OPEN.ONLINE DEL 29 SETTEMBRE 2022 – 14.27
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Elezioni in Brasile, Bolsonaro sprofonda nei sondaggi e denuncia già brogli elettorali
Alle elezioni di domenica, il suo rivale (ed ex presidente) Lula è il grande favorito e potrebbe vincere già al primo turno
A tre giorni dalle elezioni in Brasile, che si terranno domenica 2 ottobre, il presidente Jair Bolsonaro torna a denunciare il rischio di brogli. In una nota diffusa dal suo partito, e riportata dal New York Times, viene avanzato il sospetto che i dipendenti del governo «hanno l’assoluto potere di manipolare i risultati delle elezioni senza lasciare nessuna traccia».
Bolsonaro non è nuovo a dichiarazioni di questo genere. La scorsa settimana, aveva espresso dubbi sull’affidabilità delle urne elettroniche e aveva affermato di essere vittima di persecuzione da parte del Tribunale superiore elettorale.
Bolsonaro, però, non ha mai portato nessuna prova a sostegno delle sue tesi. E, secondo diversi osservatori e testate internazionali, starebbe cercando di invalidare l’esito del voto – o perlomeno renderlo dubbio – nel tentativo di rimanere al potere. Sulla questione si è espresso direttamente il Tribunale superiore elettorale (Tse), massimo organo che sorveglia sulle votazioni, che ha giudicato la nota diffusa dal partito di Bolsonaro come «falsa, fraudolenta e volta a interrompere le elezioni».
I sondaggi
Alle elezioni di questa domenica, il leader del Partito Liberale dovrà vedersela con un altro peso massimo della politica brasiliana: Luiz Inácio Lula da Silva, popolarissimo ex presidente di sinistra. Secondo l’ultimo sondaggio Exame/Ideia, Lula sarebbe in netto vantaggio su Bolsonaro e sugli altri candidati. L’attuale presidente, infatti, è dato intorno al 37%, mentre il suo sfidante al 47%.
A seguire, gli altri due candidati minori: Ciro Gomes (Pdt) con il 6% e Simone Tebet (Mdb) con il 5%. Un distacco netto, che – qualora dovesse ampliarsi – potrebbe regalare la presidenza a Lula già al primo turno. In caso contrario, i due candidati con più voti si sfideranno al ballottaggio del 30 ottobre.
Gli osservatori internazionali
Nel corso degli ultimi mesi di campagna elettorale, gli episodi di violenza sono stati all’ordine del giorno. Al punto che la Corte suprema brasiliana ha approvato la restrizione della vendita di armi da fuoco per prevenire «il rischio di violenza politica». Intanto, nei giorni scorsi, è stata aperta agli osservatori la «stanza segreta» dello spoglio elettorale. Un segnale per rasserenare gli animi in vista dell’appuntamento con le urne, in particolare in seguito ai sospetti avanzati da Bolsonaro sulla trasparenza delle procedure. La scorsa settimana, il presidente brasiliano ha accolto anche Rubén Ramírez Lezcano, capo di una delegazione dell’Organizzazione degli stati americani (Oas), composta da esperti di 17 Paesi, che seguirà le elezioni del 2 ottobre in Brasile. Si tratta della terza volta che l’Oas decide di inviare un gruppo di osservatori per vigilare sulle elezioni. A loro si aggiungeranno poi altri enti non governativi di Ue, Stati Uniti e America Latina, chiamati dal Tribunale superiore elettorale per certificare la regolarità del voto. Un processo che Bolsonaro ha definito più volte «di parte».
L’appello di Human Rights Watch
L’escalation dei toni e degli episodi di violenza ha provocato la reazione anche dell’organizzazione umanitaria Human Rights Watch, che ha fatto un appello affinché le autorità brasiliane garantiscano «il diritto di voto liberamente e in sicurezza». L’organizzazione sottolinea come «violenza politica, intimidazioni di giornalisti e tentativi di minare la fiducia nel sistema elettorale sono aumentati nel periodo che ha preceduto le elezioni». Questo, spiega Juanita Goebertus di Human Rights Watch, ha fatto sì «che molti brasiliani avessero paura di esprimere opinioni e di esercitare i propri diritti per quanto riguarda la politica».
Quasi il 70% dei brasiliani, intervistati dall’Osservatorio sulla violenza politica ed elettorale dell’Università di Rio de Janeiro, ha affermato di temere violenze a causa delle proprie opinioni politiche.
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