FEDERICO MELIS (BOSA, Sardegna, 1891 – URBANIA, 1969 ) è stato un importante artista che ha lasciato un segno soprattutto nella ceramica, è uno dei famosi Fratelli Melis, tutti artisti

 

 

FEDERICO MELIS Un vaso in ceramica, anni '30. - Apr 16, 2014 | Aste di Antiquariato Boetto in Italy

 

 

 

ceramica, biografia di uno dei più cele bri ceramisti sardi, per il quale manifestò ammirazione anche Pablo Picasso. - PDF Download gratuito

 

 

 

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Federico Melis (Bosa, 1891 – Urbania, 1969) è stato un artista italiano. Egli fu il primo ceramista sardo a praticare la smaltatura a caldo per la produzione di ceramiche: è quindi da considerare l’iniziatore della ceramica artistica in Sardegna.

Col trasferimento a Cagliari Federico Melis e la moglie lasciarono i loro impieghi per dedicarsi completamente alla ceramica. Nel 1929 la Bottega d’Arte Ceramica si trasformò in Sezione artistica della SCIC, Società Ceramica Industriale Cagliari.

Ricevette all’epoca la medaglia d’oro della Federazione dell’Artigianato “quale primo ceramista sardo”. Alla fine del 1931, con alcuni allievi sardi che lo seguirono anche se solo per un anno, si recò a Roma dove allestì un laboratorio ceramico a Centocelle. Nel 1935 si trasferì ad Urbino per insegnare nella Scuola di ceramica annessa all’Istituto Statale d’Arte, di cui era preside il pittore sardo Mario Delitala.

Nel 1941 ebbe l’incarico di fondare e dirigere la Scuola di ceramica presso l’Istituto statale d’arte “Mengaroni” di Pesaro. Dal 1946 sino al 1961 insegnò di nuovo ad Urbino, città che lo designò “Accademico di Raffaello”.

Rimase tuttavia a vivere ad Urbania, l’antica Casteldurante, dov’era giunto nel 1944. Nel 1955 ricevette a Cannes il Diploma d’Onore dell’Accademia Internazionale della Ceramica alla Prima Mostra dei Capolavori della ceramica moderna cui presero parte anche Picasso, Chagall e Matisse. Lasciato l’insegnamento poté dedicarsi completamente all’attività ceramica nel suo studio ad Urbania, allestito nel 1959. Morì nel 1969 ad Urbania, città che l’aveva già dichiarato “cittadino benemerito”. Molte delle sue opere sono state donate da lui e dalla moglie Isa al Museo di Urbania, collocato nel Palazzo ducale e nel quale è stata allestita una sala dedicata ai due ceramisti.

DA:

https://it.wikipedia.org/wiki/Federico_Melis

 

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Federico Melis

Bosa 1891 Urbania 1969

Ciottola in ceramica cm.20

Il drago anno 1969

Pezzo unico

Urbania

FOTO DAL FACEBOOK : Collezioni d’arte sarda del 900 @postartsarda Artista

 

 

     ANFORA SARDESCA, 1927-31 — FEDERICO MELIS

 

 

Federico Melis nasce a Bosa (Nuoro) nel 1891 da una famiglia numerosa della media borghesia: il padre era commerciante. Aveva due fratelli ceramisti come lui: Melkiorre e Pietro.

Nella foto, a destra, vediamo Federico Melis al centro nel suo laboratorio con la moglie. Nel 1917 partecipò con alcune statuine in terracotta alla Mostra Sarda di Milano, dove parteciparono anche i fratelli Melkiorre con dipinti e Pietro con mattonelle.

Tra il 1910 e 1920 i tre fratelli erano, ognuno per il proprio ramo, degli innovatori.Federico Melis nel suo laboratorio di ceramiche con la mogle. Dopo la morte dei genitori nel 1919 si trasferisce a Cagliari per studio, dove conosce lo scultore Francesco Ciusa (che vinse la biennale di Venezia nel 1907) e divenne suo allievo e collaboratore sino al 1923. A destra Il ridanciano di Federico Melis. A sinistra un piccolo vaso di Federico Melis e al centro uno dei suoi marchi.

 

 

Antichità il tempo ritrovato - Antiquariato e restauro - Sardegna antica-Oggetti sardi-Antico vaso di Federico Melis

 

 

 

 

APRI :

 

Su re e sa regina, Federico Melis, 1932

Urbania ricorda Federico Melis

Il maestro bosano che fece risorgere la ceramica durantina

DA : https://www.unionesarda.it/articolo/cultura/2020/08/26/urbania-ricorda-federico-melis-8-1053257.html

da sinistra il maestro melis e sua moglie (foto raggio)

Da sinistra il maestro Melis e sua moglie (foto Raggio)

 

C’è un’eco di Sardegna tra le anse del fiume Metauro, che risuona fino alle rive del Temo. È l’impronta dell’opera di Federico Melis, scultore e ceramista bosano, che contribuì alla rifioritura della ceramica di Urbania, antica Casteldurante, borgo marchigiano di 6000 abitanti, che nasce sulle colline che accompagnano il corso del fiume. Nel 500 Casteldurante, insieme a Urbino e Pesaro, produsse le più belle ceramiche del Rinascimento, distinguendosi da Faenza e da altre città in cui si lavorava l’argilla, per l’invenzione di decorazioni proprie e per la raffinatezza del genere pittorico cosiddetto “istoriato”.

 

Il piccolo borgo cambiò nome nel 1636 quando papa Urbano VIII lo trasformò in diocesi “Per la civiltà degli abitanti e la bellezza del luogo”. Anticamente a Casteldurante c’erano 40 altiforni per soddisfare l’ampia committenza italiana ed europea. Dal 1994 Urbania è riconosciuta “Zona di produzione della ceramica artistica e tradizionale” e fa parte dell‘Aicc (Associazione italiana città della ceramica). Ma nel passato la produzione delle ceramiche durantine si interruppe più volte. Riprese ad intermittenza tra l’Ottocento e il Novecento, fino ad arrivare ai nostri giorni, grazie soprattutto all’intervento del maestro bosano, che riuscì a dare nuovo impulso alla tradizione della maiolica tradizionale, fondando botteghe e promuovendo nuovi talenti attraverso l’istituzione della Scuola artigiana arte ceramica “Metauro“. Federico Melis, fratello del più famoso Melkiorre, insegnava scultura all’Istituto d’Arte di Urbino, allora diretto dall’oranese Mario Delitala. Durante la guerra scappò sulle colline di Urbania e qui incontro don Corrado Leonardi, intellettuale durantino e grande appassionato d’arte, che, insieme ad altri amici, lo convinse a restare. Gli diedero un alloggio a Palazzo Ducale, dove avviò anche la scuola, al pian terreno della residenza del Duca, dove oggi c’è la sede della Banda cittadina. Il maestro Melis cominciò così a lavorare con gli artisti e gli artigiani più dotati di quel tempo, tutti molto giovani, molti di loro ancora in vita, come Vittorio Salvatori e Ettore e Claudia Benedetti.

 

Ettore Benedetti (foto Raggio)

 

Ettore Benedetti (foto Raggio)

Opere di Melis (foto Raggio)

                                                       Opere di Melis (foto Raggio)

“Ettore era un ragazzino quando ha incontrato il maestro Melis in piazza – racconta Claudia, la sua compagna di arte e di vita – aspettava di entrare nella bottega del sarto dove il padre lo aveva costretto ad andare per imparare il mestiere. Ma a lui non piaceva. Ettore adorava disegnare e lo faceva ovunque. Un giorno, mentre aspettava che la bottega del sarto aprisse, stava disegnando con un gessetto la testa di un cavallo, per terra. Proprio in quel momento passava il maestro Melis che rimase molto colpito dal suo tratto. Lo convinse a seguirlo, alla Metauro, e da quel giorno Ettore si unì alla squadra di ceramisti”

Ettore e Claudia Benedetti, a Urbania, sono un’istituzione. Alcuni dei loro pezzi sono esposti al museo Civico. Da qualche anno hanno deciso di chiudere bottega dopo cinquant’anni di attività- sono stati i ceramisti più produttivi del paese, con il loro talento la ceramica durantina ha riperso vigore raggiungendo visibilità internazionale. Dalla loro abitazione, sull’orlo più alto del borgo fluviale, si dominano tutte le colline attorno al Metauro. La loro casa è un museo: maioliche, sculture, dipinti, la storia di Urbania racchiusa in eleganti teche illuminate, intervallate da tante foto ricordo insieme al maestro Melis e a tutti gli altri colleghi di lavoro, negli anni Cinquanta. Tra loro, anche Vittorio Salvatori, che oggi ha 89 anni. È ancora lucidissimo e ricorda bene i tempi di Melis.

 

 

Vittorio Salvatori (foto Raggio)
Vittorio Salvatori (foto Raggio)

 

 

“L’ho visto morire – racconta Salvatori – era un grande maestro. L’ho conosciuto prima del bombardamento, lavorava al restauro della chiesetta dell’Orsaiola, qui vicino. Era uno scultore, aveva fatto tutte le statue della chiesa. Faceva ceramica con la società dei fratelli Aloisi , producevano oggetti invetriati, con graffiti in rilievo”. I sui ricordi sono molto nitidi, come i suoi occhi, azzurro cielo, sotto due sopracciglioni arruffati che gli conferiscono un’espressione un po’burbera.

“Abbiamo ripreso la tradizione durantina grazie a Luciano Bassi, che ci ha riportato ai disegni tradizionali della maiolica di Urbania. Cuocevamo con un fornaciaio di Faenza, in un forno a fiamma diretta. A legna naturalmente. Ci volevano circa 15 ore per arrivare a temperatura e due giorni perché i pezzi raffreddassero. Io ero giovanissimo – continua Vittorio Salvatori , mi mandavano a prendere l’argilla col carrettino al bivio di Acqualagna. Poi la mettevamo nelle vasche di decantazione e la filtravamo. Con Melis ho partecipato a tanti concorsi tra Faenza e Pesaro. A Pesaro abbiamo vinto anche il primo premio”

Vittorio Salvatori era diventato uno dei soci di Melis insieme a Giovanni Bartolucci: i tre proprietari della Metauro. Ancora oggi il maestro Salvatori si siede sul tornio, e nonostante l’età, dà una mano ai “giovani” dell’Associazione Amici della Ceramica, l’ultima roccaforte della tradizione, in una cittadina dove è rimasta ormai una sola bottega: quella di Giuliano Smacchia e Gilberto Galavotti, dove si può comunque apprezzare l’eccellenza decorativa di Casteldurante, attraverso tutti gli stilemi tradizionali che il Comune e l’associazione sperano di portare avanti nella futura scuola.

 

Da sinistra Silvio Biagini e Americo Salvatori (foto Raggio)

Da sinistra Silvio Biagini e Americo Salvatori (foto Raggio)

 

 

Le testimonianze di Vittorio Salvatori, dei coniugi Benedetti e di tante altre persone che avevano conosciuto Federico Melis sono state raccolte in video dal regista oristanese Antonello Carboni, collezionista e grande appassionato di arte, che presto ultimerà un documentario sull’opera di Melis a Urbania. Per il suo lavoro ha scelto un titolo di grande impatto: “L’ultimo Duca” perché fu proprio Melis l’ultimo “inquilino” del Palazzo Ducale.

Per la sua ricerca l’apporto dell’associazione Amici della Ceramica è stato prezioso e sarà proprio l’associazione a fare da madrina alla Prima proiezione del filmato. Americo Salvatori, nipote di Vittorio, è da due anni, il presidente di questo gruppo (che ha ormai 20 anni di attività alle spalle) al quale, il Comune, concede gratuitamente i locali del Palazzo Ducale. “Non è facile oggi portare avanti un progetto come questo – spiega – in una città dove non ci sono più tanti ceramisti. Quello che abbiamo intenzione di fare prima di tutto, è riavvicinare la gente alla ceramica, attraverso una presenza più importante di opere nel contesto civico: non solo installazioni e mostre ma anche convegni, eventi, manifestazioni. Stiamo cercando di usare al meglio le competenze dell’associazione e dei nostri maestri, creando una vera e propria scuola per ceramisti, come vuole la nostra tradizione”.

 

 

 

Un'anfora dei Benedetti esposta al Museo Civico (foto Raggio)

                                Un’anfora dei Benedetti esposta al Museo Civico (foto Raggio)

 

 

Americo Salvatori ha le idee chiare, ma si rende anche conto della grande difficoltà che sta attraversando l’artigianato in questo momento. “In associazione abbiamo grandi competenze, a partire dal maestro Giancarlo Lepore, che insegna all’Accademia di Urbino, il ceramista Orazio Bindelli, il maestro d’arte Silvio Biagini, l’artista Tinuosh Shariat Panahy e l’architetto Antonella Celeschi che fornisce un prezioso contributo per mostre e installazioni.

Ma ci sono anche due giovani molto intraprendenti: Irene Trenta e Daria Perrone, che si stanno occupando di tutta l’organizzazione e della diffusione delle nostre iniziative sui social. Quello che stiano cercando di fare è accreditare la nostra scuola come ente di formazione riconosciuto e proporre corsi di alta formazione per ceramisti e appassionati” Ma non solo.

 

Collezione di maioliche dei Benedetti (foto Raggio)

Collezione di maioliche dei Benedetti (foto Raggio)

 

“L’associazione dovrebbe funzionare anche da collante tra le altre associazioni culturali cittadine, vorremo combinare ceramica e musica, ceramica e agroalimentare. Insomma la ceramica deve diventare il motore trainante di Urbania, come da sempre è stato”. I laboratori dell’associazione sono principalmente a Palazzo Ducale, nell’antica quadreria del duca: entrata da piazza Mercato, proprio al centro della cittadina. Le finestre dei laboratori si affacciano sull’ansa del fiume, dove anticamente i ceramisti lavoravano, a stretto contatto con l’acqua. I locali sono stati messi a disposizione dal Comune, che ospita gratuitamente l’associazione e si fa carico di tutte le spese. Ma c’è anche un’altra bellissima location dove ogni tanto il Comune organizza corsi e laboratori ceramici: il Barco, antica residenza di caccia del duca. Un castello maestoso, all’entrata della cittadina, restaurato e riallestito a mo’ di ostello/laboratorio. I progetti sono moltissimi e la volontà di tutti è forte.

 

 

Barco Ducale - Urbania 8.jpg

IL BARCO DUCALE A URBANIA

Diego Baglieri – Opera propria

 

Barco Ducale di Urbania

 

Barco Ducale, Urbania, Credits Elisa Mossa

Credits Elisa Mossa

 

Barco Ducale, Urbania, Credits Elisa Mossa

Credits Elisa Mossa

 

 

Barco Ducale, Urbania, Credits Elisa Mossa

 

Barco Ducale, Urbania, Credits Elisa Mossa

credits Elisa Mossa

 

foto da Atribune, 30 luglio 2020, dove trovate un testo su questa residenza nobiliare:

BAR.co: praticare l’arte dell’otium in una residenza tra i colli marchigiani

 

Barco Ducale - Foto di Urbania - Tripadvisor

 

Urbania, la perla marchigiana ritrova il "suo" ritratto del Duca - la Repubblica

foto La Repubblica :

https://www.repubblica.it/viaggi/2019/05/06/news/marche_urbania_torna_a_casa_il_duca-225578796/

 

 

 

 

 

Il Comune, che ormai da due anni è sotto la guida di Marco Ciccolini, fornisce gratuitamente i locali all’associazione e si fa carico delle spese vive.

 

La processione di Sant'Efisio in ceramica, di Melis (foto Raggio)

La processione di Sant’Efisio in ceramica, di Melis (foto Raggio)

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questa foto è di Facebook ” Musei Civici di Urbania “ dove apprendo che LA PROCESSIONE, ceramica smaltata con decoro in oro è del 1965

 

 

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Guerriero nuragico”, vaso in ceramica smaltata e lustrata, Federico Melis, 1957.

Facebook : Musei Civici di Urbania

 

 

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“Ballerina africana”, piatto in terraglia decorata con l’argento, Federico Melis, 1932.

dallo stesso Facebook

 

 

 

 

La parola magica per avviare questo nuovo corso per Urbania e la sua ceramica? “Comunicazione – ribadisce il presidente – Dobbiamo farci conoscere, divulgare il nostro progetto, parlare con la gente attraverso i social, solo così la nostra storia e le nostre tradizioni diventeranno un volano importante per la crescita del nostro bel borgo”.

Sembra quasi che voglia diventare un Melis del Terzo millennio?

“Difficile trovare un altro Melis, in questo momento – sorride Americo Salvatori – Anch’io ho avuto la fortuna di conoscere il maestro quando ero piccolo, ogni tanto lo incontravo nella bottega di mio padre, lo ricordo come fosse ora. Era una di quelle rarissime persone circondate da un alone di rispetto e dedizione ai confini del sacro. Forse un po’ di merito derivava dalla sua terra di origine”.

 

Alessandra Raggio

 

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