FILM COMPLETO :: ” L’OSPITE GRADITO ” DI ROMOLO SIENA, 1962 — IL TEATRO DI PEPPINO DE FILIPPO — 1.36.34

 

Un film di Romolo Siena. Con Peppino De Filippo, Gianni Agus, Grazia Maria Spina 

Drammatico / Farsa, – Italia 1962.

 

 

 

ospite gradito

Peppino De Filippo

 

 

  • di Gianluca Donati

Il commendator Gervasio Savastani (Peppino De Filippo), vive un’esistenza agiata e tranquilla, ha una famiglia felice e una vita lavorativa ricca di soddisfazioni. Gli affari vanno bene, la figlia è in procinto di sposarsi, la moglie è serena. A rovinargli la festa, ecco arrivare all’improvviso in casa un vecchio e carissimo compagno di scuola dall’inquietante nome: Walter Sotterra, che gli racconta la sua triste storia di perseguitato dall’infamante marchio di iettatore.

Gervasio che è un uomo pragmatico, si rifiuta di credere alle superstizioni popolari, si commuove, e decide di ospitarlo in casa con tutti gli onori. Ma prima il futuro genero si rompe una gamba, poi una nave con un prezioso carico fa naufragio, infine la ditta del commendatore va a fuoco, e intanto i fiori del giardino appassiscono. La sicurezza raziocina di Gervasio Savastano, comincia a vacillare con l’incalzare degli eventi, e l’ospite diventa sempre meno gradito, da qui il titolo dell’opera: “L’ospite gradito!“.

 

Peppino De Filippo, è conosciuto al grande pubblico soprattutto per le sue interpretazioni cinematografiche e in modo particolare per i film comici recitati in coppia con il grande Totò. Tuttavia, Peppino, è stato anche un grande attore e autore di teatro. Per anni Peppino, il fratello Eduardo e la sorella Titina (figli di Eduardo Scarpetta), hanno lavorato insieme in teatro e al cinema. A quei tempi il capocomico era Peppino, perché considerato (a ragione) quello più spontaneamente comico.

Tutto cominciò a cambiare quando Eduardo iniziò a pensare ad un teatro meno popolare, più complesso e profondo, pirandelliano che mescolasse la tragedia con la comicità.

Peppino non condivise questa svolta che Eduardo intendeva imporre al loro teatro e tra i due fratelli iniziò dell’acredine artistica e umana (aggravata anche da dissapori di diversa natura), che sfociò in una furiosa lite che ruppe ogni tipo di collaborazione tra i due e così, ognuno prese la sua strada. Da allora, mentre Eduardo regalò un’incredibile serie di opere che possono essere accreditate tra il meglio del teatro moderno, Peppino proseguì la sua carriera, alternando interpretazioni cinematografiche con quelle teatrali.

 

ospite gradito

 

Se nel cinema, probabilmente egli toccò la vetta della sua carriera interpretando il bigotto dott. Antonio Mazzuolo in “Le tentazioni del dott. Antonio”, del maestro Federico Fellini (nel film corale, “Boccaccio 70”), in teatro egli fu autore e interprete di una serie di opere di rilievo che andavano in una direzione completamente diversa rispetto alle opere di Eduardo; più comiche, più popolari, più farsesche. Per comprendere l’idea di teatro di Peppino, basti pensare a questa sua affermazione: «Fare piangere è meno difficile che far ridere. Per questo, teatralmente parlando, preferisco il genere farsesco. Io sono sicuro che il dramma della nostra vita di solito si nasconda nel convulso di una risata provocata da un’azione qualsiasi, che a noi è sembrata comica».

“L’ospite gradito!” opera in tre atti comici, risale al 1948 e ne fu realizzata una versione teleteatrale per la Rai trasmessa nel 1963, dove Peppino De Filippo curò la direzione artistica, mentre la regia fu di Romolo Siena. L’opera, tratta il tema tipicamente meridionale della superstizione, che è una costante nella produzione di Peppino, tanto ch’egli l’aveva già trattata sei anni prima in “Non è vero… ma ci credo” del 1942, ma rispetto a questa prima opera, in “L’ospite gradito!”, Peppino realizza un rovesciamento del tema.

 

ospite graditoDe Filippo con Totò

 

 

Se in “Non è vero… ma ci credo”, Peppino interpretava un personaggio superstizioso che si ostinava a credere alla iella, deriso da familiari e amici, in “L’ospite gradito!”, viceversa, egli è un razionalista che non crede (o non vuole credere) alle dicerie maligne che si dicono del suo amico e si troverà i suoi familiari contro, che desiderano liberarsi dell’ospite e tutti gli avvenimenti sembrano avvalorare la loro tesi.

Il tema è molto serio, ma raccontato in farsa; una commedia brillante con tutto il sapore delle gag e dei meccanismi comici di tradizione napoletana. In un teatro che all’epoca sembrava lasciare poco spazio alle sperimentazioni intellettuali, Peppino anticipò di qualche anno un approccio strutturalistico alla realtà. In questo lavoro, c’è già un po’ di Queneau, di Stoppard o della Yasmine Reza di “Tre variazioni della vita”. Intelligente nella sua semplicità, l’uso delle luci che si abbuiano ogni qualvolta che entra in scena il personaggio di Walter Sotterra, per illuminarsi quando esce, come a sottolineare scenicamente il flusso negativo ch’egli emana. Naturalmente tutto in modo esilarante.

 

 

 

DA ::  LIVORNO SERA, 16 NOVEMBRE 2017

 

“L’ospite gradito” e il tema della superstizione

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