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RIPORTIAMO questa dichiarazione della regista, che insieme ad Alicia Luna è anche co-sceneggiatrice del film: «Alicia e io abbiamo scoperto il “solo wedding” leggendo un articolo di giornale poco più di due anni fa: un giornalista britannico ha raccontava di un’agenzia a Tokyo dove le donne possono realizzare il sogno di sposarsi ed essere “principesse per un giorno” nel loro abito da sposa, con auto da matrimonio e album fotografico inclusi, senza bisogno dello sposo. Tuttavia, al di là del Giappone, abbiamo presto scoperto che il matrimonio in solitaria è un fenomeno internazionale: le donne di tutto il pianeta, Spagna compresa, da sole o in compagnia di familiari e invitati, hanno iniziato a sentire il bisogno di “impegnarsi” per se stesse: prendersi cura di sé, rispettarsi e, insomma, amarsi, in una cerimonia che prende in prestito tutti gli elementi del matrimonio convenzionale come le promesse, l’abito, l’anello e persino la luna di miele… tranne un piccolo dettaglio: lo sposo».
Non è cosa da poco. Prosegue Icíar: «Dietro l’idea di sposarsi con se stessi, che potrebbe sembrare assurda, ce n’è una più profonda di impegno e rispetto per sé: è l’idea che per essere rispettati dagli altri bisogna prima rispettare se stessi, e che per
FEDERICA FIORI
17 SETTEMBRE 2021
da :
https://www.elle.com/it/lifestyle/a37638270/il-matrimonio-di-rosa-film
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https://www.youtube.com/results?search_query=il+matriomonio+di+rosa+
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DA IO DONNA- CORRIERE
blob:https://www.iodonna.it/9869e7ff-bf3c-437b-a7d0-50b68b938b71
SEGUE DA:
https://www.mymovies.it/film/2020/la-boda-de-rosa/
Recensione di Giancarlo Zappoli
giovedì 29 luglio 2021
Rosa è una sarta che lavora nel cinema e vive a Valencia. Ha una figlia che ha avuto due gemelli e si è trasferita a Manchester ma non è propriamente felice. Suo fratello, che si sta separando dalla moglie, le affida tutte le volte che può i suoi figli mentre la sorella non ha tempo di occuparsi del loro anziano genitore che, tra l’altro, sta così bene con Rosa da voler lasciare la propria abitazione per andare a vivere insieme. Lei non regge più il carico e decide di lasciare la città per andare a riaprire il laboratorio di sartoria che fu di sua madre in una cittadina di provincia. Inoltre vuole sposarsi con la persona che ha deciso di amare di più.
Iciar Bollain ci offre un ulteriore sguardo sulle donne che ha la profondità della leggerezza.
Perché sarebbe stato più semplice proporre la tragicità quotidiana di una vita costantemente spesa a servizio degli altri che neanche più si accorgono di quanto stanno ricevendo ritenendolo ormai, se non ‘dovuto’, comunque normale.
La sceneggiatura invece assume le connotazioni di una commedia in cui non manca l’acidità. Perché, a partire dall’incubo con cui inizia il film, ci ritroviamo dalla parte della protagonista in cui molti (e soprattutto molte) avranno modo di riconoscersi. Ma l’incubo si trasforma in breve in una narrazione che, grazie alle caratterizzazioni, dei fratelli e del padre di Rosa, ci ricorda come avesse ragione Oscar Wilde quando affermava: “Non fare agli altri quello che vorresti facessero a te. Potrebbero non avere i tuoi stessi gusti”.
Perché dal momento in cui Rosa ha deciso che stare meglio con se stessa è l’unica opzione possibile per poi vivere gli altri (ivi compreso un parafidanzato) non come un peso ma come un’occasione di condivisione, gli ‘altri’ si mettono in moto per esserle di aiuto. Esattamente con le modalità che a lei non piacciono o di cui non ha bisogno.
Grazie ad attori che sanno come gestire i propri ruoli il film ruota intorno al baricentro della necessità di acquisire la consapevolezza della propria condizione esistenziale senza finzioni e senza scappatoie pericolose (la sorella beve per superare le frustrazioni e il fratello invece mangia). Solo così, amando se stessi con la giusta misura, si potrà poi amare il prossimo.
MY MOVIES — GUARDA L’INIZIO DEL FILM — 11 minuti ca
RIASSUNTO
Rosa ha un lavoro estenuante, un fratello ingombrante, un padre troppo presente, una sorella piuttosto sfuggente, un fidanzato che riesce a vedere a stento e una figlia che si è appena separata con due bambini. Abituata ad anteporre i bisogni degli altri ai suoi, Rosa sta per compiere 45 anni e la sua vita non solo è fuori controllo, ma è molto lontana dall’essere qualcosa che può definirsi “sua”.
Decide così di dare uno scossone alla propria vita e afferrarne le redini, o almeno tentare di farlo. Il sogno di Rosa è riaprire la vecchia sartoria della madre, ma prima vorrebbe organizzare un matrimonio molto speciale: un matrimonio con sé stessa. Senza rivelare a nessuno le proprie intenzioni Rosa convoca i fratelli e la figlia a Benicasim, il paese di origine della madre, come testimoni del suo “matrimonio”. Ma presto scoprirà che i fratelli e la figlia hanno altri piani e ognuno i propri problemi, e che cambiare la propria vita non sarà una facile impresa…
Il matrimonio di Rosa mostra i conflitti familiari, i fallimenti e i problemi di tutti e, inutile dirlo, le cose non vanno sempre secondo i piani… E il guaio è che cambiare il ruolo nella sfera familiare, significa che anche le altre parti devono essere riassegnate. E non tutti sono sempre ben disposti al cambiamento.
La regista Icíar Bollaín
Il film prende spunto da un fenomeno internazionale, nato in Giappone, ma che si è diffuso presto in tutto il mondo: il matrimonio in solitaria. Le donne di tutto il pianeta, Spagna compresa, da sole o in compagnia di familiari e invitati, hanno iniziato a sentire il bisogno di “impegnarsi” per se stesse: prendersi cura di sé, rispettarsi e amarsi.
Nei primi minuti del film, che vediamo in esclusiva su MYmovies, incontriamo la protagonista Rosa, interpretata da Candela Peña, nella sua routine quotidiana, fatta di azioni per gli altri, per i famigliari, gli amici, il lavoro.
RECENSIONE DA :
SENTIERI SELVAGGI
https://www.sentieriselvaggi.it/il-matrimonio-di-rosa-di-iciar-bollain/
Il matrimonio di Rosa, di Icíar Bollaín
Commedia che mette in scena una quotidianità vissuta che parte dal bisogno dell’individuo di star bene prima di tutto con sé stesso. Candela Peña è perfettamente in parte nel ruolo della protagonista
16 Settembre 2021 di Marco Bolsi
Il matrimonio di Rosa impone già dal titolo una cesura, un non detto, una presunta conformità sociale che viene presto disattesa. Sposarsi con sé stessi è visto da alcuni come una moda, da altri come un fenomeno vero e proprio che sta prendendo sempre più terreno anche se non è (ancora) una pratica riconosciuta dalla legge. Alla base c’è forse la consapevolezza moderna che il benessere dell’individuo parte da noi e solo in un secondo momento dall’eventuale unione con un’altra persona.
Bollaín si fa interprete di questo pensiero senza dare un taglio forzato alla storia che anzi viene raccontata in modo organico e soprattutto spontaneo, derivante cioè da un bisogno concreto e attuale. Rosa è la classica donna che regge il peso dell’intera famiglia – un padre, due fratelli, una figlia con figli e due nipoti; colei sulla quale amici e colleghi possono contare e, il più delle volte, approfittare perché sanno che è disponibile. Il padre, che da due anni ha perso la moglie, ritiene ovvio che sia il caso di trasferirsi da Rosa, che lavora tutto il giorno come costumista e nei momenti “liberi” si dedica alle commissioni degli altri.
La scelta di Rosa è dunque solo l’ultimo anello di una catena che aveva messo in fila da tempo un sentimento inespresso. In questo naturale manifestarsi dell’esigenza e non in una presa di posizione ideologizzata sta la grazia di un film che lascia aperto lo sguardo a una pluralità di strade e che non si interrompe laddove ha termine la narrazione.
L’individualità della protagonista – una Candela Peña perfettamente in parte – passa attraverso una rivoluzione completa della sua vita e, di conseguenza, di chi le sta intorno, anche loro con problemi e (piccole) crisi da affrontare. Una coralità divertente, neanche troppo sopra le righe, con i suoi momenti di stallo e di riflessione. Sergi López, Nathalie Poza e Ramón Barea contribuiscono con le loro interpretazioni a sostenere un ritmo che si adegua ai tempi di Rosa, all’inizio concitati e poi più distesi (le scene in cui si riappropria degli spazi del negozio di famiglia). La sceneggiatura, scritta a quattro mani con Alicia Luna, se pure un po’ meccanica nel suo svolgersi, respira di quotidianità vissuta, di situazioni finalmente normali che non tentano di spiccare il volo né deragliano verso esiti drammatici.
Titolo originale: La boda de Rosa
Regia: Icíar Bollaín
Interpreti: Candela Peña, Sergi López, Nathalie Poza, Ramón Barea, Paula
Officine UBUDurata: 97′
Origine: Spagna, 2020
Si tratta di una commedia che, in modo realistico ma non vittimistico, denuncia il destino della donna ” di famiglia”, che si prende cura amorevolmente e ricambiata dei suoi cari. Ma l’unico modo per dare cura e amore è quello di “amare” se stessi, nel senso di realizzare la propria vita. Questa mi pare la “morale” di questa deliziosa e paradossale commedia, che approfondisce il destino e i sentimenti femminili, senza perdere il gusto del sorriso, della trovata, del paradosso.