Paul Klee, In the Style of Kairouan, 1914
After Klee’s visit to Tunisia, where he was inspired by the quality of light, he returned home with the determination to be a painter, which was something he previously was unable to call himself. This led him to create this painting, a composition of simple colored shapes, and was the first purely abstract painting created by Paul Klee. This composition is an illustration of Klee’s ability to use intonations of color to evoke a musical feeling. He begins the composition with the large rectangle in the center, then builds upon it’s strength and color to build the remainder of the composition, which flows from the first large note.
Dopo la sua visita in Tunisia, dove fu colpito dalla qualità della luce, ritornò a casa con la decisione di essere un pittore, cosa che precedentemente non aveva mai potuto attribuire a se stesso. Questo lo porta a fare questo dipinto, una composizione di semplici forme colorate che rappresentò il primo dipinto autenticamente astratto di Klee. Questa composizione illustra bene l’abilità di Klee nell’uso dell’intonazione del colore per evocare un sentimento musicale. Inizia la composizione con un largo rettangolo al centro, di qui mette forza e colore per costruire il resto del quadro che fluttua dalla prima nota grande. ( ch. )
WIKIART.ORG. –20 GIUGNO 2011 –DI XENNEX
https://www.wikiart.org/en/paul-klee/in-the-style-of-kairouan-1914
VISTA DI KAIROUAN, 1014
KAIRUAN, 1914-42
Saint Germain presso Tunisi (entroterra), 1914
Case rosse e gialle a Tunisi, 1914
MOTIVO DA HAMMAMET, 1914
Davanti alle porte di Kairouan, 1914
CUPOLE ROSSE E BIANCHE, 1914
IL TAPPETO DEL RICORDO, 1914
VEDUTA VERSO LA PORTA DI HAMMAMET, 1914
CASE DI ST.GERMAIN, TUNISI, 1914
HAMMAMET, 1914
HAMMAMET, 1914
Avevamo scoperto, ma molto poco, ” Paul Klee e l’Africa “, gli acquarelli — qui ::
Ciao Chiara,
tu, se ho ben capito, se agiungo qualcosa sul blog lo vieni a sapere, giusto’
Quindi è inutile che te lo ricordi su FB ?
Vabbe, te lo ricorderò anche là.
Ci sono qui 3 poesie, dal titolo “storie di donne” e sono tre storie diverse. Forse due te le ho mandate ma la terza “Scheggia” penso di no. Ci ho impiegato quasi un pomeriggio per trovarla ( sono un po’ disordinato se non l’hai capito) ricerca per il libro. beh, l’ho trovata e te la rimando 8 o mando) insieme alle altre due, fanne quello che vuoi.
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Storie di donne
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1 Nuvola
Nuvola
Per molti mesi prima ch’io nascessi
una gatta randagia
dal pelo grigio ed occhi verdi
restò sul ventre di mia madre incinta
accoccolata facendo le fusa
Nacqui sicuramente in un giorno che aspettava il sole
era appena passata l’alba
i platani stormivano piano sui lungotevere a Roma
e gli storni sugli alberi scuotevano le piume
nei nidi ancora assonnati
Mi affacciai al mondo urlando come tutti
ma un guizzo negli occhi mi disse
che la vita poteva essere bella
doveva essere vissuta
perchè comunque era lì che mi aspettava
ed io volevo la vita
Crebbi incurante delle differenze
e nemmeno intuii d’essere femmina
finchè capii che potevo essere dolce
che potevo sorridere ed essere crudele
Compresi di più dal primo bambino
che mi chiese un bacio
che quando sposai mio marito
perchè volevo un padre
* *
Intuisti la vita per quello che è
una lotta e un piacere
il dilemma di vivere o lasciarsi vivere
irrisolvibile se non lo vuoi
perchè la gatta randagia ti lasciò sola
con un lieve ricordo
Tu ronfi tranquilla sul ventre
della vita che brontola e s’agita
ma hai soprassalti improvvisi
e una strada bianca e vuota
a volte t’appare
libera e dolce da percorrere
* *
Mi chiamo col nome che mi fu imposto
con fantasia con amore o per mancanza
mi chiamo Nuvola ed è un nome insolito
ma forse piaceva a mio padre
che mi concepì al mondo e se ne andò
E’ ritornato e mi ha salutato come figlia
poi nuovamente è partito e ritornato
ma è sempre lontano da me
Io sono Nuvola
il nome l’ho indossato stretto
e non lo posso scrollare
come non posso quietare le mie ansie
le incertezze il mio riso
che mi cade addosso e lascia indifesa
* *
Un riso che serba dolcezze
dà vita a una vita caparbia
spalanca davanti ai tuoi occhi
la strada lunga e bianca che attende
ma nulla accade che tu non voglia
se non svolti l’angolo all’improvviso
T’imponi un divenire sicuro
davanti a un cancello chiuso
sperando di svegliarti un mattino
libera senza più sbarre
* *
Mi sono costruita una casa
intorno alla mia vita
ed è la migliore
senza drammi né incombenti tragedie
mi vivo lasciandomi vivere come quando
venni espulsa del ventre di mia madre
con le gioie del primo mattino
in un giorno che dava sembianze di sole
e i platani stormivano piano sui lungotevere
La gatta miagola piano nascosta
ha paura
e nessuno sa più dove sia
solo io a volte la sento
e non so se voglio ascoltarla
perché forse quel mattino ai platani
cadevano le foglie
e il sole all’ultimo rifiutò d’apparire
e mio padre da lontano scrisse un rigo
imponendomi il nome:
Nuvola
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2 Selvaggia
Da quando ricordo
ho vissuto d’istinti
convinta che fossero
scelte emancipate
ponderate decisioni
Fummo tanti fratelli e una madre
mio padre innamorato del calcio
– capitano allenatore ed arbitro –
fece di noi una squadra
che non vinse mai
Così presi a calci la vita
che amavo come un pallone
la seguivo dove rotolava
giocatrice appassionata e inesperta
Ma è un modo per vivere questo?
Ero donna
A sedicianni lo volli scoprire
tra le braccia di un ragazzo
che non si lasciò marcare
e si unì alla squadra di mio padre
Smisi pantaloncini e scarpe chiodate
quando conobbi Alfiero
uomo atticciato pomposo e sposato
che finalmente mi rese donna veramente
lontano dal campo
Calciai la mia vita in corner
dimenticando i palloni
in quell’unica passione
in rabbie e rimorsi mai risolti
mi regalava mazzi di rose rosse
stanze nascoste e frasi appassionate
e a volte ancora lo sento
dentro di me
Sono passati gli anni
mio padre è caduto sul campo
Scontento e irascibile all’angolo
commemora i suoi tempi
Io sicura come sono
che siano i miei liberi convincimenti
continuo a sopravvivere d’istinto
ma non voglio rientrare nella squadra
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3 Scheggia
Non è vero che la mia vita
ha infierito su di me
ho fatto quello che volevo
quello che dovevo e potevo
nulla c’è da recriminare
perchè io sono io comunque
e sempre sono stata
da quando sono nata
A quei tempi si può dire
fui un errore comune:
mia madre mi tenne per paura
e per paura mi lasciò
Caparbia sono qui
ma vissi come orfana
in un collegio di dimenticati
io sola ricordandomi di me
Mi amai tanto da sopravvivere
ma quando cominciai a pensare
mi amai ancora di più
perchè ero bella ed ero io
Divenni donna
e non volli scordarlo mai
anche se lo paventavo solo
nel ricordo vago di mia madre
sposai un ragazzo sconosciuto
che ancora non sapevo chi ero
e nemmeno se veramente c’ero
ma ero certa di volere tutto
ebbi due figli senza incertezze
senza incertezze presi i figli
e lasciai il ragazzo sconosciuto
cresciuto in un uomo sconosciuto
Ho chiaro ormai l’essere donna
cresco i miei figli
con l’amore che non ho avuto
e il sesso l’ho usato quando ho voluto
Ho vissuto ma poco amato
finchè incontrai Patrizia
che parlava come me
pensava come me e come me amava
aveva un corpo simile al mio
un corpo che conoscevo
nelle sue gioie intime
che sapeva darmi i miei stessi piaceri
ma per amore o per abitudine
un giorno dimenticai di me
e la presi come un uomo prende una donna
e come un uomo pensai solo a me stessa
non la capii più
ed ora sono sola e mi dispero.
p.s. inutile dirti che ci sono tanti spazi bianchi, chissà se li vedi? 🙂
chiara: ti ringrazio moltissimo, le guardo domani, la prima sono sicura di averla pubblicata, grazie ancora, ciao un bel abbraccio, chiara
Quelle di Roberto mi sembrano poesie molto belle. Mi fanno pensare a “Spoon River”. Per quanto riguarda gli acquerelli di Paul Klee, mi sembrano gioiosi e pieni di luce. Bisognerebbe guardarli ogni giorno, soprattutto nei giorni di grigio-Milano, per illuminarsi un po’.