vedi post sg. — FERRUCCIO PINOTTI, L’appoggio degli inglesi a Mussolini nella carte dei Servizi britannici –CORRIERE 28 OTTOBRE 2022

 

CORRIERE 28 OTTOBRE 2022

https://www.corriere.it/cronache/22_ottobre_28/appoggio-inglesi-mussolini-carte-servizi-britannici-7fa459c6-5608-11ed-be15-822086495e48.shtml

 

L’appoggio degli inglesi a Mussolini nella carte dei Servizi britannici

 

 

di Ferruccio Pinotti

 

I documenti desecretati dai National Archives di Kew Gardens (Londra) e quelli del fondo privato della superspia sir Samuel Hoare, capo del Directorate of Military Intelligence in Italia, indicano il sostegno all’avvento del Duce

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L’ascesa di Mussolini, la marcia su Roma e la sua successiva affermazione sono stati appoggiati, quanto meno sino allo scoppio della seconda guerra mondiale, dagli inglesi. È quanto merge dai documenti riservati dei National Archives di Kew Gardens, Londra; e dalle carte conservate dall’università di Cambridge nella biblioteca che custodisce il fondo archivistico privato di sir Samuel Hoare, altissimo funzionario dei servizi militari inglesi (capo del Directorate of Military Intelligence (Dmi) nel nostro Paese), di fede politica conservatrice. Un super «agente segreto» che nel 1917 venne inviato a Roma, dopo una missione nella Russia zarista agitata dai rivoluzionari. Sulla base dell’esperienza acquisita, sir Hoare venne incaricato di fare il possibile affinché l’Italia — vacillante dopo Caporetto — non finisse nel caos sociopolitico e non firmasse una pace separata con Berlino e Vienna, abbandonando la Triplice Intesa franco-britannica e scoprendo il fianco della Francia meridionale alle armate austro-tedesche.

 

Le paure di Londra

 

Per Londra, il timore si estendeva agli interessi nell’intero Mediterraneo e al futuro come potenza coloniale, prevedibilmente destabilizzati se il bel Paese si fosse sottratto al conflitto. La guerra avrebbe preso una piega negativa, c’era poco da pensare diversamente. Il compito di sir Hoare era talmente delicato che poté godere di budget illimitati. Agì stabilendo innanzitutto una salda centrale operativa a Roma, in via delle Quattro Fontane, dove organizzò la Special Intelligence Section e da dove controllava una rete di agenti in tutto il Paese. Hoare attivò apparati di propaganda occulta britannica con base negli antichi palazzi del nobilato romano nell’area tra il Campidoglio e il Ghetto, i quartieri Regola, Parione, Pigna.

Si trattava, in specie, della famiglia anglofila dei Caetani e suoi aventi causa, ben introdotta in Vaticano. Il casato, che vantava nel proprio passato papa Bonifacio VIII, aveva dalla sua anche il sostegno offerto apertamente alla causa unitaria risorgimentale. Dialogava con la Chiesa e con la Corona. Come linea d’azione, l’agente di Londra puntò a disarticolare il partito filo tedesco (maggioritario nella classe dirigente italiana prima del passaggio dalla Triplice Alleanza all’Entente Cordiale, alla vigilia del conflitto).

Individuò, inoltre, come strumento per la propria causa un inedito movimento ipernazionalista e antisovversivo: i neonati Fasci di combattimento, animati da un ex socialista romagnolo di Predappio, capace e carismatico, bravo giornalista e reduce di guerra. Di lì nacque una simpatia – quella degli inglesi per Mussolini – destinata a durare a lungo.

L’appoggio al nascente Duce

 

Le carte che emergono ora dagli archivi dei Servizi inglesi – contenute nel volume Nero di Londra – Da Caporetto alla Marcia su Roma: come l’intelligence militare britannica creò il fascista Mussolini” (256 pagine, Chiarelettere) di Giovanni Fasanella (già a L’Unità e Panorama) e di Mario José Cereghino (saggista ed esperto di archivi anglosassoni- parlano di vera e propria «invenzione» del fascista Benito Mussolini e di spinta occulta alla sua ascesa al potere.

L’appoggio di un apparato d’intelligence britannico “al nascente Duce” e al fascismo è sempre stato intrigante per gli appassionati ma imbarazzante per la Gran Bretagna, visto il ruolo d’incubatore del partito e di uomo della dittatura svolto dai futuri nemici dell’alleato Hitler nell’Asse e colonna delle democrazie a metà Novecento.

Il commento, laconico e tagliente, lanciato su Twitter dal corrispondente del Times di Londra, Tom Kingtonall’uscita di queste carte non ha bisogno i traduzione: «We already knew Mussolini was on the payroll of British Intelligence in 1917. Now a new book provides evidence the UK actively backed his 1922 march on Rome and seizure of power».

 

L’interpretazione delle carte

 

La lettura delle carte inglesi dei Servizi (diverso il giudizio sull’archivio di Sir Samuel Hoare) è però più sfumata: i dispacci inviati da chi all’epoca relazionava ai vertici dell’intelligence inglese mostrano un grande interesse per l’evolversi della situazione italiana e una sostanziale «neutralità» nei confronti di Mussolini, visto senza astio ma nemmeno con un appoggio aperto. Le relazioni inviate a Londra si attengono ai fatti, non si spingono a suggerire operazioni per ostacolarlo. In qualche passaggio traspaiono certamente elementi di sottovalutazione dei manipoli di fascisti armati diretti a Roma e poi – dopo il passaggio senza scontri a Porta Pia – insediatisi per acclamare Mussolini alla guida del governo. Ma non vi sono tracce di «acclamazione». Dopo la marcia del 1922, Sir Ronald Graham (ambasciatore inglese in Italia, ndr) incontrò Mussolini e inviò a Londra un’ottimistica relazione sulla “disciplina” del duce.

Risulta quindi evidente, alle carte, quella politica di appeasement che durerà sino allo scoppio della guerra. Il 20 gennaio del 1927, durante un discorso tenuto di fronte alla stampa italiana a Roma, Churchill, presente Mussolini, dichiarò: «Non posso fare a meno di essere affascinato, come è accaduto a tanta altra gente, dalle semplici e naturali maniere di Mussolini». E aggiunse: «Se fossi un italiano, sono sicuro che sarei stato con voi (Mussolini) con tutto il mio cuore, dall’inizio alla fine della trionfante lotta contro gli appetiti bestiali e le passioni del leninismo».

 

La borsa di Matteotti

 

Il libro calca molto sull’acceleratore, con titoli come: “Soldi inglesi al Fascio e a Mussolini: ‘Pompare questa gente’”; “Nitti e gli anarchici”; “Il doppio colpo di stato, prima Nitti poi Mussolini”; “Dove sono i documenti di Matteotti?”.

Mario Josè Cereghino afferma che la carriera del Duce tra il 1917 e il 1922 «non avrebbe preso la strada che conosciamo senza l’influenza del partito conservatore britannico».

Interessante la parte relativa alla scomparsa della borsa di Giacomo Matteotti: conteneva documenti ancora irreperibili, a 100 anni da un delitto politico tra i più efferati.

«È innegabile che quelle carte siano ancora custodite negli archivi segreti della Naval Intelligence Division di Londra e in quelli del Federal Bureau of Investigation e del Dipartimento di Stato a Washington – affermano i due autori – La loro scomparsa in seguito al sequestro Matteotti consente a Mussolini di costruire il suo regime ventennale e ai conservatori inglesi di occultare le loro responsabilità».

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1 risposta a vedi post sg. — FERRUCCIO PINOTTI, L’appoggio degli inglesi a Mussolini nella carte dei Servizi britannici –CORRIERE 28 OTTOBRE 2022

  1. DONATELLA scrive:

    Avevo letto, non so più dove, che Matteotti fu ucciso soprattutto perché aveva delle testimonianze dell’aiuto inglese a Mussolini.

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