Holy Mother
Eric Clapton
Santa Madre, dove sei?
Holy Mother, where are you?
Stasera mi sento spezzato in due.
Tonight I feel broken in two.
Ho visto le stelle cadere dal cielo.
I’ve seen the stars fall from the sky.
Santa madre, non riesco a smettere di piangere.
Holy mother, can’t keep from crying.
Oh ho bisogno del tuo aiuto questa volta,
Oh I need your help this time,
Fammi passare questa notte solitaria.
Get me through this lonely night.
Dimmi per favore in che modo girare
Tell me please which way to turn
Per ritrovarmi.
To find myself again.
Santa Madre, ascolta la mia preghiera,
Holy mother, hear my prayer,
In qualche modo so che sei ancora lì.
Somehow I know you’re still there.
Mandami per favore un po ‘di tranquillità;
Send me please some peace of mind;
Porta via questo dolore.
Take away this pain.
Non posso aspettare, non posso aspettare, non posso più aspettare.
I can’t wait, I can’t wait, I can’t wait any longer.
Non posso aspettare, non posso aspettare, non posso aspettare per te.
I can’t wait, I can’t wait, I can’t wait for you.
Santa madre, ascolta il mio pianto,
Holy mother, hear my cry,
Ho maledetto il tuo nome mille volte.
I’ve cursed your name a thousand times.
Ho sentito la rabbia attraversare la mia anima;
I’ve felt the anger running through my soul;
Tutto ciò di cui ho bisogno è una mano da tenere.
All I need is a hand to hold.
Oh sento che la fine è arrivata
Oh I feel the end has come,
Le gambe non correranno più.
No longer my legs will run.
Sai che preferirei essere
You know I would rather be
Tra le tue braccia stanotte.
In your arms tonight.
Quando le mie mani non giocano più,
When my hands no longer play,
La mia voce è ferma, svanisco.
My voice is still, I fade away.
Santa madre, allora lo sarò
Holy mother, then I’ll be
Sdraiato, sicuro tra le tue braccia.
Lying in, safe within your arms.
Fonte: LyricFind
Compositori: Stephen Bishop / Eric Clapton
COMMENTO ALLA PREGHIERA:
https://www.romasette.it/archivio/holy-mother-la-preghiera-di-eric-clapton/
«Santa Madre, dove sei, stanotte mi sento spezzato in due; vedo le stelle cadere dal cielo, e non riesco a trattenere le lacrime». Era il 1986 ed Eric Clapton (insieme a Stephen Bishop) scriveva e incideva questa preghiera-canzone, Holy Mother, una delle più significative della sua lunga carriera, una delle più toccanti per storia, produzione artistica, melodia ed armonia.
Pochi mesi prima della sua incisione in August (disco che contiene anche buoni pezzi come Bad influence and Tearing us apart), si toglieva la vita a 43 anni Richard Manuel, tastierista e membro storico di The Band, il gruppo guidato da Robbie Robertson che a lungo tempo era stato a fianco di Bob Dylan e che aveva inciso alcune delle più importanti canzoni dell’intera storia del rock (The Weight, The Night They Throw Old Dixie Down, It Makes No Difference): Holy Mother è dedicata a lui.
È una canzone di sofferenza indifesa, di completa povertà, di assoluta incomprensione di fronte a certi inspiegabili fatti della vita. Clapton non è nuovo alle canzoni di forte religiosità, come mostra in Presence of The Lord e Hold me Lord, ma in Holy Mother raggiunge uno dei suo livelli più alti e belli, perché intensità e partecipazione hanno la dimensione del raccoglimento, visto che parole e musica sgorgano di fronte ad un amico grandissimo musicista che muore.
Da dove viene questa preghiera? Dal cuore, dalla vita e dall’antica educazione. In un’intervista Clapton mi confessò: «È mia nonna che mi ha insegnato a pregare con le preghiere di una volta. Ed ogni tanto mi ritornano alla bocca, soprattutto nei momenti più difficili». Questa canzone appartiene a quella stessa radice di famiglia e tradizione, quasi a dimostrare che certi semi prima o poi saltano fuori e generano in modo imprevedibile.
Cosi bella e cosi poderosa nella sua semplicità, Holy Mother è anche una delle più evidenti prove che la preghiera è una forma ben presente nel guazzabuglio artistico che chiamiamo “musica rock”. Altre canzoni come What do you want me to do di Mike Scott o Hallelujah di Leonard Cohen ne sono ulteriore riprova, e sarebbe strano il contrario, visto che la “mendicanza” è un atteggiamento radicalmente connesso all’essere umano che solo la mancanza di realismo di certe culture vorrebbe trasformare in “sovrastruttura culturale”.
Invece è sempre interessante (e forse anche commovente) notare come la preghiera salti fuori nel rock (come nella vita) in momenti inattesi, definitivi, strani e imprevedibili. Sono quelle cose che accadono e che nel rock non hanno spiegazione immediata, ma parlano un linguaggio preciso e conducono fino in fondo all’uomo, fino al fondo dell’uomo e di ciò che cerca, soprattutto quando non ha scuse o altri appigli.
Come quella sera del 20 aprile 1992, quando David Bowie – al termine della sua esibizione durante il concerto di tributo a Freddy Mercury, scomparso per Aids pochi mesi prima – si inginocchiò davanti a un miliardo di persone in diretta televisiva e disse: «Non abbiamo modo migliore per ricordare Freddy e tutti i nostri amici morti come lui, che recitare tutti insieme il Padre Nostro». In molte parti del mondo, ne sono certo, qualcuno ascoltò questa preghiera per la prima volta.