+++ FULVIO SCAGLIONE, ZELENS’KYJ E IL PESO DEGLI OLIGARCHI — LIMESONLINE DEL 4 MARZO 2022 / LA RUSSIA CAMBIA IL MONDO, n. 2 2022 -pp.

 

 

LIMESONLINE DEL 4 MARZO 2022

https://www.limesonline.com/cartaceo/zelenskyj-e-il-peso-degli-oligarchi

 

 

ZELENS’KYJ E IL PESO DEGLI OLIGARCHI

 

Carta di Laura Canali - 2022

Carta di Laura Canali – 2022

 

 

 4/03/2022

Prima del conflitto il leader ucraino ha dovuto gestire un paese impoverito e squassato dalle rivalità fra i padroni dell’economia, quasi tutti provenienti dal Donbas, molti in ambigui rapporti con Mosca. A guerra finita, se sarà al potere, non potrà ignorarne l’influenza.

 

 

di Fulvio Scaglione

Pubblicato in: LA RUSSIA CAMBIA IL MONDO – n°2 – 2022

UCRAINA

 

 

1. L’invasione russa dell’Ucraina rischia di cambiare il mondo, di certo cambierà l’Europa. Figuriamoci quindi che cosa potrà fare all’Ucraina stessa, con gli scenari radicali che predispone. Che possono essere essenzialmente i seguenti. Una sconfitta russa, con l’Ucraina intenta a guarire le ferite e riparare i danni ma rampante e orgogliosa, forse nella Ue e nella Nato, membro a pieno titolo dell’Occidente che a quel punto, assai più che alla fine della guerra fredda, avrebbe vinto la sua battaglia epocale. Oppure una sconfitta dell’Ucraina. Parziale, con l’erosione ulteriore del suo territorio che, con il Donbas delle repubbliche filorusse, andrebbe a costituire uno Stato vassallo della Russia, mentre la parte occidentale del paese rimarrebbe autonoma e indipendente, sebbene indebolita e mortificata. O totale, con il paese spezzettato e, nella parte «autonoma», retto da un governo rigorosamente allineato a Mosca. Passando ovviamente per tutte le sfumature e le vie di mezzo, per esempio una lunga lotta partigiana contro l’occupazione.

 

In tutte le ipotesi, tranne che nel caso di una sconfitta totale ucraina e magari di una sua eliminazione fisica, è chiaro che il presidente Volodymyr Zelens’kyj giocherebbe un ruolo fondamentale. Le azioni concrete e la capacità di leadership, nel momento più drammatico della storia recente dell’Ucraina, lo hanno accreditato presso il suo popolo. E la mitopoiesi mediatica (Zelens’kyj come Allende, per fare un solo esempio) di un Occidente che non ha esitato a schierarsi con il paese aggredito lo ha reso un personaggio noto e ammirato dal mondo. Stando così le cose, può essere utile rievocare chi era il presidente prima della guerra, qual era il suo stato di salute politica, di quali condizionamenti soffriva e di quali opportunità disponeva. Tornare insomma ai giorni in cui la conflittualità interna e certi meccanismi della politica e dell’economia ucraine portavano a chiedersi: ma chi comanda in Ucraina?

 

La domanda sembra retorica. E forse lo è. Ma tensioni e conflitti rischiano di far dimenticare alcuni decisivi processi (geo)politici interni. E dunque: parrebbe ovvio che a comandare sia il presidente Volodymyr Zelens’kyj, eletto nel 2019 con la valanga del 73% dei voti, confortato dalla maggioranza assoluta del parlamento (243 seggi sui 450 totali della Verkhovna Rada, più un’altra quarantina di seggi con l’appoggio esterno di un paio di partiti) ottenuta dal suo partito Servo del popoloalle elezioni politiche convocate dopo la sua ascesa alla presidenzae dal controllo totale della macchina istituzionale e amministrativa dello Stato.

 

Eppure Zelens’kyj sembrava più sicuro nel manovrare tra Joe Biden e Vladimir Putin che nel gestire la propria poltrona. All’inizio si poteva capire. Arrivi al potere e un po’ di piazza pulita la devi fare.

 

DBR Investigators Came to Search Tupytsky's House | Ukraine Gate

Oleksandr Tupic’kij, presidente della Corte Costituzionale

foto da : https://www.ukrgate.com/eng/?p=13655

 

 

Via il presidente della Corte costituzionale, quell’Oleksandr Tupic’kij che bombarda di obiezioni le tue leggi speciali anticorruzione. Certo, per cacciarlo pieghi un po’ la costituzione ma non importa, anche perché la magistratura è uno degli elementi che hanno guadagnato all’Ucraina la fama di paese più corrotto d’Europa e saranno pochi quelli disposti a piangere per Tupic’kij.

Dentro l’Ucraina e fuori: il Fondo monetario internazionale, per esempio, prima di versare gli indispensabili miliardi di dollari vuole qualche garanzia sul fatto che i soldi non finiranno nel solito buco nero, quindi applaude.

 

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Виктор Г. Алексеев – Opera propria

 

Arsen Borisovič Avakov (in ucraino: Арсен Борисович Аваков?; Baku, 2 gennaio 1964) è un politico ucraino. È stato ministro degli interni dell’Ucraina. dal 27 febbraio 2014 al 15 luglio 2021 dimettendosi dalla carica. È stato uno dei più longevi ministri della storia ucraina.

 

 

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Muumi – Opera propria

Viktor Andrijovyč Juščenko (in ucraino: Віктор Андрійович Ющенко?, in traslitterazione anglosassone Viktor Yushchenko; Choruživka, 23 febbraio 1954) è un politico ucraino, presidente dell’Ucraina dal 2005 al 2010.

In qualità di uno dei leader informali della coalizione di opposizione ucraina, fu uno dei due principali candidati alle elezioni presidenziali del 2004. Juščenko vinse le elezioni dopo che furono ripetute, battendo Viktor Janukovyč, il candidato sostenuto dal governo. La Corte Suprema Ucraina stabilì la ripetizione delle elezioni a causa dei ripetuti brogli in favore di Janukovyč al secondo turno. Juščenko, in occasione del nuovo svolgimento delle elezioni, vinse con il 52% dei voto contro il 44% del suo avversario; le proteste pubbliche svoltesi a causa dei brogli giocarono un importante ruolo nella sua elezione presidenziale e portarono alla rivoluzione arancione.

( wikipedia )

 

 

 

Lo stesso vale per i vecchi volponi del potere come Arsen Avakov, già seguace di Viktor Juščenko, già governatore di Kharkiv, già alleato di Julija Tymošenko, ministro dell’Interno dal 2014, costretto alle dimissioni nel luglio 2021 quand’era ormai l’ultimo sopravvissuto dei primi assetti post-Jevromajdan.

 

 

Yulia Tymoshenko 2018 Vadim Chuprina.jpg

foto

Vadim Chuprina – Opera propria

Julija Volodymyrivna Tymošenko (in ucraino Юлія Володимирівна Тимошенко; Dnipropetrovs’k, 27 novembre 1960) è una politica e imprenditrice ucraina.

Leader dell’Unione Pan-Ucraina “Patria” ed in passato della coalizione Blocco Julija Tymošenko, è stata Primo ministro dell’Ucraina dal 24 gennaio all’8 settembre 2005 e poi nuovamente dal 18 dicembre 2007 al 3 marzo 2010, diventando la prima donna a ricoprire tale carica. Già Vice Primo ministro dal 1999 al 2001 e Membro della Verchovna Rada dal 1997, è divenuta leader ed eroina della Rivoluzione arancione del 2004. Si è presentata alle elezioni presidenziali del 2010, arrivando seconda dietro Viktor Janukovyč, e poi nuovamente nelle consultazioni del 2014 e del 2019, arrivando rispettivamente al secondo e terzo posto. Nel 2011 è stata sottoposta ad un procedimento penale per malversazione di fondi pubblici ed incarcerata preventivamente a Kiev fino alla condanna a sette anni di detenzione giunta nell’ottobre dello stesso anno per abuso d’ufficio; è stata scarcerata nel 2014 durante la Rivoluzione ucraina dopo l’esautoramento del Presidente Janukovyč.

 

 

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Oleksiy Valeriyovych Honcharuk ( Zhmerynka, 1984), primo ministro dal 29 agosto 2019 al 4 marzo 2020)

 

E pazienza pure se l’apprendistato presidenziale, qualche pasticcio governativo e i brutti risultati delle elezioni amministrative del 2020 (affluenza bassissima, 36,8%, e Servo del popolo battuto in tutte le grandi città) ti costringono a licenziare il giovanissimo premier Oleksij Hončaruk e un mazzetto di ministri 1. +++ nota sotto.

Succede.

 

Carta di Laura Canali - 2022Carta di Laura Canali – 2022

 

Ma poi? Da che cosa poteva derivare tanta insicurezza? A mettere in fila un po’ di fatti, si può pensare che un momento decisivo sia stato, il 22 settembre 2021, il tentato omicidio di Serhiy Shefir, primo consigliere e soprattutto grande amico e confidente di Zelens’kyj.

 

Top aide to Ukrainian president survives assassination attempt | Ukraine | The Guardian

Sergiy Shefir ( Kryvyi Rih   25 May 1964 )

 

I due sono insieme fin dagli anni Novanta, quando fondarono Kvartal 95, lo studio di produzione tv alla base della straordinaria carriera, personale e pubblica, dell’attuale presidente. Ed è stato proprio Shefir a dirigere la campagna elettorale che nel 2019 ha portato Zelens’kyj al trionfo su Petro Porošenko.

 

Official portrait of Petro Poroshenko.jpg

Petro Oleksijovyč Porošenko  ( Bolhrad, 26 settembre 1965) è un imprenditore e politico ucraino, è stato il quinto presidente dell’Ucraina dal 2014 al 2019. È stato eletto presidente il 25 maggio 2014, ricevendo il 54,7% dei voti al primo turno; ha guidato il paese attraverso la prima fase della guerra russo-ucraina, spingendo le forze ribelli più in profondità nella regione del Donbass. Ha iniziato il processo di integrazione con l’Unione europea firmando l’accordo di associazione Unione europea-Ucraina.
La politica interna di Poroshenko ha promosso la lingua ucraina, il nazionalismo, il capitalismo inclusivo, la decomunizzazione e il decentramento amministrativo. Nel 2018, Poroshenko ha contribuito a creare la Chiesa ortodossa autocefala dell’Ucraina, separando le chiese ucraine dal Patriarcato di Mosca. Come candidato per un secondo mandato nel 2019, Poroshenko ha ottenuto il 24,5% al secondo turno, venendo sconfitto da Volodymyr Zelensky.

 Al di fuori del governo, Poroshenko è stato un importante oligarca ucraino con una carriera redditizia nell’acquisizione e nella costruzione di beni. I suoi marchi più riconosciuti sono Roshen, l’azienda dolciaria su larga scala che gli è valsa il soprannome di “Chocolate King”, e, fino alla sua vendita nel novembre 2021, il canale di notizie televisive 5 kanal. È considerato un oligarca a causa della scala delle sue partecipazioni imprenditoriali nei settori manifatturiero, agricolo e finanziario, della sua influenza politica che includeva diversi periodi nel governo prima della sua presidenza e della proprietà di un influente mass-media.

https://it.wikipedia.org/wiki/Petro_Oleksijovy%C4%8D_Poro%C5%A1enko

 

 

Sparare a Shefir (almeno dieci colpi di kalashnikov contro la sua auto, lui illeso e l’autista ferito) era quindi un messaggio fin troppo chiaro.

Anche e soprattutto perché questo classico uomo d’apparato, che si mostrava poco in pubblico ma era comunque una delle voci più ascoltate ai massimi livelli, aveva un incarico di straordinaria importanza e delicatezza: fare da tramite tra Zelens’kyj e gli oligarchi.

 

 

 

Komul – Opera propria

Rinat Leonidovič Achmetov (Donec’k, 21 settembre 1966) è un imprenditore, dirigente sportivo e magnate ucraino, presidente della System Capital Management, una delle imprese industriali leader nella finanza ucraina, e della società di calcio Šachtar Donec’k. E’ nato a Donetsk, da una famiglia della classe operaia. È di etnia tatara del Volga e musulmano sunnita praticante. Suo padre, Leonid Akhmetov, era un minatore di carbone, e sua madre, Nyakiya Nasredinovna, una commessa.

vale leggere come ha fatto tanti soldi:

https://it.wikipedia.org/wiki/Rinat_Achmetov

 

 

Lui stesso aveva ammesso ripetuti contatti con Rinat Akhmetov, l’uomo più ricco del paese, e, il cui gruppo televisivo 1+1 aveva lanciato lo show Servo del popolo che aveva fatto di Zelens’kyj l’uomo più famoso d’Ucraina. Però quegli incontri venivano ridotti all’ordinaria amministrazione: con Akhmetov la richiesta di un aiuto concreto per l’acquisto di 200 ambulanze, con Kolomojs’kyj una rimpatriata in nome dei vecchi tempi televisivi.

 

 

Ihor Kolomoyskyi2.jpg

Ihor Valerijovyč Kolomojs’kyj  ( Dnipropetrovs’k, 13 febbraio 1963) è un imprenditore e politico ucraino israeliano e cipriota, miliardario, presidente del Parlamento ebraico europeo, comproprietario di PrivatBank , proprietario del FC Dnipro e di Jewish News One. Dal marzo 2014 al marzo 2015 è stato governatore dell’oblast’ di Dnipropetrovs’k.

È considerato tra le persone più ricche dell’Ucraina con un patrimonio netto stimato di 1,8 miliardi di dollari nel 2022, ha una tripla cittadinanza (ucraina, israeliana, cipriota) nonostante la legge penalizzi la doppia cittadinanza in Ucraina. A titolo di spiegazione, Kolomojs’kyj ha affermato che “la costituzione proibisce la doppia cittadinanza, ma la tripla cittadinanza non è proibita”.

 

 

 

In realtà, Shefir era l’uomo incaricato di condurre, con le dovute maniere, l’operazione che Vladimir Putin aveva realizzato in Russia all’inizio degli anni Duemila, senza risparmiare sequestri e manette: convincere gli oligarchi a non remare contro lo Stato e a smettere di considerare la cosa pubblica una mucca da mungere. Continuando pure ad arricchirsi ma nel rispetto delle direttive strategiche emanate dal potere politico. Magari senza dimenticarsi di mostrare, nel frattempo, un briciolo di gratitudine: si dice che proprio Shefir avesse trattato con Akhmetov un contributo di due milioni di dollari al mese per il partito Servo del popolo.

 

Comunque sia, il calendario parla chiaro: a Shefir spararono proprio il giorno prima che la Verkhovna Rada procedesse alla scontata ratifica della «legge anti-oligarchi» promossa dal presidente Zelens’kyj in base alla convinzione, più volte pubblicamente espressa, che «fin dagli anni Novanta una manciata di ucraini ha dominato la vita economica e politica del paese. (…) Il voto presidenziale ha inviato un messaggio ben preciso: la società ucraina vuole un cambiamento radicale».E infatti, subito dopo l’attentato, tutti i commenti dell’entourage presidenziale picchiarono sullo stesso tasto: è una vendetta degli oligarchi per la legge che mette un freno alle loro ruberie.

 

 

È proprio vero?

Vediamo un po’ più nei particolari.

 

In realtà, le leggi erano due, la 5599 e la 5600. La prima conferiva al Consiglio di sicurezza e di difesa nazionale il potere di decidere chi meritasse l’imbarazzante qualifica di «oligarca». La seconda stabiliva appunto i criteri per identificarlo come tale.Criteri che erano quattro: partecipare alla vita politica, avere una posizione dominante in uno o più settori dell’economia, possedere beni per più di 85 milioni di dollari e avere attività importanti nel settore dei media e della comunicazione. Per i ricconi intercettati da questo pettine niente più appalti pubblici o privatizzazioni, niente più finanziamenti ai partiti (tranne, eventualmente, il proprio) e obbligo assoluto di trasparenza finanziaria personale e aziendale, lo stesso previsto per figure pubbliche come il presidente, il primo ministro e il governatore della Banca centrale.

 

Bastava questo per annunciare (o, viceversa, temere) una crociata anti-oligarchi?

L’influenza sui media?

Bastava fare come Petro Porošenko che, poco prima del varo della legge, aveva ceduto il settimanale Korrespondent e la televisione Kanal 5 ad acquirenti amici.

I finanziamenti alla politica? Anche qui, qualcuno è così ingenuo da credere che volponi come Akhmetov, Kolomojs’kyj

 

Ko bi mogli biti Trampovi ″prijatelji″ u Ukrajini? | Politika | DW | 05.10.2019

 

foto DW

Victor Mykhailovych Pinchuk ( Kiev, 1960 ), è un imprenditore e politico ucraino, oligarca e fondatore di EastOne Group LLC, una società internazionale di investimento, finanziamento di progetti e consulenza finanziaria con sede a Londra, e di Interpipe Group, uno dei principali produttori ucraini di tubi, ruote e acciaio. Pinchuk è il proprietario di quattro canali televisivi e di un popolare tabloid, Fakty i Kommentarii. È stato membro del parlamento ucraino, la Verkhovna Rada, per due mandati consecutivi dal 1998 al 2006.

Forbes lo ha classificato come 1.250 ° nella lista delle persone più ricche del mondo, con una fortuna di 1,44 miliardi di dollari.

Pinchuk è nato nel 1960 a Kiev da genitori ebrei .che si sono trasferiti nella città industriale di Dnipropetrovsk.

Pinchuk è membro del consiglio di amministrazione del Peterson Institute for International Economics, dell’International Advisory Council della Brookings Institution e del Corporate Advisory Board della Global Business Coalition contro HIV/AIDS, TB e malaria. Pinchuk detiene una quota di VS Energy International Ukraine insieme a Mikhail Spektor e Igor Kolomoisky.

Nel 2013, i produttori di acciaio americani hanno presentato un caso al Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti sostenendo che Interpipe Group stava scaricando illegalmente tubi d’acciaio nel mercato americano del gas naturale.

 

o Viktor Pinčuk potessero prendere il libretto degli assegni e mettere la firma?

In Germania, dopo le elezioni presidenziali e politiche del 2019, ci furono giornalisti che indagarono sui finanziamenti ricevuti da Servo del popolo, per scoprire che venivano tutti da ucraini anonimi: un macellaio, un pensionato, persino un detenuto.E poi, quanto agli oligarchi, parliamo di giganti dell’acciaio, del petrolio, della finanza e dell’industria, personaggi che figurano nelle classifiche di Forbes e che da molti anni, ormai, hanno messo al riparo il grosso dei capitali tra Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti, Israele e altri Stati. In assoluto, il paese che genera la maggiore quantità di investimenti esteri diretti in Ucraina è Cipro, che vuol dire capitali russi e capitali ucraini. Come quelli, per esempio, di Viktor Medvedčuk o di Julija Tymošenko, notoriamente buoni clienti delle banche cipriote.

 

 

Viktor Medvedchuk (2019-09-05) 2.jpg

foto : Kremlin.ru

Viktor Volodymyrovych Medvedchuk ( Pochet, 7 agosto 1954) è un politico, avvocato e imprenditore ucraino, oligarca, dal 2019 deputato del Popolo dell’Ucraina, presidente del partito filorusso Ukrainian Choice, amico di Vladimir Putin e contrario all’adesione dell’Ucraina all’Unione europea. In Ucraina, Medvedchuk è considerato un alleato del presidente russo Vladimir Putin, che ha definito “un amico personale”. Putin è il padrino della figlia di Medvedchuk, Daryna (nata nel 2004). Il 19 febbraio 2021, il Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina ha incluso Medvedchuk e sua moglie, Oksana Marchenko, nell’elenco delle sanzioni ucraine, a causa del presunto finanziamento del terrorismo. L’11 maggio 2021 il procuratore generale dell’Ucraina ha accusato Medvedchuk di tradimento e tentato saccheggio di risorse nazionali nella Crimea (annessa alla Russia ma riconosciuta a livello internazionale come ancora Ucraina). Medvedchuk è agli arresti domiciliari dal 13 maggio 2021. Questa misura è stata prorogata quattro volte, il che significa che Medvedchuk trascorrerà almeno 10 mesi agli arresti domiciliari, anche se la legge ucraina consente un massimo di sei mesi per gli arresti domiciliari.

segue con curiose storie della sua attività di avvocato:

https://it.wikipedia.org/wiki/Viktor_Medvedchuk

 

 

 

 

Certo, le nuove norme sugli appalti pubblici e sulle privatizzazioni potevano irritare i pescecani abituati a far man bassa delle risorse dello Stato. Ma in generale, più che per stroncare, sembravano concepite per patteggiare. Per indurre chi ancora controllava le leve fondamentali dell’economia ucraina a riconoscere il potere politico e a rassegnarsi a un compromesso di reciproca utilità. Eppoi Zelens’kyj le prove generali le aveva già fatte nel 2020 dello scontento, dopo aver silurato il primo ministro Hončaruk.

 

Denys Šmihal' - Wikipedia

Denys Anatolijovič Šmihal’ ( Leopoli, 15 ottobre 1975) è un politico ucraino. Dal 4 marzo 2020 è primo ministro dell’Ucraina. È succeduto al Oleksij Hončaruk, a seguito delle sue dimissioni. Ha ricoperto posizioni di alto livello nell’amministrazione statale regionale di Leopoli. Nel 2014 è stato vicedirettore del dipartimento delle entrate nella regione di Leopoli. Dal 2017 in poi ha assunto le funzioni manageriali nel settore energetico. Nell’agosto 2019 ha assunto la carica di Governatore dell’Oblast’ di Ivano-Frankivs’k, rimanendo nell’incarico sino al 5 febbraio 2020. Il 4 febbraio 2020 è diventato vice primo ministro e Ministro per lo sviluppo regionale, l’edilizia e l’edilizia pubblica e servizi pubblici dell’Ucraina nel Governo Hončaruk. Il 4 marzo 2020, la Verchovna Rada lo ha nominato nuovo Primo Ministro dell’Ucraina, lo stesso giorno in cui il parlamento ha approvato la composizione del suo gabinetto

https://it.wikipedia.org/wiki/Denys_%C5%A0mihal%27

 

 

Al suo posto aveva insediato Denys Šmihal’, che guarda combinazione, oltre che governatore della regione di Ivano-Frankivs’k era stato anche uomo di fiducia di Rinat Akhmetov e amministratore delegato di Dtek, il più grande gruppo privato ucraino nel settore dell’energia, di proprietà appunto di Akhmetov.

 

E i tre uomini più ricchi d’Ucraina erano stati addirittura investiti del ruolo di «osservatori speciali» per conto del governo nella battaglia contro l’emergenza Covid. In ordine di ricchezza: Akhmetov per il Donbas e l’Ucraina orientale, Viktor Pinčuk per la regione di Dnipropetrovs’k e Kolomojs’kyj per il Zaporižžja.

 

 

2. C’era un braccio di ferro e qualcuno lo stava vincendo? O c’era un compromesso che ingranava?

In quel momento sembrava soprattutto di scorgere una lotta sotterranea lungi dall’essere conclusa. Zelens’kyj non pareva così sicuro di sé. Provava ad allineare gli oligarchi, ma intanto si era costruito una guardia pretoriana di vecchi amici dei tempi televisivi. Di Shefir abbiamo già scritto.Gli altri due personaggi fondamentali, piazzati in posizioni decisive per la gestione e la conservazione del potere, erano – e sono, perché nella ridda di fotografie e video in uscita dalla Kiev assediata dai russi è capitato spesso di vederli nei gruppi che circondavano la maglietta verde militare di Zelens’kyj – Andriy Yermak, capo dell’Ufficio del presidente, e Ivan Bakanov, capo dei servizi segreti (Sbu) nonché membro del Consiglio di sicurezza e di difesa nazionale.

 

 

foto : presidente.gov.ua

Andriy Borisovich Yermak ( Kiev, 1971 ) è un regista, avvocato e attuale capo dell’amministrazione presidenziale ucraino. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lo ha nominato l’11 febbraio 2020.

Yermak ha fondato Garnet International Media Group nel 2012 e ha prodotto film come “Rule of Battle” e “The Line”. Yermak ha incontrato il (futuro presidente) Volodymyr Zelenski nel 2011, quando Zelenski era il produttore generale del canale Inter TV.  I due divennero amici. Yermak ha lavorato nel team elettorale di Zelensky per le elezioni presidenziali ucraine del 2019. Il 21 maggio 2019, il neoeletto presidente Zelenski ha nominato Yermak vicepresidente per le questioni di politica estera.  In questo ruolo, ha negoziato importanti scambi di prigionieri con la Russia durante la guerra nel Donbas .  Yermak era al punto di contatto con Kurt Volker e Rudy Giuliani per conto di Zelenski durante l’escalation dello scandalo Trump-Ucraina . 

https://tr.wikipedia.org/wiki/Andriy_Yermak

 

 

Yermak alla fine degli anni Novanta aveva fondato uno studio legale specializzato in diritti d’autore e proprietà intellettuale. Poi era passato alla produzione cinematografica e a quella televisiva, finendo per incontrare Zelens’kyj quando questi era direttore esecutivo del canale televisivo Inter.

 

 

 

Баканов отверг обвинения Рябошапки - портал новостей LB.ua

foto LB.ua

Ivan Hennadiyovych Bakanov   ( Kryvyi Rih, Dnipropetrovsk Oblast,  2 maggio 1975 ).

E’ stato capo dello studio LLC Kvartal 95 dal gennaio al dicembre segretario del partito ” Servire il popolo ” dal 2017 al 2019.

 

 

 

The October 2021 Pandora Papers revealed that Bakanov, Zelensky and his chief aide, Serhiy Shefir, operated a network of offshore companies in the British Virgin Islands, Cyprus, and Belize. These companies included some that owned expensive London property. ( TRADOTTO SOTTO )

 

continua:

wikipedia in inglese

https://en.wikipedia.org/wiki/Ivan_Bakanov

 

 

 

Bakanov, invece, è nato come Zelens’kyj a Kryvyij Rih, è un suo amico d’infanzia e compagno di studi ed è stato anche presidente di Kvartal 95, lo studio di produzione televisiva fondato a suo tempo dai giovanissimi Zelens’kyj e Shefir. I tre moschettieri Shefir, Yermak e Bakanov hanno diretto la campagna elettorale del 2019 e Bakanov è poi stato per due anni segretario politico del partito Servo del popolo.

 

 

Ma c’è di più: come rivelato dai Pandora Papers 2, Shefir e Bakanov avevano aiutato Zelens’kyj a costruire una rete di quattordici società offshore tra Cipro e le Isole Vergini Britanniche per mettere al riparo dalle tasse i proventi dell’attività televisiva.

Nel 2019, alla vigilia della discesa in campo, Zelens’kyj aveva trasferito il tutto a nome di Shefir, comunque incaricato di continuare a far arrivare i rendimenti alla famiglia del futuro presidente. Gli stessi Papers avevano trovato tracce di un trasferimento di 40 milioni di dollari da parte dell’oligarca Kolomojs’kyj che prima del 2019 era il «datore di lavoro» di Zelens’kyj, il quale produceva per il suo canale 1+1 il famoso show Servo del popolo.

 

Protetto dai suoi pretoriani, Zelens’kyj stava provando a passare all’offensiva. Rispetto alla potenza economica e finanziaria degli oligarchi, il presidente godeva di due importanti vantaggi. Il primo era che gli oligarchi sono sempre stati detestati dalla popolazione e quindi qualunque campagna all’insegna della lotta alla corruzione, contro i predatori veri o presunti della ricchezza nazionale, contro il privilegio e per la povera gente è destinata a essere apprezzata dai cittadini e dagli elettori. Soprattutto se giustificata dai fatti.

 

L’altro grande vantaggio era la tensione con la Russia e la conseguente situazione di perenne emergenza. La sicurezza nazionale, che già dal 2014 era messa alla prova, giustificava qualunque provvedimento.

 

 

Carta di Laura Canali - 2022Carta di Laura Canali – 2022

 

 

Ricordate Tupic’kij, il presidente della Corte costituzionale?  ( ALL’INIZIO DELL’ARTICOLO )

DBR Investigators Came to Search Tupytsky's House | Ukraine Gate

 

 

 

Per silurarlo, a un certo punto era servito diffondere la notizia che, tra i suoi beni, c’era anche un terreno in Crimea, chiaro sospetto di intesa con l’occupante russo. E chi, in Ucraina, prima del 2014 (e magari anche dopo) non aveva avuto relazioni con la Russia o interessi nelle zone «temporaneamente occupate», come recitava la terminologia ufficiale? Lo stesso sistema era stato usato con un personaggio di sicuro più compromesso quale Viktor Medvedčuk,

 

Viktor Medvedchuk - Wikipedia

 

l’oligarca che si era affermato a Kiev negli anni Novanta con il suo studio legale ma che doveva alle relazioni russe, e a oscure partecipazioni in certe raffinerie di petrolio in Russia, i capitali custoditi a Cipro. Medvedčuk, tra il 2002 e il 2005 capo dello staff del presidente Leonid Kučma, è noto come «l’amico di Putin» perché il presidente russo nel 2004 fece da padrino al battesimo di sua figlia Daryna. E nell’Ucraina post-Majdan era considerato da molti una quinta colonna della Russia in Ucraina.

 

Considerazioni che bastavano a rendere difficile la sua posizione nell’Ucraina di oggi.

Ma a cui bisognava aggiungere un fatto che sarebbe ingenuo trascurare: Medvedčuk era anche il leader di Blocco di opposizione-Per la vita, il partito che alle elezioni politiche del 2019 aveva raccolto 44 seggi, staccatissimo da Servo del popolo ma di gran lunga primo tra gli altri partiti. Così, oltre a neutralizzare un pericoloso agente filorusso e proteggere la sicurezza nazionale, Zelens’kyj aveva modo di decapitare il principale partito di opposizione, facendo tornare sul mercato elettorale i suoi non pochi consensi. Conseguenze per Medvedčuk: accuse di tradimento, arresti domiciliari dal 13 maggio 2021 e sequestro dei beni. Provvedimenti a cui Medvedčuk si è sottratto dopo tre giorni dall’invasione russa, sfuggendo agli arresti e rifugiandosi da qualche parte a Kiev, in attesa forse delle truppe del Cremlino.

 

Official portrait of Petro Poroshenko.jpg

 

Poi è toccato addirittura a Petro Porošenko, l’ex presidente che per anni ha accusato Zelens’kyj di essere troppo molle con la Russia. Difficile bollarlo come un filorusso, anche perché appena diventato presidente, nel 2014, il re del cioccolato (la sua azienda, Roshen, è classificata al 24° posto tra i primi 100 gruppi dolciari del mondo) aveva bloccato tutte le esportazioni verso la Russia, che gli garantiva pur sempre il 40% del fatturato. Ma come traditore no: c’è stata un’accusa anche per Porošenko, che avrebbe comprato carbone dagli indipendentisti del Donbas. Processo e passaporto ritirato anche per lui, quindi.

 

3. Quella dell’ultimo Zelens’kyj «normale», non ancora diventato eroe della resistenza ai russi, è un’Ucraina in cui i traditori sembravano moltiplicarsi di giorno in giorno. Poco prima del «caso Porošenko», infatti, c’era stato un altro botto, quello del presunto colpo di Stato per deporre il presidente, nel novembre 2021. Orchestrato da elementi russi e ucraini con la partecipazione (vera, immaginaria o soltanto desiderata) dell’oligarca degli oligarchi, Rinat Akhmetov,

 

 

 

al quale i congiurati attribuivano anche il proposito di fornire un miliardo di dollari di sostegno. Fino a quel momento Akhmetov, pur accusato negli anni di qualunque cosa, anche di essere il padrino supremo della mafia ucraina, si era barcamenato benissimo tra i marosi della politica. Grande finanziatore della campagna presidenziale del filorusso Viktor Janukovyč, in prudente esilio in Germania dopo la vittoria di Viktor Juščenko, riabilitato e rimpatriato nel 2006, amico di tutti e di nessuno fino al 2014, sostenitore forse controvoglia della causa nazionale dopo Jevromajdan, in buone relazioni con Porošenko, Akhmetov non si è mai davvero inteso con Zelens’kyj, anche se dopo le disastrose elezioni amministrative del 2020 ha cercato di avvicinarlo ordinando alle molte tv del suo Media Group Ukraine di sostenerlo.

 

 

Al momento di annunciare il tentativo di colpo di Stato, Zelens’kyj era stato astuto e feroce nello stesso tempo. Aveva tirato in ballo Akhmetov, mettendolo alla berlina per l’eternità: lui smentiva sdegnato ma con scarso effetto – sei già un oligarca e ti accusano pure di voler finanziare un colpo di Stato cui partecipano i russi, chi ti crede? E poi aveva fatto finta di non volerci credere, di non pensare che Akhmetov fosse coinvolto, con una dichiarazione di fiducia che sapeva, in realtà, di minaccia: «Credo che questa sia un’operazione volta ad attirarlo (Akhmetov, n.d.a.) in una guerra contro lo Stato ucraino, che sarebbe un grande errore, poiché non si può combattere il proprio popolo e il presidente eletto dal popolo dell’Ucraina». Uomo avvisato mezzo salvato. Sapesse, Akhmetov, che un’accusa di tradimento poteva partire in qualunque momento. Badasse a comportarsi bene. Così, dopo i principali avversari politici, cominciava a dormire preoccupato anche il primo «rivale» per il controllo dell’economia. E con lui tutti quelli come lui.

 

Le vere sfide, però, sia per Zelens’kyj sia per l’Ucraina, si stavano giocando su altri piani, dove le questioni di potere, denaro, strategia e persino di geografia si intersecavano in modo quasi inestricabile. E che, paradossalmente, con l’invasione russa si sono riproposte, anche se in una veste assai più drammatica.

 

 

Dmitro Firtas | Új Szó

FOTO UJSZO.COM

Dmytro Vasylovych Firtash ( nato, 2 maggio 1965 a Bohdanivka, distretto di Zalishchiky, Oblast di Ternopil , attualmente Synkiv ) è un uomo d’affari ucraino. È in particolare co-proprietario di RosUkrEnergo, ma anche presidente della Federazione dei datori di lavoro dell’Ucraina 1 (FEU) e del Consiglio nazionale tripartito economico e sociale 2 (CNTES). È stato anche co-presidente del Consiglio consultivo degli investitori nazionali ed esteri presso il Ministero dell’Istruzione, della Scienza, della Gioventù e dello Sport ucraino.

https://fr.wikipedia.org/wiki/Dmytro_Firtash

 

 

 

A parte Petro Porošenko e Dmytro Firtaš, cresciuti a Kiev e dintorni, gli altri grandi personaggi dell’oligarchia economica e finanziaria ucraina vengono dall’Est del paese, ovvero dalle regioni che fanno parte o confinano con il Donbas.

 

Inevitabile: è lì che, prima del 2014 e della guerra, operavano le grandi industrie ucraine, è lì che veniva prodotta la ricchezza nazionale.

 

Il Donbas propriamente detto valeva, prima che tutto saltasse, il 20% del pil e il 25% delle esportazioni dell’Ucraina.

Basta fare un piccolo elenco: Akhmetov è originario di Donec’k e ancora oggi una sede importante delle sue aziende è a Mariupol’, il grande porto ucraino poco fuori dal Donbas dei ribelli filorussi. Viktor Pinčuk, che tra l’altro ha sposato Olena Kučma, figlia dell’ex presidente, è nato a Kiev ma ha studiato e vissuto a Dnipropetrovs’k, dove ha la base industriale il suo impero economico. Ihor Kolomojs’kyj, grande finanziatore delle milizie popolari impegnate nel Donbas contro gli indipendentisti, è di Dnipropetrovs’k. Come la Tymošenko, già zarina del gas.

 

È lì, in un’area che ha ciclicamente patito e/o messo a frutto la vicinanza con la Russia e gli scambi lungo i 1.560 chilometri di confine, che questi personaggi si sono affermati e hanno costruito le loro straordinarie fortune.

Lì, quindi, hanno un radicamento profondo, fatto di legami economici, vecchie complicità anche transnazionali, nuovi interessi, conoscenza del territorio, investimenti, attività, capacità di generare posti di lavoro e produrre ricchezza, che pesa assai più di un volatile consenso politico. Il potere di questi oligarchi non sta solo nella mera disponibilità di ricchezza ma in una conoscenza del terreno che pochi politici possono permettersi.

 

Viktor Yanukovych 27 April 2010-1.jpeg

Viktor Fedorovyč Janukovyč ( Jenakijeve, 9 luglio 1950) è un politico ucraino naturalizzato russo, presidente dell’Ucraina dal 2010 al 2014.

Ha ricoperto la carica di Primo ministro per tre volte: dal 2002 al 2004, dal 2004 al 2005 e dal 2006 al 2007. È stato anche il leader del Partito delle Regioni, che era uno dei principali partiti del paese.

Fu governatore della sua regione natale, l’oblast’ di Donec’k, dal 1997 al 2002, e uno dei candidati alle elezioni presidenziali del 2004; sconfitto da Viktor Juščenko, è in seguito tornato a occupare la carica di Primo ministro (dal 10 agosto 2006 al 18 settembre 2007). Nel 2010 ha vinto le elezioni presidenziali contro la sfidante Julija Tymošenko, fino al suo esautoramento nel 2014.

https://it.wikipedia.org/wiki/Viktor_Janukovy%C4%8D

 

 

 

Viktor Janukovyč, il presidente cacciato nel 2014, guarda caso era nato nell’oblast’ di Donec’k, aveva studiato a Donec’k, aveva fatto carriera nell’amministrazione regionale fino a diventarne il governatore nel 1997. E aveva fondato, nello stesso anno, un partito chiamato Partito delle regioni con cui, nel 2010, era diventato presidente della repubblica.

 

 

Carta di Laura Canali - 2022Carta di Laura Canali – 2022

 

Rinat Akhmetov è nativo di Donec’k, la città in cui, nei mesi convulsi del tracollo dell’Unione Sovietica, ha raccontato di aver fatto il primo milione commerciando carbone e Coca Cola.

Akhmetov è per famiglia un tataro del Volga e, nel cuore del mondo ortodosso, è un musulmano sunnita praticante. Per dire quanto contino le radici, in certe fortune. Akhmetov è stato accusato (senza che mai si venisse a capo di qualcosa di concreto) di qualunque nefandezza, compreso l’assassinio del boss della mala di Donec’k, Akhat Bragin, e di sei sue guardie del corpo, allo scopo ovviamente di prenderne il posto.

 

 

 

Malyshev Vladimir Stepanovich.jpg

Volodymyr Malyshev ( Stalino — rinominata nel ’61,  Doneck’, 1950 )

wikipedia in inglese

https://en.wikipedia.org/wiki/Volodymyr_Malyshev

 

 

La realtà potrebbe essere più semplice, ovvero la «protezione» di Volodymyr Malyshev, per molti anni deputato del Partito delle regioni ma prima, negli anni Novanta, colonnello della milizia di Donec’k. Un ottimo aggancio per lanciarsi nel mercato immobiliare, come fece appunto Akhmetov in quei tempi.

 

Ihor Kolomojs'kyj - Wikipedia

vedi sopra

 

E Ihor Kolomojs’kyj? Nativo di Dnipropetrovs’k, di cui è stato anche governatore, ebreo, ucraino ma anche cittadino di Israele e di Cipro, è circondato da molti anni dall’aura dello scandalo e della truffa. Toccarlo è possibile, ma senza esagerare. Perché nel 2014, a differenza di altri super-ricchi ucraini, non si è risparmiato nel difendere la causa nazionale. A modo suo, ovviamente: ha messo taglie sulla testa dei militari filorussi e ha speso di tasca propria dieci milioni di dollari per creare i battaglioni Dnipro, Aidar e il famigerato Azov, diventando l’idolo delle frange nazionaliste che tanto peso hanno poi acquisito nella politica ucraina.

Qualunque cosa se ne possa pensare, è questa gente che ha combattuto nel Donbas per anni dopo il 2014 e poi, al momento dell’invasione russa, si è messa in prima linea nella difesa del porto strategico di Mariupol’.

E per tornare a Kolomojs’kyj: è stato il suo gruppo mediatico 1+1 a creare un canale YouTube in lingua russa, chiamato «Diciamo la verità ai russi», per controbattere alla propaganda di Mosca e diffondere gli appelli e le dichiarazioni dei personaggi noti, russi e non, contrari alla guerra.

 

Si tratta quindi di ricchezza ma anche di know-how, di un’esperienza che Volodymyr Zelens’kyj voleva mettere sotto controllo perché decisiva.

Dato che al di là di tutte le retoriche sull’oligarca cattivo e predatore contribuiva a tenere in piedi l’economia del paese che fu il granaio dell’Urss e che oggi guida la classifica dei paesi più poveri d’Europa.

E che ancor più decisiva potrebbe risultare nello speriamo prossimo dopoguerra, comunque si concluda il conflitto, quando una vera trattativa tra Mosca e Kiev dovesse partire e si volesse trovare non solo un assetto per il Donbas (oggi di fatto riannesso alla Federazione come la Crimea) ma soprattutto per l’Ucraina e di riflesso anche per la Russia e per le relazioni tra le due nazioni che condividono 1.560 chilometri di confine. Qualunque potere sarà esercitato da Kiev, e chiunque lo eserciterà, non potrà fare a meno di rivolgersi ai vari Akhmetov, Kolomojs’kyj e compagnia. E questi sanno bene quanto possono pesare. Lo stormo di jet privati che nei giorni precedenti l’attacco russo ha portato oligarchi e famiglie verso le ville svizzere, francesi e inglesi (Akhmetov possiede il più grande attico di Londra, nel complesso residenziale One Hyde Park) rappresentava plasticamente una classe che sa di essere dirigente anche a dispetto dei dirigenti e che attende l’evolvere degli eventi per decidere come e dove intervenire.

 

Quando è scoppiata la guerra, pareva chiaro che Zelens’kyj si stava chiedendo quanto potesse contare su di loro o se non avesse piuttosto a che fare con interlocutori da tenere a bada perché pronti a giocare in proprio sia in patria, cioè in Ucraina, sia nei confronti di un paese, la Russia, che oggi è il nemico ma che solo ieri era un ottimo sparring partner ( “compagno “)  per ogni genere di affare. Il presidente, insomma, stava prendendo le proprie precauzioni. La guerra ha cambiato tutto ma, ci spingiamo a prevedere, solo nel breve termine. Quando la polvere delle esplosioni si sarà depositata, sarà inevitabile riparlarne.

 

 

 

Note:

1. In quell’occasione Andrew Wilson, dello European Council on Foreign Relations, non esattamente un’istituzione ostile al nuovo corso ucraino, ebbe a scrivere: «Zelens’kyj avrebbe potuto licenziare solo Hončaruk. Invece ha gradualmente eliminato quasi tutti i ministri che avevano la reputazione di riformatori. (…) Anche il procuratore capo Ruslan Ryaboshapka e il ministro delle Dogane Maksim Nefyodov, l’architetto dell’efficace riforma degli appalti pubblici. (…) E il parlamento ha appoggiato un disegno di legge che gli consentirebbe di licenziare il capo dell’Ufficio nazionale anticorruzione senza alcun processo di verifica».

2. Si veda «The Power Players», projects.icjs.org, bit.ly/3JIsfh2

 

 

Pubblicato in: LA RUSSIA CAMBIA IL MONDO – n°2 – 2022

 

 

 ULTIMA NOTA: PANAMA PAPERS 

 

Panama Papers è il nome di un fascicolo riservato digitalizzato composto da 11,5 milioni di documenti confidenziali creato dalla Mossack Fonseca, uno studio legale panamense, che fornisce informazioni dettagliate su oltre 214 000 società offshore, includendo le identità degli azionisti e dei manager. I documenti mostrano come individui ricchi, compresi funzionari pubblici, nascondano i loro soldi dal controllo statale.

La raccolta di oltre 2,6 terabyte, contenente documenti compromettenti risalenti fino agli anni settanta, è stata consegnata al Süddeutsche Zeitung nell’agosto 2015 e conseguentemente al Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ nella sua sigla inglese), con sede negli Stati Uniti, affidandosi a chat ed e-mail criptate. I fascicoli sono stati distribuiti ed analizzati da circa 400 giornalisti di 107 organizzazioni informative di oltre 80 paesi. Il primo report basato sul congiunto di documenti è stato pubblicato, assieme a 149 dei documenti stessi, il 3 aprile 2016. Nel suo sito la ICIJ ha inoltre segnalato che agli inizi di maggio pubblicherà la lista completa delle compagnie e delle persone coinvolte.

DA :

https://it.wikipedia.org/wiki/Panama_Papers

 

 

Panama papers. Gli affari segreti del potere

di Bastian Obermayer, Frederik Obermaier , e al. 

RIZZOLI 2016

 

 

 

La ricchezza nascosta delle nazioni. Indagine sui paradisi fiscali Copertina flessibile – 16 febbraio 2017

di Gabriel Zucman (Autore), Thomas Piketty (Prefazione), Silvia Manzio (Traduttore)

NEL LINK IL FATTO QUOTIDIANO, LISTA DI ARTICOLI DEL GIORNALE SUI PANAMA PAPERS:

https://www.ilfattoquotidiano.it/tag/panama-papers/

 

 

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1 risposta a +++ FULVIO SCAGLIONE, ZELENS’KYJ E IL PESO DEGLI OLIGARCHI — LIMESONLINE DEL 4 MARZO 2022 / LA RUSSIA CAMBIA IL MONDO, n. 2 2022 -pp.

  1. ueue scrive:

    Grazie per questo articolo così approfondito.

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