LA 7 — MILENA GABANELLI – DATAROOM DEL 28 SETTEMBRE 2020 — 10 minuti ca
IL MANIFESTO DEL 29 SETTEMBRE 2020
l doppio standard dei media italiani sul laboratorio Cina
Dati e propaganda. Sul Corriere della Sera Gabanelli e Offeddu ammantano di “dati” la loro analisi contro la Cina. Come se i numeri fossero neutri: se ne scelgono alcuni, se ne dimenticano altri. Così l’informazione in Italia oscilla in continuazione tra Satana e Paradiso
La Grande Muraglia cinese
© LaPresse
Simone Pieranni
EDIZIONE DEL 29.09.2020
PUBBLICATO28.9.2020, 23:57
Nell’incertezza politica italiana tra fronte Atlantico e avvicinamento alla Cina, complice la visita di Mike Pompeo a Roma, i principali quotidiani italiani si piegano ben felici alla propaganda americana.
Tralasciando il direttore di Repubblica le cui analisi geopolitiche sono da sempre schierate e rientrano in ogni caso nelle valutazioni personali circa le opportune alleanze politiche del paese, ieri sul Corriere della Sera Milena Gabanelli e Luigi Offeddu hanno ammantato la loro analisi contro la Cina di «dati».
Come se i numeri fossero neutri e non inseriti in un contesto (omesso naturalmente) o non possano essere scelti da un rosario di dati disponibili: se ne scelgono alcuni, se ne dimenticano altri.
È propaganda cinese se si ricordano i milioni di poveri sollevati dalla povertà nel corso di due decenni o l’annuncio di emissioni zero entro il 2060; sono invece «dati» quelli secondo i quali la Cina avrebbe nascosto la pandemia, ad esempio. A questo proposito per altro, a meno di non credere al «Chinese virus» trumpiano, alla Cina non viene neanche concessa l’attenuante di essere stato il primo paese a confrontarsi con qualcosa di sconosciuto.
Ci sono stati ritardi nelle decisioni sul lockdown, certo, ma le comunicazioni all’Oms sono arrivate, per una volta, tempestive. In questo senso la Cina è lo specchio orrorifico che solleva i nostri ritardi, le nostre incertezze, a meno di non considerare perfetta, trasparente ed efficace la risposta di Europa e Stati uniti.
Nessuno nega le storture del sistema cinese – su queste pagine non siamo certi stati teneri nei confronti delle politiche cinesi in Xinjiang (a proposito, “scoprire” lo Xinjiang nel 2020 quando da almeno 20 anni la regione è teatro di politiche repressive di Pechino contro la comunità uigura è bizzarro…peserà che in altri tempi essere musulmani non era granché ben visto da certi «dati»?) o Hong Kong – ma che vogliamo fare con questo strambo animale politico cinese?
Come ripete spesso il professor Kerry Brown, un miliardo e passa di popolazione è lì, in Cina: speriamo scompaiano all’improvviso o si chiudano in una specie di bolla storica o ne teniamo conto provando a trattare la Cina come gli altri paesi ad esempio contestualizzando la storia di un paese che ha buona memoria e al contrario nostro non dimentica le umiliazioni patite dall’Occidente per oltre un secolo?
Se l’informazione ha il compito di orientare – o almeno si spera – anche la politica, come si può sperare di avere una classe dirigente lucida nelle sue scelte strategiche quando si descrive un paese, seconda potenza economica e ormai centrale nei consessi internazionali, oscillando in continuazione tra Satana e Paradiso?
La Cina è un grande laboratorio politico il cui peso sarà sempre più centrale nelle nostre vite tanto vale prenderla seriamente o – almeno – trattarla come tutti gli altri paesi.
IL MANIFESTO DEL 29 SETTEMBRE 2020
https://ilmanifesto.it/laccordo-con-la-cina-resta-il-papa-dice-no-a-pompeo/
L’accordo con la Cina resta, il papa dice no a Pompeo
Vaticano. La Santa sede tra la visita del segretario di Stato Usa e il caso Becciu, già rimosso: oggi arrivano anche gli ispettori internazionali di Moneyval
Papa Francesco
© LaPresse
Luca Kocci
EDIZIONE DEL 29.09.2020
PUBBLICATO28.9.2020, 23:57
Il segretario di Stato Usa Mike Pompeo arriva in Vaticano ma viene fatto entrare dalla porta di servizio. Agli ispettori internazionali di Moneyval, anche loro attesi Oltretevere, viene offerta la testa del cardinale Becciu e la promessa che la Segreteria di Stato, dopo gli intrallazzi per l’acquisto del palazzo londinese di Sloane Avenue, non gestirà più neanche un euro.
Gli ospiti che tra oggi e domani giungono in Vaticano tengono insieme due vicende apparentemente distanti – Cina e affaire Becciu – e indirizzano le scelte politiche e finanziarie della Santa sede.
Una settimana fa, alla vigilia della scadenza dell’accordo Vaticano-Cina sulla nomina condivisa dei vescovi nel Paese orientale, stipulato a settembre 2018 con durata biennale rinnovabile, Pompeo aveva ammonito il papa sul periodico dei cristiani conservatori Usa First Things: «La Santa sede ha raggiunto un accordo con il Partito comunista cinese nella speranza di aiutare i cattolici in Cina. Ma l’abuso del Pcc sui fedeli è peggiorato. Il Vaticano metterebbe in pericolo la sua autorità morale se lo rinnovasse».
Nel fine settimana la risposta vaticana, con il linguaggio della diplomazia: papa Francesco non vedrà Pompeo, il pontefice – la motivazione addotta – non riceve politici a ridosso di scadenze elettorali, in questo caso le presidenziali Usa. Messaggio chiaro: la Santa sede non ha gradito le esternazioni del braccio destro di Trump.
POMPEO QUINDI NON VERRÀ ricevuto dal papa – l’incontro non era stato annunciato ufficialmente ma era ritenuto probabile, in ogni caso da Oltretevere hanno tenuto a far sapere che non ci sarà – ma domani parteciperà a un simposio sulla libertà religiosa organizzato dall’ambasciata Usa presso la Santa sede; e giovedì verrà ricevuto in Vaticano dal cardinale segretario di Stato vaticano Parolin e dall’arcivescovo segretario per i rapporti con gli Stati Gallagher, principali artefici di quell’accordo con la Cina che pone fine all’esistenza di due chiese: una «patriottica», i cui vescovi sono nominati da Pechino ma non riconosciuti dal papa, e una «clandestina», con vescovi fedeli a Roma.
Parolin e Gallagher confermeranno che l’intesa verrà rinnovata. Troppo importante per la Santa sede ribadire l’unità della Chiesa cattolica in Cina e proseguire il dialogo con Pechino. Ma strategica anche per Xi Jinping. Agli Usa, ostili alla legittimazione del nemico cinese da parte vaticana, non resterà che prenderne atto.
Oggi arrivano Oltretevere anche gli ispettori di Moneyval, l’organismo del Consiglio d’Europa che valuta la trasparenza finanziaria e gli standard antiriciclaggio degli Stati. Da tempo il Vaticano cerca di essere inserito nella white list dei Paesi virtuosi.
Traguardo ormai prossimo, ma non ancora raggiunto, che il terremoto di questi giorni potrebbe compromettere: le nuove rivelazioni sulla speculazione immobiliare legata al palazzo di Londra acquistato dalla Segreteria di Stato anche con i soldi per i poveri dell’Obolo di San Pietro, gli affari disinvolti di Becciu e le sue relazioni pericolose con finanzieri d’assalto.
LE CONTROMOSSE sono state immediate: rimozione di Becciu dalla guida della Congregazione delle cause dei santi e ritiro delle prerogative del cardinalato. E ora – stando alle indiscrezioni di Repubblica – la decisione di togliere il portafoglio alla Segreteria di Stato (da dove Becciu & co manovravano milioni di euro) per affidarlo interamente all’Apsa (Amministrazione patrimonio sede apostolica), al cui vertice siede monsignor Galantino, fedelissimo di Francesco.
A giorni potrebbe arrivare anche l’avviso di garanzia per Becciu dalla magistratura vaticana, se ravvisasse gli elementi per avviare il processo per peculato. Tutto per tranquillizzare gli ispettori di Moneyval, riassettare il sistema finanziario vaticano e, forse, punire i colpevoli. Almeno fino al prossimo scandalo.
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