GIOVANNI EGIDIO, INTERVISTA A STEFANO BONACCINI, PRESIDENTE DELL’EMILIA ROMAGNA:: ” “Salvini si rassegni. In Regione non si decide sul premier. I grillini non sprechino l’occasione”–REPUBBLICA DEL 30 OTTOBRE 2019 –pag. 2

 

 

REPUBBLICA DEL 30 OTTOBRE 2019 –pag. 2

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L’intervista al governatore

Bonaccini “Salvini si rassegni In Regione non si decide sul premier I grillini non sprechino l’occasione”

di Giovanni Egidio

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 Stefano Bonaccini (Modena1º gennaio 1967) è un politico italianopresidente della Regione Emilia-Romagna dal 2014. Si accosta alla politica a fine anni ottanta tramite i movimenti per la pace[1]. Nel 1990 è nominato assessore alle Politiche giovanili, alla cultura, allo sport e al tempo libero nel comune di Campogalliano. Dal 1993 al 1995 ricopre la carica di segretario provinciale della Sinistra giovanile; nel ‘95 è eletto segretario del PDS della città di Modena. Nel 2007 dopo il successo alle primarie, diventa segretario del Partito Democratico in Emilia-Romagna espressione della “mozione Bersani”, affermandosi su Mariangela Bastico, aderente alla “mozione Franceschini”, e Thomas Casadei, aderente alla “mozione Marino”….Alle elezioni regionali del 23 novembre 2014, caratterizzate dal bassissimo dato di affluenza di votanti (essendosi recati alle urne solo il 37% degli aventi diritto), ottiene il 49% dei voti ed è così eletto Presidente della giunta regionale dell’Emilia-Romagna[5].Si ricandida presidente nel 2019 alla scadenza del mandato, sostenuto dalla coalizione di centro-sinistra[6]. Le elezioni sono fissate per il 26 gennaio 2020.

 

BOLOGNA — Dice che la sua campagna elettorale tutto sarà tranne che nazionale. Mentre ogni giorno di più tutti dicono che il futuro del governo resta appeso al voto in Emilia-Romagna del 26 gennaio. «Capisco l’attesa, ma reggere la pressione fa parte del mestiere di chi fa politica — risponde Stefano Bonaccini, candidato Pd e governatore uscente — Io mi sono speso per cinque anni su questa regione e chiedo agli elettori di poterlo fare per i prossimi cinque. E pazienza se Salvini verrà qui ogni giorno a dire che si vuole prendere l’Emilia- Romagna. Dica che idee ha per governarla, semmai».

 

Quindi nessun appello al cuore rosso della vecchia Emilia?

«Non penso che buttarla su fascismo e antifascismo sia utile. Fermo restando che considero sacri i valori della Resistenza, la Lega governa in molte regioni d’Italia, non è un segreto. Semmai l’appello è a chi vive qui e che penso non possa negare la qualità dei servizi che offriamo. Gli indicatori che ci mettono tra i territori più competitivi d’Europa non li ho scritti io, in alcuni casi ce li ha addirittura riconosciuti il governo precedente, quello gialloverde».

Tornando agli appelli, i Cinquestelle hanno deciso il no all’alleanza con il Pd in Emilia-Romagna. Lei ci spera ancora?

«Penso che sarebbe un’opportunità anche per loro, per questo non demordo. Oggi che insieme al Pd governano il Paese, potrebbero legittimarsi ancora di più come forza responsabile. E l’appello lo faccio anche ai loro elettori, a quella larga parte di votanti grillini che erano scappati dal Pd. Quanto all’Umbria, non penso che le situazioni siano paragonabili. In Umbria c’erano stati problemi che noi non abbiamo conosciuto, non ha senso citare quel precedente per stoppare alleanze future su realtà diverse».

Il buon governo di un territorio non assicura affatto la rielezione della sua classe dirigente, anzi. E in Italia il vento sembra tirare proprio in quel senso. Questo non la preoccupa?

«Certo che mi preoccupa. Anche per questo credo che sarebbe un errore mettermi a rispondere a Salvini sul suo campionario di populismi vari. Qui la disoccupazione è calata dal 9% di quando diventai presidente io, a meno del 5% di oggi. E le liste d’attesa negli ospedali sono state drasticamente ridotte. Ma io i voti li chiederò sui progetti futuri, mobilità sostenibile, nidi per tutti, innovazione e assistenza agli anziani. Voglio essere il sindaco dell’Emilia-Romagna. A differenza di Salvini che i voti li chiederà per mandare a casa Conte».

Zingaretti ha detto che sarà al suo fianco nella campagna elettorale. Eppure in molti nel suo partito la considerano in visibile avvicinamento a Renzi.

«Ringrazio Nicola, che stimo da tempi non sospetti. E ringrazio Matteo per il sostegno che ha sempre ribadito di volermi dare. La mia appartenenza al Pd non sarà mai messa in discussione, ma è certo che il Pd non basta più per vincere. Nemmeno qui. Ecco perché mi rivolgo ai moderati e anche alla sinistra, con cui peraltro ho già governato. Cioè a tutti quelli che non vogliono cedere alle facili e infruttuose ricette dei sovranismi»

Ci sarà anche la lista del presidente Bonaccini?

«Sì, proprio per aprire le porte alla società civile, come credo sia indispensabile fare».

Non ha mai citato Lucia Borgonzoni, la candidata di Salvini. La stessa che nel 2016 costrinse il sindaco Merola al ballottaggio e ottenne, a Bologna, il 45% dei consensi. Non rischia di sottovalutarla?

«Per nulla, io rispetto tutti. Credo mi vada anche riconosciuto di non aver mai ironizzato sulla sua gaffe, quando disse che confinavamo con l’Alto Adige. È che vorrei confrontarmi sui contenuti. Ma ancora non ne ho sentiti».

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