C’era una volta il West è un film del 1968 diretto da Sergio Leone. È un western all’italiana di registro epico prodotto dalla Paramount Pictures e interpretato da Claudia Cardinale, Henry Fonda, Jason Robards e Charles Bronson. La sceneggiatura venne scritta da Leone e Sergio Donati, da un soggetto ideato da Leone, Bernardo Bertolucci e Dario Argento. Il film venne fotografato da Tonino Delli Colli e musicato da Ennio Morricone. È il primo episodio della trilogia del tempo di Leone, che proseguirà con Giù la testa (1971) e C’era una volta in America (1984).
La versione originale del regista era lunga 165 minuti quando il film uscì il 21 dicembre 1968. Questa versione venne proiettata nelle sale cinematografiche europee, e fu un successo al botteghino. Per l’uscita negli Stati Uniti d’America il 28 maggio 1969, C’era una volta il West venne tagliato dalla Paramount fino a una durata di 145 minuti, ricevendo un’accoglienza critica per lo più negativa e fallendo finanziariamente. Il film è oggi considerato tra i migliori western mai realizzati.
Nel 2009 il film venne incluso nel National Film Registry dalla Biblioteca del Congresso per essere “culturalmente, storicamente o esteticamente” significativo
https://www.youtube.com/watch?v=t2VrlIH2-CY
Trama
Sweetwater, un pezzo di terra vicino a Flagstone (un’immaginaria città del West), contiene l’unica fonte d’acqua della regione, ed è al centro di un conflitto. Il terreno è stato acquistato da Brett McBain, il quale prevedeva che la ferrovia transcontinentale in costruzione sarebbe dovuta passare attraverso quella zona per avere l’acqua necessaria alle locomotive a vapore. Quando il magnate delle ferrovie Morton ne viene a conoscenza, manda il suo sicario Frank a intimidire semplicemente McBain per andarsene dalla terra, ma Frank invece uccide McBain e i suoi tre figli, lasciando delle prove per incriminare il bandito Cheyenne. Sembra che la terra non abbia più alcun proprietario; tuttavia, un’ex prostituta arriva da New Orleans, rivelando di essere Jill McBain, la nuova moglie di Brett e proprietaria del terreno.
Jill McBain (Claudia Cardinale)
Nel frattempo, un misterioso pistolero che suona un’armonica a bocca, in seguito soprannominato “Armonica” da Cheyenne, è alla ricerca di Frank. Dopo aver eliminato tre uomini che Frank aveva inviato ad ucciderlo, arriva in una locanda sulla strada per Sweetwater, dove informa Cheyenne che i tre pistoleri sembravano spacciarsi come suoi uomini. A Sweetwater vengono consegnati dei materiali per costruire una stazione ferroviaria e una piccola città. Armonica spiega che Jill perderà Sweetwater a meno che la stazione non venga terminata prima che la squadra di costruzione della ferrovia raggiunga quel punto, così Cheyenne mette i suoi uomini a lavorare per costruirla.
Frank si ribella a Morton, che voleva fare un accordo con Jill. Morton è paralizzato e incapace di reagire. Dopo averla violentata, Frank costringe Jill a vendere la proprietà all’asta. Egli cerca di comprare la fattoria a buon mercato intimidendo gli altri offerenti, ma Armonica arriva con Cheyenne e fa un’offerta molto più elevata basata sulla ricompensa per la consegna di Cheyenne alle autorità. Armonica respinge l’offerta di Frank di comprargli la fattoria a un dollaro in più di quanto pagato all’asta. Gli uomini di Frank lo tradiscono e gli tendono un agguato, essendo stati pagati da Morton per rivoltarsi contro di lui, ma – con grande indignazione di Jill – Armonica aiuta Frank a ucciderli, al solo scopo di tenere quel privilegio per se stesso.
Morton e gli altri uomini di Frank vengono uccisi in uno scontro con la banda di Cheyenne. Frank poi va a Sweetwater per affrontare Armonica. In due occasioni Frank aveva chiesto ad Armonica chi fosse, ma entrambe le volte Armonica aveva misteriosamente citato i nomi di uomini che Frank aveva ucciso. Questa volta, Armonica dice che rivelerà chi è “solo sul punto di morire”. I due uomini si preparano per un duello, e a questo punto il motivo di vendetta di Armonica viene rivelato in un flashback.
Quando Armonica era un ragazzo, un giovane Frank, già bandito crudele, lo aveva costretto a tenere in piedi sulle spalle il fratello adulto mentre quest’ultimo aveva un cappio intorno al collo. Mentre il ragazzo lottava per sostenere il peso di suo fratello, Frank gli aveva messo un’armonica in bocca. Alla fine il fratello maggiore aveva maledetto il suo assassino ed era rimasto impiccato alla campana del villaggio quando Armonica era crollato a terra.
Armonica estrae la pistola per primo e spara a Frank. In punto di morte, Frank chiede nuovamente ad Armonica chi egli sia: quest’ultimo mette l’armonica in bocca a Frank, che, riconoscendolo, annuisce debolmente, per morire subito dopo. Armonica e Cheyenne dicono addio a Jill, che sta supervisionando la costruzione della stazione ferroviaria mentre la squadra della ferrovia raggiunge Sweetwater. Cheyenne crolla, rivelando di essere stato colpito mortalmente durante lo scontro con la banda di Frank dal magnate Morton. Il treno di lavoro arriva e Jill porta l’acqua ai lavoratori ferroviari, mentre Armonica cavalca via con il corpo di Cheyenne.
Produzione
Dopo aver diretto Il buono, il brutto, il cattivo, Leone aveva intenzione di ritirarsi dal fare western, credendo di aver già detto tutto quello che voleva. Si era imbattuto nel romanzo Mano armata di Harry Grey, un libro autobiografico basato sull’esperienza dell’autore come criminale ebreo durante il proibizionismo, e progettava di adattarlo in un film (che sarebbe infine diventato, diciassette anni dopo, il suo ultimo film, C’era una volta in America). A Leone però venivano offerti solo western dagli studios di Hollywood. La United Artists (che aveva prodotto la trilogia del dollaro) gli offrì l’opportunità di fare un film con protagonisti Charlton Heston, Kirk Douglas e Rock Hudson, ma Leone rifiutò. Tuttavia, quando la Paramount Pictures offrì a Leone un budget generoso con accesso a Henry Fonda – il suo attore preferito, e uno con cui aveva voluto lavorare per quasi tutta la sua carriera – Leone accettò l’offerta.
Poco prima del Natale del 1966, il regista Bernardo Bertolucci, pensando che vedere film l’avrebbe consolato del fatto che i suoi primi due lungometraggi, La commare secca e Prima della rivoluzione, non avevano avuto successo al botteghino, assistette allo spettacolo delle tre di pomeriggio de Il buono, il brutto, il cattivo in un cinema di Roma. Proprio lì incontrò Leone e il critico cinematografico del giornale Paese Sera, poi divenuto un acclamato autore di horror, Dario Argento, i quali erano nella cabina del proiezionista, per supervisionare la proiezione del film. Leone lo riconobbe e Argento fece le presentazioni. Il giorno dopo, Leone telefonò a Bertolucci a casa, per chiedergli se gli fosse piaciuto il film:
«Risposi di sì, ma non gli bastava. Sergio voleva sapere perché. Così risposi con una frase che penso gli sia piaciuta molto, e dalla quale fu quasi sedotto. Dissi che mi piaceva il modo con cui filmava i culi dei cavalli. In generale, nei western sia italiani che tedeschi, i cavalli venivano ripresi frontalmente e di fianco – di profilo. Ma quando li filmi tu, gli dissi, mostri sempre i didietro; un coro di didietro. Sono pochi i registi che riprendono il retro, che è meno retorico e romantico. Uno è John Ford. L’altro sei tu. Questa cosa lo stese completamente! Tacque per qualche secondo e poi disse: “Bisogna che facciamo un film insieme una volta di queste”. E cominciò a raccontarmi l’inizio di una storia»
Intanto, il regista romano rivelò ai dirigenti della Paramount che la sua prossima pellicola sarebbe stata più personale rispetto alla trilogia del dollaro, che non ci sarebbe stato il bisogno di assoldare i suoi «vecchi sceneggiatori» (Luciano Vincenzoni e Sergio Donati) per scrivere il copione e che sarebbe stata ridotta al minimo ogni traccia visibile della fabbrica di Cinecittà, per girare il nuovo film in una struttura che gli avrebbe consentito di preparare un suo progetto, chiamato C’era una volta in America. Sebbene Charles Bluhdorn, direttore della Gulf and Western, la società proprietaria della Paramount, fosse un uomo d’affari espansivo e impaziente che non amava essere contraddetto, Leone seppe impressionarlo al punto da farsi lasciare mano libera.
Sceneggiatura
Il regista Sergio Leone durante le riprese di un altro suo film, C’era una volta in America
Leone ingaggiò, quindi, sia Argento che Bertolucci per scrivere la storia del suo nuovo film; intraprese così una serie di riunioni con i due giovani in casa sua, in via Lisippo, nel quartiere Axa, che durò dal gennaio all’aprile del 1967. Carla, moglie del regista, ricorda che «per Sergio questo era un passo molto insolito: Dario e Bernardo erano giovani, ed erano molto attratti da come Sergio parlava di cinema». Con lo scopo di assicurarsi il controllo sul progetto, Leone mise Argento e Bertolucci sotto contratto con la sua nuova casa di produzione, la Rafran, il cui nome deriva dalle prime sillabe dei nomi delle figlie, Raffaella e Francesca.
Leone ricordava così queste riunioni:
«Così ci incontrammo, tutti e tre, e cominciammo a sognare insieme. Ben presto Dario Argento cominciò a sentirsi sopraffatto. Ma Bernardo e io andavamo sempre più avanti, sempre facendo riferimento al cinema americano che ammiravamo. Diventò una specie di partita a tennis fra lui e me. Argento rimase spettatore, a osservare gli scambi fra noi due. Diede buoni consigli e fu, soprattutto, una buona compagnia. Dovrei dire che nella prima fase del lavoro non scrissi proprio niente. Erano solo chiacchierate nel corso delle quali io avevo il ruolo dell’avvocato del diavolo. Non volevo trasporre la discussione in una prima stesura per paura di essere troppo soddisfatto del risultato. Preferivo avere la libertà di discutere ogni cosa prima di impegnarmi.»
Spesso queste chiacchierate si focalizzavano sui molti significati attribuibili alla frase “C’era una volta il West”. Per Leone, essa sottintendeva l’unione fra la narrazione popolare (“C’era una volta…”) e la loro attendibilità storica (“…il West”), ponendo, contemporaneamente, l’epoca d’oro del western in una sorta di ambientazione favolistica. L’argomento principale, l’arrivo del progresso sotto forma del treno, è, infatti, una delle sette trame base di questo genere elencate dallo scrittore Frank Gruber e molti registi, tra cui John Ford e Cecil B. DeMille, ne avevano usufruito in passato.
Leone, invece, lo sfruttò per esprimere il proprio punto di vista sul west: “L’idea di base era ricorrere ad alcune delle convenzioni, dei trucchi e delle ambientazioni dei western americani, e a una serie di riferimenti a singoli western – e usare il tutto per raccontare la mia versione della storia della nascita di una nazione”. Bertolucci, a questo proposito, affermò: “In quei giorni c’era il culto per l’uso delle citazioni, e io mi dicevo: «Non sarebbe stupendo se un regista del talento di Leone facesse citazioni senza saperlo, in tutta innocenza – citazioni che, invece di essere volute, si limitano a capitare?»”. In realtà, secondo il regista del film, Bertolucci, non avendo lavorato alla sceneggiatura, non poté prendere decisioni riguardo al menzionare altri film, pur avendo apportato «qualcosa di personale collaborando alla storia».
Bernardo Bertolucci premiato al Giffoni Film Festival del 1989.
Durante le riunioni, si dava molta importanza al fattore ludico: Bertolucci ricorda che «a volte Leone dava l’impressione che preparare un film fosse come quando uno è bambino e gioca ai cowboy». Argento affermò in seguito che questa caratteristica del regista era molto contagiosa: “Mi comprai una pistola, una Colt… una vera. Avevo bisogno di sentirne il peso. Così, a casa da solo, giocavo con la pistola, facendomela roteare e roteare nelle mani. Comprai anche un cappello da cowboy e lo indossavo davanti a uno specchio. Facevo di tutto per cercare di entrare nello spirito della cosa”.
Secondo lo stesso Argento, il lavoro si fece gradualmente più rigoroso:
«Bernardo e io elaborammo un sistema per dividerci i compiti: ognuno di noi sceglieva di scrivere le cose che “sentiva” di più, e poi amalgamavamo il tutto. Sergio ci stava a sentire e a volte diceva qualcosa per correggerci, e siccome era un maestro in questo tipo di gioco, noi credevamo profondamente a tutto ciò che diceva…Leone mi affascinava un sacco, quando ad esempio descriveva in anticipo esattamente i movimenti di macchina che bisognava fare per una scena: per me era come se fosse stato Dante che declamava i suoi versi.»
Dario Argento nel 2007.
Quando poi la storia cominciò a prendere forma, Leone si era già recato diverse volte negli Stati Uniti d’America, dove aveva svolto dei sopralluoghi con una jeep a noleggio nei deserti del Colorado, del Nuovo Messico e in Arizona. In quest’ultimo stato, in particolare, aveva effettuato una visita guidata presso la Monument Valley, al confine con lo Utah, accompagnato dal direttore della fotografia Tonino Delli Colli, il quale ricorda:«[vedevo] Sergio tutto eccitato che mi diceva quasi tutte le inquadrature dei film di John Ford: “Ha girato da quest’angolazione. Ha messo la macchina qui”. Ce l’aveva tutto nella testa». Proprio da un piccolo villaggio di quella zona deriva il nome del luogo del ranch dei McBain, “Sweetwater”. Bertolucci ricorda:
«Stavo guardando una mappa di quella zona degli Stati Uniti per cercare un nome da dare al posto, e ne trovai uno che mi piaceva molto che era “Sweetwater”. »
Il frutto di quattro mesi di riunioni fu un trattamento, che Bertolucci ricorda «enorme…[di] circa trecento pagine», consistente perlopiù in descrizioni, suggerimenti di immagini visive e indicazioni di messa in scena. A questo punto, Bertolucci decise di separarsi dal gruppo, poiché aveva appena accettato di dirigere un film interpretato dai membri della compagnia teatrale sperimentale del Living Theatre, che sarebbe stato poi chiamato Agonia e incluso nel film collettivo Amore e rabbia del 1969. Argento, quindi, decise di dedicarsi alla scrittura di diverse sceneggiature di spaghetti western, tra cui quella di Un esercito di 5 uomini, di cui diresse una sequenza, e alla preparazione del suo primo film da regista, L’uccello dalle piume di cristallo, un thriller che sarebbe poi uscito nelle sale nel 1970.
Argento ricorderà con queste parole l’aiuto che diede alla sua carriera la collaborazione con Leone:
«Io invece ho avuto la fortuna di stare vicino a Leone. Non credo che volesse farmi da maestro, non è uno che si circonda di allievi, ma la sua sapienza travalicava…Quando ho esordito con L’uccello dalle piume di cristallo ho seguito la lezione di Sergio e ho preso molti debuttanti, tra cui Vittorio Storaro, che era al suo primo film a colori (…) Per la musica invece ho chiamato Morricone. (…) ecco un’altra cosa che ho imparato da Sergio.»
Senza più un collaboratore con cui scrivere la sceneggiatura del film, Leone decise di richiamare Sergio Donati. Quest’ultimo, tuttavia, era molto amareggiato: dopo aver lavorato per molti mesi al copione de Il buono, il brutto, il cattivo, Donati non fu accreditato nel film, ma Leone gli promise che avrebbe scritto la sua successiva pellicola.
Lo sceneggiatore ricorda così i mesi successivi a questa promessa:
«Rifiutai tutte le offerte. E aspettai – gennaio, febbraio, marzo – accanto al telefono…Poi sentii che stava lavorando con Argento e Bertolucci. Senza nemmeno una parola. Alla fine di aprile, driin driin! Sergio mi disse: “I due intellettuali hanno mollato il lavoro. Come possiamo andare avanti e fare un film?”. Sembrava deluso di loro. Io mi offesi molto.»
Fin da Il buono, il brutto, il cattivo, che originariamente durava tre ore, i film di Leone erano solitamente tagliati (spesso drammaticamente) per la distribuzione americana. Leone era molto consapevole della lunghezza di C’era una volta il West durante le riprese, così commissionò a Donati, di aiutarlo a perfezionare la sceneggiatura per frenare la lunghezza della pellicola verso la fine della produzione. Molti dei dialoghi più memorabili del film provengono da Donati, o dal direttore dei dialoghi in inglese del film, l’attore americano espatriato Mickey Knox
Casting e riprese
In prima piano, di spalle, Jill McBain (Claudia Cardinale) e Armonica (Charles Bronson); sullo sfondo, Frank (Henry Fonda).
Fonda non accettò la prima offerta di Leone di interpretare Frank, così Leone volò a New York per convincerlo, dicendogli: “Immagina questo: la telecamera mostra un bandito dalla vita in giù che tira fuori la sua pistola e spara a un bambino che corre. La telecamera si alza verso la faccia del bandito e… è Henry Fonda”. Dopo l’incontro con Leone, Fonda chiamò il suo amico Eli Wallach, che gli consigliò di fare il film, poiché avrebbe avuto l’esperienza della sua vita.
Quando accettò il ruolo, Fonda arrivò sul set con lenti a contatto marroni e barba. Fonda sentiva che avere gli occhi scuri e la barba si sarebbe fuso bene con il male del suo personaggio e avrebbe aiutato il pubblico ad accettare questo “nuovo” Fonda come il cattivo, ma Leone gli disse subito di togliere lenti e barba. Leone riteneva che gli occhi azzurri di Fonda riflettessero meglio la gelida natura del killer. Era una delle prime volte in un film western dove il cattivo sarebbe stato interpretato dall’attore principale.
Leone inizialmente offrì il ruolo di Armonica a Clint Eastwood; quando egli rifiutò, Leone assunse Charles Bronson, che aveva rifiutato la parte dell’uomo senza nome in Per un pugno di dollari. Anche James Coburn fu avvicinato per Armonica, ma chiese troppi soldi.
A Robert Ryan venne offerto il ruolo dello sceriffo interpretato da Keenan Wynn. Ryan inizialmente accettò, ma si tirò fuori dopo che gli venne dato un ruolo più importante ne Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah.
A Enrico Maria Salerno e Robert Hossein venne offerto il ruolo di Morton prima che Gabriele Ferzetti venisse assunto; Hossein aveva accettato, ma dovette abbandonare per un impegno teatrale. Ferzetti, che lo considerava uno dei suoi migliori ruoli, si riferì al suo casting come “fato, destino”.
L’arco in mattoni del flashback di Armonica fu costruito nei pressi di un piccolo aeroporto quindici miglia a nord della Monument Valley e a due miglia dalla U.S. Route 163 (che collega la Goulding’s Trading Post e Mexican Hat). La famosa sequenza d’apertura con i tre killer che incontrano il treno fu l’ultima sequenza filmata in Spagna. Le riprese vennero programmate per quattro giorni, e furono girate lungo la linea ferroviaria nei pressi della Estación de La Calahorra, nei pressi di Guadix.
L’attore Al Mulock, il quale interpreta Knuckles nella sequenza d’apertura, si suicidò a Guadix poco prima che le riprese di questa sequenza finissero, gettandosi dalla finestra della sua stanza d’albergo col costume di scena. Anche Frank Wolff, l’attore che interpreta Brett McBain, si suicidò in un residence di Roma nel 1971.
Colonna sonora
La musica è stata scritta dal compositore Ennio Morricone, collaboratore regolare di Leone, sotto la direzione del regista prima dell’inizio delle riprese. Come ne Il buono, il brutto, il cattivo, la musica ossessionante, enfatizzata a tratti dal suono acuto, quasi stridulo, di un’armonica, contribuisce alla grandezza del film e, come quella del suddetto film, è considerata una delle più grandi composizioni di Morricone.
Il film presenta leitmotiv che si riferiscono a ciascuno dei personaggi principali (ognuno con il proprio tema musicale), nonché allo spirito del West americano. Particolarmente interessante è la voce senza parole della cantante italiana Edda Dell’Orso durante il tema musicale di Jill. Era desiderio di Leone avere la musica a disposizione e suonata durante le riprese. Leone fece comporre a Morricone la colonna sonora prima dell’inizio delle riprese, e riprodusse la musica in sottofondo per gli attori sul set.
Fatta eccezione per circa un minuto del motivo “Come una sentenza”, prima che Armonica uccida i tre banditi, nessuna colonna sonora viene suonata fino alla fine della seconda scena, quando Henry Fonda fa il suo primo ingresso. Questo può non sembrare particolarmente strano, anche se la musica di Morricone è solitamente considerata come una parte vitale dei film western di Sergio Leone. Durante l’inizio del film, Leone e Morricone fanno invece utilizzo di un numero di suoni naturali, per esempio una ruota che gira nel vento, il suono di un treno, locuste, fucili da caccia, ali di piccioni ecc., oltre all’armonica suonata dal personaggio di Bronson, dal momento che il suono dell’armonica è “dentro il film” piuttosto che una vera colonna sonora.
Le tre note scritte da Morricone per Armonica sono eseguite da Franco De Gemini. Questo brano è stato originariamente suonato con una armonica cromatica in Bb con un piccolo riverbero per farlo sembrare un po’ spettrale. Le note sono E, C, Eb, E che si suonano nei fori 5 e 6 con l’uso dello slide in corrispondenza al foro 6. Una occasionale nota B di passaggio si ottiene con lo slide a metà tra il foro 5 e 6.
Album
La colonna sonora del film venne pubblicata nel 1972, e includeva originariamente 10 tracce. Nel mondo vennero vendute circa 10 milioni di copie dell’album. Anche le recensioni furono positive; AllMusic ha dato all’album 4 stelle su 5. Una versione rimasterizzata ed estesa a 27 tracce fu pubblicata in Italia nel novembre 2005.
Accoglienza
Benché meno popolare negli Stati Uniti d’America rispetto alla precedente trilogia del dollaro, C’era una volta il West guadagnò un fervente seguito di culto in tutto il mondo, in particolare tra cineasti e registi. Già negli anni 1970 venne rivalutato da giovani registi e critici, molti dei quali lo definirono un capolavoro; tra i tanti, anche Quentin Tarantino, Martin Scorsese, George Lucas, John Carpenter e John Boorman hanno parlato dell’influenza che il film ha avuto su di loro. È ormai considerato uno dei migliori film mai realizzati e alcuni critici lo considerano il miglior western di sempre e la più bella realizzazione di Sergio Leone come regista. Il sito web di aggregazione di recensioni Rotten Tomatoes raccolse retrospettivamente le recensioni di 54 critici, tutte positive. C’era una volta il West può essere trovato in numerosi sondaggi cinematografici e liste “best of”:
-
Time nominò C’era una volta il West come uno dei 100 migliori film del XX secolo.
-
Nell’elenco “1000 Greatest Films” di They Shoot Pictures, Don’t They, C’era una volta il West è posizionato al numero 62.
-
La rivista Total Film mise C’era una volta il West nella sua edizione speciale dei “100 Greatest Movies”.
-
Nel 2008 C’era una volta il West si classificò al 14º posto nella lista dei 500 migliori film della storia secondo Empire, il western più in alto della lista.
Riconoscimenti
-
1969 – David di Donatello
-
Miglior produttore a Bino Cicogna
-
-
1969 – Nastro d’argento
-
Candidatura Miglior attore non protagonista a Gabriele Ferzetti
-
Candidatura Migliore colonna
-
sonora a Ennio Morricone
-
NEL LINK CI SONO DUE ITEM : CITAZIONI E CITAZIONI E PARODIE CHE A QUALCUNO POTREBBERO INTERESSARE
https://it.wikipedia.org/wiki/C%27era_una_volta_il_West
Condividi
La gestazione di questo film costituisce di per se’ una bella avventura.