+++ NICOLA GUERRA, Univ. di Turku, Finlandia- Il mito delle Waffen-SS non tramonta a Ovest

 

 

LIMES ONLINE DEL 23 AGOSTO 2022 

https://www.limesonline.com/il-mito-delle-waffen-ss-non-tramonta-a-ovest/128954

 

Il mito delle Waffen-SS non tramonta a Ovest

 

Germany/Palestine/Israel: Haj Amin al-Husseini, the Grand Mufti of Jerusalem, inspecting Bosnian volunteers of the Waffen SS while giving the Nazi salute, 1941. Photo by Mielke (CC BY-SA 3.0 License). (Photo by: Pictures from History/Universal Images Group via Getty Images)

Il gran mufti di Gerusalemme Haj Amin al-Husseini ispeziona i volontari bosniaci delle Waffen SS con saluto nazista, 1941 (Foto di Mielke, History/Universal Images Group via Getty Images)

 

Con angolazioni contrapposte la galassia nazifascista europea guarda alle truppe d’élite volute da Himmler. Il battaglione Azov e la deslavizzazione dell’Ucraina. I casi italiano e tedesco. Il possibile utilizzo nel confronto Oriente-Occidente.

 

di Nicola Guerra

 

Dalla fine della seconda guerra mondiale il mito delle Waffen-SS riscuote un’elevata fortuna editoriale con narrazioni e ricostruzioni alquanto poliedriche e talvolta contrastanti. Generalmente descritte come l’élite combattente del Terzo Reich, le truppe ebbero in realtà una storia complessa e piuttosto travagliata.


Le Waffen-SS nascono per volere di Himmler, secondo il quale per completare la rivoluzione nazionalsocialista sarebbe stato necessario sostituire le Forze armate convenzionali con un ordine militare rivoluzionario superiore, ideologicamente preparato e costruito attorno alla figura del soldato politico¹. Idea che viene fortemente ostracizzata dalla Wehrmacht e non gode dell’appoggio di Hitler, tanto che le Waffen-SS vengono inizialmente equipaggiate con materiale di scarto. È grazie alla tenacia di Himmler che, con l’aiuto di Albert Speer², si realizza un intenso sviluppo della tecnologia militare di questa forza armata e si avviano massicce campagne di arruolamento che prevedono il reclutamento di volontari stranieri, inizialmente senza il permesso di Hitler³.


Gli effettivi delle Waffen-SS, stimati in circa 900 mila uomini, incorporano numerosi volontari cosacchi, musulmani di Bosnia ed Erzegovina, slavi, indiani, caucasici, asiatici, con un amalgama che giungerà a comprendere ben trentasette nazionalità diverse. Hitler, nonostante i successi sul campo di battaglia, si lamenterà più volte del fatto che armi ed equipaggiamento militare sono destinati a unità straniere, quelle delle Waffen-SS, a discapito di unità germaniche⁴. è il riflesso delle mai sopite tensioni che attraversano l’ideologia e l’esperienza nazionalsocialista, che al suo interno vede convivere e scontrarsi il pangermanismo hitleriano e la concezione imperiale himmleriana, nazione verso impero. Del resto, è proprio la particolarità dello sviluppo e della composizione di queste truppe a determinare ancora oggi contrastanti mitizzazioni.


Nel quadro del conflitto russo-ucraino, che ha visto numerosi politologi fornire interpretazioni sulla missione di «denazificazione» dell’Ucraina rivendicata da Mosca, è importante considerare le diverse mitizzazioni ideologiche che caratterizzano gli ambienti dell’estrema destra, del neofascismo e del neonazismo europei. Un’area politica che vede alcuni militanti impegnati come foreign fighters negli opposti schieramenti. Sono due, e assai differenti tra loro, i meccanismi principali di costruzione del mito delle Waffen-SS che si determinano in queste aree del radicalismo politico e si traducono in diverso orientamento ideologico e geopolitico.


Da una parte l’area numericamente più cospicua dei movimenti di estrema destra europei che attuano un processo di mitizzazione delle Waffen-SS presentandole come eccellenza militare del Terzo Reich e quindi di un «arianesimo in armi» che si oppone alle «orde barbariche orientali del bolscevismo». Dall’altra una mitizzazione propria di un universo assai composito di movimenti che spaziano dai neofascisti non suprematisti, irrisi dall’estrema destra come «terzomondisti», ai gruppi nazionalbolscevichi e agli eurasisti, che mitizzano invece le Waffen-SS come esercito composto da molteplici lingue, etnie e credo religiosi e quindi incarnazione di un pan-nazionalsocialismo e di un europeismo, se non anche eurasismo, a forti tinte anti-americane.


Dal 2014 la guerra in Ucraina ha portato alla ribalta il battaglione Azov che per ideologia e simbologia si rifà proprio al mito delle Waffen-SS⁵, secondo l’interpretazione che tipizza l’estrema destra. Un mito dai marcati tratti filo-occidentali, dove per Occidente si intente il blocco euroamericano, e quindi filo-americani. Il mito proprio del battaglione Azov è incentrato sull’esasperazione del concetto di «crociata contro il bolscevismo» attribuibile alle Waffen-SS e viene declinato nel presente come crociata contro i popoli asiatici, ritenuti barbarici in base a visioni di suprematismo occidentale, e contro il «neosovietismo» attribuito alla Federazione Russa. È un processo di mitizzazione frutto del percorso di deslavizzazione della cultura ucraina e di riscrittura della storia nazionale a favore della creazione del mito occidentale, se non addirittura nordico, che si traduce in un ipernazionalismo ostile all’identità russa presente in vaste zone del paese.

 


Ukrainian veterans of the 'Azov' volunteer battalion attend a rally dedicated to the Volunteer Day in honor of volonteer fighters who joined Ukrainian Army at a war conflict at eastern the country regions, in downtown of Kyiv, Ukraine, on 14 March, 2020. Several thousands Ukrainians including servicemen, volunteers and their supporters marched in central of Ukrainian capital despite the ban on holding mass events because of the COVID-19 coronavirus. On 11 March 2020 the Ukrainian Government has approved measures in the face of a threat of coronavirus infection outbreak in Ukraine and to prevent the spread of COVID-19 coronavirus. The quarantine in educational institutions for a period of three weeks introduced in Ukraine from March 12, and to impose restrictions on conducting mass events in which 200 or more people are planned to participate. (Photo by STR/NurPhoto via Getty Images)

Veterani del battaglione Azov manifestano a Kiev, 14 marzo 2020 (Foto di STR/NurPhoto via Getty Images)


 

Da ciò il ricorso alla simbologia runica delle Waffen-SS, la rivendicazione di superiorità non solo culturale ma persino etnica e la convinzione di adempiere una missione superiore di purificazione della nazione, da perseguire con ogni mezzo. Un processo che, ridisegnando l’identità nazionale, porta alla mobilitazione di gruppi combattenti che assumono funzione di barriera geopolitica armata all’influenza russa e di repressione dell’anima russofona presente nel paese⁶. Alcune di queste dinamiche sono osservabili anche negli interventi online dei militanti e dei maîtres à penser del principale movimento della destra radicale italiana, CasaPound Italia (Cpi), che esprimendo solidarietà al battaglione Azov, e secondo alcuni report avendo rapporti di collaborazione con esso⁷, definiscono gli odierni russi come «sovietici» o «neosovietici» e dipingono un imperialismo russo che minaccia l’Europa, dalla quale Mosca sarebbe esclusa, concepita come Occidente euro-americano.


La pubblicazione quest’anno di un testo autobiografico e apologetico di un membro del battaglione Azov, dal titolo indicativo Valhalla Express, vede tra i curatori Domenico Di Tullio, figura storica di Cpi. A ben guardare sono dinamiche non nuove all’interno del radicalismo politico italiano di estrema destra che, se si esclude l’esperienza di movimenti come Giovane Europa e l’Organizzazione lotta di popolo (Olp), già dai cosiddetti anni di piombo aveva visto i gruppi come Ordine nuovo (On) e Avanguardia nazionale (An) scegliere il golpismo filo-occidentale in Grecia come in Cile, e quindi schierarsi con la Nato e gli Stati Uniti come barriera contro il comunismo⁸.

Volendo rintracciare le origini di questa lettura parziale e distorsiva dell’esperienza delle Waffen-SS, che assume funzionalità in senso filo-occidentale nello scacchiere culturale e geopolitico europeo, è utile tenere presente che l’unico studio interamente dedicato al fenomeno dei volontari europei è stato per lunghi anni il lavoro apologetico di Felix Steiner del 1958, nel quale l’ex Waffen-SS enfatizzava il ruolo di queste truppe come esercito antibolscevico europeo precursore della Nato⁹.


Il secondo processo di mitizzazione delle Waffen-SS al quale si assiste, e che caratterizza gruppi abbastanza eterogenei generalmente definiti dai media come rossobruni, può essere invece definito di matrice europeista ed eurasista. Una mitizzazione che, emersa con chiarezza a seguito del conflitto russo-ucraino, appare al momento numericamente minoritaria e riconducibile a gruppi di carattere metapolitico come i neofascisti non suprematisti, i nazionalbolscevichi e gli eurasisti. Questo processo di mitizzazione, che risulta più coerente con le dinamiche storiche che videro effettivamente le Waffen-SS fronteggiare sia l’esercito sovietico (che oggi non è più tale) sia quello americano, è anche storiograficamente più allineato ai desiderata del loro fondatore, che le concepiva come insieme di soldati politici al servizio di una Nuova Europa unificata che cancellasse tutte le malattie dei passati nazionalismi¹⁰ e di un impero europeo dall’Atlantico agli Urali ispirato dalle teorie geopolitiche di Karl Haushofer¹¹.

Visione questa che nel secondo dopoguerra influenzerà anche il pensiero di Jean Thiriart, improntato a un nazionalbolscevismo europeo contro l’occupante americano, la cui organizzazione Giovane Europa sarà presente anche in Italia.

Questa seconda mitizzazione delle Waffen-SS è ispirata, al contrario della precedente, da una forte opposizione al concetto di Occidente e agli Stati Uniti e perpetra il sogno di un’Eurasia unita da Lisbona a Vladivostokdella quale la Russia, oggi non più sovietica, è parte integrante.


Le implicazioni di questi due opposti miti delle Waffen-SS hanno una certa valenza non solo culturale e politica ma anche geopolitica. Prendendo infatti in considerazione Lettonia, Lituania ed Estonia, è possibile osservare come dopo il collasso dell’Unione Sovietica e l’ottenimento della sovranità nazionale il mito delle Waffen-SS sia stato incentivato e adoperato come fattore storico-culturale che portasse un contributo alla creazione dell’identità nazionale, alla distinzione dal nemico russo e alla creazione di un ipernazionalismo a tratti etnico.


Il 16 marzo in Lettonia viene celebrato il «giorno del ricordo dei legionari», che commemora i volontari lettoni nelle Waffen-SS. Riconosciuto ufficialmente dal parlamento come festività nazionale dal 1998 al 2000, viene oggi osservato in modo non ufficiale a seguito delle accuse russe di glorificazione del nazismo¹². Sempre in Lettonia un’interrogazione al Parlamento europeo del 2006 segnalava l’erezione di monumenti dedicati ai volontari nelle Waffen-SS¹³.

Anche in Estonia i media internazionali danno notizia di manifestazioni pubbliche per celebrare i volontari nazionali nelle Waffen-SS e nel luglio del 2013 una manifestazione ha ricevuto le congratulazioni di Urmas Reinsalu, ministro della Difesa¹⁴.

Il mito delle Waffen-SS nell’area baltica non rimane circoscritto all’estrema destra e, permeando la società a livello di costruzione identitaria, contribuisce alla riscrittura della storia nazionale indirizzando la politica attuale¹⁵.

 


La mitizzazione baltica delle Waffen-SS è di tipo filo-occidentale e contribuisce indubbiamente all’adesione nel 2004 di questi paesi alla Nato, vissuta come erede delle Waffen-SS contro la Russia. Poco importa che a livello storico numerosi fossero i russi che sotto la guida del generale Vlasov combatterono nell’Esercito russo di liberazione (Roa) e numerosi i nazionalisti russi che si aggregarono alle Waffen-SS¹⁶.

L’odierno mito baltico si attiva in funzione filo-occidentale, filo-americana e antirussa attraverso un anticomunismo in assenza di comunismo e, soprattutto, in base a un suprematismo occidentale nei confronti dei paesi ritenuti asiatici.

Un meccanismo che si verifica anche in Ucraina, dove il mito della 14ª Waffen-Grenadier-Division der SS «Galizien» ha contribuito non solo alla fondazione di battaglioni neonazisti come Azov e Tornado, che dispregiativamente gli eurasisti definiscono «NaziNato» o «fascionato», ma anche all’ipernazionalismo antirusso e al desiderio di sentirsi e fare parte dell’Occidente e della Nato.

 


Carta di Laura Canali - 2022

Carta di Laura Canali – 2022


 

È importante notare come anche in Finlandia, prossima candidata all’ingresso nell’Alleanza Atlantica, sia presente un certo mito del soldato delle Waffen-SS concepito come combattente contro il bolscevico, il russo e il pericolo imperituro che viene da Mosca.

 

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Lauri Allan Törni (Viipuri28 maggio1919 – distretto di Phước Sơn18 ottobre1965) è stato un militarefinlandese, conosciuto negli Stati Uniti come Larry Thorne, che ha combattuto per tre diverse nazioni: FinlandiaGermania nazista e Stati Uniti.
( https://it.wikipedia.org/wiki/Lauri_T%C3%B6rni )

 

Assai popolare è la figura di Lauri Törni, soldato finlandese decorato in tre diversi eserciti: quello nazionale, le Waffen-SS e l’esercito americano con il quale trovò la morte durante una missione nel Quang Nam vietnamita¹⁷. Si assiste anche in questo caso a un mito delle Waffen-SS prettamente occidentale, filo-americano e antirusso.


Ma se la diffusione del mito delle Waffen-SS, declinato in antirussismo e filo-occidentalismo, ha certamente giocato un ruolo di stimolo nella costruzione degli ipernazionalismi ucraino e baltico, essa ha rivestito e riveste anche un ruolo geopolitico.

Esaminando la carta geografica dell’Europa si può osservare che le nazioni in cui tale tipologia di mito è prevalsa, a seguito di un’alacre diffusione seguita alla disgregazione dell’Unione Sovietica, sono entrate a far parte della Nato o si sono candidate a farlo e, tracciando una linea lungo la direttrice Nord-Sud, nel loro insieme contribuiscono a costituire quello che può essere definito un contemporaneo Intermarium ( 1. NOTA AL FONDO ).

La sua funzione appare in tutta evidenza antirussa e destinata a frapporre una barriera fisica, culturale, militare e geopolitica al dialogo tra Berlino e Mosca.

L’ingresso della Finlandia nella Nato, con la rinuncia di questa alla sua tradizione politica di non ostilità, completerebbe tale barriera di interposizione e garantirebbe

alla Nato di avvicinarsi alla base navale russa di Murmansk, strategica per il controllo delle rotte artiche, all’oblast’ di Arcangelo e al cosmodromo di Pleseck e al Golfo di Finlandia, con la possibilità di esercitare un più stringente controllo sul Mar Baltico.

 


Carta di Laura Canali - 2022

Carta di Laura Canali – 2022


 

Dato che il mito occidentalista delle Waffen-SS ha giocato e gioca un importante ruolo culturale e geopolitico, è necessario comprendere meglio le implicazioni della contrapposizione tra i due differenti miti citati. Prendendo a riferimento il caso italiano, dove l’estrema destra ha una lunga tradizione, è stato possibile esaminare le diverse conseguenze delle due differenti mitizzazioni. Per quanto concerne CasaPound Italia, analizzando gli articoli pubblicati sulla rivista Il Primato Nazionale e i post pubblicati su Facebook da militanti e dirigenti, emerge come rispetto al conflitto in corso il movimento ritenga «assolutamente impossibile stare con Putin»¹⁸ e dipinga uno scenario geopolitico ancora congelato a Jalta. Il conflitto russo-ucraino viene commentato come se non fosse mai caduto il Muro di Berlino, l’Unione Sovietica non si fosse dissolta e vi fossero due sole superpotenze che si contendono il mondo¹⁹, negando che

sia in atto uno scontro che comporta il passaggio dall’unipolarismo al multipolarismo²⁰.

 


La prospettiva di Cpi, rispetto all’analisi generalmente accettata di un nascente «ordine mondiale alternativo», resta ancorata a visioni tipiche della guerra fredda. Proprio da queste posizioni il movimento sostiene che «il teorema eurasista non sta in piedi»²¹ e nei post online attacca l’eurasista russo Aleksandr Dugin con queste parole: «L’idea che questa sia una guerra contro il “grande reset” meriterebbe una risposta particolarmente in linea con le migliori tradizioni russe in fatto di gestione del dibattito, la camicia di forza». I militanti del movimento postano interventi su Facebook nei quali il battaglione Azov è paragonato ai trecento spartani delle Termopili o alla strenua difesa da parte delle Waffen-SS della Berlino assediata dai sovietici. Alcuni maîtres à penser del movimento, nelle loro analisi e narrazione del conflitto, definiscono i russi ricorrendo ad aggettivi come «sovietici» o «neosovietici» e si spingono a ironizzare con toni suprematisti sulle truppe «di provenienza asiatica» o di religione islamica della Russia. Il mito della crociata contro il bolscevismo delle Waffen-SS assume nuovamente carattere mobilitante a favore dell’Occidente e, sebbene con alcuni distinguo tattici atti a stemperare le tensioni interne, della Nato nello scontro con la Russia. Coloro che non aderiscono a questa ricostruzione, principalmente eurasisti e nazionalbolscevichi, sono apostrofati come «prigionieri della narrazione comunista».


Dall’altro versante, assai eterogeneo, appare invece un’adesione non priva di distinguo all’operato russo, visto come difesa legittima dall’espansionismo della Nato e opportunità funzionale a rompere «il giogo americano sull’Europa». Viene reclamata a gran voce l’uscita dall’Alleanza Atlantica e si anima il sogno di un blocco europeo ed eurasiatico che con un proprio esercito sia capace di inserirsi nel nuovo mondo multipolare come avversario degli Stati Uniti. Si tratta di una posizione che concepisce le Waffen-SS come esercito composto dai migliori soldati dei popoli eurasiatici e animate dalla lotta contro il capitalismo e gli Stati Uniti.


Queste dinamiche di diversa mitizzazione in corso nei movimenti del radicalismo politico di estrema destra e neofascista d’Europa sembrano essere pressoché inconciliabili: da una parte con l’Occidente e la Nato, dall’altra con la Russia e il sogno eurasiatico. La polarizzazione avvenuta in questi ambienti del radicalismo politico potrebbe anticipare un dualismo ideologico Occidente-Oriente suscettibile di investire altre aree del radicalismo politico, come quelle di sinistra e dei partiti populisti. Se in Italia le forze parlamentari si sono dimostrate estremamente fedeli all’Alleanza Atlantica, le recenti elezioni francesi hanno mostrato invece come dei tre principali partiti nazionali due fossero apertamente contrari alla Nato e uno scettico verso di essa, quello di Macron, che nel 2019 aveva definito l’Alleanza «in stato di morte cerebrale»²².


 

Trattando il tema del mito delle Waffen-SS e della sua influenza politica non è possibile trascurare la Germania. Nel 2018 uno scandalo travolge la Bundeswehr e i media riportano la presenza, documentata grazie alle intercettazioni del MAD (il servizio segreto militare tedesco), di circa cinquecento militari che pur avendo giurato fedeltà alla Bundesrepublik sono rimasti fedeli agli ideali del Terzo Reich²³.

Qualche mese prima era scoppiato il clamoroso caso del tenente Franco Albrecht.

se vuoi qui trovi altre notizie  :
https://www.agi.it/estero/news/2022-07-15/condannato-ex-soldato-             pianificava-attacco-neonazista-germani-17451165/

 

Aggregato nel 2009 all’Accademia militare francese di Saint Cyr dove si era diplomato con una tesi sulla «strategia di cambiamento politico e sovversione», il tenente si era spacciato per rifugiato siriano in un centro profughi dell’Assia. Viene accusato di collaborare ad azioni di false flag, gli attentati con falsa rivendicazione per far ricadere la responsabilità sui rifugiati pianificati da Maximilian T., di stanza nel suo stesso reparto a Strasburgo²⁴. I casi, che non appaiono isolati, risultano essere in crescita anche all’interno del Commando forze speciali (KSK) e una ricerca di Der Spiegel ne rileva quattrocento, tra incidenti a opera di militanti di estrema destra e attività antisemite, che vedrebbero il coinvolgimento di ufficiali di polizia²⁵.


Se in passato i media tedeschi avevano considerato l’estremismo di destra un fenomeno che caratterizzava soprattutto la ex DDR, le recenti indagini mostrano una capillare diffusione sul territorio nazionale. Secondo alcuni analisti si tratta di un fenomeno che potrebbe essere posto in correlazione con la crescita delpartito populista di destra Alternative für Deutschland (AfD), che conta molti elettori tra le forze dell’ordine e i militari, mentre altri fanno notare che al suo interno le frange estremiste sono minoritarie e che in Germania i nazisti veri non scelgono la militanza nei partiti²⁶.

 

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foto : Olaf Kosinsky – Opera propria

Alexander Gauland, (Chemnitz20 febbraio 1941) è un politico tedesco che ha ricoperto il ruolo di co-leader, assieme alla collega Alice Weidel, dell’Alternativa per la Germania (AfD) nel Bundestag da settembre 2017. Dirigente della CDU, alle elezioni statali del lander dell’Assia nel 1987, è diventato Segretario di Stato a capo della Cancelleria di Stato dell’Assia fino al 1991.  Co-fondatore del partito nel 2013, del partito è presidente dal 2017 al novembre 2019. È membro del Bundestag (MdB) dal settembre 2017 al settembre 2021.

 

 

AfD è generalmente considerato un partito pro russo come si evince dalla contrarietà alle attuali sanzioni contro Mosca e dalle precedenti prese di posizione. Nel 2019 il leader del partito Alexander Gauland aveva già espresso la sua opposizione a sanzionare la Russia e dichiarato al quotidiano Komsomol’skaja Pravda che la Germania non avrebbe dovuto essere coinvolta nella questione russo-ucraina sui territori contesi²⁷.


 

Il vice ammiraglio Kay-Achim Schönbach è ispettore della marina tedesca nel comando navale.
Il vice ammiraglio Kay-Achim Schönbach / foto : https://www.focus.de/

 

Un ulteriore scandalo che ha recentemente colpito l’esercito tedesco è quello del viceammiraglio Kay-Achim Schönbachpoi dimessosi con effetto immediato, che durante un convegno a Delhi ha affermato che l’Ucraina non riuscirà mai a recuperare la Crimea e che «va dato il rispetto che merita» al presidente russo Putin.

Se per l’Italia è storicamente assodato che sin dagli anni Settanta i più noti movimenti della destra radicale (An e On) avessero posizioni antisovietiche e guardassero con favore ai golpe militari a guida americana come quelli in Grecia e in Cile, la situazione tedesca era anche all’epoca ben più complessa. Ciò si evince, ad esempio, dal caso del gruppo neonazista tedesco Hoffmann, responsabile della strage all’Oktoberfest del 1980, che infiltrato sia da Stay Behind sia dalla Stasi aveva assunto posizioni filopalestinesi dopo una rocambolesca esperienza in Libano²⁸.

 


Carta di Laura Canali - 2022

Carta di Laura Canali – 2022


 

È pertanto difficile, rispetto alla situazione dei paesi baltici, dell’Ucraina e della Finlandia, dove è dominante la mitizzazione filo-Nato, asserire in quale direzione prevalente si possa attivare effettivamente il mito delle Waffen-SS nella destra radicale e nel neonazismo tedesco. Se il loro mito gioca e ha giocato un ruolo di attivazione e incremento degli ipernazionalisti baltico, ucraino e in parte finlandese, in funzione antirussa e atlantista, è difficile al momento definirne la traiettoria in Germania.


Il mito dell’élite militare del Terzo Reich, oltre che per il succitato fenomeno dei foreign fighters nei conflitti in corso e potenzialmente in quelli futuri, appare rilevante anche per una sua possibile e ulteriore attivazione politica e geopolitica. Qualora il nascente nuovo ordine mondiale multipolare si traducesse in una contrapposizione Ovest-Est, non è possibile escludere che le frange dell’estrema destra europea, cultrici di opposte mitizzazioni, possano essere attivate a diverso livello, sia di propaganda sia operativo, in uno scenario che ricorderebbe quello della guerra fredda. Permanendo i dubbi sull’orientamento che il mito delle Waffen-SS determina in Germania, la situazione di Italia, Finlandia, paesi baltici e Ucraina è chiaramente indirizzata a un radicale antirussismo e atlantismo.


 

La narrazione dei media italiani sul battaglione Azov. Dopo un’iniziale stigmatizzazione del suo indirizzo neonazista sembra anticipare un possibile scontro Occidente-Oriente, accusato di numerosi crimini di guerra in Donbas²⁹, il battaglione ucraino viene oggi presentato prevalentemente come difensore delle democrazie occidentali, con interviste chiarificatrici alle mogli dei miliziani³⁰.

pordenonelegge : Toni Capuozzofoto : https://www.pordenonelegge.it/

Antonio Capuozzo (Palmanova7 dicembre 1948), è un giornalistascrittoreblogger e conduttore televisivo italiano.

 

Un approccio propagandistico che ha spinto il cronista di guerra Toni Capuozzo a definire i membri di Azov come «nazisti pragmatici»³¹ e gli eurasisti a definizioni irridenti come «nazisti buoni» e «NaziNato».


È utile notare come uno scenario di forte contrapposizione Occidente-Oriente che si traduca in una nuova guerra fredda³² potrebbe innescare la riattivazione di esperienze e strutture come quelle di Stay Behind³³

( COME L’ORGANIZZAZIONE GLADIO: https://www.youtube.com/watch?v=lVqaYX8tA1E – 7 minuti ca//
G. Pellegrino, G. Fasanella, C. Sestieri, Segreto di Stato. La verità da Gladio al caso Moro, Torino 2000, Einaudi. )

 

In questo scenario e nel quadro di queste strutture, non è possibile non considerare che un certo interesse per i militanti animati dal mito occidentalista delle Waffen-SS e da forte antirussismo e sinofobia potrebbe rientrare nuovamente nella strategia operativa della Nato. Se molto ci si è interrogati sull’uso del lessema «denazificazione» adoperato da Putin durante il discorso che annunciava l’«operazione militare speciale» in Ucraina, non è da escludere, viste anche le numerose proteste formali presentate da Mosca contro la mitizzazione ufficiale avvenuta nei paesi baltici, che il leader russo facesse riferimento a un crescente uso culturale, militare e geopolitico in senso filoccidentale e pro Nato del mito delle truppe di élite nazionalsocialiste.


Carta di Laura Canali - 2021

Carta di Laura Canali – 2021


Note:

¹ N. Guerra, I volontari italiani nelle Waffen-SS. Pensiero politico, formazione culturale e motivazioni al volontariato, Chieti 2014, Solfanelli, p. 11.

² K.W. Estes, A European Anabasis – Western European Volunteers in the German Army ad SS, 1940-1945, Capitolo 4: «Transformation in 1943», New York 2003, Columbia University Press, p. 2.

³ M.P. Gingerich, «Waffen-SS recruitment in the “Germanic” Lands, 1940-41», Historian, n. 59, Estate 1997, pp. 815-830.

⁴ T. Ripley, The Waffen-SS at war. Hitler’s Praetorians 1925-1945, St. Paul 2004, Zenith Imprint, p. 90.

⁵ A. Umland, “Irregular Militias and Radical Nationalism in Post-Euromaydan Ukraine: The Prehistory and Emergence of the “Azov” Battalion in 2014», Terrorism and Political Violence, vol. 31, n. 1, 2019, pp. 105-131; T. Bezruk, A. Umland, V. Weichsel, «Der Fall “Azov”. Freiwilligenbataillone in der Ukraine», Osteuropa, vol. 65, n. 1-2, pp. 33-41; T. Saressalo, Aki-Mauri Huhtinen, «The Information Blitzkrieg. “Hybrid” Operations Azov Style», The Journal of Slavic Military Studies, vol. 31, n. 4, pp. 423-443.

⁶ Aa.Vv., Donbass. Una guerra nel cuore dell’Europa, Firenze 2017, Passaggio al Bosco; M. Dalla Mora, From the Euromaidan to the Hybrid War in the Donbass An Analysis of the Ukraine Crisis and the Determinants of Russian Foreign Policy, Saarbrücken 2019, AV Akademikerverlag.

⁷ «Casapound e i neonazisti ucraini del Battaglione Azov», Voxkomm, youtube.com; «La foto della bandiera di CasaPound nel campo di addestramento nazista di Carpatian Sich», Giornalettismo, 20/11/2017.

⁸ N. Guerra, «Il linguaggio politico di piazza della destra radicale e dei movimenti neofascisti negli anni di piombo», Mediterranean Language Review, n. 27, 2020, pp. 61-85; Id., «Il linguaggio degli opposti estremismi negli anni di piombo. Un’analisi comparativa del lessico nelle manifestazioni di piazza», Italian Studies, vol. 75, n. 4, 2020, pp. 470-486; Id., «Il linguaggio politico della sinistra e della destra extraparlamentari negli anni di piombo», Italian Studies, vol.76, n. 4, 2021, pp. 406-420.

⁹ F. Steiner, Die Freiwilligen. Idee und Opfergang, Göttingen 1958, Presse-Verlag.

¹⁰ K.W. Estes, A European Anabasis – Western European Volunteers in the German Army ad SS, 1940-1945, Introduction: «The Volunteer Phenomenon», New York 2003, Columbia University Press, 2003, p. 6.

¹¹ C. Bishop, SS Hitler’s foreign divisions. Foreign volunteers in the 338 Waffen-SS 1940-1945, London 2005, Amber Books, p. 11.

¹² E.-C. Pettai, V. Pettai, Transitional and Retrospective Justice in the Baltic States, Cambridge 2014, Cambridge University Press, p. 234.

¹³ Interrogazione orale H-0567/06, Parlamento europeo, 20/6/ 2006.

¹⁴ «Estonian Pro-Fascists Celebrate Country’s 1944 Waffen SS Legion», Defending History, vol. XIII, n. 4618, 29/72013.

¹⁵ M. Minkenberg, Transforming the Transformation? The East European Radical Right in the politica process, London-New York 2015, Routledge.

¹⁶ N. Thomas, J. Shumate, Hitler’s Russian and Cossack Allies 1941-45, London 2015, Bloomsbury Publishing Plc; E. Nolte, La guerra civile europea 1917-1945. Nazionalsocialismo e bolscevismo, Milano 2008, Rizzoli, pp. 539-543.

¹⁷ J. Tyrkkö, Lauri Törnin tarina. Vapaustaistelijan vaiheita Viipurista Vietnamiin, Helsinki 1982, Alea-kirja; J.M. Cleverley, Born a soldier. The times and life of Larry A. Thorne, Charleston 2008, BookSurge Publishing.

¹⁸ A. Scianca, «La “tentazione Jalta” e il nostro futuro», Il Primato Nazionale, n. 55, 2022, p. 17.

¹⁹ Ivi, pp. 14-17; A. Piscitelli, «Il sole non sorge (ancora) a Est», ivi, pp. 24-27.

²⁰ J. Kaplan, The 21st century Cold War. A new world order?, London-New York 2021, Routledge; P. Urio, «China and the New World Order. Why and How China’s Foreign Policy Has Put an End to the World America Made», in China 1949-2019, Singapore 2019, Springer, pp. 195-320; «The alternative world order», The Economist, 19/3/2022.

²¹ A. Scianca, «La “tentazione Jalta” e il nostro futuro», Il Primato Nazionale, n. 55, 2022, p.15.

²² «Why Macron matters», The Economist, 9/4/2022.

²³ M. Bartsch, M. Baumgärtner, J. Diehl et al., «Exploring Right-Wing Extremism in Germany’s Police and Military”, Der Spiegel, 13/8/2020.

²⁴ A.-S. Lang, «Alles, was hier passiert, ist Ihr Schicksal», Frankfurter Allgemeine, 8/4/2022.

²⁵ M. Bartsch, M. Baumgärtner, J. Diehl et al., op. cit.

²⁶ Ibidem.

²⁷ «AfD-Mann führt Delegation nach Russland», NtvMarta 17/6/2019; E. 9esnokov, «Glava partii “Al’ternativa dlja Germanii” Aleksandr Gauland: “Situacija v Donbasse – eto vnutrennee delo Rossii i Ukrainy”» («Il capo del partito Alternativa per la Germania: Alexander Gauland: “La situazione nel Donbas è affare interno tra Russia e Ucraina”), kp.ru, 9/3/2019.

²⁸ N. Guerra, “La Strage di Bologna nel contesto storico della Guerra Fredda. Le “piste palestinesi”, il Lodo Moro e le “relazioni scomode” nel percorso di ricerca storica», Settentrione – Nuova Serie, n. 28, 2016, pp. 65-80.

²⁹ «War crimes of the armed forces and security forces of Ukraine: torture and inhumane treatment. Second report», Osce, 2015, The Foundation for the Study of Democracy; «You Don’t Exist». Arbitrary Detentions, Enforced Disappearances, and Torture in Eastern Ukraine», 2016, Amnesty International Usa; «Unlawful detentions and torture committed by Ukrainian side in the armed conflict in Eastern Ukraine», Kyiv 2017, Usaid.

³⁰ I. Riccio, «“Fiere di loro”: la battaglia delle mogli dell’Azov», Il Giornale, 29/4/2022; A. Muglia, «Ucraina, a Roma la moglie del capo del reggimento Azov: “Non siamo nazisti, ecco come si vive nell’acciaieria”», Corriere della Sera, 29/4/2002.

³¹ S. Palazzo, «Toni Capuozzo: “Battaglione Azov? Nazisti pragmatici»”. Pirog: “No, siamo nazionalisti”», ilsussidiario.net, 26/4/2022.

³² G.M. Hahn, Ukraine over the edge. Russia, the West and the «new Cold War», Jefferson 2018, McFarland & Company Inc. Publishers.

³³ D. Ganser, NATO’s secret armies. Operation gladio and terrorism in western Europe, London 2005, Frank Cass; G. Pellegrino, G. Fasanella, C. Sestieri, Segreto di Stato. La verità da Gladio al caso Moro, Torino 2000, Einaudi.

1 NOTA :

 Il significato strategico dell’Intermarium risiede nella volontà di creazione di un terzo polo geopolitico tra Germania e Russia. Sebbene il piano sia stato concepito soprattutto dalla risorta Polonia alla fine della Prima guerra mondiale, negli ultimi anni dodici paesi dell’Europa centro-orientale hanno inaugurato un progetto che si ispira ad esso chiamato Three Seas Initiative (TSI) o Trimarium. Formalmente, la TSI si autodefinisce un forum per stimolare il commercio e la connettività nei campi del trasporto, dell’energia e delle infrastrutture tra Stati membri dell’UE posti tra il Mar Baltico, l’Adriatico e il Mar Nero anche attraverso il consolidamento di forti legami transatlantici. Tuttavia, una comprensione geopolitica della TSI porta a considerarla uno strumento concepito per controbilanciare il peso di Berlino, Parigi o Roma all’interno dell’UE, promuovere gli interessi degli Stati Uniti e della NATO in Europa centro-orientale, e, estendendo lo sguardo a paesi post-sovietici come l’Ucraina, accrescere la rivalità tra Occidente e Russia.

 

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Dall’Intermarium al Trimarium. L’Europa centro-orientale tra nuove iniziative e vecchi schemi

https://www.geopolitica.info/europa-centro-orientale-nuove-iniziative-vecchi-schemi/#:~:text=Il%20concetto%20dell’Intermarium%2C%20letteralmente,intellettuale%20e%20strategico%20polacco%20interbellico.

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1 risposta a +++ NICOLA GUERRA, Univ. di Turku, Finlandia- Il mito delle Waffen-SS non tramonta a Ovest

  1. DONATELLA scrive:

    Sembra di tornare indietro di secoli.

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