarmi ch’egli mi superi. Ma se ciò avvenisse, non potrei dire che si tratta di un atto d’ingiustizia, e di esser superato da lui sarei comunque fiero.

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