LINKIESTA DEL 27 NOVEMBRE 2019
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/11/27/m5s-casaleggio-parlamento-europeo/44527/
27 novembre 2019
Populisti e filo cinesi, ecco perché i Cinque Stelle sono rimasti soli in Europa
Il co-presidente dei Verdi europei Philippe Lamberts chiude all’ingresso dei pentastellati nel gruppo ecologista. Il M5S rimarrà ancora nel gruppo dei non iscritti, senza finanziamenti. «Le argomentazioni pubblicate sul blog di Beppe Grillo sulla situazione nello Xinjiang sono ingistificabili»
FILIPPO MONTEFORTE / AFP – FOTO HUFFINGTON POST
Ormai i Verdi europei non sanno più come far capire che non vogliono il Movimento Cinque Stelle nel loro eurogruppo. Lo ha ripetuto con malcelata impazienza il co presidente Philippe Lamberts durante una conferenza stampa al Parlamento europeo di Strasburgo. «I rapporti tra la Casaleggio Associati e il M5S sono “piuttosto strani” e costituiscono “il problema numero uno” nel dialogo in corso. Non sai mai, in realtà, chi decide nel partito». Uno schiaffo forte, l’ennesimo alle ambizioni pentastellate in Europa. «Sicuramente non fanno tutto internamente, e magari danno in outsourcing l’It a società specializzate, ma queste società hanno contratti di fornitura con il partito e non hanno nulla a che fare con la governance del partito. Si può dire altrettanto della Casaleggio Associati? Assolutamente no».
Sono passati sei mesi dalle elezioni europee del 26 maggio e il Movimento Cinque Stelle che secondo Luigi Di Maio avrebbe dovuto essere l’ago della bilancia si trova ancora nel gruppo dei Non Iscritti. I grillini non potranno accedere ai fondi dell’Europarlamento per pagare i tecnici che scrivono i testi delle normative, né avere un loro coordinatore nella conferenza dei capigruppo o essere nominati relatore ombra. Tradotto: I 14 deputati del M5S potranno incidere poco sui regolamenti e direttive che vengono approvate nell’Europarlamento. Non ha alternative perché per formare un eurogruppo servono almeno 25 iscritti di almeno sette nazionalità diverse. Potrebbero formare la coalizione degli scartati ma per regolamento dovrebbero dimostrare di avere «affinità politica» con i neonazisti greci di Alba Dorata o il Brexit Party di Nigel Farage o Kotleba il partito di estrema destra slovacca. Esistono compagnie migliori.
Eppure gli eurodeputati del M5S da mesi hanno compiuto un lavoro certosino per staccarsi l’immagine dei sovranisti ed essere accettati nel gruppo dei partiti che contano. Prima hanno contribuito a eleggere il dem David Sassoli alla presidenza del Parlamento europeo in cambio di una vicepresidenza. Così da non rimanere isolati. Poi hanno annunciato di aver votato a favore della neo presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, innescando così la crisi di governo con la Lega che li accusava di averli traditi. E in quelle poche votazioni fatte in questi sei mesi i grillini hanno collaborato in modo informale con i verdi, comportandosi alle volte come se fossero nello stesso eurogruppo.
Giustificare gli abusi di un regime come quello cinese che invece di evolvere verso il buon senso, evolve verso una fossilizzazione della dittatura, francamente, è ingiustificabile. E se Grillo fa questo, chiaramente non è un argomento che possa attirare la simpatia dei Verdi